sabato 29 agosto 2020

#ForzaItaliaViva sarà il nuovo partito dei moderati?

Le affinità ideologiche erano evidenti anche quando Matteo Renzi era segretario del Partito democratico, ora assistiamo alla convergenza elettorale in diversi Comuni, a quando la nascita di ForzaItaliaViva?

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Matteo Renzi e Silvio Berlusconi - (foto da lindro.it)

Nella città di Luigi Di Maio, Pomigliano, Italia Viva sosterrà la candidata sindaca dei berlusconiani, Elvira Romano, che si presenta con la lista ‘Forza Pomigliano'. A tale proposito il coordinatore nazionale di Iv Ettore Rosato ha dichiarato: ‘Noi siamo alternativi a Pd e M5s’. Più chiaro di così.

Nella provincia lombarda Iv sta un po' con il Centrosinistra, un po' con il Centrodestra. Solo in tre Comuni dell’area metropolitana milanese dei nove che andranno a votare vedono insieme Pd e Iv. A Corsico, Comune milanese di 35 mila abitanti, i renziani hanno deciso di non sostenere il candidato del Pd e del Centrosinistra, invece appoggiano Roberto Mei di Forza Italia che concorre anche contro la lista di Centrodestra della Lega e di Fratelli d’Italia.

I renziani ci tengono ad evidenziare le differenze con i democratici e soprattutto con la Sinistra. Tutto legittimo. Del resto, è sempre stata un’ambizione dell’ex sindaco di Firenze conquistare i voti di Silvio Berlusconi. Finora le affinità ideologiche non hanno portato ad una formazione politica comune. I distinguo di questa tornata elettorale potrebbero essere il presupposto per assistere alla nascita di un nuovo partito 'moderato' e 'centrista'?

I punti di convergenza tra berlusconiani e renziani sono tanti ed ora anche quelli sui nomi. Stando così le cose #ForzaItaliaViva potrebbe non essere più soltanto una battuta di Maurizio Crozza, ma un’idea che presto potrebbe diventare realtà. L’obiettivo ultimo è diventare l’ago della bilancia in un sistema politico tripolare, stare, cioè, un po' a Destra ed un po' a Sinistra a seconda delle necessità e delle convenienze, ma sempre e comunque al centro del potere.


mercoledì 26 agosto 2020

Lavorare meno, lavorare tutti

Ridurre le ore di lavoro a parità di stipendio: la produttività ne guadagna’, a sostenerlo è la premier finlandese Sanna Marin

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

La Premier Sanna Marin il giorno della nomina del suo governo, 10 dicembre 2019
(foto da it.wikipedia.org)
             
Lavorare meno, lavorare tutti è ‘un modo per distribuire più equamente la ricchezza è migliorare le condizioni di lavoro e ridurre le ore, in modo che ciò non danneggi i livelli di reddito. Quando la Finlandia è passata alla giornata lavorativa di otto ore e a cinque giorni a settimana, come da obiettivi dei socialdemocratici, ciò non ha portato al collasso dei salari, che nei decenni sono invece aumentati’.

La proposta della premier socialdemocratica finlandese non è nuova, ma da come è posta sembra quasi un fatto ineluttabile, un’ovvietà dettata dalla storia. Ma non è così. In gioco c’è il rapporto, da sempre conflittuale, tra profitto e lavoro

Negli ultimi trent’anni gli incrementi di produttività hanno favorito l’accumulazione del capitale e la crescita delle disuguaglianze. Occorrerebbe capovolgere questo andamento. Ma come? La proposta di Sanna Marin è un’opzione semplice, chiara, e, se si vuole, realizzabile. Per fare gli interessi dei lavoratori non occorrono grandi e complessi programmi, basta poco, come quello per cui intende battersi la giovane premier finlandese. Di certo, ridurre l’orario di lavoro a parità di stipendio comporterebbe una più equa redistribuzione della ricchezza prodotta e un aumento degli occupati.  

Nella vita, si sa, è sempre una questione di scelte. La pandemia dovuta al Covid-19 ci sta facendo riflettere su cosa sia veramente importante. La salute ed il tempo libero da dedicare ai nostri affetti sono diventati priorità.

Dobbiamo ‘pensare alle nostre vite da un nuovo punto di vista’, sottolinea Sanna Marin. Il benessere è anche poter realizzare i piccoli e grandi sogni quotidiani o, più semplicemente, pensare a noi stessi. La riduzione dell’orario di lavoro non è solo una questione economica, ma anche e soprattutto del tempo che abbiamo per realizzare pienamente la vita che ci è concessa e che, è bene ricordarlo, è breve e non può prescindere da quella degli altri.

