martedì 21 marzo 2023

Castelbuono, presidio dei lavoratori alla Toto costruzioni

E’ un’ingiustizia’ e ‘vogliamo il lavoro’, sono due degli slogan di protesta dei lavoratori della Toto costruzioni generali in presidio presso il campo base di Castelbuono

di Giovanni Pulvino

Castelbuono (Pa),presidio dei lavoratori della
Toto costruzioni generali
Giovedì scorso si è svolto in provincia di Palermo un sit-in dei lavoratori della Toto costruzioni davanti ai cancelli del campo base di Castelbuono. I dipendenti non percepiscono lo stipendio dal mese di gennaio. L’azienda si era impegnata a pagare le due mensilità mancanti entro il 15 marzo, ma non lo ha fatto.

Il cantiere per il raddoppio della linea ferroviaria sul litorale tirrenico della Sicilia, 12 chilometri tra Ogliastrillo e Castelbuono, è fermo da novembre. Il contenzioso tra la Toto costruzioni generali e Rfi sta rallentando i lavori che proseguono solo per le piccole manutenzioni. Le preoccupazioni dei dipendenti dell’azienda di Chieti sono fondate e lo stato di agitazione delle maestranze continuerà anche nei prossimi giorni, affermano i sindacati.

E’ una storia che si ripete. Almaviva  a Palermo, la ex Fiat a Termini Imerese, la Pfizer di Catania, il petrochimico di Gela, ect… In Sicilia le aziende anziché aprire chiudono.  

Al Sud, si sa, le grandi opere vengono completate con decenni di ritardo o non vengono realizzate mai. 

Il ministro Matteo Salvini ha annunciato con enfasi la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, ma non si preoccupa minimamente della carenza di infrastrutture che da sempre caratterizzano la viabilità dell’isola e non solo.

L’autostrada Palermo-Messina è stata ultimata solo nel 2004, cioè dopo 35 anni dall’inizio dei lavori. Lo stesso è avvenuto con la Salerno-Reggio Calabria. Al Sud è sempre stato così. Quando si tratta di spendere soldi pubblici per la viabilità cominciano i distinguo ed i problemi e spesso non se ne fa niente.

Non sorprende quindi che l’Alta velocità sia ancora una chimera per i siciliani e per gran parte della popolazione del Mezzogiorno.

La vicenda di Castelbuono è emblematica. Le opere non solo vengono realizzate sempre 'dopo', ma spesso rimangono incompiute. Tanto a pagare le inefficienze della burocrazia e della politica sono sempre i lavoratori ed i cittadini meridionali.


 

sabato 18 marzo 2023

Quando Matteo Salvini non voleva il Ponte sullo Stretto

Quando si dice la coerenza. Nel 2016 Matteo Salvini ci spiegava che il ponte sullo Stretto non stava in piedi, ora invece sostiene l'esatto contrario: 'Sarà l'opera più avveniristica ed ecologica della storia' 


Video da yuotube.com

Ci sono parecchi ingegneri che dicono che non sta in piedi, io non faccio l’ingegnere e vorrei quelle rassicurazioni e ricordo come hanno detto tanti siciliani tra ieri sera e stamattina che oggi il 90% delle ferrovie in Sicilia è a binario unico e la metà dei treni viaggia a gasolio, non vorrei spendere qualche miliardo di euro per un ponte in mezzo al mare, quando poi sia in Sicilia e che in Calabria i treni non ci sono, vanno a binario unico', Matteo Salvini 18 settembre 2016 a 'L'aria che tira' su La7.

Fonte la7.it


mercoledì 15 marzo 2023

Strafalcioni 'a 360 gradi’

Ecco un elenco di dichiarazioni e di comportamenti tra il serio ed il faceto, ma tutti rigorosamente veri, degli esponenti della Destra da quando Giorgia Meloni è presidente del Consiglio

di Giovanni Pulvino 

Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi festeggiano
il compleanno del leader leghista ( foto da @ElisabettaGall7) 

Le dichiarazioni e gli atti che seguono sono tutti veri o come direbbe la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sono veri a 360 gradi.

14 marzo 2023. Claudio Anastasio, manager di un’azienda pubblica nominato dalla Presidente del Consiglio, in una mail inviata al suo Cda ha riportato il discorso sul delitto Matteotti fatto dal Duce nel 1925.

13 marzo 2023. Guido Crosetto, ministro della Difesa, per giustificare l’aumento dell’arrivo dei migranti ha dichiarato: ‘Credo si possa affermare che l’aumento esponenziale del fenomeno migratorio dalle coste africane sia parte di una strategia di guerra ibrida che la divisione Wagner, mercenari al soldo della Russia, sta attuando, utilizzando il suo peso rilevante in alcuni Paesi Africani ’.

