sabato 25 febbraio 2023

‘Blocco navale subito’, proponeva Giorgia Meloni

Blocco navale subito’ proponeva Giorgia Meloni quando era all’opposizione. Siamo ancora in attesa di vederlo, intanto rispetto allo scorso anno gli sbarchi sono raddoppiati

di Giovanni Pulvino

Giorgia Meloni da @BimbePeppe (da Twitter)

Da inizio anno sono giunti sulle nostre coste 12.272 persone. Nello stesso periodo del 2022 sono state 4.701 e nel 2021 3.820. Nei primi 21 giorni di febbraio sono state 7.400. A certificarlo è il ministero degli Interni. Guinea, Costa d’Avorio, Pakistan, Tunisia, Egitto, Siria, Afghanistan, Camerun, Mali, Burkina Faso sono i principali paesi di provenienza.

L’hotspot di Lampedusa è sempre stracolmo.

Insomma, non è cambiato nulla.

L’unica vera novità del 2023 è che il flusso migratorio non è più una notizia per i nostri media nazionali, chissà perché.

Il decreto per fermare gli sbarchi emanato dal Governo ha come scopo quello di ostacolare l’operato delle Organizzazioni non governative. Un solo salvataggio per volta, un porto sicuro lontano dalle coste africane, controlli ad ogni sbarco, blocchi nei porti. Nella sostanza è ’un atto ‘politico’ che non ha prodotto nessun risultato concreto. I dati del ministero degli Interni non ammettono dubbi. Il numero dei migranti arrivati nelle nostre coste è raddoppiato rispetto allo scorso anno. E quel che è peggio sono aumentate le notizie di naufragi con vittime e dispersi.

Ma che fine ha fatto il blocco navale chiesto con enfasi da Giorgia Meloni?

Averlo proposto per fermare barchette di pochi metri era a dir poco ridicolo. Solo averlo pensato era una stupidaggine. Era solo propaganda. Il vero obiettivo non era e non è fermare gli arrivi di migranti, ma demonizzare le Ong ed il loro operato a sostegno degli ultimi.

Ma a che cosa serve umiliare chi opera per salvare vite se non a fare una ‘becera’ propaganda? È una visione miope ed inutile. Nessuna frontiera di terra o di mare impedirà ad una madre o ad un padre di rischiare la vita per dare un futuro dignitoso ai propri figli o bloccherà un giovane del terzo mondo che vuole venire in Europa per avere accesso ad una esistenza dignitosa.

Il popolo dimentica o giustifica per 'opportunismo', si sa. Coloro che vogliono crederci per convinzione o per convenienza ci saranno sempre e comunque.

Quello che non è accettabile è una stampa servile e miope, che sta sempre dalla parte del ‘vincitore’. Ma anche questa non è una novità, la coerenza non è una virtù particolarmente apprezzata dal popolo italiano e dai suoi opinionisti.

Fonte interno.it

venerdì 17 febbraio 2023

Divisi si perde, è matematico

'Da giovane ho fatto una scelta di vita: stare dalla parte dei più deboli, degli sfruttati, dei diseredati, degli emarginati. E lo farò fino alla fine della mia vita', Enrico  Berlinguer 

di Giovanni Pulvino

Enrico Berlinguer - (foto da twitter.com)
Quando la Sinistra si presenta alle elezioni divisa perde, è matematico. Tutto ebbe inizio nel 2013 con l'elezione del Capo dello Stato. Chi ricorda i famosi 100 elettori o meglio i franchi tiratori che impedirono l’elezione del candidato indicato da Pier Luigi Bersani? Come spesso è successo ai leader della Sinistra, l’ex segretario anziché combattere quanti lo avevano ‘tradito’, si dimise. Fu un gesto di generosità e serietà.

Alla guida del Partito democratico arrivò Matteo RenziNon tutti compresero che l’ex sindaco di Firenze era un democristiano senza se e senza ma. In perfetto stile craxiano, il suo principale avversario non era la Destra ma la Sinistra del suo partito.

Dopo l’exploit alle elezioni europee, il Centrosinistra e in particolare il Pd hanno continuato a perdere consensi. Elettorato che adesso sostiene il M5s, il terzo polo di Calenda o si astiene.

