Povertà e disuguaglianza non sono inevitabili. Sono il risultato di precise scelte politiche
Foto da unicef.it |
Entro il 2030 sessantanove
milioni di bambini con meno di 5 anni rischieranno di morire, a denunciarlo è
l’Unicef. I più poveri hanno il doppio delle possibilità di perdere la vita rispetto a quelli più ricchi e 750 milioni di donne si sposeranno da bambine.
Un neonato in Sierra Leone ha una probabilità di morire 30 volte superiore a
quella di uno nato nel Regno Unito. Nell’Africa Sub Sahariana due bambini su
tre vivono in condizioni di povertà estrema.
Siamo nel 2022
e le disuguaglianze anziché diminuire crescono. Cosa stiamo sbagliando? Dove abbiamo sbagliato?
'Investire sui più
svantaggiati può dare benefici nell'immediato e nel lungo periodo'. Tutti
dovrebbero poter accedere ‘all’acqua, al cibo, all’istruzione, all’assistenza
sanitaria’.
Eppure, non è così. Il
sistema economico capitalista ha fallito. Il principio secondo cui le economie
ricche avrebbero dovuto trainare quelle povere per ‘emulazione’ si è dimostrato
inadeguato. Le distanze tra ricchi e poveri aumentano. Il sistema crea
privilegi ed ingiustizie. Non concede a tutti le stesse opportunità.
Nondimeno, una distribuzione equa delle risorse, l’eliminazione dello sfruttamento minorile e non solo, la riduzione dell’orario di lavoro e del precariato e non ultima la lotta ai cambiamenti climatici che stanno provocando desertificazione ambientale e povertà, sono possibili. Se si vuole si può. Ma si vuole?
La diseguaglianza non è permanente o insormontabile, basta volerlo ed agire.
Fonte oxfamitalia.org e unicef.it
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