giovedì 18 giugno 2020

Ma Di Maio ed il M5s non avevano abolito la povertà?

Il Rapporto pubblicato dall’Istat sulla povertà è un duro e triste ritorno alla realtà. Forse qualcuno dovrebbe chiedere scusa, ma probabilmente sarebbe inutile

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Luigi Di Maio, 28 settembre 2018
(foto dal profilo Facebook)
Secondo il Report 2019 pubblicato dall’Istat le famiglie in condizione di povertà assoluta sono quasi 1,7 milioni, cioè il 6,4%, nel 2018 era al 7,0%. Il numero complessivo è di 4,6 milioni di persone, cioè il 7,7% del totale, nel 2018 erano l’8,4%. Di questi 1,3 milioni sono minori ed il 26,9% sono cittadini stranieri residenti. Le famiglie in condizioni di povertà relativa sono circa 3 milioni (11,4%), che corrispondono a 8,8 milioni di persone, il 14,7% del totale. La situazione è leggermente migliorata rispetto agli anni precedenti, ma siamo ancora a livelli molto superiori rispetto a quelli del 2008/2009. 
Ma la povertà non era stata abolita con i provvedimenti emanati dal governo Gialloverde? Era il 28 settembre del 2018 quando dal balcone di Palazzo Chigi l’allora Vicepremier, nonché ministro del Lavoro e leader del M5s, Luigi Di Maio annunciava enfaticamente il lieto evento: Abbiamo abolito la povertà?
Pari nu babbu priatu’, un ingenuo contento, così si dice in Sicilia delle persone che si vantano di un fatto che non ha riscontro nella realtà. In quelle ore il leader grillino sembrò un ‘sempliciotto’ che riteneva di aver risolto un problema secolare come la povertà con una manovra finanziaria. Nella realtà tutti sapevano che così non era e che così non sarebbe stato. Nessuno glielo disse o fece finta di non capire? Forse qualcuno dovrebbe chiedere scusa per quelle parole, ma probabilmente sarebbe inutile. Come sarebbe inutile chiedere come mai il Reddito di cittadinanza non abbia risolto il problema.
Il Report dell’Istat è un triste e duro ritorno alla realtà. ‘La povertà purtroppo non è abolita, ma la misura sta dando ottimi risultati e ossigeno a milioni di italiani sfortunati’, ha dichiarato a La Stampa il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico. Le vicende umane sono quasi sempre più complesse di quello che pensiamo o che vorremmo che fossero.
La storia dell’uomo è caratterizzata dal conflitto di classe. Dalla continua lotta tra chi comanda e chi ubbidisce, tra padroni e servi, tra borghesi e proletari, tra imprenditori e dipendenti, tra ricchi e poveri. Pensare di risolvere questa contrapposizione con un provvedimento legislativo è ingenuo e velleitario o peggio ancora è ‘disonesto’ verso chi ha bisogno e vive di illusioni.
Comunque sia, il dramma della povertà non si elimina o, più verosimilmente, non si limita con l’assistenzialismo, ma con la dignità del lavoro e con un’equa distribuzione della ricchezza. Sembrano ovvietà, ma metterle in pratica finora è stato impossibile.

Fonte istat.it

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