mercoledì 24 maggio 2023

La ricchezza è concentrata nelle mani di pochi

I dati pubblicati dal Mef sui redditi del 2021 confermano che la ricchezza è concentrata nelle mani di pochi

di Giovanni Pulvino

Foto da Bluerating.com

Secondo i dati diffusi dal ministero dell’Economia e delle Finanze in Italia nel 2021 il reddito imponibile pro-capite è stato di 20.745 euro. In aumento di 949 euro rispetto al 2020. Il Comune più ricco è stato Lajatico (Pi) con un reddito medio di 52.378 euro, seguono Basiglio (Mi) e Bogogno (No).

I capoluoghi con i redditi medi più alti sono stati quelli di Milano (33.703), Monza (29.597) e Bergamo (29.090), dove, rispetto al 2020, si sono registrati incrementi rispettivamente di 1.926, 1.332 e 1.848 euro.

La ricchezza è concentrata nelle mani di pochi.

Il 5% degli italiani guadagna più di 55mila euro annui, mentre il 43% meno di 15mila euro, con una diminuzione dell’1% rispetto al 2020.

Niente di nuovo. È così da oltre trent’anni. La precarizzazione del lavoro con la cosiddetta politica dei redditi ha incrementato le diseguaglianze ed accresciuto il numero di lavoratori che vive in condizioni di povertà relativa o assoluta.

I ricchi sono sempre più ricchi ed i poveri crescono di numero. 

Non solo, i nostri giovani spesso fanno fatica a trovare un'occupazione stabile e sono costretti ad emigrare.

Tra il 2012 e il 2021, secondo Eurostat, la differenza tra rimpatri ed espatri di giovani laureati (fascia di età 25-34 anni) è stata pari a -79.162 unità. Inoltre, nel nostro Paese c’è un’alta percentuale di Neet, giovani non attivi in istruzione, lavoro o formazione. Nel 2022 erano il 19%, un dato superiore alla media europea.  

Il divario territoriale anziché diminuire cresce. 

Il calo demografico e la mancanza di opportunità di lavoro stanno spopolando intere aree del Mezzogiorno, in particolare quelle interne ed i piccoli centri. Il processo di privatizzazione dei servizi pubblici ha ridotto le opportunità di lavoro per i giovani diplomati e laureati che in gran parte sono costretti ad emigrare nelle città del Nord o all’estero.

Tutto in attesa della riforma sull’Autonomia differenziata.

Fonti: Mef e Eurostat

domenica 14 maggio 2023

I libri di testo ed il paradosso dei tetti di spesa

I 'politici' non adeguano i limiti di spesa, le case editrici aumentano i prezzi dei libri a causa dell’inflazione ed i professori sono costretti a depennare. Se non fosse tutto vero ci sarebbe da ridere

di Giovanni Pulvino

Libri scolastici

In questi giorni i docenti delle scuole italiane sono chiamati a predisporre l’elenco dei libri di testo per il prossimo anno scolastico. Una delle tante incombenze burocratiche e non a cui sono chiamati gli insegnanti. Quest’anno essa presenta difficoltà insuperabili.

I tetti di spesa previsti dalla normativa sono fermi da oltre un decennio. Il D.M. 43 del 2012, distinguendo per anno ed indirizzo scolastico, prevede limiti precisi. Quest’anno tutti i libri hanno subito un notevole incremento di prezzo. Negli ultimi dieci anni l’inflazione è stata mediamente del 2%. Negi ultimi dodici mesi del 10%. Dal 2012 ad oggi il prezzo dei libri è cresciuto di almeno il trenta per cento, ma i limiti previsti dalla normativa sono rimasti invariati.

Non solo. Se i nuovi libri sono tutti nel formato cartaceo e digitale, i suddetti limiti devono essere ridotti del 10%. Se sono in versione digitale la riduzione deve essere del 30%. Finora le scuole hanno risolto il problema utilizzando l'incremento del 10% che è consentito dalla stessa normativa, ma solo previa delibera motivata del Collegio dei docenti e del Consiglio di istituto.

Prima si impone un limite, poi si consente di sforarlo. E' un paradosso, ma tanto è. Ora, con l'adozione di testi digitali rientrare nel tetto di spesa è diventato impossibile. Gli insegnanti sono costretti a depennare alcuni libri, che, secondo la disposizione, non possono essere indicati neanche come consigliati. Vanno cancellati.

A settembre i ragazzi e le famiglie negli elenchi predisposti dalle scuole potrebbero non trovare il libro di Storia, di Italiano, di Geografia,  ect..

Non è una battuta o una invenzione dei docenti, è proprio così.

Facciamo finta di mantenere bassi i tetti di spesa dei testi scolastici, mentre in realtà priviamo gli studenti di strumenti fondamentali per la loro formazione o costringiamo le famiglie a comprare libri non adottati. Ovviamente potranno farlo solo coloro che hanno una condizione reddituale adeguata. Gli altri dovranno accontentarsi delle dispense o degli appunti che i professori dovranno predisporre e somministrare ai loro alunni.

I libri diventano così uno strumento per accrescere le diseguaglianze.

La soluzione a questo paradosso non sta nell’aumentare i tetti di spesa, anche se andrebbero adeguati all’inflazione, ma nell’incrementare i fondi per i buoni libro. Stanziamo miliardi ed ora sembra pure quelli del PNRR per acquistare armi, ma non abbiamo risorse per comprare i testi scolastici a chi non può permetterseli.

