sabato 24 novembre 2018

Ponzia Postumina assassinata dopo una notte ‘d’amore e collera’

Maltrattamenti, sopraffazioni, violenze e uccisioni delle donne non sono un’esclusiva della società moderna, ma si sono sempre verificati nel corso della storia, ecco un esempio avvenuto nel 58 d.C., al tempo di Nerone 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Foto da libertaegiustizia.it
Lo storico Tacito in un capitolo degli Annales ci racconta la vicenda d’amore tra Ponzia Postumina e Ottavio Sagitta, senatore e tribuno della plebe. Un rapporto inteso ed ‘ossessivo ‘ al limite di una ‘pulsione distruttiva’.
La donna stanca di quell’uomo violento, cercò di chiudere la relazione. Ma Ottavio dopo una ‘notte che passo in litigi, preghiere, rimproveri, scuse e, in parte effusioni, ad un tratto, quasi fuori di sé, infiammato dalla passione, trafisse col ferro la donna che nulla sospettava’. Il tribuno fu arrestato e condannato per il vile assassinio. Ma gli fu risparmiata la vita e finì in esilio nell’isola di Ponza.
Questa tragica vicenda è simile a tante altre ed ancora oggi essa si ripete con crudele continuità. Dall’inizio dell’anno le vittime di femminicidio sono già state novantaquattro, mentre gli atti di violenza denunciate dalle donne sono state quasi cinquantamila.  
Troppo spesso mariti o compagni considerano la loro donna come ‘cosa propria’ ed in alcuni casi essi arrivano al punto di attribuirsi il ‘diritto’ di deciderne la vita o la morte. Questi ‘ominicchi’ confondono l’amore con il possesso e considerano l’affetto ricevuto non come un atto che deve essere riconosciuto e ribadito ogni giorno, ma come un sentimento esclusivo dato per sempre. E’ un atteggiamento infantile, che denota insicurezza ed immaturità e che, a volte, sfocia nella violenza e nel crimine.
E’ un fatto culturale. E non può essere una giustificazione l’indissolubilità del matrimonio sancita dal cristianesimo. L’amore può non essere per sempre. Ed in ogni caso la donna ha, come l’uomo, il diritto di innamorarsi di nuovo o, semplicemente, di chiudere una relazione. E’ nella natura umana dare e ricevere amore e nessuno può decidere quando e dove questo può avvenire.
Ma, purtroppo, fino a quando tutti gli uomini non accetteranno il carattere di reciprocità di questo diritto, i femminicidi continueranno.

mercoledì 21 novembre 2018

La lunga marcia dei migranti honduregni è arrivata davanti al ‘Muro della vergogna’

