sabato 28 settembre 2019

Altroconsumo: i prezzi dei beni venduti nei supermercati sono più cari al Sud

L’indagine condotta da Altroconsumo smentisce un luogo comune assai diffuso, soprattutto tra i ‘padani’, secondo cui il costo dei beni e dei servizi sarebbe più basso al Sud 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Foto da gdoweek.it
L’indagine pubblicata pochi giorni fa da Altroconsumo smentisce un luogo comune particolarmente diffuso. Secondo molti italiani nel Mezzogiorno il costo della vita sarebbe meno caro rispetto al resto del Paese. Questa ‘credenza’ è una certezza tra i ‘padani’ di fede leghista e non solo. Finora si è affermato che il tenore di vita tra Nord e Sud non sarebbe tanto diverso in quanto il reddito medio pro-capite più basso delle regioni meridionali sarebbe compensato da un più basso costo dei beni e servizi.
Altroconsumo ci dice che non è così, anzi nelle regioni del Sud i prezzi dei beni alimentari sono più alti della media nazionale. La ragione è semplice: la maggior parte dei prodotti che i meridionali trovano sugli scaffali dei supermercati provengono dalle aziende che hanno sede nelle regioni del Nord. La conseguenza economica è che sul prezzo finale oltre al costo di produzione grava anche quello del trasporto. Pertanto, comprare il latte o le merendine in un supermercato di Cosenza è più ‘salato’ che comprarlo nel centro di Milano.
Nel dialetto siciliano si dice: ‘Curnuti e vastuniati’, cioè cornuti e bastonati. È un modo di dire per indicare una persona che non solo è vittima di un atto compiuto a sua insaputa, ma che, nello stesso tempo, è il solo a pagarne le conseguenze. Qui è la stessa cosa. Non solo le opportunità di lavoro nel Mezzogiorno sono inferiori rispetto al Centro-nord, ma anche il costo complessivo dei beni di prima necessità e non solo è mediamente più alto.
I dati della ricerca condotta da Altroconsumo, che ha preso in esame i prodotti di 1.017 negozi di 67 città, rilevando 1,2 milioni di prezzi, sono emblematici. Il Veneto è risultata la regione dove fare la spesa è più conveniente, ad essa segue il Friuli-Venezia Giulia, mentre quelle più care sono la Sicilia (Messina è la città più cara) e la Calabria.
Il Sud è ultimo per numero di occupati, per il livello del reddito medio pro-capite, per la qualità della vita, per lo sviluppo economico, invece è primo per numero di disoccupati, per il calo dei residenti, per il basso il tenore di vita ed ora si apprende anche per il costo dei beni prima necessità.
Piove sul bagnato, ma non è una novità. Adesso, il Governo giallorosso sembra voler adottare per il Mezzogiorno nuove e più incisive misure di politica economica. Il punto allora è: sono solo buone intenzioni o siamo alla vigilia di un vero cambiamento?


giovedì 26 settembre 2019

martedì 24 settembre 2019

Petralia Sottana ricorda Cesare Terranova

'E credo gli venisse, tanta acutezza e tenacia e sicurezza, appunto dal candore, dal mettersi di fronte a un caso candidamente, senza prevenzioni, senza riserve. Aveva gli occhi e lo sguardo di un bambino. E avrà senz'altro avuto i suoi momenti duri, implacabili, quei momenti che gli valsero la condanna a morte, ma saranno stati a misura, appunto, del suo stupore di fronte al delitto, di fronte al male, anche se quotidianamente vi si trovava di fronte', Leonardo Sciascia

