domenica 29 dicembre 2019

‘Il divario fra Nord e Sud verrà colmato solo nel 2020’

Non è una battuta e neanche una fake news, è il titolo di un articolo pubblicato nel 1972 dal Corriere della Sera. Ma, da allora, il divario non solo non è stato colmato, ma negli ultimi tre decenni è cresciuto notevolmente, perché?

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Corriere della Sera del 13 settembre 1972
(foto da ilpost.it)
La previsione è stata fatta dal professore Pasquale Saraceno ed è stata riportata in un rapporto del ministero del Bilancio, l’anno era il 1972. Il boom economico degli anni Sessantanel Sud è avvenuto in modo disordinato, aggiungendo ai vecchi motivi di arretratezza nuove cause di disorientamento’. L’articolista descrive come ‘Piramidi sulle sabbie mobili’ le industrie siderurgiche (Taranto) e petrolchimiche (Milazzo, Gela e Pozzallo) sorte in quegli anni con la Cassa per il Mezzogiorno. Esse ‘hanno rappresentato le espressioni più avanzate dell’industrializzazione del Sud, ma si tratta di attività produttive a basso tasso di occupazione’. Ed ancora: ’In questo quadro di arretratezza laureati e diplomati non trovano sblocchi professionali, mentre un’élite lotta tenacemente, quanto sfortunatamente, contro resistenze ancestrali’.
Sembra un’analisi fatta oggi, invece è di 47 anni fa. Da allora nulla è cambiato. I diplomati ed i laureati continuano ad emigrare ed il declino economico e sociale del Sud prosegue. Due dati, tra i tanti che si potrebbero citare, ci fanno capire la situazione. Il reddito medio pro-capite al Nord (circa 33.000 euro) è quasi il doppio di quello del Sud (circa 17.000 euro). Il tasso di disoccupazione in alcune aree del Mezzogiorno supera il 18%, mentre in tante città settentrionali è meno del 5%.
Il 2020 è arrivato e possiamo affermare senza timore di essere smentiti che la previsione fatta dal Corriere della Sera non si è avverata, anzi le distanze economiche e sociali tra Nord e Sud del paese sono cresciute notevolmente, perché?
Di certo ci sono ragioni strutturali come la lontananza dai mercati di produzione e di sbocco dei prodotti, una rete di infrastrutture inadeguate, una classe dirigente incapace e spesso collusa con la criminalità organizzata. Ma tutto questo non basta. Dietro il mancato sviluppo del Meridione ci sono le scelte di politica economica fatte dalle classi dirigenti che hanno governato il Paese dal dopoguerra ad oggi. Nonostante l'intraprendenza di tanti piccoli imprenditori meridionali, il Sud era ed è destinato ad essere un mercato di sbocco per i prodotti delle aziende lombarde, piemontesi, venete ed emiliane. Nello stesso tempo esso è un bacino elettorale per quelle forze politiche che intendono mantenere il ‘dualismo’ e che oggi con l'autonomia differenziata vorrebbero addirittura incrementare.
La previsione per il 2050, a questo punto, è facile: il divario si manterrà se va bene per i meridionali. Del resto, ad illudere chi non ha nulla ci vuole poco e per foraggiare le clientele non occorre molto, bastano le briciole.

Fonte ilpost.it


martedì 24 dicembre 2019

Hallelujah di Leonard Coen, interpretata da Jeff Buckley

Dedicata a tutti coloro che soffrono

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)


Video da yuotube.com

Il testo della canzone:

Ho sentito che c'era un accordo segreto (Now, I've heard there was a secret chord)
Quel David ha suonato e ha fatto piacere al Signore (That David played, and it pleased the Lord)
Ma non ti interessa davvero la musica, vero? (But you don't really care for music, do you?)
Va così, il quarto, il quinto (It goes like this, the fourth, the fifth)
La caduta minore, l'ascensore maggiore (The minor fall, the major lift)
Il re sconcertato che componeva l'alleluia (The baffled king composing hallelujah)
Hallelujah .... (Hallelujah ....)
La tua fede era forte ma avevi bisogno di prove (Your faith was strong but you needed proof)
L'hai vista fare il bagno sul tetto (You saw her bathing on the roof)
La sua bellezza e la luce della luna ti hanno rovesciato (Her beauty and the moonlight overthrew ya)
Ti ha legato a una sedia da cucina (She tied you to a kitchen chair)
Ti ha rotto il trono e ti ha tagliato i capelli (She broke your throne, and she cut your hair)
E dalle tue labbra ha disegnato l'alleluia (And from your lips she drew the hallelujah)
Hallelujah ... (Hallelujah ...)
Dici che ho preso il nome invano (You say I took the name in vain)
Non conosco nemmeno il nome (I don't even know the name)
Ma se l'ho fatto, beh davvero, che ti succede? (But if I did, well really, what's it to you?)
C'è una fiammata di luce in ogni parola (There's a blaze of light in every word)
Non importa quale hai sentito (It doesn't matter which you heard)
Il santo o il rotto alleluia (The holy or the broken hallelujah)
Hallelujah ... (Hallelujah ...)
Ho fatto del mio meglio, non era molto(did my best, it wasn't much)
Non riuscivo a sentire, quindi ho provato a toccare (I couldn't feel, so I tried to touch)
Ho detto la verità, non sono venuto per ingannarti (I've told the truth, I didn't come to fool you)
E anche se tutto è andato storto (And even though it all went wrong)
Starò davanti al signore della canzone (I'll stand before the lord of song)
Con nient'altro che alleluia (With nothing on my tongue but hallelujah)
Hallelujah ... (Hallelujah ..)
Compositori: Leonard Cohen (1975)
Testo di Hallelujah © Sony/ATV Music Publishing LLC

lunedì 23 dicembre 2019

La Lega Nord cambia il nome, perchè?

