‘Per
l’Italia solo prestiti, niente contributi a fondo perduto. In futuro deve
imparare a fare da sola’, questa è l’opinione sul Recovery Fund del
premier olandese Mark Rutte
I cosiddetti paesi ‘Frugali’, cioè
Austria, Olanda, Svezia e Danimarca, si oppongono al Recovery fund. Ammettono l’urgenza
di un intervento da parte dell’Unione europea per i problemi causati dal Covid19, ma non si fidano dei Paesi del sud Europa ed in particolare dell’Italia. I problemi
in discussione al Consiglio europeo sono: quanto deve essere l’ammontare complessivo
del finanziamento? deve essere a fondo perduto (Recovery fund) o un prestito (Mes)? come e chi ne deciderà l’utilizzo e, soprattutto, chi dovrà controllare
sull’operato dei singoli Stati?
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Un momento della riunione del Consiglio europeo (foto da unionesarda.it) |
La diffidenza verso il nostro Paese non
è di oggi, ma risale, almeno, agli anni Ottanta, quando il debito pubblico
raddoppiò nel giro di un decennio. Nel 1992 eravamo sull’orlo del fallimento.
Molti risparmiatori ricordano ancora oggi il prelievo forzoso del sei per mille
operato sui conto correnti delle banche italiane. Quell’anno, con il Trattato di Maastricht, ci
impegnammo a ridurre il rapporto debito/Pil dal 120% al 60%. Gli unici governi
che riuscirono a diminuire tale relazione (fino al 100%) furono quello di Romano
Prodi e, poi, dopo l’uscita dalla maggioranza di Rifondazione comunista, quelli
di Massimo D’Alema e di Giuliano Amato. Nel 2011 la situazione debitoria era così
grave che Silvio Berlusconi dovette dimettersi da presidente del Consiglio. I
tagli del successivo Esecutivo di Mario Monti servirono a mettere una 'pezza' ai
buchi di bilancio, ma non cambiarono di molto il rapporto del debito con il Pil,
che intanto era giunto ad oltre il 135%. In più ci impegnammo al pareggio di
bilancio con una riforma costituzionale (art.81 Cost.) approvata rapidamente ed
a larghissima maggioranza. Non solo non abbiamo mantenuto quella ed altre promesse
fatte, ma abbiamo continuato a fare deficit, soprattutto con il Governo
gialloverde. Quota 100 e il Reddito di cittadinanza ci costano quasi 15 miliardi di euro ogni anno. Ora, intendiamo accollare il nuovo debito causato dalla crisi economica e sanitaria al bilancio comunitario. Da qui la diffidenza di diversi paesi dell'Unione europea.
Perché i ‘Frugali’ dovrebbero fidarsi di
noi? Facciamo promesse che regolarmente non manteniamo. Siamo un Paese ricco,
con risorse umane e ambientali che solo poche altre nazioni hanno, eppure siamo inaffidabili nell’utilizzo delle risorse collettive, perché? Il problema è, di
certo, culturale. La colpa è sempre di quello che c’era prima ed ora dell’Euro
e dell’Europa. Continuiamo a scaricare sugli altri i nostri errori. Nulla è
gratis e non dobbiamo aspettare sempre di giungere al limite del baratro per
comprenderlo. Ora è tempo di crescere e di iniziare ad assumerci le nostre responsabilità.
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