Il sistema maggioritario e le divisioni tra le forze progressiste hanno spianato la strada alla Destra che oggi governa il Paese e la maggior parte delle Regioni e dei Comuni. Cosa ha determinato tutto questo?

Innanzitutto, la secolare contrapposizione tra la Sinistra radicale e quella riformista. Ma Matteo Renzi ha fatto di peggio: ha guidato il Pd come se fosse un partito di Centrodestra. Il disorientamento dell’elettorato progressista è stato inevitabile. Ma c’è di più. Il tentativo di creare una forza politica di Sinistra è naufragato miseramente. Le sigle che si rifanno a quell’area politica sono tantissime, troppe. Non solo, spesso a guidare quelle liste sono dirigenti che non sanno aggregare.

Chi è altruista non trova spazio, chi invece non lo è tende a dividere anziché unire. Una Sinistra che non sa fare la Sinistra e per giunta con una miriade di pseudo leader, è perdente. 

Il popolo progressista è lì che aspetta. E non è vero che il Paese è andato a Destra, i numeri dicono altro. In valori assoluti sono una minoranza.

La differenza tra i due schieramenti sta nella capacità di aggregazione.

Per la Destra è più facile essere compatti, in quell’area politica contano gli interessi del proprio ceto di riferimento. Moralità, serietà, senso del dovere e altruismo sono invece i valori progressisti. Ma gli ideali, si sa, dividono e lacerano le coscienze di eletti ed elettori. 

'Da giovane ho fatto una scelta di vita: stare dalla parte dei più deboli, degli sfruttati, dei diseredati, degli emarginati. E lo farò fino alla fine della mia vita', diceva Enrico Berlinguer. 

Ecco basterebbe questo, non è poi tanto difficile.

sabato 11 febbraio 2023

Due ragionieri in cerca d’autore

Breve dialogo tra un ragioniere vecchio stampo e una giovane commercialista che tenta di convincerlo ad utilizzare le nuove tecnologie informatiche

di Giovanni Pulvino

Personaggi:


-     Il ragioniere vecchio stampo

-     La neodiplomata in amministrazione, finanza e marketing

Ambientazione:

-   Uno studio di consulenza amministrativa e finanziaria

Descrizione personaggi:

Il ragioniere si presenta come un contabile di altri tempi. Con biro, registri di carta, calcolatrice con il rullino, occhiali con fondo di bottiglia, telefono anni Ottanta, Codice civile e manuale Iva, carta carbone per duplicare le fatture, lampada da tavolo.

La commercialista entra in scena come una donna in carriera con borsa per il computer, cellulare ultimo modello e un altro da polso. 

Dialogo:

Il ragioniere entra in scena stanco e con passo lento, si ferma un attimo, alza lo sguardo in avanti e si lamenta ….  ancora due passi e poggia con veemenza la vecchia borsa sul tavolo da lavoro facendo alzare un velo di polvere, tossisce ed impreca in siciliano:

Ahi .. Ahhi.. Comu è brutta a vicchiaia …. U sapiti comu si rici: Lu pisu di l'anni, è lu pisu cchiù granni

Si siede con fatica, apre la borsa ed estrae i copri gomiti ed esclama:

Si nun mi mettu sti così cu a senti a me mugghieri .. mi pozzu macchiari a camicia pulita ca mi stirau ieri .. e cu ciu rici si mallurdiu … chidra è capaci ca stasira mi lassa senza manciari …. mitteminilli ca è megghiu’.

Guarda i registri di contabilità, il blocco di fatture e mormora sconsolato:

U misi di dicembri e di giugnu l’avissuru a cancillari ru calendariu … non se ne po chiu… cunti … cunti … e ancora cunti…basta ….. arriva Natali e iu sugnu ca a cuntari u cuntu ….. fatturi… bilanci … liquidazioni … che non c’azzeccano mai sì prima ni fazzu quattro voti … ‘

Mette le mani sulla testa, la scuote lentamente e impreca ad alta voce:

Nun ni  pozzu cchiùU sapiti chi dici u proverbiu Sarba a pezza pi quannu veni u purtusu.

A malincuore comincia a lavorare.