Fonte ilfattoquotidiano.it 


domenica 23 agosto 2020

La riapertura della scuola è da irresponsabili

Le scuole stanno per riaprire, ma dopo poche settimane potrebbero richiudere per Covid-19, allora perché non continuare con la Dad?

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

ITCG di Polizzi Generosa (Pa) - (foto di Giovanni Pulvino)

È stata l’estate del ‘liberi tutti’ o quasi. Nelle ultime settimane gli italiani si sono comportati come se due mesi di lockdown non ci fossero stati. I giovani sono andati in vacanza, hanno ballato nelle discoteche, fatto falò in spiaggia, affollato le vie della 'movida' ed ora ritornano nelle loro case e tra poco affolleranno autobus, treni, aule scolastiche e palestre. Ci sono tutti i presupposti per un aumento dei contagi e per una seconda ondata dell’epidemia

La memoria degli italiani è sempre corta, ma il virus non fa sconti.

La riapertura della scuola sarà uno stress-test fondamentale per capire l’andamento pandemico del Covid-19. Ad affermarlo è il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’istituto Galeazzi di Milano. Le aule scolastiche, si sa, sono luoghi dove ogni anno si diffonde con più rapidità l’influenza stagionale. Con il Coronavirus sarà la stessa cosa. Allora perché non posticipare la riapertura degli istituti ed evitare i pericoli dello stress-test? Perché non continuare con la Didattica a distanza fino a dicembre? Perché non aspettare l’arrivo del vaccino ed evitare una possibile, anzi probabile, seconda ondata pandemica?

Il Governo finora si è comportato con prudenza ed ha evitato il peggio, perché non continuare così anche adesso? Certo l’opposizione sovranista non aspetterebbe altro per fare polemica, ma un buon politico deve saper guardare al futuro, non all’immediato e alla pancia del Paese.

 


sabato 22 agosto 2020

Coronavirus: la riapertura della scuola sarà utilizzata come ‘stress-test’ pandemico

Avremo uno stress test con la riapertura delle scuole, a sostenerlo è il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’istituto Galeazzi di Milano

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Itet 'G. Tomasi di Lampedusa' - Sant'Agata Militello (Me)
(foto da it-it.facebook.com)

Nell’intervista rilasciata pochi giorni fa a Sky Tg24 il virologo milanese, Fabrizio Pregliasco, considera la riapertura delle scuole come uno stress-test fondamentale per capire l’andamento pandemico del Covid-19. Questo per due motivi. Il primo perché coinvolgerà oltre dieci milioni di persona di tutte le età. Ed in secondo luogo perché coinciderà con l’arrivo dell’influenza stagionale.

Dopo il 14 settembre si potranno verificare tre situazioni. La prima è quella auspicata dai negazionisti. Secondo queste opinioni la riapertura della scuola dimostrerà che il virus sta perdendo la sua carica virale. Quindi non si tratterebbe più di pandemia, ma di influenza stagionale o quasi.

La seconda, quella attesa con ottimismo dai virologi e dalla ministra Lucia Azzolina, ipotizza una riapertura in tutta sicurezza e che gli eventuali focolai saranno circoscritti rapidamente. Tutto sarebbe sotto controllo.  

La terza opzione è la più pessimistica. Lo stress-test potrebbe favorire una seconda e più virulenta fase della pandemia. I ragazzi a settembre torneranno ad occupare treni, autobus, aule scolastiche e poi faranno ritorno a casa dove riabbracceranno genitori e nonni. Perché, dopo un'estate passata senza mascherine e senza distanziamento nei resort, nelle discoteche, nelle zone di villeggiatura, ora dovrebbero rispettare le regole antivirus previste per il rientro a scuola? La maggioranza di certo lo farà, ma ci sarà sempre il bulletto di turno che sfiderà la sorte, gli insegnanti, i conducenti di autobus e quanti protesteranno, inutilmente, per il mancato rispetto delle norme di prevenzione sanitaria.

I banchi monoposto con o senza rotelle, le mascherine, il gel per le mani e il distanziamento potranno limitare la diffusione del virus, ma non lo impediranno. Se qualcuno ritiene che tutto avverrà in sicurezza mente sapendo di mentire o più semplicemente auspica una seconda ondata pandemica gestibile e, comunque, con conseguenze sanitarie ‘accettabili’. Ma cosa vuol dire ‘accettabili’?