9 marzo 2023. Giorgia Meloni e Matteo Salvini in occasione del cinquantesimo compleanno del leader leghista cantano la canzone di Marinella scritta da Fabrizio de André per ricordare la morte di una giovane fanciulla annegata in un fiume. Tutto mentre a Cutro continuano a ritrovare cadaveri di migranti, molti dei quali bambine e bambini, annegati a cento metri dalla nostra costa.

28 febbraio 2023. Francesco Lollobrigida ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste nonché cognato della Premier, ha dichiarato: ‘Noi quest'anno lavoreremo per far entrare legalmente quasi 500.000 immigrati legali’.

26 febbraio 2023. Dopo la strage di Cutro Giovanni Donzelli, deputato di FdI, ha proposto: ‘Bisogna selezionare gli immigrati’.

23 febbraio 2023. Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito, censura la lettera della preside di un liceo fiorentino scritta per difendere i ragazzi che hanno subito un attacco squadrista e fascista: Francamente di queste lettere non so che farmene, sono ridicole. Se l'atteggiamento dovesse persistere vedremo se sarà necessario prendere misure.

4 febbraio 2023. Giovanni Donzelli, deputato di FdI, ha definito l’anarchico Cospito ‘influencer del 41 bis’ ed ha accusato la Sinistra di ‘stare con i terroristi’ riferendosi alla visita in carcere del 12 gennaio fatta da quattro deputati democratici.

20 gennaio 2023. Matteo Piantedosi, ministro degli Interni, ha commentato così la cattura di Matteo Messina Denaro: ‘Il livello politico della Mafia è storia passata’.

26 dicembre 2022. Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, le politiche di Coesione e il PNRR, alla domanda se la povertà fosse una priorità posta da Lucia Annunziata durante la trasmissione ‘in Mezz’ora’ ha risposto: ‘No, la priorità è quella di dare una risposta dal punto di vista della ripresa economica del nostro Paese’.

23 dicembre 2022. Claudio Durigon, sottosegretario di Stato al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, a proposito del Rdc e delle proposte di lavoro ha dichiarato: ‘Giusto che un laureato accetti un posto da cameriere. Ed ancora: ‘Se uno prende soldi pubblici non può essere schizzinoso, non può rifiutare nessuna tipologia di offerta che riguardi in contratto collettivo nazionale’.

25 ottobre 2022. Giorgia Meloni durante il suo discorso di insediamento si rivolge al collega Soumahoro dandogli del tu: ‘Al collega Soumahoro mi sento di dire, tutti ci sentiamo scolari della storia, sai, altrimenti saremmo ignoranti del presente, senza futuro’.

7 novembre 2022. Matteo Piantedosi, ministro degli Interni, a proposito dei migranti ha affermato: ‘Sono carico residuale. Ed ha parlato di ‘sbarco selettivo’.

15 novembre 2022. Il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato di FdI, non è certo dell'efficacia della campagna vaccinale anti-Covid: ‘Senza vaccini sarebbe stato peggio? Non c'è prova’.

21 novembre 2022. Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, in un impeto punitivo contro i giovani studenti indisciplinati ha proposto: Lavori sociali per chi non rispetta le regole in classe’. Ad inizio anno scolastico lo stesso ministro ha inviato a tutte le scuole una circolare in cui ordinava il divieto dell’uso dei cellulari senza considerare il fatto che si tratta di una disposizione già prevista dalla legge e che i docenti tentano di applicare da anni.

La Premier, a proposito di scafisti nella conferenza stampa di Cutro, ha annunciato: ‘Cercarli in tutto il globo terracqueo e condannarli fino a 30 anni di galera’. Una boutade come quella sul ‘blocco navale?

L’elenco potrebbe continuare.

Queste dichiarazioni e questi comportamenti sono solo strafalcioni? Difficile crederlo. Lo fanno per 'parlare' al loro elettorato o è incapacità a governare? Le due cose non si escludono.

Del resto, Benito Mussolini ci ha portato al disastro economico e sociale, ma in quanto a violenza verbale e non solo era bravo.

venerdì 10 marzo 2023

Nel 2022 le denunce per incidenti sul lavoro sono cresciute del 25,70%

Le denunce per infortunio sul lavoro presentate nel 2022 sono cresciute del 25,70% rispetto all’anno precedente, a certificarlo sono i dati dell’Inail

di Giovanni Pulvino

Mappa dei morti sul lavoro nel 2022
Foto da inps.it
Le  denunce per incidenti sul lavoro presentate all’Inail nel 2022 sono state 697.773, cioè oltre 140.000 in più rispetto al 2021. I morti sul lavoro sono stati 1.090, in diminuzione del 10,70%. Le patologie professionali denunciate sono state 60.774, in aumento del 9,90%.

