martedì 23 aprile 2024

Ora e sempre Resistenza

Senza il 25 aprile non ci sarebbe stato neanche il 2 giugno’, @Italiantifa. 

di Giovanni Pulvino

'Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo. Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre', Primo Levi. 

Viviano un’epoca in cui il fascismo sta tentando di riemergere. Il primo scopo dei nostalgici è smentire quanto è avvenuto nella prima metà del secolo scorso, il nostro è quello di impedirglielo. Ecco alcuni episodi pubblicati su Twitter dal profilo @ANPIRomaPosti.

Denunciato come ebreo da un fascista al quale aveva salvato la vita, #EmanueleArtom, storico e #patriota del Partito d'Azione, venne arrestato e trasferito presso il "braccio" tedesco delle "Nuove" carceri di #Torino. Il #7aprile 1944 morì sotto tortura all'età di 29 anni.

Irredentista mazziniano perseguitato dal governo austriaco allo scoppio della #GrandeGuerra, dopo l'#Armistizio, #UmbertoFelluga fu tra i principali esponenti del Partito d'Azione nel #CLN triestino. Arrestato dai nazisti morì a #Dachau il #7aprile 1945. Aveva 52 anni.

La mattina del #6aprile del 1944, nella piccola frazione di #TufoDiCarsoli (#AQ), due giovani sposi del posto, #SilvioPalma e #ArmidaCappelli, vennero assassinati senza alcun motivo da un cecchino delle #SS mentre erano intenti a rifornirsi d'acqua presso una sorgente.

Meccanico alla @DucatiMotor, #LucianoVenturi, “Lucciola” militò nella 66ª brigata "Jacchia Garibaldi" e operò a #Monterenzio. Catturato dai tedeschi il #7novembre 1944 a Ozzano Emilia, venne deportato a #Mauthausen. Morì a @Gusen_Memorial il #7aprile 1945. Aveva solo 16 anni.

Operaio meccanico, #CleoRicchi dopo l'#Armistizio militò nel battaglione "Città della brigata SAP Imola". Arrestato da fascisti e consegnato ai tedeschi, venne deportato a #Mauthausen il #25dicembre 1944.Morì a @Gusen_Memorial il #7aprile 1945. Aveva 20 anni.

Parroco di #Poggiolo, Don #MarcoLuigiPelliconi il #14aprile 1945 venne prelevato dai tedeschi e trascinato alla fattoria Ca' Nova. Fu ucciso dopo essere stato spogliato, schiaffeggiato e preso a calci. Il suo cadavere venne ritrovato il #19aprile nel canile della villa Mambrini.

#AlfredoStignani, militante comunista, dopo l'#Armistizio militò nella 5a brg "Bonvicini Matteotti". Catturato dai fascisti venne torturato a lungo nella Rocca di #Imola. Sentendo di non poter più resistere il #7aprile 1945 si gettò dal torrione della Rocca. Aveva 55 anni.

Operaio della @DucatiMotor, #GrazianoErcolesi dopo l'#Armistizio militò nel battaglione "Mariano" della 62ma brigata "Camicie rosse Garibaldi" e operò a #Pianoro. Arrestato dai fascisti, venne fucilato a #Bologna, in via del #Borgo il #7aprile 1945. Aveva 21 anni.

#Patriota della 63a brigata "Bolero Garibaldi", #UmbertoArmaroli venne arrestato dai fascisti il #4aprile 1944. Incarcerato nella caserma dei #CC di Borgo Panigale (#BO) fu a lungo torturato. Rimasto senza sorveglianza, si buttò da una finestra e morì sul colpo il #7aprile 1944.

#DonConcezioChiaretti fu fucilato con altri 22 #patrioti il #7aprile 1944.

In seguito ad una spiata, il #17marzo 1945 4 fascisti in borghese si recarono a casa sua. Accortosene, #AngeloZanoni tentò la fuga. Gli spararono ferendolo, ma riuscì a raggiungere la strada. Qui gli spararono ancora, colpendolo gravemente. Trasportato a #Crema, morì il #6aprile.

80 anni fa l'inizio della strage della #Benedicta. Sull'Appennino ligure, alle spalle di Genova, 75 partigiani catturati in un rastrellamento in cui persero la vita altri 70 compagni furono passati per le armi da un plotone di fascisti comandati da un ufficiale nazista.