I profughi honduregni hanno dovuto attraversare il confine meridionale messicano e dopo aver percorso centinaia di chilometri sono giunti a quello con la California, ma, ora, devono affrontare un ostacolo quasi insuperabile: il ‘Muro della vergogna’ 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Tijuana, il 'Muro della vergogna' - (foto da wikipedia.org)
Quando hanno iniziato la marcia verso gli Stati Uniti d’America erano poche centinaia di persone, ora, che sono arrivate sul confine americano, sono migliaia. E’ la lunga marcia dei migranti honduregni. Partiti oltre un mese fa dalla città di San Pedro Sula, in Honduras, ora sono arrivati a Tijuana con l’obiettivo di attraversare il confine con gli Usa. Alcune migliaia sono ancora in marcia e presto arriveranno al campo allestito dai volontari per accogliere i profughi centroamericani. In tutto si tratta di oltre cinquemila persone che si aggiungono a quelli che sono già presenti nel campo. Nella maggior parte dei casi sono disperati che fuggono dalla guerra e dalla miseria.
Giunti a Tijuana i rifugiati devono iniziare il processo di richiesta di asilo politico. La pratica potrebbe richiedere diversi mesi di attesa, anche perché le autorità americane ne espletano solo poche decine al giorno.
Il campo si trova a pochi metri dalla barriera di separazione che si snoda lungo la frontiera tra Tijuana e San Diego. Alto dai due ai sei metri il ‘Muro della vergogna’, così lo definiscono i messicani, è fatto di lamiera metallica sagomata. La sua edificazione ha avuto inizio nel 1990 durante la presidenza di George H. W. Bush ed è stata continuata nel 1994 da Bill Clinton. Oggi, il nuovo presidente Donald Trump vuole estendere la struttura su tutto il confine meridionale americano, ma vuole farlo a spese del Messico.
Da quando è stata costruita la barriera un numero crescente di persone è entrata illegalmente negli Usa attraverso il deserto di Sonora. I clandestini devono percorrere oltre 80 Km di territorio inospitale e pericoloso, tanto che tra il 1998 ed il 2004 sono morte, secondo i dati ufficiali, 1.954 persone.
Il presidente Donald Trump per fermare la marcia dei migranti, oltre alle guardie di frontiera americana, ha schierato al di là del confine alcuni reparti dell’esercito, come se i nuovi arrivati fossero degli ‘invasori’. Invece, si tratta di persone e di nuclei famigliari che intendono entrare legalmente negli Usa.
I profughi honduregni in queste settimane hanno dovuto sopportare anche le proteste dei sovranisti messicani, preoccupati, questi ultimi, dal fatto che difficilmente i migranti riusciranno ad entrare negli Stati Uniti e che pertanto è assai probabile che molti di essi rimarranno nel territorio messicano.  
‘Si è sempre meridionali di qualcuno’ afferma Luciano De Crescenzo in ‘Così parlò Bellavista’. Americani contro messicani, messicani contro honduregni, europei contro africani, veneti contro campani o siciliani, è una lotta continua, tra chi è benestante e chi è povero, tra chi ha una vita dignitosa e chi vi aspira. E' tornato il nazionalismo e con esso il tempo della'intolleranza e della xenofobia. E, di certo, non si può rimanere indifferenti davanti a tanta ingiustizia.

sabato 17 novembre 2018

Petralia Soprana, il ‘balcone delle Madonie’

Tra i paesi che partecipano su Raitre all’edizione 2018 della gara il Borgo dei borghi’ c’è anche Petralia Soprana, il ‘balcone delle Madonie’