La svolta sovranista del 2013 giunge a compimento con il ‘nuovo’ partito nazionale, ma i principi ed i valori della Lega Nord continuano ad essere parte integrante del nuovo corso politico

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Foto da @tervin_mi (twitter.it)
Le parole pronunciate da Umberto Bossi al congresso federale nazionale della Lega Nord sono inequivocabili: ‘Mi sembra giusto aiutare il Sud, sennò se non li aiutiamo 'a casa loro' straripano e vengono qui. È un po' come l'Africa’. Ed ancora: ‘L'Africa non è stata aiutata e ci arrivano tutti addosso’. Sul nuovo partito, il vecchio leader è categorico. Ecco cosa ha detto alzando il dito medio: ‘Col c...o che questo è un funerale’. Matteo Salvini, imperturbabile ha ribattuto: ‘Inizia nuova fase. Bossi? Suo sogno vive ancora’. Se il ‘sogno’ dei leghisti vive ancora, perché l’ex ministro dell’Interno ha deciso questo cambio di nome e di Statuto con la fondazione di un partito nazionale?
Il pensiero corre subito ai 49 milioni di euro dello Stato fatti sparite dalle casse della Lega Nord e che saranno rimborsati con piccole rate in circa 80 anni. A tale proposito Roberto Calderoli è stato chiarissimo: ’La Lega Nord continua a essere un soggetto politico e giuridico che avrà un proprio ruolo politico. Noi intendiamo da una parte rispettare gli impegni presi con la Procura di Genova, onorare i debiti e continuare a pagare le nostre rate, dall'altra parte qualunque ricorso sia possibile per avere giustizia e non avere più questa spada di Damocle sopra la testa, noi intendiamo percorrerlo’. La Lega Nord diventa così una specie di ‘bud company’, mentre la nuova formazione si presenta come un nuovo soggetto politico svincolato, giudici permettendo, dalle conseguenze giudiziarie relative ai 49 milioni di euro e non solo.
Il secondo motivo del cambiamento è stato sottolineato dallo stesso esponente leghista: ‘La Lega è diventata nazionale, lo dico rispetto a chi ha nostalgia della Lega Nord che in Italia due terzi dell'elettorato è al Centro e al Sud, quindi se vogliamo cambiare le cose dobbiamo prendere i voti anche di quella parte del Paese’. Il progetto del partito di Matteo Salvini non è nuovo. E' sempre stato così. Il Meridione, dall'Unità d'Italia in poi, è stato utilizzato come bacino elettorale e come mercato di sbocco per le merci delle imprese del Nord.
Insomma, la svolta sovranista del 2013 giunge a compimento con il ‘nuovo’ partito nazionale, ma essa è funzionale ai principi ed i valori della Lega Nord che continuano ad essere parte integrante del nuovo corso politico. Resteranno il simbolo di Albert de Giussan e la parola ‘Padania’ nel primo articolo del nuovo Statuto e la sede del partito rimarrà a Milano in via Bellerio. Inoltre, essa renderà più difficile la restituzione dei 49 milioni di euro che rimarranno a carico della ‘vecchia’ Lega Nord.
Furbizia tipicamente padana? Probabile, di certo non stupisce. Del resto, per la Destra italiana e non solo, le regole non valgono per tutti, ma solo e sempre per gli altri.


sabato 21 dicembre 2019

Il presepe più antico del mondo si trova a Siracusa

La più antica rappresentazione della Natività si trova in Sicilia, a Siracusa e risale al IV secolo d.C.

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Il sarcofago di Adelfia - (foto da wikipedia.org)
Il prezioso reperto della riproduzione del Presepe è custodito nel museo archeologico ‘Paolo Orsi’ di Siracusa. La galleria è dedicata all’arte cristiana e prende il nome di Adelfia. Il sarcofago dove è deposto il corpo della donna risale al IV secolo d.C. ed è stato rinvenuto nel 1872 da Francesco Saverio Cavallari. Era in un cubicolo delle catacombe della chiesa di San Giovanni. Siracusa, infatti, conserva, come Roma, ‘percorsi catacombali e tracce della più antica devozione cristiana’. 
Un particolare del sarcofago di Adelfia dove è riprodotta la
Natività - (foto da wikipedia.org)
Alla morte della donna il marito comes Balerius Valerius (Valerio) volle dedicargli un’urna di marmo decorata da immagini del Vecchio e del Nuovo Testamento. Tra le rappresentazioni riprodotto nel sepolcro c’è la NativitàNell’effige si possono distinguere chiaramente i tre magi che indossano ‘un copricapo sui loro lunghi capelli, una tunica, mentre procedono con i loro doni verso Gesù. Una tettoia ricoperta da tegole e ceppi ripara il Messia in fasce, adagiato in un cesto di vimini e scaldato dal fiato del bue e dell’asinello, mentre Maria siede su una roccia’.


domenica 15 dicembre 2019

Ma la Mafia non era una ‘prerogativa’ del Sud?