Cuminciamu chi fatture di sta simana….’

Prende una biro, prova a scrivere ma la penna non ne vuole sapere.

‘Puru chistu ci vulia …. Ma pirchi nun voli scriviri ….

Trattiene una imprecazione …. riscalda la penna con le mani …tenta di scrivere di nuovo, la alza, la guarda perplesso:

Nenti … muriu o u fa pi favìrimi ncazzari …..?

Alzando il tono della voce:

A  mecchiu pinna ru munnu, ricunu, ma quannnu mai … fasulla è …. Basta… ‘

Con un gesto di rabbia getta la penna nel cestino mancandolo …. Si alza la raccoglie e con rabbia la butta nel cestino …si fa il segno della croce ed in tono solenne:

Addio pinna mecchiu ru munnu…. e diri ca l’accattai unni me cucino ... chidru bravu … c'avi un negozio di cartulibreria chinu ri cosi muderni, mah ... E’ propriu veru, tra amici e parenti un ci accattari e vinniri nenti’.

Apre di nuovo la borsa … impreca … cerca un’altra penna … sempre una biro.. e con tono formale dice:

‘Iu nun sugno fissa … si sapi u bonu ragioniere avi na collezioni di pinni ca non finisci mai …. (pausa) Una chi funziona ci sarà ….. chista nova nova è’.

Inserisce con cura la carta carbone tra due fogli di fatture e comincia a scrivere:

Santu l’avissura a fari cu spurmintau a carta carbuni, … scrivennu na fattura ni fazzu dui .. sissi … santu santu subutu l’avissuru a fari…’

Dopo un attimo impreca di nuovo:

Ma po esseri ca sbacchiu sempre u nome ru mittenti … ma come schifiu si chiama … Jacupu, Jacupo ru Duca Bianca Amatu ma chi nome è? Ru un nobili? Ma ancora ci sunnu i nobili? (pausa) Ma i francisi (sottovoce) nun l’avivano ghigliottinatu a tutti?

Entra la commercialista con passo sicuro e  veloce, gli squilla il cellulare risponde:

Si non si preoccupi le fatture le arriveranno in giornata tramite pec … e per la pratica pensionistica ci vediamo in streaming. A presto’

Chiude lo smartphone e guarda incuriosita il ragioniere… lo scruta … esclama con accento milanese:

Ma Lei chi è?

Intanto, il ragioniere mormora a sé stesso:

Ah nun è un nobili e cu è allura?’

C: ‘Ma dove sono? Questo straparla ma di cosa? Qui non vedo nobili, non vedo altri. Scusi buon uomo di quale nobile parla?’

R: ‘Ma chi vuoli chista? Ma cu si? Ma cu ti canusci?’

Poi rivolto al pubblico:U sapiti comu si rici:  Unn’è vilenu chiddu c’agghiutti, ma è vilenu chiddu ca ietti ..

C: ‘Sono la nuova commercialista del Duca’

R: ‘Ca nobili nun cinni sunnu’

C: ‘Cheee? Ma come parla?

R: ‘Cu è lei? Chi voli?’

C: ‘Io sono la nuova commercialista del Duca’

R: ‘Ma ri quali Duca parla? Ca nun cinni sunnu nobili, u capisti?

C: ‘C’è di sicuro un equivoco, buon uomo. Io sono la nuova commercialista dello Jacopo del Duca … trattino (con due dita fa il segno del trattino) .. Bianca Amato’

R: ‘Buon uomo a chi? E poi iu sugnu u ragioniere e nun c’è bisognu di n’autro, iu bastu e assupecchiu’ 

R: ‘E’ proprio veru, tri sunnu li boni muccuna, fichi persichi e muluna.

C: ’Il Duca si sta rinnovando ed ha assunto del nuovo personale specializzato nell’amministrazione, nella finanza e nel marketing’

R: ‘Cheee, marchiting, ma che è, na cosa che si mancia? signurina aiu assai cosi a fari, La prego di rivolgersi al signor Danilu (nome bidello), le indicherà dove andare, iu ai chiffari, nu viri cai a fari sta fattura?’

La giovane donna in carriera si avvicina e guarda stupita abbassando gli occhiali.

