venerdì 23 febbraio 2024

La vita è breve e le parole non servono

Lasciano mogli, figli, genitori, parenti, amici o semplici conoscenti. A chi rimane non resta che lo sgomento per una scomparsa ingiusta ed inaspettata, per un lavoro che non ha dato la vita, ma morte e dolore

di Giovanni Pulvino

Lavorava, ma non aveva il permesso di soggiorno. Era questa la posizione giuridica di uno degli operai che ha trovato la morte nel cantiere Esselunga di Firenze. Ecco i loro nomi.

Mohamed Toukabri, 54 anni tunisino. Taoufik Haidar 43 anni, moglie e 2 figli, Mohamed el Farhane, 24 anni e Bouzekry Rahimi di 56 anni marocchini. Tra le vittime anche un operaio italiano, Luigi Coclite, 60 anni di Teramo, residente in provincia di Livorno.

Ieri un altro lavoratore di 52 anni è morto nello stabilimento Stellantis di Pratola Serra (Avellino). Domenico Fatigati, dipendente di una ditta esterna, è rimasto schiacciato da un macchinario.

Nel 2024 le vittime sono già 148. Il numero cresce continuamente. È una ‘mattanza’ che nessuna legge riesce a fermare. Le regole ci sono e sono stringenti, ma spesso vengono violate, perché? Di certo nessun datore di lavoro vuole vedere la morte di un suo operaio; eppure, questo avviene ogni giorno. Allora perché? La motivazione è soltanto una: per tante imprese la priorità è il profitto anche a scapito dell’incolumità dei lavoratori. È la logica del  guadagno a tutti i costi. È il principio fondamentale del capitalismo. 

Vincere una gara pubblica o aggiudicarsene una da un privato per poi dare i lavori in subappalto è una prassi comune a molte imprese di grandi dimensioni, spesso multinazionali.

Il guadagno non è determinato dalla realizzazione dell'opera ma dall’aggiudicazione dell’appalto. I lavori vengono delegati ad imprese di piccole dimensioni che spesso sono costrette a ridurre i costi sulle materie prime, sulla manodopera e sulla sicurezza. I primi incassano i profitti, i secondi finiscono davanti ai giudici ed i dipendenti ci rimettono il lavoro e spesso la vita.

È un’emergenza nazionale, dicono, ma tra qualche giorno tutto tornerà nella ‘normalità’, almeno fino alla prossima strage. Le morti quotidiane, si sa, non fanno notizia. Come l’operaio cinquantenne morto ieri a Campofelice di Roccella in provincia di Palermo, travolto dal muro di una casa in costruzione.

La vita è breve e le parole non servono. Lasciano mogli, figli, genitori, parenti, amici o semplici conoscenti. A chi rimane non resta che lo sgomento per una scomparsa ingiusta ed inaspettata, per un lavoro che non ha dato una vita dignitosa, ma morte e dolore. 

Domani, quando un altro lavoratore o lavoratrice non tornerà a casa ripeteremo le stesse parole e scriveremo le stesse frasi. No, non è accettabile, ma quando finirà tutto questo?

sabato 17 febbraio 2024

Aria di regime

‘Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione…’, articolo 21 della Costituzione

di Giovanni Pulvino

Ghali Foh, Sanremo 2024.

A Gaza è in corso una carneficina. I morti sono quasi 30mila, il 70% dei quali sono donne e bambini. Hamas l’8 ottobre scorso, assassinando e rapendo centinaia di israeliani, ha commesso un crimine efferato, ma le vittime palestinesi non sono terroristi e non possono essere trattate come tali.

L’ipocrisia dei nostri politici, opinionisti e giornalisti è incomprensibile. La vita è una e nessuno può toglierla, per nessun motivo.

Le censure ai cantanti che si sono esibiti a Sanremo sono un segnale preoccupante sullo stato della libertà di espressione sancita dall’articolo 21 della Costituzione.

L’imbarazzo di Mara Venier nell’ascoltare le parole di Ghali Foh e Dargen D’Amico, il primo sul ‘genocidio’ dei palestinesi ed il secondo sul trattamento dei migranti, sono un segnale preoccupante di quanto sta accadendo in Rai. La successiva lettura e condivisone della stessa presentatrice del comunicato dell’Amministratore Delegato Roberto Sergio, rappresentano un atto di servilismo e sudditanza incomprensibile.

C’è aria di regime.