Cade un altro falso stereotipo: i meridionali sono 'tutti' mafiosi, mentre il Nord è laborioso ed immune da ogni forma di criminalità organizzata. Le ultime inchieste dimostrano, invece, che il fenomeno mafioso è diffuso su tutto il territorio nazionale

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Foto da @battpier22 (twitter.it)
Il Presidente della Regione Valle d’Aosta, Antonio Fosson, si è dimesso. La motivazione è l’avviso di garanzia ricevuto ‘per scambio elettorale politico mafioso’. L’inchiesta risale al 2018. L’ipotesi degli inquirenti è il condizionamento operato dalla ‘ndrangheta nelle elezioni regionali in Valle d’Aosta. Anche due assessori ed un consigliere, indagati per voto di scambio, hanno annunciato le dimissioni. Ferma restando la presunta estraneità degli indagati sugli illeciti a loro contestati dalla Dda, è ormai accertato il fatto che il fenomeno mafioso non è più, se mai lo è stato, una prerogativa delle Regioni del Sud. Per decenni si è ritenuto che la ‘mafiosità’ fosse un tratto caratteristico di siciliani, calabresi e campani. Invece, no. La Mafia, la Camorra e la ‘Ndrangheta sono organizzazioni criminali radicate anche nelle Regioni centro-settentrionali. Le inchieste su Roma capitale, sulle organizzazioni ‘ndranghetiste e mafiose in Lombardia e Piemonte ed in diversi altri comuni del Nord Italia, dimostrano che il fenomeno mafioso è diffuso in tutto il territorio nazionale.
Secondo alcuni questa proliferazione sarebbe la logica conseguenza del ‘soggiorno obbligato’ previsto da una legge del 1956. In realtà, ‘la criminalità organizzata cresce e si radicalizza dove c’è ricchezza e denaro, creando, in quei territori collusioni con la politica e l’economia legale’. Aver ipotizzato, pertanto, che il Centro ed il Nord del Paese ne fossero immuni era solo colpevole ignoranza. Ed oggi continuare a ripetere che la criminalità organizzata nelle Regioni settentrionali non c'è non solo è falso, ma ricorda le affermazioni mendaci fatte per decenni dai politici meridionali collusi o affiliati con la Mafia o la ‘Ndrangheta. La‘sceneggiata’ si ripete. Non si vuole vedere, sentire, parlare. Ma tutto questo, oggi come lo era allora, è fallace ed illusorio per chi lo sostiene.
Ecco cosa ha dichiarato nel novembre del 2017 a ilfattoquotidiano.it il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Palermo, Roberto Scarpinato: ‘Milano è il posto giusto per parlare di Mafia perché le mafie di nuova generazione hanno scelto i territori del Centro-nord per dare vita a un nuovo modo di operare, quello di ridurre la minimo la violenza e cavalcare la cultura e la logica degli affari. Questo nuovo versante non è ancora stato capito in profondità e aprire un faro di riflessione è importante’.



domenica 8 dicembre 2019

Liliana Segre: ‘il 48 per cento parla di quello che non sa’

'Il 48 per cento non c'era quando c'era l'uomo forte al potere quindi parla di quello che non sa', questo il commento di Liliana Segre al report pubblicato dal Censis

di Pulvino Giovanni (@PulvinoGiovanni)

Il presidente Sergio Mattarella e la senatrice Liliana Segre
(foto da wikipedia.org)
Secondo il Centro studi del Censis sono otto milioni gli italiani convinti che la democrazia liberale sarà presto superata e sarà sostituita da un regime autoritario. Non solo, ma quasi metà dei nostri concittadini vorrebbe ‘un uomo forte al potere’. Un ‘Capo’ che non debba preoccuparsi del Parlamento e delle elezioni. Il commento della senatrice a vita, Liliana Segre, ai risultati di questa indagine è stato perentorio: ‘il 48 per cento non c'era quando c'era l'uomo forte al potere quindi parla di quello che non sa’. A non credere più nella Democrazia sono soprattutto gli operai (58%) ed i disoccupati (55%), valori più bassi si registrano, invece, tra i manager ed i quadri (34%), imprenditori e lavoratori autonomi (42%). I cittadini che vogliono l’uomo forte sono  gli operai (67%), i soggetti poco istruiti (62%) e le persone con redditi bassi (56,4%). Dallo studio emerge, inoltre, che solo il 19% degli italiani si occupa frequentemente di politica, mentre il 76% non ha fiducia nei partiti, la percentuale arriva fino all’81% tra gli operai e all’89% tra i disoccupati.  
Il dato è, per certi aspetti, sorprendente, ma non deve stupire il fatto che la mancanza di fiducia nelle istituzioni democratiche si stia ampliando tra coloro che appartengono alle classi sociali più disagiate. Con l’incremento delle disuguaglianze è cresciuto anche il rancore verso le classi dirigenti che hanno dimenticato il loro compito principale: fare gli interessi di tutti i cittadini, in particolare dei ceti sociali più deboli.
L’auspicio ad avere un uomo solo al comando esprime il disagio economico e sociale di una parte rilevante della popolazione. Farsi carico di quei bisogni e di quel malessere dovrebbe essere compito della Sinistra, ma oggi essa non è più percepita come una forza al fianco dei lavoratori e dei ceti più deboli. Impedire un ritorno a logiche nazionalistiche, particolarmente pericolose per il nostro sistema democratico, è un impegno irrinunciabile per tutte le forze progressiste del Paese, ma occorre agire ora, tra poco potrebbe essere troppo tardi.