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

La locandina della manifestazione di Petralia Sottana
Erano le 8:30 del 25 settembre 1979 quando la Fiat 131 di scorta a Cesare Terranova arrivò sotto la casa del giudice. Quella mattina il magistrato si mise alla guida, mentre accanto a lui sedeva il maresciallo di Pubblica Sicurezza Lenin Mancuso, addetto alla sua protezione dal 1963. Imboccata una strada secondaria l'auto dovette fermarsi perchè c'era un'interruzione per lavori in corso, ma era un'imboscata, da un angolo sbucarono i killer che iniziarono a sparare. I tentativi del giudice di fare retromarcia e del maresciallo di impugnare la sua pistola d'ordinanza furono inutili. Cesare Terranova morì subito, mentre Lenin Mancuso spirò alcune ore dopo in ospedale.
Secondo Francesco Di Carlo, esponente del mandamento di San Giuseppe Jato, gli esecutori materiali furono Giuseppe Giacomo Gambino e Vincenzo Puccio ed il mandante Luciano Liggio.  
Cesare Terranova, 25 settembre 1979 - (foto da wikipedia.org)
A quarant'anni da quel tragico giorno, l'amministrazione comunale di Petralia Sottana ed i familiari del magistrato hanno voluto dare rilievo alla ricorrenza con una serie di eventi che si svolgeranno nella cittadina madonita. La giornata inizierà alle ore dieci presso l'Istituto comprensivo che si trova in piazza Nino Tedesco, dove, davanti al cippo che ricorda il giudice, sarà deposta una corona di fiori. Successivamente due nipoti di Cesare Terranova incontreranno gli alunni del locale liceo delle Scienze umane 'Pietro Domina'. Ai ragazzi sarà presentato un progetto che prevede un concorso sulla figura del giudice assassinato dalla mafia. La manifestazione proseguirà presso Palazzo Pucci, sede del parco delle Madonie, dove alle ore sedici sarà inaugurata una mostra fotografica e documentale sulla vita del magistrato petralese. All'iniziativa interverranno, oltre al sindaco di Petralia Sottana, Leonardo Neglia, numerose personalità istituzionali.
Tra queste il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra ed il presidente della Commissione d'inchiesta e vigilanza sul fenomeno mafioso dell'Ars Claudio Fava. Interverranno anche il procuratore di Termini Imerese, Ambrogio Cartosio, l'ex presidente del Tribunale di Palermo Leonardo Guarnotta e l'ex procuratore aggiunto Leonardo Agueci. Saranno presenti, inoltre, il magistrato Roberto Tartaglia, il dirigente dell'anticrimine Giovanni Pampillonia ed il presidente del centro studi 'Pio La Torre', Vito Lo Monaco.





sabato 21 settembre 2019

13 milioni di buonuscita all’ad di Atlantia, Castellucci

Occorrono 722 anni ad un dipendente di Autostrade per l’Italia per percepire la stessa cifra corrisposta a titolo di buonuscita al dimissionario amministratore delegato Giovanni Castellucci

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)


Il ponte Morandi prima del crollo - (da lavoripubblici.it)
L’amministratore delegato di Atlantia, società di proprietà dei Benetton, che con le sue ‘negligenze’ non ha saputo impedire la tragedia del ponte Morandi viene premiato con una buonuscita di 13 milioni di euro e con la totale copertura legale.
È paradossale, ma questo fatto non sorprende, il sistema capitalistico funziona così. Il principale compito dei dirigenti dei grandi gruppi è quello di fare utili. Se poi la loro realizzazione comporta la produzione di un bene o la prestazione di un servizio inadeguato non importa, quello che conta è il dividendo e l’aumento del patrimonio della società. Nel 2017 Autostrade per l’Italia e Atlantia hanno realizzato, rispettivamente, utili pari a 998 milioni di euro ed a 1,1 miliardi di euro.
Giovanni Castellucci è uno dei più importanti dirigenti d’azienda del nostro Paese. Nel 2008 è stato inserito tra i primi dieci manager meglio pagati con uno stipendio lordo di 5.853 milioni. Un compenso 325 volte lo stipendio di 1.500 euro percepito da un suo dipendente. La carriera del manager di Senigallia inizia nel 1985 in una piccola azienda di ingegneria, per passare, tre anni dopo, alla Boston Consulting Group, una importante multinazionale americana di consulenza. Il grande salto avviene nel 2000, quando viene nominato amministratore delegato del gruppo Barilla. L’anno dopo la famiglia Benetton lo chiama a ricoprire la carica di direttore generale di Autostrade per l’Italia S.p.a. e dal 2005 quello di amministratore delegato. Nel 2006 assume quel ruolo anche in Atlantia, azienda che detiene il 100% di Autostrade per l’Italia.
Il 17 settembre scorso il cda della società ha accettato le sue dimissioni. Il ‘gesto’ di Castellucci è stato premiato con una buonuscita di 13 milioni di euro. Ad un dipendente, che percepisce 1.500 euro al mese, occorrono circa 722 anni di lavoro per guadagnare la stessa cifra. Un assegno d’oro che gratifica una gestione proficua per i proprietari delle due aziende, ma che con le sue ‘inefficienze’ non ha saputo impedire la tragedia del ponte Morandi.
La concessione della gestione delle autostrade ai privati rende profitti enormi, ma questo non deve avvenire a scapito della sicurezza sulle nostre strade. Un ritorno alla gestione pubblica non è un’ipotesi da scartare, purché il modello non sia quello di Alitalia, ma delle aziende pubbliche efficienti come Fs, Eni, Enel e Poste italiane.