A questo punto altri italiani vestiti in uniforme tedesca al comando di truppe tedesche si avventarono sugli sfortunati cittadini; abbandonando ogni dissimulazione si diedero al massacro in tutta fretta.” Il #13aprile 1944 a #Vallucciole i nazifascisti massacrarono 109 civili.

Su diretto ordine di #KlausBarbie,"il boia di #Lione", il #6aprile 1944 presso #Izieu la #Gestapo deportò 44 bambini e 7 insegnanti dalla colonia per rifugiati creata dai coniugi #Zlatin. Prima furono internati a #Drancy e successivamente inviati ad #Auschwitz. Nessuno sopravvisse.

Italiani brava gente?

"La politica italiana di espansione nei #Balcani venne contraddistinta da inaudite violenze, che non furono episodi isolati o eccessi di singoli, ma componenti essenziali della strategia di dominio territoriale dell'#Italia fascista."

"Il terrorismo fascista non risparmiava né i vecchi che venivano legati alle corna delle capre affinché poi le bestie li torturassero nella loro corsa furibonda, né i bambini ai quali bruciavano le mani dopo averle cosparse di benzina."

Abbiamo distrutto tutto da cima a fondo senza risparmiare gli innocenti. Uccidiamo intere famiglie ogni sera. Se cercano soltanto di muoversi tiriamo senza pietà e chi muore muore.”, soldato italiano dalla #Jugoslavia. Luglio 1942.

Il #7aprile 1935 a #Kalymnos(#Grecia) durante gli scontri tra la popolazione e i carabinieri il giovane pastore #ManolisKazonis venne ucciso a bruciapelo dai militari. I suoi funerali furono svolti di notte e in segreto visto il divieto di riunirsi imposto dall'occupante italiano.

Tra il 2 ed il #15aprile 1941, nella contea di #Karlovac,  gli #Ustascia croati massacrarono: nel villaggio di #BegovoBrdo 93 abitanti di cui 39 bambini,73 civili nella foresta di #Latićki, 15 abitanti a #GornjaŽrvnica, 16 civili, di cui 10 bambini a #Samarevci e 220 a #Katinovac.

Il #7aprile 1943, gli #Ustascia deportarono dal villaggio di #GornjeDubrave, verso il campo di #Sisak, circa 250 persone. Chi si oppose venne ucciso.

A #ĐurađNikolaTutorović fu fracassata la testa su una pietra davanti ai genitori, mentre #IlijaRaceMikašinović venne accecato.

"A guidare tedeschi a #Leonessa nella ricerca delle persone da eliminare fu #RosinaCesaretti, una fanatica fascista che non si fermò nemmeno davanti a un suo fratello mutilato, che fu ucciso brutalmente".

Il #7aprile 1939 l’esercito italiano invase l’#Albania. Le statistiche dei danni arrecati parlano di: 28.000 morti, 12.600 feriti, 43.000 deportati ed internati nei campi di concentramento, 61.000 abitazioni incendiate, 850 villaggi distrutti e 100.000 bestie razziate.

Come si fa a negare tutto questo. Come si fa ad essere fascisti.

Fonti: @ANPIRomaPosti e @Italiantifa

venerdì 12 aprile 2024

Ricchi a loro insaputa

Secondo i dati della rivista Forbes negli ultimi 15 anni tutti i miliardari sotto i trent’anni hanno ereditato la loro ricchezza

di Giovanni Pulvino

Foto da perlapace.it

I ricchi sono sempre più ricchi ed i loro patrimoni rimangono per diverse generazioni all’interno del contesto familiare. Tra i principi fondanti del liberismo c’è la meritocrazia, ma qui non c’è nulla di meritorio se non quello di aver ereditato una ricchezza che non hanno contribuito a creare. Sono nati ricchi, sono ricchi a loro insaputa. Secondo la rivista statunitense nei prossimi vent’anni saranno trasferiti 84.000 miliardi di dollari dai cosiddetti 'baby boomer' a figli e nipoti. Nell’ultimo trimestre del 2023 l’1% della popolazione degli Stati Uniti d’America possedeva 44.600 miliardi di dollari.

