Il
presidente del Parco dei Nebrodi non si fa intimidire dalla mafia, anzi va
all’attacco e dichiara: ‘li colpiremo con legnate ancora più forti’
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Da
quando nel 2013 è
stato nominato da Rosario Crocetta presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci ha subito
diversi avvertimenti dalle famiglie mafiose che agiscono tra le province di
Messina, Enna e Catania. Tra questi una lettera di minacce di morte: ‘Finirai
Scannatu tu e Crocetta’. Era il dicembre del 2014. Ora l’agguato sulle strade dell’entroterra messinese, tra Cesarò e San Fratello.
Ma Giuseppe Antoci
non si lascia intimidire e va all’attacco: ‘Da oggi – ha dichiarato - parte la fase due: è la mafia che deve avere
paura, li colpiremo con legnate ancora
più forti. Io non mi fermo, continuerò a fare soltanto il mio lavoro e il mio
dovere. Ho riposato e dopo la fase uno, parte la fase due: andare avanti
senza fermarsi con maggiore determinazione’.
‘Quello che emerge –
ha detto il procuratore di Messina Guido
Lo Forte - è che la mafia sta
rialzando la testa, la terza mafia della provincia di Messina
quella dei Nebrodi, una delle organizzazioni criminali tra le più antiche e
pericolose. Dopo che i clan di Barcellona Pozzo di Gotto e di Messina sono
stati colpiti in maniera forte anche dalle operazioni antimafia, i Batanesi e i Tortoriciani stanno cercando di recuperare terreno e spazi’.
‘Con
l’agguato ad Antoci la mafia ha alzato il tiro, lo Stato deve reagire in modo
adeguato. Propongo – ha dichiarato in una conferenza
stampa il presidente della regione Sicilia, Rosario Crocetta - l’invio
dell’esercito nei comuni del Parco dei Nebrodi e perquisizioni a tappeto nelle
campagne come ai tempi del sequestro Moro e dei Vespri siciliani’. Ed
ancora: ‘Senza un’adeguata reazione da parte dello Stato passerebbe il
messaggio di un via libera alla nuova stagione stragista’. ‘Non basta –
conclude Crocetta – rafforzare la scorta ad Antoci e ai sindaci più esposti
nell’area dei Nebrodi perché quello che è accaduto è un atto di guerra di
altissimo livello, che non si registrava più da anni in Sicilia. Bisogna agire
subito. Lo Stato deve intervenire con perquisizioni a tappeto che non diano
tregua alle famiglie mafiose’.
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