Fonte money.it

lunedì 16 settembre 2019

Silvia Romano libera

Amo piangere commuovendomi per emozioni forti, sia belle sia brutte, ma soprattutto amo reagire alle avversità. Amo stringere i denti ed essere una testa più dura della durezza della vita. Amo con profonda gratitudine l’aver avuto l’opportunità di vivere’, Silvia Romano

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Silvia Romano - (foto da agi.it)
Nella notte tra il 20 ed il 21 novembre 2018 è stata rapita una giovane cooperante italiana: Silvia Romano. La volontaria milanese, in missione per una Ong di Fano, stava operando a Chakama, un villaggio nel sud del Kenya. Secondo quanto hanno riferito i testimoni gli uomini che hanno effettuato il sequestro erano armati e parlavano tra di loro in somalo. Nell’attacco sono rimaste ferite cinque persone, tra cui due bambini di 10 e 12 anni. Da quel giorno non si hanno più notizie certe sulla sua sorte. Le indagini non hanno portato a nulla di concreto, ancora oggi non si sa se si tratta di criminalità organizzata, di delinquenti improvvisati o di una cellula di terroristi.
Silvia Romano è una giovane donna che ha messo la sua vita a disposizione di chi ha bisogno. Lo ha fatto senza se e senza ma. Ha donato il suo sorriso ed il suo amore a chi non ha nulla. Ha un candore ed una dolcezza che i suoi sequestratori non possono comprendere. Ha un’umanità che in tanti, in troppi hanno perso per rincorrere il superfluo o un benessere effimero e provvisorio.
Pochi giorni fa Silvia ha compiuto 24 anni. Per la prima volta nella sua vita non ha potuto festeggiarlo con i suoi cari. Ecco il pensiero del padre, Enzo Romano, postato su Facebook il giorno del suo compleanno: Oggi compi 24 anni. È il secondo compleanno che vivi laggiù in Africa. L'anno scorso festeggiavi con i tuoi amati bambini: quella torta con le scintille, piena di gioia e sorrisi "bianchi più che mai" intorno a te, e tu sorridente e felice di essere là. Questo compleanno è diverso. Ma posso regalarti DOLCI PENSIERI, trasmetterti forza ed energia dal profondo di un cuore che soffre, ma che non ha mai smesso di CREDERE che tornerai tra le nostre braccia. Sei una GRANDE!️ PapàTuo’, Enzo Romano. 


lunedì 9 settembre 2019

Roberto Saviano: ‘In questo nuovo governo manca un’idea sul Sud’

Il taglio della spesa pubblica e degli investimenti attuato dai governi negli ultimi decenni sta impoverendo il Sud, il nuovo Esecutivo giallorosso saprà invertire questa tendenza?

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

I ministri del nuovo governo Conte - (foto da repubblica.it)
Tutti i dati statistici segnalano un crescente divario economico e sociale tra il Centro-Nord ed il Sud Italia. La Questione meridionale non è più una priorità. Le differenze di reddito, di opportunità di lavoro, di servizi pubblici efficienti e di qualità della vita non solo non sono state colmate, ma, anzi, esse tendono ad incrementarsi. Nel Mezzogiorno mancano quasi tre milioni di posti di lavoro rispetto al Centro-Nord, a sostenerlo è lo Svimez nelle anticipazioni al suo Rapporto 2019. Ed ancora, nel 2018 sono stati ‘investiti in opere pubbliche nel Mezzogiorno 102 euro pro-capite rispetto ai 278 del Centro-Nord, nel 1970 erano rispettivamente 677 e 452 euro pro-capite’. Tra il 2002 ed il 2017 nel Sud c’è stato un notevole calo demografico. I residenti sono diminuiti di 852 mila unità. Nel solo 2017 il saldo tra arrivi e partenze è negativo per circa 70 mila unità.
Gli occupati, secondo i dati Istat, nel Mezzogiorno sono -258 mila (-3,9%) rispetto al livello precrisi (2008), mentre al Nord si contano 205 mila occupati in più. Il reddito medio pro-capite al Nord (32.889) è quasi il doppio di quello del Sud (17.984). Le famiglie che vivono in una condizione di povertà assoluta nel Mezzogiorno sono il 10,3%, più del doppio rispetto al Nord dove sono circa il 5%.
Il divario è strutturale, ma la situazione si è aggravata negli ultimi tre decenni. Le politiche adottate per realizzare il federalismo fiscale hanno accresciuto le distanze, che potrebbero diventare incolmabili con la cosiddetta autonomia differenziata richiesta dai governatori leghisti della Lombardia e del Veneto.
Il nuovo Governo, Conte bis, si accinge ad ottenere la fiducia dal Parlamento, ma nel programma presentato alla Camera dei deputati non c’è nulla di concreto che faccia supporre un cambiamento delle politiche economiche fin qui adottate.
I primi atti del nuovo Esecutivo riguarderanno la sterilizzazione dell’Iva, il taglio del cuneo fiscale sui salari, una maggiore attenzione per l’ambiente, ma per il Sud ci sono solo annunci e buone intenzioni, nulla di più. Eppure, una nuova stagione potrebbe essere avviata. Le condizioni politiche se si vuole ci sono. 
Del resto, il Prodotto interno lordo tornerà a crescere in modo adeguato solo se la crescita economica coinvolgerà tutto il Paese. Questo potrà avvenire solo incrementando gli investimenti pubblici nelle regioni più povere e non accrescendo quelli delle regioni più ricche, che di nuove risorse non hanno bisogno.
Il nuovo Governo giallorosso saprà invertire un andamento che sembra irreversibile? I dubbi sono tanti e sono più che legittimi.