Fonte censis.it


lunedì 2 dicembre 2019

MES, i debiti vanno comunque onorati

La polemica politica sul MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità, non tiene conto del motivo per cui esso è nato: fornire assistenza alle banche e agli Stati dell’area Euro che si trovano in difficoltà finanziaria

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)


Foto da @anpa100
Il MES è attivo dal 2012 ed è l’evoluzione di altri meccanismi: il Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria ed il Meccanismo Europeo di Stabilità Finanziaria. Il suo scopo è fornire assistenza finanziaria ai Paesi dell’area Euro che dovessero avere gravi problemi di finanziamento. Esso è sovvenzionato dai singoli Stati membri. La Germania contribuisce con il 27,1%, seguita dalla Francia (20,3%) e dall’Italia (17,9%). Il finanziamento diretto è di 80 miliardi di euro (27 Germania, 20 Francia e 14,3 Italia), ma possono essere raccolti sui mercati finanziari altri 620 miliardi con l’emissione di bond. Le modifiche del MES di cui si sta discutendo sono sostanzialmente tre. Se la riforma sarà approvata dai Parlamenti dei singoli Stati la richiesta di una linea di credito al Fondo di risoluzione potrà essere fatta con una lettera d’intenti. Questa procedura semplificata potrà essere adottata solo da quei Paesi che rispettano i parametri di Maastricht. L’Italia non è tra questi, in quanto il rapporto tra il debito ed il Pil supera abbondantemente il 60%.
Per contro, gli Stati più indebitati hanno ottenuto il cosiddetto ‘backstop’. Con esso il MES potrà finanziare il Fondo di risoluzione fino a 55 miliardi di euro. In questo modo le banche dell’area Euro che si trovano in difficoltà avranno una doppia protezione. Infatti, il Fondo di risoluzione sarà finanziato oltreché dalle banche europee anche dal MES. 
Infine, la riforma rende più facile ‘ristrutturare’ il debito pubblico di un Paese che ricorre al Fondo di salvataggio. Il nuovo meccanismo prevede, per gli Stati che hanno chiesto l’intervento, l’obbligo di emettere titoli con una clausola che permetterà la ‘ristrutturazione’ del debito tramite il solo voto dei creditori. Questa modifica potrebbe provocare, per i Paesi più indebitati, un aumento del tassi di interesse sui loro debiti sovrani, perché, per loro, più alto è il rischio di insolvenza.
La questione di fondo, quindi, è sempre la stessa: lo Stato italiano è in grado di sostenere il suo enorme debito pubblico? Inoltre, le variazioni del tasso di interesse sui nostri titoli dipendono dalla nostra credibilità internazionale e non dalla semplificazione di un meccanismo che già esiste e che è stato creato per salvaguardare l’Euro e le banche dell’Unione Europea
Quella 'gridata' in questi giorni da Giorgia Meloni e da Matteo Salvini è, pertanto, solo l'ennesima polemica pretestuosa e propagandistica di chi non ha nessun senso delle istituzioni e, di certo, non fa gli interessi degli italiani, almeno di quelli seri ed onesti.

Fonte ilsole24ore.com

domenica 24 novembre 2019

Perché nelle scuole non si fa la raccolta differenziata?

‘Differenziamoci’ è il nome del progetto proposto ai loro alunni dai docenti dell’Itet di Sant’Agata di Militello, l’obiettivo è abituare gli allievi ad agire con senso civico e per la salvaguardia dell’ambiente 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)