L’incremento degli infortuni ha riguardato ‘quasi tutti i settori, in particolare la Sanità e l’assistenza sociale, il Trasporto, le Attività dei servizi di alloggio e la ristorazione’. Le regioni con maggiori denunce sono state la Campania (+68,90%), la Liguria (+49,00%) ed il Lazio (+45,40%). L’aumento ha riguardato sia i lavoratori italiani (+27%) che quelli stranieri (+36,60%).

Mentre si discute se abolire, modificare o mantenere il Reddito di cittadinanza, nei luoghi di lavoro si continua a morire.

Le leggi ci sono ed i corsi di formazione sono obbligatori, ma, nonostante ciò, gli incidenti aumentano anziché diminuire. Perché? 

Prima che accada l’irreparabile non ci pensiamo, poi è troppo tardi.

A volte una distrazione o un gesto che appare semplice diventa letale. Ed un padre, una madre, un giovane o una giovane lavoratrice non fa più ritorno a casa ed ai suoi cari. Non è giusto morire per un pezzo di pane. Non è giusto morire per negligenza. Non è giusto morire per il profitto.

Lavoratori e datori di lavoro fermiamoci e riflettiamo su come possiamo interrompere una volta per tutte questa ‘mattanza’.

La vita è breve, per alcuni è brevissima.

Quando usciamo di casa, quando siamo sul posto di lavoro, quando ritorniamo alle nostre abitazioni, basta un attimo ed è tutto finito, non dimentichiamolo mai.

Fonte inail.it

sabato 25 febbraio 2023

‘Blocco navale subito’, proponeva Giorgia Meloni

Blocco navale subito’ proponeva Giorgia Meloni quando era all’opposizione. Siamo ancora in attesa di vederlo, intanto rispetto allo scorso anno gli sbarchi sono raddoppiati

di Giovanni Pulvino

Giorgia Meloni da @BimbePeppe (da Twitter)

Da inizio anno sono giunti sulle nostre coste 12.272 persone. Nello stesso periodo del 2022 sono state 4.701 e nel 2021 3.820. Nei primi 21 giorni di febbraio sono state 7.400. A certificarlo è il ministero degli Interni. Guinea, Costa d’Avorio, Pakistan, Tunisia, Egitto, Siria, Afghanistan, Camerun, Mali, Burkina Faso sono i principali paesi di provenienza.

L’hotspot di Lampedusa è sempre stracolmo.

Insomma, non è cambiato nulla.

L’unica vera novità del 2023 è che il flusso migratorio non è più una notizia per i nostri media nazionali, chissà perché.

Il decreto per fermare gli sbarchi emanato dal Governo ha come scopo quello di ostacolare l’operato delle Organizzazioni non governative. Un solo salvataggio per volta, un porto sicuro lontano dalle coste africane, controlli ad ogni sbarco, blocchi nei porti. Nella sostanza è ’un atto ‘politico’ che non ha prodotto nessun risultato concreto. I dati del ministero degli Interni non ammettono dubbi. Il numero dei migranti arrivati nelle nostre coste è raddoppiato rispetto allo scorso anno. E quel che è peggio sono aumentate le notizie di naufragi con vittime e dispersi.

Ma che fine ha fatto il blocco navale chiesto con enfasi da Giorgia Meloni?

Averlo proposto per fermare barchette di pochi metri era a dir poco ridicolo. Solo averlo pensato era una stupidaggine. Era solo propaganda. Il vero obiettivo non era e non è fermare gli arrivi di migranti, ma demonizzare le Ong ed il loro operato a sostegno degli ultimi.

Ma a che cosa serve umiliare chi opera per salvare vite se non a fare una ‘becera’ propaganda? È una visione miope ed inutile. Nessuna frontiera di terra o di mare impedirà ad una madre o ad un padre di rischiare la vita per dare un futuro dignitoso ai propri figli o bloccherà un giovane del terzo mondo che vuole venire in Europa per avere accesso ad una esistenza dignitosa.

Il popolo dimentica o giustifica per 'opportunismo', si sa. Coloro che vogliono crederci per convinzione o per convenienza ci saranno sempre e comunque.

Quello che non è accettabile è una stampa servile e miope, che sta sempre dalla parte del ‘vincitore’. Ma anche questa non è una novità, la coerenza non è una virtù particolarmente apprezzata dal popolo italiano e dai suoi opinionisti.

Fonte interno.it

venerdì 17 febbraio 2023

Divisi si perde, è matematico

'Da giovane ho fatto una scelta di vita: stare dalla parte dei più deboli, degli sfruttati, dei diseredati, degli emarginati. E lo farò fino alla fine della mia vita', Enrico  Berlinguer 

di Giovanni Pulvino

Enrico Berlinguer - (foto da twitter.com)
Quando la Sinistra si presenta alle elezioni divisa perde, è matematico. Tutto ebbe inizio nel 2013 con l'elezione del Capo dello Stato. Chi ricorda i famosi 100 elettori o meglio i franchi tiratori che impedirono l’elezione del candidato indicato da Pier Luigi Bersani? Come spesso è successo ai leader della Sinistra, l’ex segretario anziché combattere quanti lo avevano ‘tradito’, si dimise. Fu un gesto di generosità e serietà.