Denunciare i crimini di guerra, in qualunque parte del mondo essi siano stati perpetrati, e chiedere la pace non possono essere oggetto di censura, mai.

Non solo.

Se manifesti per la pace rischi di essere manganellato dalle forze dell’ordine, se invece marci facendo il saluto fascista sei scortato e tutelato. Per il Giorno del Ricordo la Presidente del Consiglio è intervenuta alla cerimonia con commozione e trasporto. Per celebrare la Liberazione invece ha accampato improcrastinabili impegni.

È un momento buio della nostra storia, specie se la confrontiamo con la tanto vituperata Prima Repubblica, quando Enrico Berlinguer dichiarò: ‘Sono ostile all’antisemitismo come a qualsiasi altra forma di odio razziale: compreso quello di cui appaiono pervasi gli attuali governanti di Israele’. Parole oggi attualissime come quelle del luglio 2006 di Giulio Andreotti che in uno dei suoi interventi sul Medio Oriente e sulle condizioni di vita dei palestinesi disse: ‘Se ognuno di noi fosse nato in un campo di concentramento e da cinquant’anni fosse lì e non avesse alcuna prospettiva da poter dare ai propri figli sarebbe un terrorista’.

Come dargli torto.


venerdì 9 febbraio 2024

Le Foibe e il revisionismo neofascista

Il prof. Alessandro Barbero ci spiega cosa sono state le Foibe e l'uso distorto che ne fa la politica italiana


Alessandro Barbero, 'Storia e memoria' (da yuotube.it)

'Cosa sono le Foibe? Alla fine della guerra sui confini orientali d’Italia l’esercito partigiano jugoslavo comunista avanzando in un territorio che da molti anni era occupato dagli italiani .... fa fuggire davanti a sé la popolazione ... terrorizzata e uccide effettivamente migliaia di italiani civili gettando poi i cadaveri in queste forre del terreno che ci sono da quelle parti, appunto le Foibe. Un eccidio di molte migliaia di civili. 

I partigiani jugoslavi comunisti stavano dalla parte dei vincitori, combattevano dalla parte giusta, quindi per molto tempo di questa cosa no che non se ne parli, ma se ne parla eccome, ma a livello ufficiale. Nessuno si sognerebbe .... che bisognerebbe fare un giorno del Ricordo, perché è uno dei tanti casi in cui i vincitori che stavano dalla parte giusta hanno fatto delle porcate, cosa che succede normalmente nella realtà. 

Bambini internati nel campo di concentramento di Arbe
(Croazia) creato dalla Seconda Armata Italiana
nel luglio del 1942 (it.wikipedia.org)

Non ci sono i buoni e i cattivi come nei film americani. 
La realtà è più complicata di così ed i vincitori che stanno dalla parte giusta fanno un sacco di porcate. Buttano la bomba atomica su Hiroshima e come se non bastasse ne hanno ancora un’altra e buttano anche quella e distruggono un’altra città. ... 

Poi cosa succede che quella parte dell’Italia che per tanto tempo ha vissuto male il 25 aprile, la celebrazione della Resistenza, perché erano famiglie come la mia, dove si era schierati dall’altra parte, sempre più sentono ... che, politicamente, il pendolo si è spostato e chi la pensa così ha sempre più importanza. E ad un certo punto un governo che, non lo può dire, ma è fatto da gente che si sentiva più dalla parte dei fascisti che non dei partigiani, decide che bisogna equilibrare il 25 aprile. C’è questa grande festa che piace a quelli della sinistra e allora facciamo anche un altro giorno per ricordare invece una cosa dall’altra parte e nasce il giorno delle Foibe. 

Allora non ci sono state le Foibe? Certo che ci sono state. E' stata un’atrocità? Certo che è stata un’atrocità. Non bisogna parlarne? Certo che bisogna parlarne. …… Le Foibe sono uno di quei casi che uno deve sapere. Gli storici le hanno sempre studiate dopodiché si tratta di dire: dobbiamo mettere al centro del discorso pubblico quell’episodio lì perché è emblematico? E' da quello che si capisce cos’era davvero quell’epoca e cioè che i partigiani comunisti erano molto cattivi e che gli italiani sono stati ingiustamente perseguitati e sterminati? Oppure ... dobbiamo discutere di quella cosa lì per venderne tutti gli aspetti? 

