lunedì 16 luglio 2018

La Francia campione del mondo è un esempio d'integrazione

‘Non sono cittadino di nessun posto, non ho bisogno di documenti e non ho mai provato un senso di patriottismo per alcun paese, ma sono un patriota dell'umanità nel suo complesso. Io sono un cittadino del mondo’, Charlie Chaplin 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)


La Francia campione del mondo di calcio 2018 

Degli undici titolari della nazionale campione del mondo di calcio 2018 solo tre sono chiaramente di origine francese: Lloris, Pavard e Giroud. Gli altri sono di etnia africana o comunque di colore, cioè sono immigrati di seconda o terza generazione: Varane, Umtiti, Pogba, Kantè, Matuidi, Mbappè. Oppure hanno cognomi non propriamente di etnia transalpina: Hernandez e Griezmann. L’unico che di certo è francese è il selezionatore, già vincitore del trofeo mondiale come calciatore nel 1998, Didier Deschamps.
L’esultanza del presidente della Republique Emmanuel Macron è comprensibile, ma i calciatori della nazionale francese con il sangue ‘blue’ sono veramente pochi. Atleti figli d’immigrati ce ne sono ormai in tutte le squadre di calcio delle nazionali europee o dei singoli club ed in tutti i campionati: Lukaku, Balotelli, Ozil, Shaqiri, sono solo alcuni esempi, l’elenco è lungo.
Questa tendenza, nonostante i respingimenti, la costruzione di muri ed il crescente odio razziale, continua ad ampliarsi a tutte le squadre e a tutti gli sport. Maria Benedicta Chigbolu, Ayomide Folorunso, Raphaela Lukudo e Libania Grenot sono le quattro ragazze di colore italiane che hanno vinto la medaglia d'oro nella staffetta 4x400 ai Giochi del Mediterraneo. 
I mondiali di calcio non li ha vinti la Francia, ma una multinazionale d'immigrati di seconda o terza generazione, un esempio d'integrazione e tolleranza etnica, altroché i porti chiusi del ministro Matteo Salvini e del governo 'pentaleghista'.

Fonte: wikipedia.org

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