L'incontro sul progetto 'Differenziamoci' presso l'aula magna
dell'Itet di Sant'Agata Militello - (foto da amnotizie.it)
L’iniziativa è nata da una semplice domanda: perché nelle scuole è così difficile fare la raccolta differenziata? Dipenderà dalla scarsa volontà dei docenti? Oppure dalla mancanza di risorse finanziarie? O più semplicemente è dovuta alla scarsa attitudine a 'differenziare' dei ragazzi e di quanti lavorano nelle scuole italiane? Probabilmente tutti questi fattori influiscono. Quello che è incomprensibile è il fatto che nelle nostre case la differenziazione dei rifiuti è ormai diventata un’abitudine, almeno per la maggior parte delle famiglie, mentre non si riesce a promuovere la stessa attività civica in un ambiente come quello scolastico, dove dovrebbe essere quasi naturale realizzarla. Il risparmio economico e la salvaguardia dell'ambiente dovrebbero essere due incentivi sufficienti per essere buoni cittadini. Ma così non è, allora perché si ricicla in un luogo privato ed invece non lo si fa in uno pubblico?
Sui nostri comportamenti influiscono gesti, parole, atti che, ripetuti nel tempo, diventano consuetudini difficili da modificare. Il senso civico dei cittadini ha un presupposto ineliminabile: esso è sempre un atto compiuto per il benessere collettivo. Non c'è, quindi, un interesse personale diretto ed immediato, pertanto non è degno di attenzione. Superare questa contrapposizione è per molti impossibile o quasi. Combattere l’individualismo degli italiani può apparire come una battaglia persa in partenza, ma essa va intrapresa con fiducia e caparbietà. Ed è quello che intendono fare con il progetto ‘Differenziamoci’ i docenti dell’Itet Nocifora, Spitaleri, Mazzeo, Pulvino, Colosi, la Dirigente Emanuele, il vicesindaco di Sant’Agata di Militello Pedalà, i responsabili del settore ambientale del Comune e la Fondazione Mancuso, sempre sensibile alle tematiche sociali ed ambientali.
Non si tratta solo di esortare i ragazzi e coloro che giornalmente lavorano nella scuola a differenziare i rifiuti. No, lo scopo principale è abituare docenti, collaboratori ed allievi ad avere senso civico, ad essere altruisti, ad agire anche per il bene comune, perché il benessere degli ‘altri’ è anche il nostro. Differenziare i rifiuti è un atto di generosità verso noi stessi e verso le generazioni future. Un pianeta sano è un luogo meraviglioso in cui vivere. Ma sta a ciascuno di noi averne cura compiendo piccoli gesti quotidiani come quello di ‘differenziare’. Basta poco. Basta un po' di buon senso.



domenica 17 novembre 2019

Tira una brutta aria e non solo in Italia

Gli ultimi sondaggi danno la Lega al 34% dei consensi ed il Centrodestra ad oltre il 50%, non c’è dubbio tira una brutta aria e non solo in Italia, ma da Bologna parte la resilienza, una città che 'non si Lega' e non 'abbocca' alla propaganda 'salviniana'

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

La manifestazione di Bologna
(foto da bologna.repubblica.it)
La profezia di una deriva di Destra fatta da Pier Luigi Bersani qualche anno fa si sta realizzando e l’aria sta diventando irrespirabile e non solo in Italia. Il consenso popolare al sovranismo cresce in tutto il mondo, l’ondata razzista e xenofoba sembra non fermarsi. In Polonia sfilano a decine di migliaia a sostegno delle politiche della Destra, in Germania la città di Dresda ‘ha proclamato lo stato di emergenza nazista’, in Spagna alle elezioni politiche si afferma il partito nazionalista Vox. Senza dimenticare i cosiddetti Gilet gialli in Francia e la quasi elezione alla presidenza della Repubblica di Marie Le Pen, nonchè le barriere erette nei paesi orientali dell’Ue per impedire l’ingresso ai migranti. La situazione non è diversa nel continente americano. Negli Stati Uniti d’America la presidenza sovranista di Donald Trump alza muri ai confini con il Messico, in Venezuela continuano i tentativi di deporre Maduro, in Brasile viene eletto Bolsonaro, un nostalgico della dittatura, in Bolivia Morales è stato allontanato con un colpo di Stato ed in Cile l'esercito reprime nel sangue le proteste pacifiche della popolazione. 
Foto da facebook.com
In Italia il nuovo Governo giallo-rosso non sembra in grado di fermare l’ondata populista e razzista. Le minacce giornaliere a Liliana Segre in quanto ebrea sono solo gli ultimi episodi di una lunga serie di atti compiuti con l’intento di riaffermare il fascismo ed il nazismo. No, non tira una buona aria in Italia e nel mondo. Sembra di essere tornati indietro di 100 anni. Si ha l’impressione che l’uomo non voglia imparare dai suoi errori. In troppi hanno dimenticato gli orrori del nazifascismo e tornano a sostenere le politiche nazionaliste considerandole ancora oggi come valide e che averle liquidate sia stato un errore. Sembra una deriva inarrestabile, ma dalla 'grassa' Bologna parte la resilienza. Migliaia di ‘sardine’ hanno sfilato per le strade della città contro il ‘salvinismo’. Sono uomini e donne che non si rassegnano all’odio e alla xenofobia. Quei ‘resistenti’ ci dicono che non bisogna cadere nel pessimismo e nella rassegnazione e che non tutto è perduto, anzi questo è il momento di reagire, di resistere, resistere, resistere.