Stando così le cose la riapertura della scuola è da irresponsabili. In poche settimane gli istituti potrebbero richiudere per Covid-19. Allora, perché non continuare con la Dad fino a dicembre? Sono solo tre mesi. Finora il Governo ha agito con prudenza e senso di responsabilità, perché non continuare a farlo anche adesso?

mercoledì 19 agosto 2020

Perché non mettiamo una patrimoniale ai 400 mila milionari italiani?

L’Italia è il nono Paese al mondo per ricchezza finanziaria. A sostenerlo è la ventesima edizione del report di Boston Consulting Group

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Foto da web.rifondazione.it

Negli ultimi vent’anni si è verificato il rialzo del mercato finanziario più alto della storia. La ricchezza globale è passata dagli 80 mila miliardi di dollari del 1999 ai 226 mila miliardi di dollari di fine 2019. Nell’ultimo anno la crescita è stata del 9,6%. A sostenerlo è il ventesimo report di Boston Consulting Group intitolato Global Wealth 2020: The Future of Wealth Management – A CEO Agenda’.

Nel nostro Paese la ricchezza finanziaria era, nel 2019, di 5,3 miliardi di dollari. Si conferma, quindi, come essa sia, per i nostri connazionali, un asset strategico fondamentale. Secondo Bcg 400 mila italiani posseggono un patrimonio  di almeno un milione di dollari. Si tratta dell’1% della popolazione italiana. Tra questi, 1.700 posseggono un patrimonio finanziario di oltre 100 milioni di dollari.

L’Italia è un Paese contraddittorio. Abbiamo il debito pubblico e la ricchezza personale tra le più alte al mondo. Eppure, elemosiniamo i bonus e gli ammortizzatori sociali anche quando non ne abbiamo bisogno. Eludiamo o, peggio, evadiamo le imposte e ci lamentiamo di quella burocrazia che non è capace di farci pagare il dovuto. Vogliamo tutto e subito, ma non vogliamo pagare dazio.

Non chiediamo il Mes, siamo contrari alle intromissioni dell’Unione europea sulle nostre politiche di bilancio, non vogliamo patrimoniali, ma auspichiamo il Recovery fund, cioè finanziamenti a fondo perduto.

Intanto, il debito pubblico cresce e prima o poi ne pagheremo le conseguenze, ma a farlo saranno i soliti noti, cioè gli altri, sempre gli altri. Ed è assai probabile che tra loro non ci saranno i 400 mila milionari sanciti da Bcg.

Qualcuno lo avrà già ipotizzato e detto, ma perchè non mettiamo una patrimoniale su questi milionari? Certo, questo provvedimento non risolverebbe il problema del debito pubblico, ma almeno limiterebbe la crescita delle ingiustizie e delle disuguaglianze.

Fonte image-src.bcg.com

sabato 15 agosto 2020

Viviana Parisi voleva ‘recarsi alla Piramide della Luce’

Viviana Parisi voleva recarsi a Motta d’Affermo, dove si trova la Piramide 38°- parallelo e non è credibile l’ipotesi del decesso del bambino causato dall’incidente, a sostenerlo è Claudio Mondello legale e cugino di Daniele Mondello, il marito della donna trovata morta nei boschi di Caronia lo scorso 8 agosto

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

La Piramide 38°-parallelo di Mauro Staccioli
Motta d'Affermo, 23 gennaio 2012 - (foto di Giovanni Pulvino)


Viviana vuole recarsi alla "Piramide della Luce", sita in Motta D'Affermo. Nei giorni antecedenti la scomparsa, infatti, chiede a Mariella Mondello e Maurizio Mondello dove si trovi la piramide’, questo è quanto ha scritto due giorni fa sul suo profilo Facebook Claudio Mondello, legale e cugino di Daniele Mondello, il marito di Viviana Parisi, trovata morta nei boschi di Caronia lo scorso 8 agosto. 
Questo spiegherebbe perché la donna si trovasse ad oltre 100 chilometri da Milazzo, in direzione del Comune dove si trova la scultura di Mauro Staccioli.

