sabato 27 ottobre 2018

Blutec e la mancata rinascita del polo industriale di Termini Imerese

Sono trascorsi sette anni dalla chiusura dell’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese e gli operai e gli addetti dell’indotto aspettano ancora di riavere un’occupazione stabile

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
 
La fabbrica di Termini Imerese - (foto da tiscali.it)
Nel gennaio del 2010 il nuovo amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, annunciò l’irrevocabile chiusura dello stabilimento siciliano. La dismissione si concretizzerà il 31 dicembre del 2011. Circa 800 operai ed oltre 1.000 addetti dell’indotto rimasero senza lavoro. Il tentativo di accordo per il salvataggio della fabbrica con il gruppo Dr Motor Company attiva nella costruzione di auto elettriche fallì e dal 2015 lo stabilimento è passato alla newco Blutec. L’azienda che si occupa di componentistica per auto è nata nel 2014 all’interno del gruppo Metec.  L’intesa, firmata quattro anni fa tra le parti sociali, il Governo e gli Enti locali, destinava 360 milioni di euro (tra fondi statali e regionali) per la riqualificazione dell’area. La società si impegnò a riassumere 50 operai entro il mese di aprile del 2016 ed altri 200 entro la fine di quell’anno. Ma ad oggi il processo di rinascita della fabbrica e del polo industriale di Termine Imerese non si è realizzato. Nello stabilimento ex Fiat ci sono un centinaio di lavoratori impiegati esclusivamente in piani di formazione.
Nei giorni scorsi si è saputo che la Procura di Termini Imerese ha avviato un’indagine sulla Blutec. L’oggetto dell’inchiesta è la prima tranche del finanziamento di 21 milioni di euro ricevuto da Invitalia (l’agenzia per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa partecipata al 100% dal ministero dell'Economia). I magistrati vogliono capire dove sono finiti i soldi e come sono stati utilizzati dalla Newco.
L’azienda, dopo l’incontro tenutosi al Mise il 4 ottobre scorso, si è impegnata a restituire il finanziamento (in sei rate trimestrali) e, nello stesso tempo, a riproporre un piano industriale alternativo. Insomma dopo sette anni di tira e molla siamo ancora al punto di partenza. Tutto ciò crea forti preoccupazioni tra i lavoratori ed i sindacati. La Fiom, che nel 2015 espresse forte perplessità sul piano di reindustrializzaziont proposto da Blutec, ha chiesto al Governo la ricerca di investitori che siano in grado di realizzare un piano di rioccupazione dei lavoratori.
Stessa preoccupazione ha espresso nei giorni scorsi il Sindaco di Termini Imerese Francesco Giunta: ‘Questa situazione fa piovere sul bagnato l’azienda deve ancora restituire 21 milioni di euro, non è stata in grado con queste somme di produrre qualcosa di concreto ed entro il 31 dicembre di quest’anno avrebbe dovuto assorbire ottocento lavoratori dell’ex Fiat’. Invece non sarà così, ma forse questo era scontato.





giovedì 18 ottobre 2018

Condono fiscale a 5 stelle


Ancora una volta e, nonostante i proclami elettorali dei grillini, con il condono fiscale ‘pentaleghista’ ci si fa beffe dei contribuenti onesti e si premiamo gli evasori ed i furbetti delle cartelle esattoriali

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Luigi Di Maio
Il Cdm ha approvato la manovra finanziaria. Tra i provvedimenti emanati c'è la cosiddetta ‘Pace fiscale’. Si tratta di un vero è proprio condono. Insomma, Luigi Di Maio come Silvio Berlusconi nel 2002.
Il Decreto prevede un’aliquota del 20% per sanare il pregresso di chi ha già presentato la dichiarazione dei redditi. Inoltre, con una comunicazione integrativa è possibile far emergere un altro 30% in più rispetto alle somme già dichiarate. Il limite massimo è di 100.000 euro per ogni imposta e per ogni anno integrato. Teoricamente è possibile risanare 2 milioni di euro pagando solo un quinto (20%) di quanto dovuto. Ed è certo che ad usufruirne non saranno solo i piccoli artigiani ed i commerciarti che a causa della crisi non sono riusciti ad adempiere agli obblighi tributari.
Oltre a ciò è prevista la rottamazione delle ingiunzioni di pagamento fino a mille euro. Saranno cancellati i crediti dovuti all’Erario dal 2000 al 2010. Il condono riguarda milioni di cittadini che per anni si sono fatti beffe delle regole e delle istituzioni ed anche in questo caso non si tratta solo di nullatenenti, ma di veri e propri furbetti delle cartelle esattoriali.
Durante l'ultima campagna elettorale il leader del M5s Luigi Di Maio ha dichiarato più volte la sua contrarietà ad ogni forma di condono. Ma da quando il MoVimento è al governo ha cambiato opinione più volte. Sulla Tav (Treno alta velocità S.p.A.), sulla Tap (Trans-adriatic pipeline), sui migranti, sulla legittima difesa ed ora sul condono. In cambio ha ottenuto poco o nulla. Una limatura sulle pensioni d’oro (quello previsto non è un taglio ma un contributo di solidarietà) ed una riduzione delle indennità sui vitalizi, peraltro già aboliti nella precedente legislatura. Il reddito di cittadinanza si sta prefigurando come un allargamento del Rei introdotto dal governo di Paolo Gentiloni. Se si escludono un miliardo per i Centri per l’impiego ed i 2,9 miliardi già stanziati dal Reddito di inclusione, l’importo aggiuntivo previsto dal Def è di 6 miliardi. Insomma un Rei rafforzato ed allargato a più soggetti, ma, di certo, con risorse non adeguate per ‘abolire la povertà’.
Con questa manovra il governo giallo-verde è sempre più a trazione leghista. Il Carroccio pur avendo conseguito alle elezioni solo il 17% dei consensi sta realizzando il suo programma elettorale: la reintroduzione delle pensioni di anzianità, una mini flat tax, il condono, la legittima difesa e la dissoluzione delle politiche d’integrazione dei migranti (caso Riace). E se l’Unione europea o i mercati finanziari dovessero mettersi di traverso c’è sempre l’opzione B: elezioni anticipate, uscita dall’Euro e secessione, obiettivo quest’ultimo che, è bene ricordarlo, non è mai stato abbandonato dai fan di Albert De Giussan.