sabato 15 luglio 2017

Penultima fermata: Baarìa

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Stazione di Santo Stefano di Camastra (Me)
“Ancora una fermata, ma dove siamo?” chiede uno dei passeggeri del treno locale Messina-Palermo, “a Santo Stefano di Camastra” risponde svogliatamente il suo compagno di viaggio. Dopo pochi minuti di sosta la corsa riprende, sono le sei e trenta del mattino ed in tanti sono saliti da almeno un'ora.
La tratta che il convoglio ferroviario sta percorrendo si snoda lungo la costa nord della Sicilia. Alla sua sinistra è un continuo susseguirsi di colline frastagliate da alberi di ulivo o da terreni scoscesi e pieni di arbusti, interrotte di tanto in tanto dalle case dei piccoli paesini e dalle loro stazioni deserte ravvivate solo di primo mattino dalla presenza dei pendolari. Alla sua destra s’infrangono sugli scogli, a pochi metri dai vagoni, le onde del mare, il Tirreno, e dal finestrino è possibile scorgere l’orizzonte, la cui linea è spezzata dalla sagoma di una delle sette isole dell’arcipelago delle Eolie, sarà Alicudi o Filicudi? Chissà, da questa parte della Sicilia è difficile distinguerle, ma del resto cosa importa, a quest’ora del mattino una vale l’altra. Ad est sta albeggiando e ad ovest, dove nel tardo pomeriggio si poggia quotidianamente il Sole con i suoi ultimi raggi, sta tramontando la Luna, ha un colore difficile da definire è una specie di rosso tenue quasi arancione, di certo è uno spettacolo straordinario, ma solo chi è mattiniero come i lavoratori pendolari può godere di questo miracolo della natura.
Siamo a metà del percorso eppure le carrozze sono già piene e non si comprende perché non sia stato predisposto da Trenitalia un numero maggiore di vetture, dalla prossima fermata sarà difficile trovare posto a sedere. I vagoni sono in buone condizioni ma sono di seconda mano, di certo già utilizzati in altre tratte, probabilmente nel nord del Paese. Alcuni di questi treni (es. il Minuetto) sono stati progettati con un numero limitato di posti ed erano destinati, inizialmente, per corse brevi ora invece sono utilizzati per percorsi più lunghi. L’affollamento è inevitabile, ma a chi importa dei lavoratori, degli studenti e di chi non può permettersi o non ha voglia di viaggiare in auto o in pullman? 
I volti che s’incontrano sono quasi sempre gli stessi, dopo un po’ ci si riconosce, qualcuno accenna un saluto, altri sono solo preoccupati di trovare un posto a sedere. Durante il viaggio sono pochi coloro che hanno voglia di chiacchierare, c’è chi tira fuori un tablet o uno smartpfone ed inizia subito a smanettare sul touchscreen per chattare, lavorare o giocare, di certo si estranea da ciò che lo circonda. Se poi qualcuno risponde al cellulare o fa una chiamata vorresti evitare di ascoltare ma come si fa?
Sono quasi le otto, siamo a Bagheria o Baarìa come il titolo del film diretto nel 2009 da Giuseppe Tornatore ed ambientato nella caotica cittadina siciliana che è famosa per i suoi palazzi settecenteschi e per le sue magnifiche ville, oggi purtroppo quasi tutte chiuse o inaccessibili. E’ la penultima fermata prima di arrivare a Palermo e per i pendolari che scendono la giornata inizia solo adesso, anche se per loro sono già trascorse almeno tre ore dal suono della sveglia. Ed è così per ogni giorno lavorativo, per tutto l’anno.
In questi tempi difficili e nonostante i sacrifici ‘aggiuntivi’ che questi lavoratori devono sostenere essi non hanno il diritto a lamentarsi ma al contrario devono tenersi stretto il posto di lavoro perché, nonostante tutto, gli consente di vivere una vita dignitosa. Ed è per questa ragione che in questo inizio d’anno chi ha un’occupazione precaria o è un lavoratore pendolare non può non pensare a chi sta peggio e per il 2014 non può non fare un in bocca al lupo a chi non ha neanche questo.

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