Con una scusa <esco a comprare un paio di scarpe per Gioele> si assicura di eludere ogni forma di vigilanza e di avere il piccolo in macchina’. Con questa motivazione, secondo l’avvocato di Daniele Mondello, Viviana esce di casa. Era il 3 agosto. La direzione è Milazzo, ma la donna non si ferma, prosegue in direzione di Palermo. Ad un certo punto del tragitto ‘Viviana esce ... a S. Agata di Militello a fare rifornimento’. Questa deduzione è plausibile perchè sulla A20, passata la piazzola di Patti, non ve ne sono altre prima di arrivare a Termini Imerese, sono circa 100 chilometri. Pochi minuti ed il rientro sempre in direzione di Palermo. Quindi, Viviana Parisi, non aveva nessuna intenzione, almeno in quel momento, di tornare a Venetico che è nella direzione opposta, cioè verso Messina. Ancora alcuni chilometri ed è sul luogo dell’incidente e della scomparsa.

E’ ormai prossima alla meta quando impatta con un furgoncino di operai di una ditta appaltatrice dell’autostrada: la Piramide dista, ancora, circa 20-25 km dal luogo - all’altezza di Caronia - in cui avviene l’incidente’. A questo punto non ci sono più certezze, ma solo supposizioni.

Le ipotesi che residuano, per chi scrive, sono due: Viviana si allontana in preda a profondo turbamento emotivo e tale turbamento esita in omicidio-suicidio. Viviana si allontana in preda profondo turbamento emotivo e tale turbamento esita in un incidente (è una zona, quella in cui si smarrisce, irta di pericoli sia per la morfologia del terreno che per la fauna autoctona e, dato che nelle vicinanze insistono insediamenti umani, forse anche domestica)’

Claudio Martello non crede neanche al decesso del bambino causato dall’incidente. Ecco cosa ha postato poche ore fa sul suo profilo Facebook: ‘E’ credibile la tesi (di cui apprendo dalla stampa) del bambino morto ad esito dell’incidente iniziale? No. Per le seguenti ragioni:

1) l’incidente occorso è di lieve entità.

2) se fossero emerse tracce ematiche, dall’analisi della vettura sottoposta a sequestro, stante il clamore suscitato dalla vicenda lo avremmo già saputo.

3) Viviana era morbosamente legata al proprio figlio. Secondo una ricostruzione siffatta avrebbe preferito guadagnare la fuga piuttosto che (quantomeno) tentare di soccorrerlo.

4) La tempistica dei fatti pare sia stata fulminea: Viviana, pertanto, avrebbe, in via immediata, deciso che fosse più utile tutelare sé stessa piuttosto che Gioele e, quindi, guadagnato la fuga.

5) Alcuni dei presenti sulla scena dei fatti non si limitano ad un rapido transito ma cercano di prestare soccorso: possiamo ritenere probabile che non si fossero accorti degli esiti di un incidente in danno del bambino?’

Fonte facebook.com

venerdì 14 agosto 2020

giovedì 13 agosto 2020

Coronavirus: ‘Sarà un autunno di resistenza’

Il virus non è scomparso ed i mesi autunnali mi preoccupano di più’, a dirlo in un’intervista rilasciata pochi giorni fa al Corriere della Sera è Roberto Speranza, ministro della Salute

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Roberto Speranza, foto dal profilo facebook

Nell’ultima settimana il numero giornaliero dei nuovi contagi dovuti al Coronavirus non è più basso e stabile come nel mese di luglio, anche se rimane tra i più contenuti in Europa. Sarà un autunno di resistenza’, ha sottolineato il ministro della Salute, Roberto Speranza in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. ‘I sacrifici che chiedo ai ragazzi sul metro di distanza nei treni o sulla 'movida' hanno la scuola come obiettivo di fondo’, ha aggiunto l’esponente di Articolo uno.

Ed ancora. ‘L’età media dei contagiati sta drammaticamente scendendo sotto i 40 anni. È normale che i più giovani si sentano più forti, ma chi porta il virus a casa rischia di fare danni veri alle persone fragili’.

Parole sagge quelle del Ministro, ma in quanti lo ascolteranno? Gli ultimi dati confermano un notevole incremento dei contagi tra i giovani. La situazione potrebbe degenerare di nuovo. Non è difficile da capire e prevedere, eppure in tanti, troppi, ritengono che il peggio sia alle nostre spalle e che la paventata seconda ondata pandemica non ci sarà.

Le località turistiche, le discoteche, i bar, le piazze della 'movida', i luoghi di ritrovo tradizionali sono affollati come se i mesi trascorsi in lockdown non ci fossero stati, come se tutto fosse come prima. Per molti, per troppi è un estate ‘normale’.

Invece non è così. Il virus continua a circolare. Ed i prossimi mesi saranno assai difficili.