Alla guida del Partito democratico arrivò Matteo RenziNon tutti compresero che l’ex sindaco di Firenze era un democristiano senza se e senza ma. In perfetto stile craxiano, il suo principale avversario non era la Destra ma la Sinistra del suo partito.

Dopo l’exploit alle elezioni europee, il Centrosinistra e in particolare il Pd hanno continuato a perdere consensi. Elettorato che adesso sostiene il M5s, il terzo polo di Calenda o si astiene.

Il sistema maggioritario e le divisioni tra le forze progressiste hanno spianato la strada alla Destra che oggi governa il Paese e la maggior parte delle Regioni e dei Comuni. Cosa ha determinato tutto questo?

Innanzitutto, la secolare contrapposizione tra la Sinistra radicale e quella riformista. Ma Matteo Renzi ha fatto di peggio: ha guidato il Pd come se fosse un partito di Centrodestra. Il disorientamento dell’elettorato progressista è stato inevitabile. Ma c’è di più. Il tentativo di creare una forza politica di Sinistra è naufragato miseramente. Le sigle che si rifanno a quell’area politica sono tantissime, troppe. Non solo, spesso a guidare quelle liste sono dirigenti che non sanno aggregare.

Chi è altruista non trova spazio, chi invece non lo è tende a dividere anziché unire. Una Sinistra che non sa fare la Sinistra e per giunta con una miriade di pseudo leader, è perdente. 

Il popolo progressista è lì che aspetta. E non è vero che il Paese è andato a Destra, i numeri dicono altro. In valori assoluti sono una minoranza.

La differenza tra i due schieramenti sta nella capacità di aggregazione.

Per la Destra è più facile essere compatti, in quell’area politica contano gli interessi del proprio ceto di riferimento. Moralità, serietà, senso del dovere e altruismo sono invece i valori progressisti. Ma gli ideali, si sa, dividono e lacerano le coscienze di eletti ed elettori. 

'Da giovane ho fatto una scelta di vita: stare dalla parte dei più deboli, degli sfruttati, dei diseredati, degli emarginati. E lo farò fino alla fine della mia vita', diceva Enrico Berlinguer. 

Ecco basterebbe questo, non è poi tanto difficile.

sabato 11 febbraio 2023

Due ragionieri in cerca d’autore

Breve dialogo tra un ragioniere vecchio stampo e una giovane commercialista che tenta di convincerlo ad utilizzare le nuove tecnologie informatiche

di Giovanni Pulvino

Personaggi:


-     Il ragioniere vecchio stampo

-     La neodiplomata in amministrazione, finanza e marketing

Ambientazione:

-   Uno studio di consulenza amministrativa e finanziaria

Descrizione personaggi:

Il ragioniere si presenta come un contabile di altri tempi. Con biro, registri di carta, calcolatrice con il rullino, occhiali con fondo di bottiglia, telefono anni Ottanta, Codice civile e manuale Iva, carta carbone per duplicare le fatture, lampada da tavolo.

La commercialista entra in scena come una donna in carriera con borsa per il computer, cellulare ultimo modello e un altro da polso. 

Dialogo:

Il ragioniere entra in scena stanco e con passo lento, si ferma un attimo, alza lo sguardo in avanti e si lamenta ….  ancora due passi e poggia con veemenza la vecchia borsa sul tavolo da lavoro facendo alzare un velo di polvere, tossisce ed impreca in siciliano:

Ahi .. Ahhi.. Comu è brutta a vicchiaia …. U sapiti comu si rici: Lu pisu di l'anni, è lu pisu cchiù granni

Si siede con fatica, apre la borsa ed estrae i copri gomiti ed esclama:

Si nun mi mettu sti così cu a senti a me mugghieri .. mi pozzu macchiari a camicia pulita ca mi stirau ieri .. e cu ciu rici si mallurdiu … chidra è capaci ca stasira mi lassa senza manciari …. mitteminilli ca è megghiu’.

Guarda i registri di contabilità, il blocco di fatture e mormora sconsolato:

U misi di dicembri e di giugnu l’avissuru a cancillari ru calendariu … non se ne po chiu… cunti … cunti … e ancora cunti…basta ….. arriva Natali e iu sugnu ca a cuntari u cuntu ….. fatturi… bilanci … liquidazioni … che non c’azzeccano mai sì prima ni fazzu quattro voti … ‘

Mette le mani sulla testa, la scuote lentamente e impreca ad alta voce:

Nun ni  pozzu cchiùU sapiti chi dici u proverbiu Sarba a pezza pi quannu veni u purtusu.