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Video da youtube.com

Petralia Soprana è il più alto comune delle Madonie ed è incluso nel circuito dei borghi più belli d’Italia. Non esistono documenti storici certi, ma è assai probabile che l'antica Petra dopo essere stata fondata dai siculi sia passata sotto l’influenza greca, cartaginese e infine romana. La città fu, infatti, consegnata nel 254 a.C. ai consoli romani Aulo Attilio e Gneo Cornelio. Inserita tra ‘le civitates decumanae’ fu sottoposta al tributo annuo della decima in natura. Il borgo divenne così uno dei principali fornitori di grano di Roma.
Durante il Medioevo Petralia fu occupata dai bizantini, dagli islamici e dai normanni. Nel 1062 Ruggero di Altavilla vi edificò i castelli ed i bastioni che il borgo conserva ancora oggi. La distinzione tra Petra ‘inferior’ (Petralia Sottana) e Petra ‘superior’ (Petralia Soprana) appare per la prima volta nel 1258. La cittadina fece parte del patrimonio dei conti di Ventimiglia di Geraci Siculo e, successivamente, appartenne alla contea di Collesano, dei Cardona, dei Moncada e degli Alavrez di Toledo.
Numerosi monumenti ed opere architettoniche arricchiscono la cittadina, tra queste la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo (XIV secolo), quella di Santa Maria di Loreto (1750), quella del Santissimo Salvatore e di Santa Maria di Gesù (1611). In piazza del Popolo è stato eretto un monumento di Antonio Ugo dedicato ai caduti di tutte le guerre.
La festa principale del Paese è quella dei Santi Pietro e Paolo che si svolge ogni anno alla fine di giugno. La processione religiosa è accompagnata dal suono dei tamburi suonati dal gruppo ‘tamburiani e strinnardiri supranisi’. Altro avvenimento caratteristico è quello della settimana Santa con il cosiddetto ‘U ‘ncuntru’ che si svolge la domenica di Pasqua. A Ferragosto viene rievocato il matrimonio baronale che consiste nel riproporre il matrimonio di due nobili del Settecento. Dolce tipico è lo sfoglio, anche se è accesa la disputa sulla sua origine con gli altri paesi delle Madonie, primo tra tutti Polizzi Generosa.
Il Borgo è detto il ‘balcone delle Madonie’. Dal Paese, infatti, la vista delle valli interne della Sicilia è mozzafiato. Un panorama campestre che muta con il passare delle stagioni. Una miriade di colori si alternano, dal verde delle valli in primavera, al giallo del grano dopo la mietitura, al marrone scuro della terra appena arata, al rosso dei tulipani di Blufi, al bianco della neve nel periodo invernale. Solo i supranesi possono godere della sagoma di Mugibello’ che si erge verso oriente ad oltre cento chilometri di distanza come protettore e padrone dell’isola della zagara e dei limoni.
Un luogo incantato, su cui per secoli hanno faticato da ‘suli a suli’ generazioni di contadini che solo di recente sono riusciti ad emanciparsi da una condizione di povertà imposta dai latifondisti e dai gabelloti. Ed è su queste valli che nel 1948 è stato assassinato dalla Mafia Epifanio Li Puma, supranese che ha avuto il solo torto di aver lottato per dare un’esistenza dignitosa alla sua famiglia e alla sua ‘Madre terra’: Petralia Soprana.


Fonti: yuotube.com, wikipedia.org e drepanon.org

sabato 10 novembre 2018

La Pernigotti delocalizza ed i gianduiotti diventano ‘turchi’

Il trasferimento dello stabilimento della Pernigotti in Turchia è solo l’ultimo episodio di una lunga serie di delocalizzazione avvenute nel nostro Paese negli ultimi due decenni 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Lo stabilimento di Novi Ligure della Pernigotti
(foto da pernigotti.it archivio storico)
L’azienda piemontese della Pernigotti è stata acquistata nel 2014 dal gruppo turco Toksoz che, allora, s’impegnò a rilanciare la sede di Novi Ligure e di mantenere la produzione in Italia. Ora l’annuncio del trasferimento in Turchia e il conseguente licenziamento di 100 operai e di 80 addetti interinali. I lavoratori hanno chiesto l’intervento del ministro dello sviluppo economico, Luigi Di Maio. Ma ad oggi nulla è stato fatto anche se la nuova legislazione introdotta dal governo ‘pentaleghista’ con il decreto dignità prevede, tra l’altro, sanzioni pecuniarie nei confronti delle aziende che delocalizzano. La normativa penalizza le imprese che trasferiscono gli stabilimenti fuori dall’Ue e se lo fanno entro i cinque anni dall’aver usufruito di incentivi pubblici. Nelle prossime settimane vedremo se la legge è adeguata e se sarà applicata. Intanto, un’azienda del made in Italy che ha 158 anni di storia rischia il trasferimento in Turchia.
La vicenda della Pernigotti è solo l’ultimo caso di una lunga serie di delocalizzazioni. Si tratta spesso d’imprese che producono utili e lavoro, ma nonostante ciò si trasferiscono all’estero, perché? La risposta è ovvia: tutto è fatto in funzione della produttività. E’ la logica del capitalismo, è, cioè, la logica del profitto a tutti i costi. L’obiettivo degli imprenditori non è il benessere dei lavoratori e delle comunità dove le aziende hanno la sede e gli stabilimenti, ma l’arricchimento dei proprietari.
Con la globalizzazione le opportunità di accumulazione del capitale hanno varcato i confini nazionali, per cui spesso è più conveniente produrre nei paesi dove il costo del lavoro e delle materie prime sono più bassi. La storia della Fiat è, da questo punto di vista, emblematica. Per quasi un secolo l’azienda torinese ha usufruito degli incentivi e dei finanziamenti dallo Stato italiano. Quando questi sono finiti o non erano sufficienti a garantire gli utili i proprietari hanno deciso di trasferire all’estero una parte degli stabilimenti, la sede legale e quella operativa. E se questo ha significato chiudere la fabbrica di Termini Imerese e lasciare senza lavoro oltre 1.800 operai poco importa, per i ‘padroni’ la priorità è sempre e solo il profitto.