Se discuti di quella cosa li per vederne tutti gli aspetti scopri, al di là del fatto che è successo quello sterminio, un mondo dove la gente crepava tutti i giorni, continuamente dappertutto, dove le città venivano bombardate, la gente bruciata viva dai bombardamenti, ... moriva nei lager, morivano soldati in combattimento a migliaia tutti i giorni e questo ti rimette un po', come dire, le cose in prospettiva.

Poi scopri che ... i comunisti jugoslavi era così incazzati con gli italiani, perché gli italiani quei territori lì avevano occupati nel 1918 dopo aver vinto la Prima guerra mondiale ed avevano cominciato a bastonare gli abitanti slavi, a proibirgli di parlare la loro lingua, a decidere che quei paesi lì dovevano diventare italiani e dimenticarsi di essere stati slavi e cosi via. Dopo vent'anni di divieti, di bastonate e di abusi la popolazione slava locale odiava gli italiani e a quel punto come succede li odiava tutti. Non è che stava a dire quello li è buono, quello li è cattivo, quello li è fascista, quell’altro no. Odiava gli italiani e questo non vuol dire che chi prendeva le famiglie gli sparava alla nuca e li buttava nei crepacci non debba rispondere alla sua coscienza di quello che ha fatto, però vuol dire che noi sappiamo un po' di più di cosa è successo e del perché è successo. Quella è la Storia. Creare invece un giorno della memoria del Ricordo per controbilanciare l’altro (il 25 aprile) quello è l’uso della Memoria che fa la politica'. 



giovedì 8 febbraio 2024

La marcia su Roma

'Mala tempora currunt sed peiora parantur', ovvero 'corrono tempi brutti ma se ne preparano di peggiori', Marco Tullio Cicerone

di Giovanni Pulvino

La marcia su Roma dei trattori assomiglia per certi aspetti ad una farsa, ma una farsa non è. Le difficoltà economiche in cui si trovano numerose imprese del settore agricolo non sono nuove. Oggi esso rappresenta circa il 3% del Pil, eppure ha il sostegno incondizionato dei governi nazionali e dell'UE. Gli incentivi comunitari sono consistenti e costituiscono un terzo del bilancio dell'Unione. Ogni anno oltre 400 miliardi di euro sono destinati a sostenere l'attività agricola nonostante essa continui a perdere addetti e quote di mercato. 

Non solo. La produzione si fonda sull'uso intensivo delle risorse e dei diserbanti chimici. La riduzione dei tempi di lavorazione e dei costi avviene sempre più a scapito della salvaguardia dell'ambiente. Ed ogni tentativo di porvi rimedio trova l'opposizione di questa o quella categoria.

L'oggetto del contendere è insieme europeo e nazionale. La direttiva della Commissione presieduta da Ursula Von der Leyen che imponeva di ridurre l'uso dei pesticidi e quello intensivo dei terreni è già stata ritirata. L'Europa chiedeva agli agricoltori una maggiore attenzione nelle tecniche produttive per salvaguardare l'ambiente. Il Governo nazionale, quello presieduto da Giorgia Meloni e dal suo vice Matteo Salvini, è contestato perchè ha depennato l'esenzione Irpef per il terreni agricoli. 

In sintesi si chiede agli agricoltori di produrre di meno e di pagare più tasse. La reazione era inevitabile anche se non era attesa in queste proporzioni. 

Le ragioni sono diverse.

Le medesime limitazioni sulle coltivazioni non sono richieste ai prodotti importati dai paesi extra Ue. In particolare quelli provenienti dall'Ucraina finanziata pochi giorni fa con altri 50 miliardi di euro.

La contestazione è anche verso Confagricoltura e Confesercenti. Sindacati molto vicini ai partiti di governo. La rivolta, partita dal basso, rinnega gli accordi di categoria che penalizzano soprattutto la imprese di piccole dimensioni. 

Poi c'è la grande distribuzione. La distanza tra i prezzi praticati ai produttori agricoli e quelli che poi troviamo sugli scaffali dei supermercati è in alcuni casi sproporzionata e ingiustificabile. Forse il Governo dovrebbe intervenire per ridurre questa sperequazione prima di chiedere ulteriori sacrifici alle imprese agricole. 

Ed è paradossale che i partiti che hanno approvato questi provvedimenti sono gli stessi che a parole dicono di stare dalla parte degli agricoltori. E' il segno dei tempi, o come disse Cicerone: 'Mala tempora currunt sed peiora parantur', ovvero 'corrono tempi brutti ma se ne preparano di peggiori'.