A malincuore comincia a lavorare.

Cuminciamu chi fatture di sta simana….’

Prende una biro, prova a scrivere ma la penna non ne vuole sapere.

‘Puru chistu ci vulia …. Ma pirchi nun voli scriviri ….

Trattiene una imprecazione …. riscalda la penna con le mani …tenta di scrivere di nuovo, la alza, la guarda perplesso:

Nenti … muriu o u fa pi favìrimi ncazzari …..?

Alzando il tono della voce:

A  mecchiu pinna ru munnu, ricunu, ma quannnu mai … fasulla è …. Basta… ‘

Con un gesto di rabbia getta la penna nel cestino mancandolo …. Si alza la raccoglie e con rabbia la butta nel cestino …si fa il segno della croce ed in tono solenne:

Addio pinna mecchiu ru munnu…. e diri ca l’accattai unni me cucino ... chidru bravu … c'avi un negozio di cartulibreria chinu ri cosi muderni, mah ... E’ propriu veru, tra amici e parenti un ci accattari e vinniri nenti’.

Apre di nuovo la borsa … impreca … cerca un’altra penna … sempre una biro.. e con tono formale dice:

‘Iu nun sugno fissa … si sapi u bonu ragioniere avi na collezioni di pinni ca non finisci mai …. (pausa) Una chi funziona ci sarà ….. chista nova nova è’.

Inserisce con cura la carta carbone tra due fogli di fatture e comincia a scrivere:

Santu l’avissura a fari cu spurmintau a carta carbuni, … scrivennu na fattura ni fazzu dui .. sissi … santu santu subutu l’avissuru a fari…’

Dopo un attimo impreca di nuovo:

Ma po esseri ca sbacchiu sempre u nome ru mittenti … ma come schifiu si chiama … Jacupu, Jacupo ru Duca Bianca Amatu ma chi nome è? Ru un nobili? Ma ancora ci sunnu i nobili? (pausa) Ma i francisi (sottovoce) nun l’avivano ghigliottinatu a tutti?

Entra la commercialista con passo sicuro e  veloce, gli squilla il cellulare risponde:

Si non si preoccupi le fatture le arriveranno in giornata tramite pec … e per la pratica pensionistica ci vediamo in streaming. A presto’

Chiude lo smartphone e guarda incuriosita il ragioniere… lo scruta … esclama con accento milanese:

Ma Lei chi è?

Intanto, il ragioniere mormora a sé stesso:

Ah nun è un nobili e cu è allura?’

C: ‘Ma dove sono? Questo straparla ma di cosa? Qui non vedo nobili, non vedo altri. Scusi buon uomo di quale nobile parla?’

R: ‘Ma chi vuoli chista? Ma cu si? Ma cu ti canusci?’

Poi rivolto al pubblico:U sapiti comu si rici:  Unn’è vilenu chiddu c’agghiutti, ma è vilenu chiddu ca ietti ..

C: ‘Sono la nuova commercialista del Duca’

R: ‘Ca nobili nun cinni sunnu’

C: ‘Cheee? Ma come parla?

R: ‘Cu è lei? Chi voli?’

C: ‘Io sono la nuova commercialista del Duca’

R: ‘Ma ri quali Duca parla? Ca nun cinni sunnu nobili, u capisti?

C: ‘C’è di sicuro un equivoco, buon uomo. Io sono la nuova commercialista dello Jacopo del Duca … trattino (con due dita fa il segno del trattino) .. Bianca Amato’

R: ‘Buon uomo a chi? E poi iu sugnu u ragioniere e nun c’è bisognu di n’autro, iu bastu e assupecchiu’ 

R: ‘E’ proprio veru, tri sunnu li boni muccuna, fichi persichi e muluna.

C: ’Il Duca si sta rinnovando ed ha assunto del nuovo personale specializzato nell’amministrazione, nella finanza e nel marketing’

R: ‘Cheee, marchiting, ma che è, na cosa che si mancia? signurina aiu assai cosi a fari, La prego di rivolgersi al signor Danilu (nome bidello), le indicherà dove andare, iu ai chiffari, nu viri cai a fari sta fattura?’

La giovane donna in carriera si avvicina e guarda stupita abbassando gli occhiali.

C: ‘Perché lei le fatture le scrive ancora a penna e con la carta carbone, manco fossimo all’epoca della pietra’

R: ‘Nca certu come l’aio a scrivere, cu lapis? Signurina bedra nun mi facissi pirdiri tempu, u tempu avi l’oro na ucca, non lu sapi?’