mercoledì 13 novembre 2019

Giovanni Impastato, la lotta alla Mafia continua

'La lezione di Peppino è ancora attuale', Giovanni Impastato

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Il funerale di Peppino Impastato - (foto da studenti.it)
Ancora un atto intimidatorio. Il 19 settembre scorso al Cep di Palermo la targa in ricordo di Peppino Impastato era stata distrutta per la seconda volta nel giro di poche settimane, ora a Cinisi l’incendio alla pizzeria di proprietà del fratello Giovanni. 'Per fortuna un giovane ha visto le fiamme e ha dato l’allarme. L’intervento dei vigili del fuoco, secondo cui il rogo è doloso, ha evitato il peggio. Se l’incendio si fosse propagato sarebbe potuto esplodere tutto’, ha dichiarato Giovanni Impastato. Il locale era chiuso da un paio di mesi per lavori di ristrutturazione e per una controversia tra il Comune di Cinisi e quello di Carini. Sembra infatti che il terreno dove sorge la struttura sia nel Comune di Carini. Ora l’incendio che ha causato danni per oltre 10 mila euro. L’atto è ‘un fatto inquietante’, ha detto Giovanni Impastato. Ed ancora: ‘Non so quale possa essere il motivo di questo gesto, forse il momento in cui viviamo. Tutti conoscono la mia storia, il mio impegno e non è la prima volta che subisco un attentato: il primo è stato nel 2011’.
La lotta alla Mafia e alla criminalità organizzata continua. Il sacrificio di quanti non si sono piegati ai soprusi ed alla violenza dei ‘stuppagghiari’ non sarà stato invano fino a quando ci sarà qualcuno che continuerà a lottare e non si arrenderà al malaffare, uno di questi è Giovanni Impastato.


giovedì 7 novembre 2019

Tangentopoli nera

Nel 2016 è stato pubblicato da Sperling & Kupfer ‘Tangentopoli nera’, il testo 'svela il malaffare, la corruzione ed i ricatti all’ombra del fascismo', ecco alcuni brani del libro

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

La copertina del libro 'Tangentopoli nera'
Negli archivi del National Archives di Kew Gardens, a pochi chilometri da Londra, sono custodite migliaia di carte che 'raccontano le vicende nascoste del fascismo e di come il regime fosse minato dalla corruzione e da gerarchi spregiudicati dediti a traffici di ogni genere'. Mario Josè Cereghino e Giovanni Fasanella, autori del libro, hanno spulciato quella documentazione. Il resoconto che ne è scaturito ricostruisce la ‘Tangentopoli nera’ e smentisce la propaganda sull’integrità morale del fascismo che ancora oggi trova credito in taluni ambienti politici ed istituzionali. Ecco alcuni brani del libro.
‘Quando c’era Lui… Già, quando c’era Lui, il Duce del fascismo Benito Mussolini, i treni arrivavano in orario, l’ordine e la legalità regnavano sovrani, si poteva dormire con la porta aperta e lasciare la bicicletta sotto casa. E soprattutto non esistevano corruzione, mafie, tangenti, malaffare e arricchimenti illeciti. Forse si esagerò con il pugno di ferro nei confronti degli oppositori, con le leggi razziali e la dichiarazione di guerra, ma almeno il potere politico era lindo come acqua di sorgente. Si, quante volte lo abbiamo sentito ripetere?’
‘D’altra parte, l’incorruttibilità del Duce e dei suoi gerarchi ha rappresentato per tutto il secondo dopoguerra uno dei miti identitari dell’estrema destra … Era idea condivisa … in vasti settori degli apparati dello Stato (esercito, carabinieri, polizia, servizi segreti, alta burocrazia) e che ha contagiato gran parte della pubblica opinione apartitica o qualunquistica o … antisistema e populista’.
‘Ma se appena si prova a sollevare il velo della retorica, si scopre il lato oscuro e forse sorprendente del fascismo’ … ‘Durante il Ventennio erano in molti ad averlo compreso. Tra questi Benedetto Croce’. Ecco cosa confidò ad un suo stretto collaboratore, poi rivelatosi un agente infiltrato che riferì tutto a Mussolini. ‘Il fascismo è una grande organizzazione di affaristi. Tutti pensano a rimpinguare le tasche e, quando si farà la storia di questi tempi, quello che uscirà fuori farà rabbrividire’. I documenti custoditi negli archivi nazionali britannici e riportati nel libro ci dicono che non solo ‘la percezione del filosofo era esatta, ma ci danno soprattutto un quadro preciso dell’estensione e della profondità del malaffare in cui lo stesso Duce ed i suoi gerarchi erano immersi sino al collo’.
‘Tangentopoli nera’ è una lettura illuminante, un resoconto sul Ventennio fascista che svela l’esistenza di un retroterra melmoso, fatto di corruzione e intrallazzi e di uno stretto legame tra gerarchi e malaffare. Una ulteriore e definitiva smentita sulla moralità del fascismo e del suo Duce, Benito Mussolini.