Una ricchezza ‘in crescita’ e che si eredita. I fratelli irlandesi Mistry di 25 e 27 anni possiedono circa 4,9 miliardi di dollari ciascuno. Clemente del Vecchio, 19 anni, è stato il più giovane miliardario nel 2023. Questo primato è passato alla diciannovenne brasiliana Livia Voigt che possiede 1,1 miliardi di dollari.

Nello stesso periodo il 60% più povero del mondo ha perso denaro, sottolinea Oxfam Italia nel suo rapporto annuale.

Addio ascensore sociale. La povertà si eredita come la ricchezza.

Il 30% delle persone tra i 25 ed i 49 anni che vivono in condizioni di bisogno lo erano già all’età di 14 anni. I salari medi di circa 880 milioni di lavoratori sono diminuiti. Anche chi lavora è povero.

Cresce la ricchezza, ma solo per pochi. E crescono le diseguaglianze, ma sembra non interessare a nessuno, tranne ai poveri ovviamente.

Fonte forbes.it

sabato 6 aprile 2024

Ecco cos’è la NATO

L’ex ambasciatore ed editorialista del Corriere della Sera Sergio Romano in questa intervista del 16 maggio del 2018 presso l’ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionali) spiega quali sono le finalità della NATO. Ecco le sue parole.
 

Video da YouTube, 16 maggio 2018

La NATO è considerata un’alleanza, certo è un’alleanza, ma è un’alleanza sui generis non come quelle del passato. Le alleanze ottocentesche erano delle promesse reciproche, ci aiuteremo se abbiamo uno stesso nemico e soprattutto diamoci una mano su altre cose. No, la NATO è un‘alleanza politico-militare dove esiste un esercito permanente integrato. Esiste un comando militare che lavora 24 su 24 ore con un comandante supremo che è in realtà uno capo di stato maggiore di tutti i paesi dell’alleanza atlantica, ma è sempre americano. Questo capo di stato maggiore fa esattamente quello che fanno tutti i capi di stato maggiore: cioè prepara la prossima guerra. E per preparare la prossima guerra bisogna pur sapere con chi farla perché, se lei prepara una prossima guerra quale che sia senza avere un’idea precisa di chi sarebbe il nemico non riesce a programmare un bel nulla e allora bisogna che ci sia un nemico. E il nemico c’è e guarda caso l’establishment militare americano non rinuncia a quel nemico. Non ha alcuna intenzione di rinunciare a quel nemico. Allora si metta nei panni di un paese che vede avanzare verso le proprie frontiere un’alleanza politico-militare il cui scopo è quello di preparare la guerra. Perché dovremmo continuare a dire che la NATO è organizzazione pacifica in cui, come dire, si studia il mondo, si studiano … si fanno studi. Non mi sembra che si possa dire e mi sembra che sia ipocrita cercare di farlo credere e io capisco le reazioni della Russia perché probabilmente se lo fossi avrei esattamente le stesse reazioni’.

Fonte yuotube.com


venerdì 29 marzo 2024

‘I poveri spesso mangiano meglio' dei ricchi, si sa

Mentre a piazza Affari le banche si accingono a distribuire 34 miliardi di euro di dividendi, l’Istat stima che 5,7 milioni di italiani vivono in povertà assoluta

di Giovanni Pulvino

Le famiglie in povertà assoluta sono l’8,5%, in aumento rispetto al 2022, erano l'8,3%. Si tratta di circa 5,7 milioni di individui, cioè il 9,8% della popolazione, l’anno precedente erano il 9,7%.

La situazione è peggiorata soprattutto nel nord del Paese, dove ‘le persone povere sono quasi 136mila in più rispetto al 2022’.

L’incidenza a livello individuale è passata dall’’8,5% al 9,0%. Il Mezzogiorno mostra dati in calo (12,1% da 12,7%) anche se sono più elevati rispetto al resto del Paese. 

La povertà assoluta tra le famiglie con almeno una persona occupata è stabile (8,2%). Riguarda oltre 1 milione e 100mila famiglie. Invece, l’incidenza con persona di riferimento lavoratore dipendente ‘raggiunge il 9,1%, in aumento rispetto al 2022 (8,3%) quando riguardava oltre 944 mila famiglie'.

