Ridurre l’orario di lavoro si può fare. È solo una questione di tempo, ma questo sarà
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Foto da ideologiasocialista.it |
In quella legislatura l’Italia
entrò nell’Euro, risanò i conti pubblici e diede avvio ad una fase di crescita
economica, ma, quella Maggioranza, non ebbe la forza per imporre una riforma del
mercato del lavoro così dirimente.
Eppure,
la riduzione dell’orario di lavoro era ed è inevitabile.
Negli
ultimi cinque anni in Islanda è stata fatta una sperimentazione. I risultati
sono stati entusiasmanti. I lavoratori del settore pubblico hanno potuto
operare con orari più brevi senza subire la riduzione dello stipendio. L’esperimento
ha evidenziato anche un aumento della produttività ed i dipendenti si sono
sentiti meno stressati nello svolgere la loro mansione.
Lavorare meno per lavorare tutti era uno slogan della Sinistra extraparlamentare degli anni Settanta. Ridurre l’orario di lavoro oggi si può fare. I vantaggi sarebbero tanti. Si limiterebbe la disoccupazione. Le aziende avrebbero lavoratori più motivati, la produttività aumenterebbe. L’incremento delle ore da dedicare al tempo libero darebbe impulso alle imprese del settore. La conseguente redistribuzione della ricchezza favorirebbe la crescita economica. Le disuguaglianze ed i privilegi si ridurrebbero.
Ed è un’esigenza del sistema economico capitalista. La concentrazione della ricchezza provoca crisi e
conflitti sociali. ‘L’1% più ricco deteneva a metà del 2019
più del doppio della ricchezza netta posseduta da 6,9 miliardi di persone’.
Questo è quanto si legge nel rapporto Time to care pubblicato poche settimane da
Oxfam Italia. Jeff Bezos proprietario di Amazon ha un patrimonio di 177
miliardi di dollari. Certo, questa ricchezza è frutto della sue capacità
imprenditoriali, ma è dovuta anche e soprattutto al lavoro di decine di
migliaia di lavoratori. Il punto è che i profitti prodotti dalla multinazionale
americana non sono redistribuiti in modo equo tra dipendenti e proprietà.
L’accumulazione del capitale provoca, inevitabilmente, disuguaglianze e
privilegi. È sempre stato così.
Per
limitarli occorrono provvedimenti dirimenti. Aumentare le tasse, oggi i colossi
del web non pagano quasi nulla, incrementare gli stipendi dei dipendenti e ridurre l’orario di
lavoro. Negli ultimi trent’anni è avvenuto l’esatto contrario. Sono cresciuti i
profitti e le disuguaglianze, il lavoro è sempre più precario e mal pagato, le
tasse sono state abbassate per i ceti benestanti.
Presto
sarà necessario redistribuire la ricchezza ed il modo più semplice sarà quello di ridurre l’orario di lavoro e, nello stesso tempo, aumentare il salario. È solo
una questione di tempo, ma questo sarà.
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