sabato 7 settembre 2019

Tesori di Sicilia: Torremuzza

di Erina Barbera, Tramonto di settembre 


Chistu è u culuri du suli, u sapuri du mari
russo, giallo, arancioni, comu a terra di Sicilia
salatu come un limuni amaru, ruci come u zuccuru ri ficu
l'acqua va e veni, lenta, pirenni, inutili
comu tutti i siri, comu tutti i iorna
è u tramontu ri turrimuzzara, è u tramontu ri siciliani
 ed è subbitu sira, ed è subbitu dumani

giovedì 5 settembre 2019

La piattaforma Rousseau non è uno strumento di democrazia diretta

La democrazia diretta è una forma di Democrazia assai complessa, di certo non può essere considerato come tale lo strumento decisionale utilizzato dai grillini sulla loro piattaforma digitale

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)


Foto da gazzettafilosofica.net
Il termine ‘Democrazia’ deriva dal greco antico dèmos e kratòs ossia ‘governo del popolo’, ed è in contrapposizione ad 'Aristocrazia', che ha origine da àristos e kratòs cioè ‘governo di pochi o dei migliori’. Oggi essa è una delle forme di Stato più diffuse al mondo. La sua prima applicazione risale all’antica Grecia, ma la sua affermazione in epoca moderna inizia con la concessione della Magna Carta del 1215 e, successivamente, con la Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America del 1776 e con la Rivoluzione francese del 1789. Il passaggio dallo Stato assoluto a quello costituzionale e poi alle democrazie liberali avviene lentamente. Con la rivoluzione industriale la borghesia diventa la classe sociale di riferimento. I proprietari dei mezzi di produzione non potevano restare a lungo senza acquisire anche il potere politico. La Democrazia come la conosciamo oggi nasce da questa esigenza: l’accesso al potere da parte del ceto sociale che già aveva la supremazia economica e patrimoniale. Il diritto di voto inizialmente era limitato a pochi, solo dopo la Seconda guerra mondiale esso è stato esteso a tutti, cioè senza distinzione di condizioni economiche e di genere. In Italia le donne hanno acquisito questo diritto solo nel 1946.
La forma di Stato prevista dalla nostra Costituzione è quella della democrazia rappresentativa. Con questo sistema gli elettori delegano per un certo periodo di tempo il potere di legiferare e di governare ai loro rappresentanti. Anche il presidente della Repubblica è eletto da un’assembla costituita dai parlamentari e dai delegati delle Regioni. Gli strumenti di democrazia diretta previsti dalla nostra Carta sono pochi. Il referendum abrogativo sancito dall’articolo 75, quello confermativo sulle riforme costituzionali stabilito dall’articolo 138, la petizione popolate regolata dall’articolo 50 e l’iniziativa legislativa prevista dall’articolo 71. In questi casi ad essere chiamati a decidere sono i cittadini che godono del diritto di voto.
La procedura adottata dalla piattaforma Rousseau, invece, non può essere considerata come ‘democrazia diretta’ per il semplice fatto che gli elettori sono oltre 50 milioni (dati 2019), mentre i grillini iscritti al Blog sono circa 100 mila, cioè lo 0,20% degli italiani che hanno il diritto al voto.
La pretesa che a decidere per ‘tutti’ siano poche decine di migliaia di sostenitori del M5s è inaccettabile. Quella posta in essere dal Movimento è, piuttosto, un’oligarchia di elettori. Ed è certo che fino a quando gli strumenti informatici non saranno utilizzati consapevolmente da tutti gli elettori e non saranno sottoposti ad un rigido controllo pubblico, la democrazia diretta proposta dai grillini rimarrà solo uno strumento di propaganda politica.