Fonte: ‘Tangentopoli nera’ di Mario Josè Cereghino e Giovanni Fasanella, editore Sperling & Kupfer, 2016


sabato 2 novembre 2019

La famiglia tradizionale secondo i leader della Destra

Propugnano la famiglia tradizionale, ma nella loro vita quotidiana i leader della Destra si comportano come un ‘comunista’ qualsiasi

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi
(foto da wikipedia.org)
Il 30 ottobre scorso il Senato ha approvato con 151 voti la mozione della senatrice a vita, Liliana Segre, per creare una Commissione contro il razzismo e l’antisemitismo. La Lega, FdI e FI hanno deciso di astenersi. La leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, per giustificare la decisone del suo partito ha detto alla Senatrice a vita che ‘si sono astenuti perché noi difendiamo la famiglia’. Ora cosa c’entri la famiglia con una Commissione parlamentare che si deve occupare di razzismo e di odio è difficile da comprendere. La motivazione è ancora più paradossale se consideriamo il fatto che i leader del Centrodestra nella loro vita quotidiana non rispettano il principio dell’indissolubilità del vincolo matrimoniale e dei valori della famiglia tradizionale. Le biografie dei tre esponenti della Destra italiana non ammettono equivoci. 
Giorgia Meloni è legata all’autore televisivo Andrea Giambruno, con il quale ha avuto una figlia nel 2016.
Matteo Salvini si è spostato nel 2003 con la giornalista Federica Leluzzi. Quello stesso anno è diventato padre. Dopo aver divorziato ha convissuto con l’avvocato Giulia Martinelli dalla quale nel 2012 ha avuto una figlia. All’inizio del 2015 ha iniziato una relazione con la conduttrice televisiva Elisa Isoardi. Dall’aprile 2019 è fidanzato ufficialmente con Francesca Verdini, figlia del noto esponente politico forzista, Denis.
Ancora più complessa è la vicenda privata di Silvio Berlusconi. Contrae matrimonio nel 1965 con Carla Elvira Lucia Dall’Oglio dalla quale ha avuto due figli. Nel 1980 intraprende una relazione extraconiugale con l’attrice Veronica Lario. Regolarizza quel rapporto con il matrimonio civile celebrato nel 1990, quando dalla relazione erano già nati tre figli. Questo secondo matrimonio finisce nel 2002, dopo lo scandalo delle ‘cene eleganti’ organizzate ad Arcore dal leader di Forza Italia. Dal 2012 è fidanzato con la showgirl Francesca Pascale, tra i due ci sono 49 anni di differenza. 
Ognuno di noi può gestire la sua vita come meglio crede. I rapporti iniziano, magari finiscono, altri cominciano, non c’è nulla di straordinario o di illegittimo. Quello che è incomprensibile e paradossale è dire una cosa e farne un’altra. Propugnano la famiglia tradizionale declamandola continuamente come un valore fondamentale del popolo italiano, ma poi i leader della Destra agiscono come un ‘comunista’ qualsiasi. 
In tal modo le regole ed i principi valgono solo per gli altri, soprattutto per gli avversari politici. Per Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi non è importante rispettarli, ma solo affermarli con l’intento di ottenere consensi tra coloro che sono più sensibile ai quei valori. E se qualcuno lo fa notare, pazienza.



domenica 27 ottobre 2019

Non si può morire così

Francesco, quarantasettenne disoccupato cosentino, voleva vivere una vita dignitosa, avere una famiglia, un lavoro, ma, vittima di truffatori senza scrupoli, ha ceduto alla disperazione ed ha deciso di farla finita

di Giovanni Pulvino (@GiovanniPulvino)

Opera attribuita a Banksy - (foto da lexpresse.fr)
Vittima due volte. Francesco, quarantasettenne lavoratore cosentino, non ha retto all'ultima umiliazione. La sua unica colpa è stata quella di non riuscire a trovare un'occupazione stabile. Disoccupato da diversi anni, si era illuso ancora una volta, l'ultima. Quando gli si è presentata l’opportunità di partecipare ad un corso per Oss (Operatore socio-sanitario) con la prospettiva di essere assunto, non ha esitato. Per iscriversi aveva messo assieme i duemila euro chiesti dai falsi formatori. Quando si è reso conto che il titolo che aveva conseguito non valeva nulla e che era stato vittima, insieme ad altri, di una truffa, ha perso ogni speranza ed ha deciso di farla finita. Un gesto definitivo ed irreparabile, un atto contro le ingiustizie che aveva dovuto subire e contro la povertà in cui era costretto a vivere.
A far scattare l’inchiesta erano state le denunce fatte da coloro che avevano partecipato ai corsi svolti tra il 2015 ed il 2017. L'indagine ha aperto le porte del carcere a due dipendenti dell'Asp di Cosenza ed a quattro imprenditori, responsabili delle scuole di formazione Sud Europa con sede in Calabria e la Sa.dra e Check up formazione con sede in Campania. Gli aspiranti operatori sanitari venivano reclutati in Calabria. Il corso si limitava ad un paio di incontri, nello studio dei quiz ed in una simulazione prima dell'esame di abilitazione che si svolgeva in Campania. In tutto sarebbero stati distribuiti 291 titoli ed incassati dai truffatori oltre 570 mila euro.
Vittima di criminali senza scrupoli e della mancanza di lavoro, il disoccupato cosentino non ce l'ha fatta. Ad un certo punto della sua vita ha rinunciato a lottare. Oggi come ieri, in Calabria, al Sud ed in tutti i Sud del mondo si continua a morire, così, per sfiducia e per egoismo altrui. Questo siamo: una società diseguale ed ingiusta. Il trascorrere del tempo, le lotte, la crescita culturale e civile, la modernità e l'informatizzazione dei mezzi di produzione e della società, di cui ci vantiamo ed andiamo fieri, non sono ancora sufficienti per garantire a tutti una vita dignitosa. Tutto inutile, almeno tutto è stato inutile per questo lavoratore meridionale.