In Italia anche chi lavora è povero, mentre i ricchi sono sempre più ricchi.

Nelle prossime settimane le principali banche italiane distribuiranno dividendi per 34 miliardi di euro. Il rendimento dei titoli azionari va dal 6 al 9 per cento, mentre i titoli di Stato garantiscono mediamente il 3,5%.

La diseguale distribuzione della ricchezza prodotta anziché ridurre le differenze tra le classi sociali le incrementa. Dovrebbe essere compito dello Stato correggere le storture del sistema economico e redistribuire le risorse in modo equo, ma così non è.

Il Governo Meloni ha riformato il Reddito di cittadinanza togliendolo a circa 500mila famiglie e, nello stesso tempo, non è stato capace di applicare la tassa sugli extraprofitti delle banche. La Destra di governo si dimostra inflessibile con gli ultimi, ma debole con i poteri forti. Ma questa non è una novità.

Il 28 settembre del 2018 Luigi Di Maio proclamava: 'abbiamo abolito la povertà', ora Giorgia Meloni ce l'ha ridata in tutta la sua interezza.

In gran parte, dicono gli esponenti della Destra, sarebbero dei ‘fannulloni’ che stanno seduti sul divano ad aspettare l’assegno del Rdc. E che 5,7 milioni di individui non sarebbero un problema anzi, come sostiene il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, 'spesso mangiano meglio' dei ricchi.

Fonte istat.it

venerdì 22 marzo 2024

Divisi si perde. E' matematico

Divisi si perde. È matematico. Le ambizioni personali sono legittime, ma senza un minimo di umiltà creare un’alternativa coesa alla Destra è impossibile

di Giovanni Pulvino

Giuseppe Conte

Il M5s sostiene con convinzione i candidati del cosiddetto ‘campo largo’ solo se questi sono grillini, come è avvenuto in Sardegna. Invece, nicchia se è un indipendente o un democratico, come è avvenuto in Abruzzo. O addirittura minaccia di andare da solo se il Pd non accetta le condizioni grilline, come potrebbe avvenire in Piemonte.

Il Movimento pretende dalle altre forze del Centrosinistra un sostegno incondizionato, ma non è altrettanto generoso con i suoi alleati, perché?

Cosa teme Giuseppe Conte? Il M5s non ha una base territoriale solida. Non solo. Il suo elettorato ha un orientamento ideale indistinto a detta degli stessi grillini. Non siamo né di Destra, né di Centro, né di Sinistra. Questo modus operandi funziona solo se si è da soli e se si è all’opposizione, ma quando si devono fare le scelte concrete o quando si deve aderire ad una coalizione inevitabilmente si perdono consensi.

Per il M5s, con Ely Schlein alla guida del Partito democratico, il pericolo di perdere ‘voti’ è concreto. Da qui i distinguo, le precisazioni, i veti al cosiddetto campo largo.

Divisi si perde. È matematico. Le ambizioni personali sono legittime, ma senza un minimo di umiltà creare un’alternativa coesa alla Destra è impossibile.

Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono divisi su temi importanti come la guerra tra Russia ed Ucraina, sulle politiche europee, sulla coesione nazionale, eppure ad ogni elezione sono compatti, come mai?

Gli elettori progressisti non si accontentano di un patto elettorale, occorre altro. I contenuti ci sarebbero, quella che manca è la volontà politica.

Per superare i timori di una perdita di consensi occorre una visione strategica. La prospettiva deve essere quella del medio e lungo periodo. Ed è necessario mettere da parte le ambizioni personali. 

Ma i leader del Centrosinistra sapranno essere umili e lungimiranti? 

sabato 16 marzo 2024

Elezioni Basilicata: Lacerenza rinuncia

In Sardegna ha prevalso il centrosinistra con Todde, in Abruzzo la Destra con Marsilio, come mai?

di Giovanni Pulvino

Ely Schlein, Giuseppe Conte, Carlo Calenda,
Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni

Nelle elezioni amministrative il voto è spesso determinato da dinamiche locali. Di certo incide il sistema elettorale che è diverso per ogni regione. Decisive sono le candidature e come queste vengono individuate.