Gli italiani sapranno affrontare adeguatamente la Fase 3 della pandemia? I comportamenti delle ultime settimane non fanno ben sperare e tra un mese riapriranno le scuole. Oltre dieci milioni di persone affolleranno bus, metrò, treni, aule scolastiche e poi faranno ritorno nelle loro case, dai genitori e dai nonni. No, il futuro prossimo sarà complicato, 'di resistenza' e di certo non basterà incrociare le dita per esorcizzare il peggio.


lunedì 10 agosto 2020

Ai docenti non resta che incrociare le dita e pregare

Le linee guida pubblicate dal ministero dell'Istruzione per il rientro a scuola sono ‘acqua fresca’. La verità è che alla Didattica a distanza non c’è un’alternativa valida ed efficace per evitare eventuali focolai di Covid-19


di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Foto da primocanale.it

Le linee guida pubblicate dal ministero dell’Istruzione sulla riaperture della scuola non impediranno i focolai pandemici dovuti al Coronavirus. Ecco le ‘indicazioni’ più significative.

Innanzitutto, è prevista la sanificazione prima dell’inizio dell’anno scolastico, ma non comporterà l’obbligo di incaricare ditte specializzate.

I ragazzi in classe dovranno rispettare tra loro ‘la distanza di un metro lineare e di due metri lineari nella zona interattiva della cattedra’. Quando si muoveranno nei corridoi dovranno indossare la mascherina.

Nel caso di un contagio ‘la persona interessata dovrà essere immediatamente isolata e dotata di mascherina chirurgica, e si dovrà provvedere al ritorno, quanto prima possibile, al proprio domicilio, per poi seguire il percorso già previsto dalla norma vigente per la gestione di qualsiasi caso sospetto. Per i casi confermati le azioni successive saranno definite dal Dipartimento di prevenzione territoriale competente, sia per le misure quarantenarie da adottare, sia per la riammissione a scuola secondo l'iter procedurale normato’.

Chi ha pensato e scritto queste regole non conosce o fa finta di non conoscere il mondo della scuola. Per i docenti degli istituti tecnici e professionali sarà un ‘incubo’. Non solo essi dovranno far rispettare queste indicazioni, ma saranno i primi a pagare le conseguenze giuridiche e sanitarie determinate da eventuali focolai.

I ragazzi affolleranno treni ed autobus, aule e palestre, ma qualcuno pensa veramente che sia possibile evitare i contatti usando il distanziamento e le mascherine? Chi lo sostiene mente sapendo di mentire. Si dica chiaramente che il sistema produttivo del Nord Italia e non solo non può permettersi un altro periodo di Dad.

I ragazzi per negligenza, per vanteria, per insolenza o semplicemente perché sono spensierati, difficilmente rispetteranno queste o altre regole. Allora cosa potranno fare i docenti ed i dirigenti scolastici in caso di mancato rispetto? Faranno rapporti disciplinari? Si rivolgeranno ai genitori? Faranno sospensioni a raffica? No, non avverrà nulla di tutto questo. Si richiamerà, si solleciterà o si farà finta di non vedere. Intanto, nell’attesa del vaccino, ai docenti ed ai collaboratori Ata, non resterà che incrociare le dita e, per chi è credente, pregare. 

venerdì 7 agosto 2020

I disastri del populismo berlusconiano

All’origine del populismo berlusconiano c’è il consumismo, ancora oggi ne paghiamo le conseguenze politiche ed economiche

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Silvio Berlusconi sul palco al Mediolanum Forum,
nel giugno 1995 - (foto da it.wikipedia.org)


