Sono trascorsi
trentacinque anni dal 2 agosto del 1980 quando un ordigno fu fatto esplodere
dai fascisti del Nar nella sala d’aspetto della stazione di Bologna ed oggi gli
esecutori materiali della strage sono liberi, mentre non si sa nulla dei mandanti
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Valerio Fioravanti e Francesca Mambro - (foto Wikipedia) |
Erano
le dieci e venticinque minuti del 2 agosto 1980 quando una bomba ad alto potenziale esplose all’interno della sala di attesa di seconda classe della stazione
ferroviaria di Bologna affollata di turisti in partenza o di ritorno dalle
vacanze. L’ordigno, composto da 23 kg di esplosivo, una miscela di tritolo e
T4, potenziato da 18 kg di nitroglicerina ad uso civile, era contenuto in una
valigia con un congegno a tempo. L’esplosione causò il crollo dell’ala
ovest dell’edificio, investì il treno Ancona – Chiasso in sosta sul primo
binario, fece crollare 30 metri di pensilina e distrusse il parcheggio dei taxi antistante alla
stazione.
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Luigi Ciavardini - (foto wikipedia) |
Trentacinque
anni dopo gli esecutori materiali della strage i fascisti Francesca Mambro
e Giusva Fioravanti sono liberi, mentre Luigi Ciavardini è in semilibertà nonostante la sentenza di condanna a trent’anni di carcere emessa dal tribunale di Bologna il 23 novembre 1995. Non si
conoscono invece i mandanti, sempreché essi ci siano.
Il
processo iniziato il 19 gennaio del 1987 ha dimostrato che fu un atto terroristico compiuto da esponenti della Destra eversiva dei Nar, i Nuclei armati rivoluzionari, che a Milano e Roma seminarono morti e
feriti durante gli anni Settanta. L'attentato, che ha causato 85 morti e 200 feriti, rientrava nella cosiddetta 'Strategia della tensione' iniziata il 12 dicembre del 1969 con
la bomba di piazza Fontana a Milano. Quelli furono gli anni dei Servizi segreti
deviati, di Gladio, dei depistaggi, delle stragi compiute dai terroristi di estrema
Destra spesso utilizzati come pedine da poteri occulti come la P2 e che avevano un solo scopo: impedire al Partito Comunista Italiano di accedere al governo
del Paese.
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