martedì 6 novembre 2018

Il Giro d'Italia dimentica il Sud

Nel percorso del Giro d’Italia 2019 è prevista una sola tappa con arrivo nel Sud Italia, nessuna nelle isole 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Il percorso del Giro d'Italia 2019
(foto da il lametino.it)
Dopo le ultime due edizioni (2017 e 2018) il percorso della Corsa Rosa torna ad essere un Giro dimezzato, nel senso che si svolgerà quasi esclusivamente nel Centro – Nord Italia.
Nella 102esima edizione, tra arrivi e partenze, saranno interessate 42 località, di queste solo una nel Meridione. Il Giro arriverà o partirà da 21 città del Settentrione e da 20 del Centro (San Marino compresa). L’unico arrivo previsto nelle regioni del Sud è quello di San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia. Saranno toccate 6 regioni del Nord, 4 del Centro, una del Meridione e la Repubblica di San Marino.
Nell'edizione del 2019 gli organizzatori tornano alla 'normalità'. Hanno cioè,  disegnato un percorso ‘tradizionale’, che si snoderà quasi esclusivamente nelle strade delle regioni centro-settentrionali.
Il Giro d’Italia è la seconda manifestazione ciclistica più importante al mondo ed ha, quindi, una notevole risonanza internazionale. Gli interessi che muove non sono solo sportivi, ma  anche economici e sociali. Ed è un mezzo straordinario per far conoscere i nostri borghi e le nostre bellezze artistiche e paesaggistiche. Inoltre, è un'occasione per ‘costringere’ gli enti locali a sistemare strade e ponti.
Le scelte degli organizzatori sono determinate soprattutto da valutazioni di carattere politico. L’esclusione ripetuta nel tempo delle regioni meridionali e delle isole, quindi, non è casuale e non stupisce.


venerdì 2 novembre 2018

Luigi Di Maio, il leader ‘double face’

Passare dalle parole ai fatti è sempre difficile soprattutto in politica, ma quello che stanno facendo i 5 stelle è un vero e proprio capovolgimento degli impegni presi con gli elettori 

di Giovanni Pulvino (PulvinoGiovanni)


Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista
(foto da stylo24.it)
C’è una notevole differenza tra quanto il M5s si proponeva di fare quando era all’opposizione e su quanto invece sta realizzando stando al Governo. E’ un continuo ‘vorrei ma non posso’. In particolare le proposte fatte dal loro leader, Luigi Di Maio, sono ‘double face’, sono cioè continue marce indietro o distinguo rispetto a quanto enunciato fino al 4 marzo scorso. Ecco alcuni esempi.
Mai alleanza con la Lega. Nella trasmissione di Raiuno Porta a Porta del 19 giugno 2017 il leader del M5s, Luigi Di Maio, ha detto: ‘Io sono del Sud, di Napoli, quella gente diceva <<Vesuvio lavali col fuoco>>. Non ho mai avuto l’intenzione di aderire a un movimento che fa alleanze con la Lega nord’.
No Euro. Nel 2014 il M5s ha raccolto 299 mila firme per l’uscita dall’euro. ‘Su un eventuale referendum voterei per l’uscita’, a dirlo il 14 gennaio 2017 su La7 è stato Luigi Di Maio. Ed ancora il 23 marzo 2017: ‘Al governo faremo referendum per uscire dall’Euro’. Il 22 ottobre scorso la marcia indietro. Ecco cosa ha dichiarato il leader grillino: ‘Finchè sarò capo politico del M5S l'Italia non uscirà dall'Euro’.
Decreto dignità. La nuova normativa voluta dal M5s non modifica, ne cancella la precarietà, come invece ha sostenuto enfaticamente del leader grillino. Le poche modifiche apportate al Job Act si limitano a ridurre i tempi delle reiterazione dei contratti a termine, ma questo non determina automaticamente una riduzione della precarietà, anzi il rischio è quello di aumentare la disoccupazione.
Ilva. Sull’impianto metallurgico di Taranto il M5s aveva proposto la chiusura e, genericamente, una sua riconversione produttiva. Nelle ultime elezioni politiche il MoVimento ha ottenuto nella città pugliese il 48% dei voti al plurinominale e più del 45% all’uninominale. Dopo un lungo tira e molla è arrivato il dietrofront del  viceministro grillino. Ecco cosa ha detto il 23 agosto scorso: ‘Su Ilva è stato commesso un delitto perfetto’. Secondo Di Maio ‘la gara per l’aggiudicazione ad Acelor Mittal è illegittima, ma che non ci sono i presupposti per annullarla’. Insomma, rimane quello che aveva stabilito il governo Gentiloni.
Condono edilizio. Era il 23 agosto 2017 quando durante un comizio Luigi Di Maio disse: ‘Cercate una mia proposta di legge di condono che riguarda Ischia o qualche altra Regione: se la trovate mi iscrivo al Pd’. Sennonché, nel decreto per Genova è stata inserita una norma che non solo risana gli immobili costruiti abusivamente ad Ischia, ma il loro rifacimento potrebbe prevedere anche il finanziamento dello Stato.
La Tap (Trans Adriatic Pipeline) è un’opera privata nei cui cantieri sono impegnate diverse aziende italiane. Nel 2014 fu approvato il Trattato Italia – Albania - Grecia per la costruzione dell’ultimo tratto del gasdotto che dovrebbe portare il gas dall’Azerbaigian. Il M5s votò contro quell’intesa, anzi uno dei suoi leader più importanti, Alessandro Di Battista, il 3 aprile del 2017, in un comizio disse: ’Quest’opera la blocchiamo in due settimane’. Sabato scorso il dietrofront. Il ministro dello  Sviluppo economico Luigi Di Maio ha detto che interrompere i lavori costerebbe ‘penali per quasi 20 miliardi di euro’. Pertanto, il governo ‘pentaleghista’ ha deciso di non ostacolare la realizzazione dell’opera.
Reddito di cittadinanza. I 10 miliardi di euro previsti dal provvedimento sono in deficit, cioè sono a debito e comunque non sono sufficienti ad ‘abolire la povertà’. La norma posta in essere è, nella sostanza, un potenziamento del Rei introdotto dal precedente governo Gentiloni.   
Muos. Nonostante la promessa di smantellamento immediato delle parabole e della base, ad oggi nessuna iniziativa è stata presa dal partito di Luigi Di Maio. La Nato considera la struttura vitale per la sicurezza e la difesa nell’area del Mediterraneo. Inoltre, le autorizzazioni per i lavori di manutenzioni straordinarie sono già state date dal precedente governo Crocetta e nulla di diverso è stato deciso dal ministero della Difesa retto da Elisabetta Trenta, in quota M5s.
Tav.Siamo contrari alla Tav da sempre ed è nel contratto di governo. Credo che in questo momento nessuno del governo a Roma abbia intenzione di foraggiare quell'opera'. Questo è quanto ha ribadito il 27 ottobre scorso il segretario del M5s. Una decisione definitiva ancora non è stata presa, ma ora si parla di modifiche e variazioni, si prospetta una seconda Ilva?