‘Ma voi siete comunisti?’. La domanda ci parse strana e superflua nello stesso tempo, per noi la risposta era ovvia: ‘Noi siamo figli di un operaio e di una casalinga, cos’altro possiamo essere se non questo?’
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Tessere del PCI 1983 e 1985 (Foto di Giovanni Pulvino) |
Quando si è ‘giovani’ non si pensa alla fine del mese,
tutto ci sembra dovuto. Solo dopo, quando giungono i giorni più difficili ci si
rende conto di quanti sacrifici siano stati fatti per garantirci un’adolescenza
serena.
Per tanti padri e madri di famiglia, allora, l’unica soddisfazione era il ‘pezzo di
carta’. Gli occhi quel giorno nell'aula magna dell'Università erano lucidi, era la loro piccola/grande ricompensa ai
tanti sacrifici fatti, nient’altro.
Nulla avviene per caso. Il bisogno di conoscenza era
tutto o quasi. Era una necessità ‘fisica’ che si è mantenuta nel tempo. Fino
ad oggi, fino alla fine. Non era un atto egoistico. Capire e comprendere per
condividere quanto appreso e per accrescere il bene comune. Lo scopo era
questo.
È il Dna che ci fa andare in una direzione piuttosto che
in un’altra? È la cultura acquisita? È l’ambiente sociale di provenienza?
Chissà, ma che importa. Di certo è una opzione individuale. Ogni giorno ognuno di noi deve decidere da che parte stare. Lo si fa anche inconsciamente, quasi
senza volere, ma è inevitabile.
Per noi e per tanti altri la scelta era ovvia,
era una condizione di vita. Ed era una inevitabile conseguenza del nostro modo
di intendere la ‘comunità’.
Ancora oggi è così, al di là dei nomi e delle etichette.
Ognuno può agire nel solo interesse personale, rimanendo
intrappolato nel proprio ego, oppure può operare nell’interesse comune, nella
consapevolezza che il bene altrui è anche il nostro. Noi sentivamo quest'ultima esigenza, era la nostra ‘diversità’.
Il senso di giustizia e del dovere era innato. Non era solo
una questione ideologica o di condizione sociale, era una predisposizione ‘genetica’.
Dare a tutti le stesse opportunità senza dover sottostare alla volontà altrui, senza dover chiedere per ottenere un diritto. Liberi di decidere e di dire di no. Con l’impegno di non lasciare indietro chi non riesce ad essere autonomo. La vita è una ed il tempo scorre uguale per tutti. Troppo spesso lo dimentichiamo. Un'esistenza trascorsa senza mai dire di no, senza egoismi. Intelligenze fuori dal comune, ma senza presunzione o prosopopea ed un impegno continuo messi a disposizione di tutti. Ecco questo eravamo e siamo, almeno fino a quando resteremo nella memoria di coloro che abbiamo incontrato nella nostra strada.
La risposta a quella domanda ancora oggi è la stessa: ‘cos’altro possiamo essere se non questo?’
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