C: ‘Le fatture ora si fanno online’

R: ’Online cheee? Ma comu parla chista

C: ‘La fatturazione elettronica, si fa in Rete direttamente nel sito dell’Agenzia delle Entrate, quella cartacea non serve più a nulla, non è legale’

R: ‘Comu sarebbi a dire che nun è ligali’

C: ‘Oggi si fa tutto in Rete, Lei lo sa cos’è il Cloud?

R: ‘Nu sacciu e nu vocchiu sapiri’

R: ‘U sapi comu rici u proverbiu,  Cònzala comu vuoi ca sempri cucuzza è’

C: ‘Quale programma usa per la contabilità?

R: ‘U programma è tutto na me testa signurina, al massimu uso sta bella calcolatrice, u viri c’è a carta così pozzu cuntrullari le battute e si c’è un errore lo viu subitu’

C: ‘Guardi che con i software di contabilità che si aggiornano in automatico non ha più bisogno di fare calcoli, e non farà più errori, tutto in tempo reale, subitaneo (sottolinea) come direbbe Lei’

R: ‘Ma veru è chiddu chi mi rici?

C: ‘Certo, con le nuove tecnologie è tutto più semplice ed immediato’

R: ‘Signurina bedra, nun fa mi mmia’

C: ‘Dice?

R: ‘Ricu

La commercialista prende dalla borsa il Pc, lo apre, lo mostra al ragioniere vecchio stampo:

Non si preoccupi ora ci sono io con il mio Mac e il mio Iphone e con la mia super connessione?’

R: ‘ Connessione, meccu, fonu, ma chi dici?

C. ‘Si le nuove tecnologie, ormai il ragioniere non è più un semplice contabile, ma un commercialista, che deve saper fare analisi di bilancio, amministrare le società, fare piani di investimento e di finanziamento, insomma è la figura più importante dell’azienda sia che essa sia piccola o di grandi dimensioni, sia che lavori per un Ente pubblico o per un’impresa privata, insomma è indispensabile’

R: ‘ Veramente u ragionieri puru prima lu era, ma ora i tempi canciaru, u sapi chi ci ricu, sbarazzu tutto e c’addumannu u signor Danilu si na guardiola c'è un posticetru puru pi mmia, chisti sunnu i tempi di giovani, iu sugnu vicchiaredru e non ciaiu testa pi sti cosi, …’

Si alza lentamente e si avvia ad uscire.

C: ‘Ma dove va …perché non prova ad aggiornarsi?.. in questa bella scuola ci sono tanti laboratori: quello di Economia Aziendale, di informatica.. l'aula Cad ..che le possono permettere di acquisire una preparazione all’avanguardia…Lei che conosce tanti proverbi lo dovrebbe sapere, U lignu tortu su mancia u luci.

R: ‘No, signurina..iu veramente un sugnu cosa..’

C: ‘Su via ci provi.. guardi è più semplice di quanto creda.’.

Il ragioniere tentenna.. ma poi si avvicina incuriosito e dà una sbirciatina al computer.

C: ‘Vede questo è un programma per la  fattura elettronica..’

R: ‘Mah.. mah.. videmu sti diavulerii muderni…

La commercialista lo incoraggia con un altro proverbio:

‘Lo sa cosa dicono i siciliani coscienziosi Cu ri spiranza campa e a pignata metti,quannu l’arrimina un ci trova nenti’.

Il ragioniere poco convinto si allontana ripetendo:

Iu sugnu vecchiu ora tocca a Leiè propriu veru L’arbulu s’addizza quannu è nicume nonnu ricia sempre … testa ca nun parra si chiama cucuzza e poi ... Cu rici “nun sacciu” si leva ru ‘mpacciu ...

Esce di scena ripetendo il proverbio  ….

sabato 4 febbraio 2023

‘Lu saziu nun criri a lu diunu’

Per i governatori leghisti la ricchezza di cui dispongono i ‘padani’ non è ancora sufficiente, vogliono di più, vogliono la 'secessione' di fatto, senza modificare cioè la forma di Governo

di Giovanni Pulvino

Foto da @Misurelli77 (twitter.com)

Nel 2001 per volontà dell’allora governo di Centrosinistra guidato da Francesco Rutelli è stata introdotta un'importante riforma costituzionale. Con quel provvedimento l’autonomia legislativa delle Regioni è aumentata notevolmente. Non solo. L’articolo 116 consente ulteriori incrementi di ‘potere’. In questo caso sono necessari l’accordo del Governo ed una maggioranza assoluta in Parlamento che approvi il relativo Disegno di legge. Condizioni che oggi sono possibili.