Alla fine degli anni Ottanta i partiti da strumenti di mediazione si sono trasformati in mezzi per favorire la carriera dei singoli leader politici. Ed è questo, probabilmente, il disastro più evidente causato dal berlusconismo. La caduta del muro di Berlino, tangentopoli e la grave crisi economica di inizio anni Novanta sono stati i presupposti per la fine del cosiddetto ‘partitismo’. La degenerazione del sistema politico e la corruzione dilagante favorirono l’affermazione del populismo. 
Il primo ad approfittare di questo cambiamento è stato Silvio Berlusconi. Il suo impero economico si è consolidato con le televisioni commerciali. Da costruttore edile a venditore di pubblicità il passaggio non era scontato. Senza considerare il fatto che i suoi finanziatori in parte sono rimasti sconosciuti, ma questa è un’altra storia.
La cosiddetta ‘discesa in campo’, avvenuta il 6 gennaio del 1994, è servita a riempire il vuoto lasciato dai partiti della ‘Prima Repubblica’. Da quel momento la politica diventa un prodotto da vendere e l’imprenditore di successo il leader in grado di affrontare e risolvere i problemi dei cittadini. ‘Ghe penso mi’L’uomo della ‘provvidenza’ che pur di conquistare e mantenere il potere promette di tutto e di più. Chi non ricorda l’impegno a creare un milione di posti di lavoro, il taglio delle tasse o la costruzione del ponte sullo stretto di Messina? Con il populismo non contano più gli ideali ed i programmi, ma il carisma dei leader. Del resto in Italia il terreno era ed è fertile: la maggior parte degli italiani tende spesso a delegare ad altri le proprie responsabilità.
Il fenomeno ora sta continuando con Matteo Renzi, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Il loro riferimento è il popolo. Non esistono più politiche di destra o di sinistra, dicono, ma solo il benessere dei cittadini. Le mediazioni sono inutili e fanno perdere tempo. Ci vuole un uomo solo al comando o quasi.
E non importa se crescono le ingiustizie e le disuguaglianze e se tutto avviene a debito, scaricando cioè gli oneri sulle generazioni future o su altri.







lunedì 3 agosto 2020

C’è sempre una prima volta che non avresti voluto

Anche quando non vorresti che fosse, c’è sempre una prima volta, persino vivere un’estate che non avresti voluto, non così almeno

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Torremuzza, Sicilia, 31 luglio 2020
(Foto di Erina Barbera)
I giorni trascorrono lenti, inesorabili, e non puoi farci nulla. L’afa ed il caldo sono sempre gli stessi. Sono giorni che non avresti voluto vivere, non così, almeno. Ora sono già memoria. 
Che bello il mare di luglio. L’acqua è limpida e liscia, sembra di essere in piscina. Il colore è difficile da definire: blu, celeste, verde. Non importa, per chi lo ha vissuto è un’immagine indelebile che riemerge ogni volta, come il pane con la nutella che tua madre ti forzava a mangiare da bambino, o come i giochi inventati al momento, o quelli semplici semplici come dare quattro calci ad un pallone.  
I piedi sono immersi nell’acqua trasparente come solo in queste giorni è possibile che sia. Si vedono le pietre ed i ‘mulietti’, così, da ragazzi, chiamavamo i pesciolini intenti a morderti le caviglie. Tutto avveniva naturalmente, appena sotto il livello dell’acqua. Non sentivi nulla se non un leggero pizzico, sapevi che questo era un loro modo di cibarsi. Chissà qual è il nome vero, è una curiosità mai appagata, ma che importa, è l’estate dei ricordi che vorresti. Non come questa, uguale per tanti, ma non per tutti.
Il tempo non si può fermare. Trascorre. Non puoi impedirlo, lo subisci soltanto. Puoi non pensarci, ma intanto trascorre ancora.
Ora sono i giorni di agosto, quelli delle feste e delle sagre, di Ferragosto. Già si avverte la fine della stagione. Le ore hanno un colore diverso, non si riescono a vivere senza il pensiero dell’imminente arrivo di settembre. E’ la fine delle ferie, del rientro a scuola o al lavoro. Non c’è più la leggerezza del tempo appena trascorso in riva la mare o immersi nell’acqua tiepida e trasparente di luglio.
Ma anche questa è vita, e tra poco sarà anch'essa memoria che non avresti voluto.
C’è sempre una prima volta che non avresti voluto vivere.


sabato 1 agosto 2020

Andrea Camilleri ed il mal di Sicilia

'Ora lo so, a me mancava u scrusciu du mari’, Andrea Camilleri

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Torremuzza, Sicilia, 31 luglio 2020 - Video di Erina Barbera

‘.. la prima volta che da bambino mi spostai dal mio paese con mio padre andai all'interno della Sicilia, a Caltanissetta, la sera arrivati nell'albergo in cui avevamo preso una stanza (ero molto piccolo e dormivo con lui) mio padre si accorse che non riuscivo a prendere sonno: «Perché non dormi?» - mi chiese. «C'è qualche cosa che mi manca...» risposi io. «Vabbè - continuò lui - ti manca la mamma ma già domani torniamo a casa e la troverai». In realtà, ora lo so, a me mancava il rumore del mare. Da casa mia io potevo sentirlo, soprattutto d'inverno, ed era con quel rumore che quasi mi cullava, molto simile alla mia solitudine di figlio unico, Andrea Camilleri