Con
la politica dei porti chiusi attuata dal governo 'pentaleghista' sembra di essere
tornati indietro nel tempo, quando i barconi pieni zeppi di migranti
naufragavano davanti alle coste di Lampedusa facendo stragi che, con un po’ di
buona volontà, si sarebbero potute evitare
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Foto da libera.it |
Dall’inizio del 2018
i morti in mare sono oltre mille e circa diecimila sono i migranti salvati
dalla Guardia costiera libica. Negli ultimi quattro giorni si sono verificati
tre naufragi. Il 29 giugno centotre
migranti sono annegati perché la barca su cui erano stipati si è rovesciata.
Tra i morti, i corpi di tre bambini di pochi mesi. Domenica davanti alle coste di Zuara in Libia, a seguito di un
naufragio, sessantatre persone risultano
disperse. Mentre quarantuno sono state salvate dalla Guardia costiera
libica. Ieri 276 rifugiati sono
stati fatti sbarcare a Tripoli, tra loro sedici sopravvissuti di
un’imbarcazione su cui erano stipati 130 migranti, gli altri 114 sono considerati dispersi in mare.
E’
una strage senza fine. Persone che fuggono da guerre, carestie, persecuzioni o semplicemente perché vogliono vivere
in modo dignitoso, ma per molti di loro il viaggio della speranza si trasforma
in una tragedia. Lasciati esanimi o senza vita lungo le strade roventi del
deserto del Sahara, oppure muoiono per fame o per le torture subite nelle
carceri libiche e, se riesco a salire su un gommone, rischiano di annegare
nelle acque del Mediterraneo.
A
nulla valgono gli appelli umanitari
del Papa, delle organizzazioni internazionali e di quanti denunciano il cinismo dei governi europei.
Tra loro Il Presidente dell’associazione Libera, Don Ciotti, che, per il 7 di
luglio, ha lanciato l’iniziativa una #magliettarossa. L’intento è di sensibilizzare le autorità affinchè si adoperino ‘per un’accoglienza capace di coniugare sicurezza e
solidarietà’.
‘Rosso – scrive su libera.it Don Ciotti - è il colore che ci invita a sostare. Ma c’è
un altro rosso, oggi, che ancor più perentoriamente ci chiede di fermarci, di
riflettere, e poi d’impegnarci e darci da fare. È quello dei vestiti e delle magliette dei bambini che muoiono in mare
e che a volte il mare riversa sulle spiagge del Mediterraneo. Di rosso era
vestito il piccolo Alan, tre anni, la cui foto nel settembre 2015 suscitò
la commozione e l’indignazione di mezzo mondo. Di rosso erano vestiti i tre bambini annegati l’altro giorno davanti
alle coste libiche. Di rosso ne verranno vestiti altri dalle madri, nella
speranza che, in caso di naufragio, quel colore richiami l’attenzione dei
soccorritori’.
Ed ancora: ‘L’Europa moderna è libertà, uguaglianza,
fraternità. Fermiamoci allora un giorno, sabato 7 luglio, e indossiamo tutti una maglietta, un
indumento rosso, come quei bambini. Perché mettersi nei panni degli altri –
cominciando da quelli dei bambini, che sono patrimonio dell’umanità – è il primo passo per costruire un mondo più
giusto, dove riconoscersi diversi come persone e uguali come cittadini’.
Fonte:
libera.it
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