Per raggiungere quest’obiettivo nel 2017 si è svolto in Lombardia ed in Veneto un referendum consultivo che ha ottenuto consensi ‘bulgari’. Ora il governo di Giorgia Meloni ha varato il Ddl che dà avvio all’iter di approvazione del provvedimento. Sarà una 'secessione' camuffata da ‘autonomia differenziata’ o una ‘presunta secessione’ per accontentare l’elettorato padano? Vedremo. Una cosa è certa: i principali scopi dei leghisti veneti e lombardi erano e sono i tributi che due tra le regioni più ricche d’Italia versano ogni anno allo Stato.

Il mezzo per raggiungere tale scopo è la riduzione dei fondi destinati alla cosiddetta 'sperequazione fiscale'. Il ragionamento dei fan di Albert De Giussan è semplice: io produco, io verso tributi allo Stato, io decido come quelle risorse devono essere utilizzate. Il tutto con buona pace degli articoli 2 e 53 della Costituzione italiana. Il primo sancisce la ‘solidarietà politica, economica e sociale’. Il secondo il principio della 'capacità contributiva'.

Lu saziu nun criri a lu diunu dice un proverbio siciliano. Chi vive nel benessere, dopo essersi arricchito utilizzando il Meridione come mercato di sbocco per i prodotti delle proprie imprese oggi come ieri vuole tutto, vuole ‘affamare’ il Sud.

Il Mezzogiorno è una terra dove le condizioni di povertà ed esclusione sociale di gran parte della popolazione non consentono di avere risorse finanziarie sufficienti per garantire i servizi pubblici essenziali. L’accusa di sprechi e di cattivo governo degli amministratori meridionali ripetuta con enfasi dai leghisti non sono sufficienti a spiegare il ritardo economico in cui versa da sempre una parte consistente del Sud. Tante volte nel corso dei secoli i tentativi di emancipazione delle classi sociali più povere sono state represse nel sangue, basta ricordare quelle fatte in Sicilia da Garibaldi nel 1860, la strage di Portella della Ginestra nel 1947 o il controllo del territorio operato dalla mafia con il consenso di una parte delle istituzioni pubbliche nazionali e locali.

Per tanti veneti e lombardi la richiesta di maggiore autonomia è solo un primo passo verso la ‘secessione’. L’Italia è ‘una e indivisibile’, sancisce l’articolo 5 della Costituzione. È quindi giuridicamente impossibile che l’eventuale ‘scissione’ possa avvenire pacificamente. Chi pensa diversamente si sbaglia. Tuttavia ad oggi questo pericolo non c'è, perché l’obiettivo dei padani ‘benestanti’ non è la ‘secessione istituzionale’, ma quella di fatto, cioè, come dicono i veneti, ‘gli schei’. Del resto, i confini rimarrebbero aperti com'è previsto dal trattato di Schengen, la moneta rimarrebbe l’Euro e le leggi di stabilità dovrebbero sottostare sempre al via libera di Bruxelles, allora che senso avrebbe la ‘secessione’? Nessuna, meglio l’autonomia differenziata' che suggella la supremazia economica e politica della parte più ricca del Paese. Al Sud rimarranno le briciole come sempre.

Del resto se dovesse venir meno il principio di solidarietà fiscale tra le regioni a chiedere la separazione dovrebbero essere i meridionali e non i leghisti veneti o lombardi. 

Fonte REDNEWS

giovedì 26 gennaio 2023

‘Ad Auschwitz tante persone, ma un solo grande silenzio …’

Carnefici e vigliacchi coloro che ordinavano, coloro che scortavano, coloro che sprangavano le porte delle docce e coloro che azionavano il gas. Carnefici e vigliacchi coloro che ancora oggi si richiamano a quei dogmi volgari ed insulsi

di Giovanni Pulvino

Le parole sono importanti. Il luogo, il tempo, il tono con cui le abbiamo pronunciate ne cambiano il senso. Quello che volevamo dire è sempre diverso da quello che abbiamo pensato, che è diverso da quello che abbiamo pronunciato, che è diverso da quello che gli altri hanno compreso. Incomunicabilità? Fraintendimenti? Che importa. Sono solo pensieri che diventano parole o semplicemente rimangono tali, inutili ed effimeri come tutto, come tutti. Di certo destinati all’oblio, al nulla.

A volte utilizziamo termini di cui non conosciamo il significato. Ogni 27 gennaio ricordiamo con la mente e con il cuore la tragedia della Shoah. Pronunciamo quella parola con dolore, ma ne comprendiamo il senso?

Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: considerate se questo è un uomo. Che lavora nel fango, che non conosce pace, che lotta per mezzo pane, che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome, senza più forza di ricordare, vuoti gli occhi e freddo il grembo, come una rana d’inverno. Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore, stando in casa andando per via, coricandovi alzandovi, ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi’.

I tormenti di Primo Levi in ‘Se questo è un uomo’ dicono tutto, ma come arrivano nei nostri cuori e nelle nostre menti? Noi non c’eravamo, non sappiamo nulla di quella sofferenza, come possiamo comprenderla?

