‘I
lavoratori che arrivano in Italia bilanciano in parte il calo delle nascite’, a
sostenerlo è il presidente dell’Inps Tito Boeri nella ‘Relazione Annuale’
presentata stamane a Montecitorio
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Tito Boeri - (foto da lapresse.it) |
‘Chiudere
le porte ci costerebbe 38 miliardi per i prossimi 22 anni’. Si avrebbero, infatti, trentacinque
miliardi in meno di uscite, ma nello stesso tempo settantatre in meno di entrate.
Insomma, gli immigrati non solo non ci rubano il lavoro, ma producono ricchezza e
pagano tasse e contributi indispensabili per mantenere l’attuale sistema di previdenza
sociale. ‘I lavoratori che arrivano in Italia – sottolinea Boeri - sono sempre
più giovani, la quota degli under 25 è passata dal 27,5% del 1996 al 35% del
2015, e pertanto si tratta di 150.000 contribuenti in più l’anno, che
bilanciano in parte il calo delle nascite’.
Barcone di immigrati - (foto da tg24.sky.it) |
Con le ultime riforme la copertura degli
ammortizzatori sociali è aumentata, ma la
strada per garantire una vita dignitosa ai più deboli è ancora lunga. ‘Manca
in Italia – sostiene il presidente dell’Inps – uno strumento universalistico
per chi non ce la fa comunque a trovare lavoro al termine della durata massima
dei sussidi di disoccupazione e, più in generale, per tutti coloro che
finiscono in condizioni di indigenza’.
Nella relazione si evidenzia anche un uso
distorto della Cig. Delle 350mila imprese che hanno usufruito della Cassa
integrazione durante la crisi 2008 – 2016 hanno utilizzato questo strumento per
più di un anno e un quinto di esse per cinque anni. ‘Difficile pensare – rileva
Boeri – che si tratti di problemi temporanei, indubbio che siamo di fronte a un sussidio prolungato che riduce in modo
continuativo il costo del lavoro di alcune imprese. Tutto questo ci dice
che utilizziamo per periodi molto lunghi strumenti concepiti per affrontare crisi
temporanee’.
Infine Boeri, oltre a rivendicare la
gestione virtuosa dell’Istituto: ’Nel 2016 è costata 3.660 milioni di
euro contro i 4.531 del 2012, all’indomani dell’incorporazione di Inpdap ed
Enpals’ e poiché delle
440 prestazioni erogate dall’Istituto solo 150 di natura pensionistica, propone di cambiare nome all’Ente in: ‘Istituto
nazionale della protezione sociale’.
Nessun commento:
Posta un commento