C: ‘Perché lei le fatture le scrive ancora a penna e con la carta carbone, manco fossimo all’epoca della pietra’

R: ‘Nca certu come l’aio a scrivere, cu lapis? Signurina bedra nun mi facissi pirdiri tempu, u tempu avi l’oro na ucca, non lu sapi?’

C: ‘Le fatture ora si fanno online’

R: ’Online cheee? Ma comu parla chista

C: ‘La fatturazione elettronica, si fa in Rete direttamente nel sito dell’Agenzia delle Entrate, quella cartacea non serve più a nulla, non è legale’

R: ‘Comu sarebbi a dire che nun è ligali’

C: ‘Oggi si fa tutto in Rete, Lei lo sa cos’è il Cloud?

R: ‘Nu sacciu e nu vocchiu sapiri’

R: ‘U sapi comu rici u proverbiu,  Cònzala comu vuoi ca sempri cucuzza è’

C: ‘Quale programma usa per la contabilità?

R: ‘U programma è tutto na me testa signurina, al massimu uso sta bella calcolatrice, u viri c’è a carta così pozzu cuntrullari le battute e si c’è un errore lo viu subitu’

C: ‘Guardi che con i software di contabilità che si aggiornano in automatico non ha più bisogno di fare calcoli, e non farà più errori, tutto in tempo reale, subitaneo (sottolinea) come direbbe Lei’

R: ‘Ma veru è chiddu chi mi rici?

C: ‘Certo, con le nuove tecnologie è tutto più semplice ed immediato’

R: ‘Signurina bedra, nun fa mi mmia’

C: ‘Dice?

R: ‘Ricu

La commercialista prende dalla borsa il Pc, lo apre, lo mostra al ragioniere vecchio stampo:

Non si preoccupi ora ci sono io con il mio Mac e il mio Iphone e con la mia super connessione?’

R: ‘ Connessione, meccu, fonu, ma chi dici?

C. ‘Si le nuove tecnologie, ormai il ragioniere non è più un semplice contabile, ma un commercialista, che deve saper fare analisi di bilancio, amministrare le società, fare piani di investimento e di finanziamento, insomma è la figura più importante dell’azienda sia che essa sia piccola o di grandi dimensioni, sia che lavori per un Ente pubblico o per un’impresa privata, insomma è indispensabile’

R: ‘ Veramente u ragionieri puru prima lu era, ma ora i tempi canciaru, u sapi chi ci ricu, sbarazzu tutto e c’addumannu u signor Danilu si na guardiola c'è un posticetru puru pi mmia, chisti sunnu i tempi di giovani, iu sugnu vicchiaredru e non ciaiu testa pi sti cosi, …’

Si alza lentamente e si avvia ad uscire.

C: ‘Ma dove va …perché non prova ad aggiornarsi?.. in questa bella scuola ci sono tanti laboratori: quello di Economia Aziendale, di informatica.. l'aula Cad ..che le possono permettere di acquisire una preparazione all’avanguardia…Lei che conosce tanti proverbi lo dovrebbe sapere, U lignu tortu su mancia u luci.

R: ‘No, signurina..iu veramente un sugnu cosa..’

C: ‘Su via ci provi.. guardi è più semplice di quanto creda.’.

Il ragioniere tentenna.. ma poi si avvicina incuriosito e dà una sbirciatina al computer.

C: ‘Vede questo è un programma per la  fattura elettronica..’

R: ‘Mah.. mah.. videmu sti diavulerii muderni…

La commercialista lo incoraggia con un altro proverbio:

‘Lo sa cosa dicono i siciliani coscienziosi Cu ri spiranza campa e a pignata metti,quannu l’arrimina un ci trova nenti’.

Il ragioniere poco convinto si allontana ripetendo:

Iu sugnu vecchiu ora tocca a Leiè propriu veru L’arbulu s’addizza quannu è nicume nonnu ricia sempre … testa ca nun parra si chiama cucuzza e poi ... Cu rici “nun sacciu” si leva ru ‘mpacciu ...