Ancora una volta la 'politica' scarica sulla scuola un problema che non sa risolvere. Anzi, in questo caso non l’ho affronta proprio.

venerdì 12 maggio 2023

Clemente, ricco a sua insaputa

Quello che sei o sarai non dipende dalle capacità individuali, ma dal paese dove sei nato o di chi sei figlio

di Giovanni Pulvino

Foto da oxfamitalia.it

La rivista Forbes ha pubblicato l’elenco dei giovani più ricchi al mondo. Al vertice di questa classifica c’è un italiano. Si chiama Clemente Del Vecchio, uno dei sei figli di Leonardo Del Vecchio fondatore di EssilorLuxottica la più grande azienda di occhiali al mondo.

Il giovane Clemente ha ereditato dal padre il 12,5% della holding lussemburghese Delfin. Il resto è andato alla mamma ed ai suoi fratelli. Inoltre, possiede pacchetti azionari dell’assicurazione Generali, delle banche Mediobanca ed UniCredit e dell’immobiliare Covivio.

Dal 2022 è il miliardario più giovane al mondo.

Com'è consuetudine di tante piccole e grandi imprese italiane anche la EssilorLuxottica ha la sua sede in un paradiso fiscale. Lo scopo dei proprietari di queste aziende è quello di non pagare le tasse nel Paese che li ha fatti arricchire.

Clemente come tanti altri ‘rampolli’ di famiglia è un privilegiato. È titolare di un patrimonio su cui non ha alcun merito, se non quello di essere figlio di un miliardario. In un certo senso è ricco a sua insaputa o per volontà del 'destino'.

Quello che sei o sarai non dipende dalle capacità individuali, ma dal paese dove sei nato o di chi sei figlio. 

Se tuo padre è un milionario vivrai da nababbo, mentre se è un lavoratore o un precario dovrai fare enormi sacrifici per garantirti una vita dignitosa. Ed è certo che il secondo farà fatica ad arrivare a fine mese, s'intende per tutti i mesi della sua vita, mentre l’altro non avrà bisogno di studiare o lavorare e non saprà neanche come spendere tutti i suoi soldi. 

Se poi vieni al mondo in un paese povero farai la fame o sarai un emigrante e rischierai di morire annegato nel Mediterraneo o chissà in quale altro modo e a nessuno importerà chi sei e del come e del perché questo sia potuto accadere.

Non si nasce uguali, non si hanno le stesse opportunità, non si parte dalle stesse condizioni economiche e sociali. La meritocrazia del sistema capitalistico è a corrente alternata, vale per alcuni, è inutile per altri.

Nella società omologata al libero mercato il principio della giustizia sociale può apparire come un ideale vecchio, ma nella quotidianità di tanti è ancora un valido motivo per cui lottare ed impegnarsi.

Fonte forbes.it

lunedì 1 maggio 2023

Prima il lavoro, poi il profitto

'Finché l'uomo sfrutterà l'uomo, finché l'umanità sarà divisa in padroni e servi, non ci sarà né normalità né pace. La ragione di tutto il male del nostro tempo è qui', Pier Paolo Pasolini

di Giovanni Pulvino

Concerto del Primo Maggio 2023

Nel giorno dedicato ai lavoratori, il Governo rafforza i voucher ed i contratti a termine. Questo comporterà più lavoro precario e più profitto per le imprese. Il tutto in un Paese dove ci sono 5,6 milioni di poveri assoluti e 10 milioni di individui che vivono in povertà relativa e dove i salari non crescono dal 1990 e l’inflazione supera il 7%.

Il decreto approvato dal Cdm dovrebbe chiamarsi decreto precarietà e povertà e non decreto lavoro. Il Governo punta a incentivare i contratti a termine estendendo l’utilizzo dei voucher, la forma più becera di precarietà. Come si può costruire un futuro con un contratto che dura tre mesi?’, ha dichiarato Elly Schlein segretaria del Pd.

Anche chi lavora è povero. È tempo di ripensare al modello produttivo fondato sui contratti a termine e sui salari bassi. La redistribuzione della ricchezza deve avvenire in modo equo. E’ il tempo di tornare al cambiamento.

È indispensabile mettere al centro del processo produttivo il lavoro ed i lavoratori così come fece negli anni Sessanta Andriano Olivetti. Ecco cosa affermava: ‘Il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità, o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia da qualche parte, solo allora diventa un proposito, cioè qualcosa di infinitamente grande’. Nella sua ‘idea’ di impresa c’erano i lavoratori con le loro famiglie. Sicurezza, cultura e creatività erano punti essenziali dell’organizzazione produttiva. ‘La fabbrica - sosteneva l’imprenditore di Ivrea - non può guardare solo all'indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia. Io penso la fabbrica per l'uomo, non l'uomo per la fabbrica, giusto? Occorre superare le divisioni fra capitale e lavoro, industria e agricoltura, produzione e cultura. A volte, quando lavoro fino a tardi vedo le luci degli operai che fanno il doppio turno, degli impiegati, degli ingegneri, e mi viene voglia di andare a porgere un saluto pieno di riconoscenza’.

Fonte fondazionenenni.blog