di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Il Cdm ha approvato
la manovra finanziaria. Tra i provvedimenti emanati c'è la cosiddetta ‘Pace
fiscale’. Si tratta di un vero è proprio condono. Insomma, Luigi Di Maio come Silvio Berlusconi nel 2002.
Il Decreto prevede un’aliquota del 20% per sanare il
pregresso di chi ha già presentato la dichiarazione dei redditi. Inoltre, con
una comunicazione integrativa è possibile far emergere un altro 30% in più rispetto
alle somme già dichiarate. Il limite massimo è di 100.000 euro per ogni imposta
e per ogni anno integrato. Teoricamente è
possibile risanare 2 milioni di euro pagando solo un quinto (20%) di quanto
dovuto. Ed è certo che ad usufruirne non saranno solo i piccoli artigiani ed
i commerciarti che a causa della crisi non sono riusciti ad adempiere agli
obblighi tributari.
Oltre a ciò è prevista la rottamazione delle ingiunzioni
di pagamento fino a mille euro. Saranno cancellati i crediti dovuti all’Erario
dal 2000 al 2010. Il condono riguarda milioni di cittadini che per anni si sono
fatti beffe delle regole e delle istituzioni ed anche in questo caso non si
tratta solo di nullatenenti, ma di veri e propri furbetti delle cartelle esattoriali.
Durante l'ultima
campagna elettorale il leader del M5s Luigi Di Maio ha dichiarato più volte la
sua contrarietà ad ogni forma di condono. Ma da quando il MoVimento è al governo ha cambiato opinione più volte. Sulla Tav (Treno alta velocità S.p.A.),
sulla Tap (Trans-adriatic pipeline), sui migranti, sulla legittima difesa ed ora
sul condono. In cambio ha ottenuto poco o nulla. Una limatura sulle pensioni
d’oro (quello previsto non è un taglio ma un contributo di solidarietà) ed una
riduzione delle indennità sui vitalizi, peraltro già aboliti nella precedente legislatura. Il reddito di cittadinanza si sta prefigurando come un allargamento del
Rei introdotto dal governo di Paolo Gentiloni. Se si escludono un miliardo per i Centri
per l’impiego ed i 2,9 miliardi già stanziati dal Reddito di inclusione,
l’importo aggiuntivo previsto dal Def è di 6 miliardi. Insomma un Rei
rafforzato ed allargato a più soggetti, ma, di certo, con risorse non adeguate per ‘abolire la povertà’.
Con questa manovra il governo giallo-verde è sempre più
a trazione leghista.
Il Carroccio pur avendo conseguito alle elezioni solo il 17% dei consensi sta
realizzando il suo programma elettorale: la reintroduzione delle pensioni di
anzianità, una mini flat tax, il condono, la legittima difesa e la dissoluzione
delle politiche d’integrazione dei migranti (caso Riace). E se l’Unione europea o i mercati finanziari dovessero mettersi di traverso c’è sempre l’opzione
B: elezioni anticipate, uscita dall’Euro e secessione, obiettivo quest’ultimo
che, è bene ricordarlo, non è mai stato abbandonato dai fan di Albert De Giussan.
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