Esce di scena ripetendo il proverbio  ….

sabato 4 febbraio 2023

‘Lu saziu nun criri a lu diunu’

Per i governatori leghisti la ricchezza di cui dispongono i ‘padani’ non è ancora sufficiente, vogliono di più, vogliono la 'secessione' di fatto, senza modificare cioè la forma di Governo

di Giovanni Pulvino

Foto da @Misurelli77 (twitter.com)

Nel 2001 per volontà dell’allora governo di Centrosinistra guidato da Francesco Rutelli è stata introdotta un'importante riforma costituzionale. Con quel provvedimento l’autonomia legislativa delle Regioni è aumentata notevolmente. Non solo. L’articolo 116 consente ulteriori incrementi di ‘potere’. In questo caso sono necessari l’accordo del Governo ed una maggioranza assoluta in Parlamento che approvi il relativo Disegno di legge. Condizioni che oggi sono possibili.

Per raggiungere quest’obiettivo nel 2017 si è svolto in Lombardia ed in Veneto un referendum consultivo che ha ottenuto consensi ‘bulgari’. Ora il governo di Giorgia Meloni ha varato il Ddl che dà avvio all’iter di approvazione del provvedimento. Sarà una 'secessione' camuffata da ‘autonomia differenziata’ o una ‘presunta secessione’ per accontentare l’elettorato padano? Vedremo. Una cosa è certa: i principali scopi dei leghisti veneti e lombardi erano e sono i tributi che due tra le regioni più ricche d’Italia versano ogni anno allo Stato.

Il mezzo per raggiungere tale scopo è la riduzione dei fondi destinati alla cosiddetta 'sperequazione fiscale'. Il ragionamento dei fan di Albert De Giussan è semplice: io produco, io verso tributi allo Stato, io decido come quelle risorse devono essere utilizzate. Il tutto con buona pace degli articoli 2 e 53 della Costituzione italiana. Il primo sancisce la ‘solidarietà politica, economica e sociale’. Il secondo il principio della 'capacità contributiva'.

Lu saziu nun criri a lu diunu dice un proverbio siciliano. Chi vive nel benessere, dopo essersi arricchito utilizzando il Meridione come mercato di sbocco per i prodotti delle proprie imprese oggi come ieri vuole tutto, vuole ‘affamare’ il Sud.

Il Mezzogiorno è una terra dove le condizioni di povertà ed esclusione sociale di gran parte della popolazione non consentono di avere risorse finanziarie sufficienti per garantire i servizi pubblici essenziali. L’accusa di sprechi e di cattivo governo degli amministratori meridionali ripetuta con enfasi dai leghisti non sono sufficienti a spiegare il ritardo economico in cui versa da sempre una parte consistente del Sud. Tante volte nel corso dei secoli i tentativi di emancipazione delle classi sociali più povere sono state represse nel sangue, basta ricordare quelle fatte in Sicilia da Garibaldi nel 1860, la strage di Portella della Ginestra nel 1947 o il controllo del territorio operato dalla mafia con il consenso di una parte delle istituzioni pubbliche nazionali e locali.

Per tanti veneti e lombardi la richiesta di maggiore autonomia è solo un primo passo verso la ‘secessione’. L’Italia è ‘una e indivisibile’, sancisce l’articolo 5 della Costituzione. È quindi giuridicamente impossibile che l’eventuale ‘scissione’ possa avvenire pacificamente. Chi pensa diversamente si sbaglia. Tuttavia ad oggi questo pericolo non c'è, perché l’obiettivo dei padani ‘benestanti’ non è la ‘secessione istituzionale’, ma quella di fatto, cioè, come dicono i veneti, ‘gli schei’. Del resto, i confini rimarrebbero aperti com'è previsto dal trattato di Schengen, la moneta rimarrebbe l’Euro e le leggi di stabilità dovrebbero sottostare sempre al via libera di Bruxelles, allora che senso avrebbe la ‘secessione’? Nessuna, meglio l’autonomia differenziata' che suggella la supremazia economica e politica della parte più ricca del Paese. Al Sud rimarranno le briciole come sempre.

Del resto se dovesse venir meno il principio di solidarietà fiscale tra le regioni a chiedere la separazione dovrebbero essere i meridionali e non i leghisti veneti o lombardi. 

Fonte REDNEWS