lunedì 21 ottobre 2019

Ecco cos’era la Mafia nel 1962

Per chi non avesse ancora compreso cos’è stata e cos’è la Mafia e cosa hanno dovuto subire e cosa devono sopportare ancora oggi molti siciliani, basta ascoltare l’intervista rilasciata a Rai 3 dall’attivista e scrittrice Vera Pegna 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Foto da ilcarrettinonews.it
Nata nel 1934 ad Alessandria d’Egitto, Vera Pegna è una traduttrice, attivista e scrittrice. Negli anni Cinquanta, dopo aver conosciuto Danilo Dolce, decide di fermarsi in Sicilia per dedicarsi alla lotta contro la Mafia. Ieri sera su Rai 3 è andata in onda, nella trasmissione ‘Le Ragazze’, un’intervista in cui racconta alcuni episodi vissuti in quegli anni. In uno di questi descrive le angherie e le violenze fisiche e non che i siciliani hanno dovuto subire. Ecco la trascrizione della parte più significativa della sua intervista.
Nel 1962 c’erano le elezioni. Noi facevamo delle assemblee per far capire che c’erano le elezioni, che magari avremmo fatto una lista, anche se i compagni mi dicevano: ma no, come fare una lista? Che lo sai che le due volte che abbiamo cercato di fare una lista è finita male. La seconda volta il nostro compagno che voleva essere capolista è stato tagliato in due con un’accetta.
Questo era il livello della mafia. Queste erano le cose che mi riempivano di una indignazione, non so come chiamarla diversamente per cui dovevo agire. Un giorno, non l’ho mai deciso, ma è venuto per caso, eravamo in campagna elettorale per le elezioni comunali e mi è venuto in mente semplicemente di prendere il microfono, di affacciarmi e di vedere se c’era, come c’era ogni volta che organizzavamo un’assemblea don Peppino (Panzeca, boss di Caccamo) seduto dall’altra parte della strada, una strada di pochi metri, si metteva lì per cui le persone che dovevano entrare non venivano perché avevano paura di farsi vedere mentre entravano nella sezione del PCI. 
Allora ho preso il megafono, mi sono affacciata dal balcone e gli ho detto: Don Peppino, se è vero che è un mafioso, alzi la testa e mi faccia un sorriso che le scatto una fotografia. La piazza si è vuotata subito perché guai a poter essere testimoni di un tale insulto a don Peppino e lui se n’è andato. Questo ha cambiato in modo tangibile l’umore dei compagni che erano nella sezione. In sezione: ‘Cosa hai fatto? Cos’ho fatto? Ma facciamolo ogni giorno’.




martedì 15 ottobre 2019

Neet, Italia prima in Europa, ma è tutto 'merito' del Sud

Secondo gli ultimi dati Istat in Italia i giovani Neet sono oltre due milioni, di questi oltre uno su tre è residente al Sud, ma per i media nazionali non è una 'notizia' 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Foto da cooperativaprogettazione.it
Neet è l’acronimo di Not in Educaction, Employment or Training, esso definisce i giovani che non lavorano, non studiano e non frequentano corsi di formazione. Nel 2018 quelli presenti sul territorio nazionale erano il 23,4% del totale dei residenti che hanno un’età compresa tra i 15 ed i 29 anni. L’Italia è al primo posto nella graduatoria europea, seguono la Grecia con il 19,5%, la Bulgaria con il 18,1%, la Romania con il 17% e la Croazia con il 15,6%. Gli Stati con il tasso più basso sono i Paesi Bassi con il 5,75%, la Svezia con 7% e Malta con il 7,4%. La media europea è del 12,9%. Il 49% dei Neet italiani ha conseguito il diploma di scuola secondaria superiore, il 40% ha un livello di istruzione inferiore, mentre l’11% sono laureati. Il 41% di essi è in cerca di prima occupazione, mentre il 25% aspetta una ‘opportunità’ ed il restante 14,5% sono ‘disimpegnati’.
Foto da ildenaro.it
A livello territoriale il 34% degli inattivi sono residenti nel Sud, il 19,5% nel Centro ed il 15,5% nel Nord Italia. Particolarmente elevata è la presenza dei Neet in Sicilia (38,65), in Calabria (35,9%), in Puglia (30,5%) ed in Sardegna (27,5%). Gli stranieri sono il 14,5%. Questi dati certificano ancora una volta il dramma della disoccupazione nel nostro Paese, in particolare tra i giovani e nel Meridione. Non sorprende, invece, la scarsa risonanza riscontrata sui media nazionali. Fino a quando il lavoro e le condizioni di sottosviluppo rimarranno localizzate nel Mezzogiorno per essi non sarà un vero problema e, pertanto, non vale la pena parlarne, anzi è un argomento che ha stancato. Chi ha voglia di fare e di lavorare faccia la valigia ed emigri, chi, invece, non vuole impegnarsi ed è un Neet rimanga pure nella sua terra e si accontenti delle briciole e del poco di ‘assistenza’ che ancora lo Stato italiano è in grado di garantire.