Non tutti sanno che la parola Shoah in ebraico vuol dire annientamento. Per i nazisti ed i fascisti non c’erano tentennamenti o piani B, l’obiettivo era l’eliminazione di tutti gli ebrei e non solo.

Uomini, donne, bambini e vecchi dovevano morire.

Nei campi di sterminio c’era anche chi ha rinunciato a lottare, perché ha compreso l’inutilità dei gesti, delle parole, della famelica ricerca del cibo, dell’inutile aggrapparsi ad una vita destinata a non essere più, ed ha semplicemente deciso di non aspettare, di lasciarsi andare, di decidere come e quando morire.  

Bastava non ubbidire più per essere liberi, per non subire le angherie dei carnefici, per decidere il momento e la sorte a cui si era destinati.

Poteva essere la bastonata di un kapò, gli stenti causati dalla fame e dal freddo, o essere fulminati dall’alta tensione dei fili elettrificati che li imprigionavano, fucilati per il gusto e la cattiveria di un nazista qualunque o peggio ammassati nelle camere a gas.

Ecco questa è stata la Shoah, l’annientamento dell’uomo, della sua dignità, della sua vita.

Carnefici e vigliacchi coloro che ordinavano, coloro che scortavano, coloro che sprangavano le porte delle docce, coloro che azionavano il gas.

Carnefici e vigliacchi coloro che ancora oggi si richiamano a quei dogmi volgari ed insulsi. Carnefici e vigliacchi coloro che non hanno fatto i conti con la storia.

‘Ad Auschwitz tante persone, ma un solo grande silenzio: è strano non riesco ancora a sorridere qui nel vento, a sorridere qui nel vento. Io chiedo come può l'uomo uccidere un suo fratello ...'

Ma com’è stato possibile tutto questo? Com’è possibile che tutto questo si ripeta ancora? 

Fonte viafabbri43.net

venerdì 20 gennaio 2023

‘La disuguaglianza non conosce crisi’

Lu saziu nun criri a lu diunu’ dice un proverbio siciliano. Chi vive nel benessere non può capire chi vive in povertà

di Giovanni Pulvino

Foto da oxfamitalia.org
‘Dal 2020 l’1% più ricco si è accaparrato quasi il doppio dell’incremento della ricchezza netta globale rispetto al restante 99% della popolazione mondiale’. A sostenerlo è il nuovo rapporto ‘La disuguaglianza non conosce crisi’ pubblicato da Oxfam in occasione dell’apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos. Durante la pandemia l’1% più ricco ha visto crescere il proprio patrimonio di 26.000 miliardi di dollari, cioè il 63% dell’incremento globale. Il 37% è invece andato al 99% più povero della popolazione.

È un record storico.

Le ricchezze di un miliardario ‘sono aumentate di 2,7 miliardi di dollari al giorno nell’ultimo triennio’. Tutto questo nonostante la crisi dei mercati finanziari.

Nel 2022 le ‘95 aziende, big dell’energia e le multinazionali del cibo, hanno raddoppiato i loro profitti’. Nello stesso tempo circa 1,7 miliardi di lavoratori vivono in Paesi dove l’inflazione è maggiore dell’incremento dei salari.

‘820 milioni di persone , cioè 1 su 10 , soffrono la fame’.

Per la prima volta in 25 anni aumentano contemporaneamente estrema ricchezza ed estrema povertà. Crisi dopo crisi i molteplici divari si sono acuiti, rafforzando le iniquità generazionali, ampliando le disparità di genere e gli squilibri territoriali’, ha dichiarato Gabriela Bucher, direttrice esecutiva di Oxfam International. Ed ancora: ‘Un sistema fiscale più equo, a partire da un maggiore prelievo sugli individui più facoltosi, è uno degli strumenti di contrasto alle disuguaglianze. Un’imposta del 5% sui grandi patrimoni potrebbe generare per i Paesi riscossori risorse da riallocare per obiettivi di lotta alla povertà a livello globale affrancando dalla povertà fino a 2 miliardi di persone’.

Secondo la Banca Mondiale ‘stiamo assistendo al più grande aumento di disuguaglianza e povertà globale dal secondo dopoguerra. Interi Paesi rischiano la bancarotta e quelli più poveri spendono oggi quattro volte di più per rimborsare i debiti rispetto a quanto destinano per la spesa pubblica in sanità.

Lu saziu nun criri a lu diunu’ dice un proverbio siciliano. Chi vive nel benessere non può capire chi vive in povertà

Non possiamo fare finta di niente, ogni giorno dobbiamo decidere se essere solidali o indifferenti.

E come diceva Don Lorenzo Milani: Non c'è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali’.

Fonte oxfamitalia.org