In Sardegna ha prevalso il Centrosinistra con Todde, in Abruzzo la Destra con Marsilio, come mai?

Nel primo caso il 'campo largo' era ‘ristretto’ a Pd, M5s e AVS ed ha vinto, nel secondo invece era sostenuto da tutte le forze politiche di opposizione ed ha perso, perché?

La Destra ad ogni elezione conferma i suoi voti anche se c’è un travaso da un partito all’altro. Prima prevaleva Forza Italia con Silvio Berlusconi, poi la Lega con Matteo Salvini ed ora Fratelli D’Italia con Giorgia Meloni, ma qualunque sia il leader restano sempre compatti quando si tratta di elezioni o di gestione del potere.

Il Centrosinistra invece ha un comportamento quasi ‘schizofrenico’. Le ultime due elezioni lo dimostrano. Quando il candidato è un grillino questi è sostenuto con convinzione dalle forze politiche, anche se non da tutte. Quando invece occorre sostenere un moderato o un indipendente come D’Amico una parte della coalizione e degli elettori non mostra lo stesso entusiasmo. Vengono a mancare una parte dei consensi dei grillini e quelli dei partitini del cosiddetto Centro (Azione e Italia Viva). Spesso queste forze politiche mettono veti sui nomi e sulle possibili coalizioni creando uno stato di confusione e scoramento tra gli elettori.

La prossima tornata elettorale che si terrà tra poche settimane in Basilicata per il Centrosinistra parte in salita. La leader del Partito democratico per evitare di rompere con il M5s ha dovuto dire sì ad un candidato che non ha mai fatto politica e che è praticamente sconosciuto agli elettori. Si tratta di Domenico Lecerenza medico oculista che lavora in Basilicata, ma è pugliese.

La candidatura è durata poche ore. Ecco cosa ha dichiarato dopo una notte di riflessione il medico lucano in mail inviata ad un quotidiano locale: ‘Dopo un'attenta riflessione voglio comunicare la mia rinuncia alla candidatura a Presidente della Regione Basilicata’.

L’indicazione voluta fortemente dal M5s non ha rinsaldato la coalizione, anzi ha creato ulteriori frizioni tra i partiti di opposizione e confusione tra gli elettori. 

Per il Centrosinistra è notte fonda.

Stando così le cose creare un'alternativa credibile da opporre alla Destra è assai difficile. Il compito che si è proposto di portare avanti Ely Schlein non solo è ingrato, ma è anche al limite dell'impossibile. 


lunedì 4 marzo 2024

Valditara e le ‘classi separate per gli alunni stranieri’

Apriamo classi di potenziamento separate per gli alunni stranieri’, è l’ultima iniziativa del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara

di Giovanni Pulvino

La proposta del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara di aprire classi separate non è una novità per la scuola italiana.

Le classi differenziate esistevano già negli anni Sessanta.

La legge n. 1859 del 31 dicembre 1962 stabiliva all'articolo 12 che ‘possono essere istituite classi differenziali per gli alunni disadattati scolastici’. Esse potevano avere un calendario speciale con appositi programmi e orari di insegnamento.

Cinque anni dopo, il DPR n. 1518 del 22 dicembre 1967, stabilì che ‘soggetti che presentano anomalie o anormalità somato-psichiche che non consentono la regolare frequenza nelle scuole comuni e che abbisognano di particolare trattamento e assistenza medico-didattica sono indirizzati alle scuole speciali’.

Con l’introduzione della figura dell'insegnante di sostegno queste classi sono state abolite nel 1977.

Oggi la didattica integrativa prevede diversi strumenti per l’inclusione e il potenziamento degli alunni che hanno difficoltà di apprendimento. La Legge 104 del 1992 e la 42 del 28 marzo 2003 regolano la personalizzazione dei piani educativi. I cosiddetti BES (Bisogni Educativi Speciali) prevedono tre sottocategorie: quella della disabilità; quella dei disturbi evolutivi e quella dello svantaggio socioeconomico, linguistico e culturale

Gli strumenti per il superamento delle difficoltà di apprendimento degli alunni stranieri già esistono. Le classi separate non servono. La proposta del ministro è solo propaganda politica e nostalgia per un’epoca buia a cui qualcuno pensa di poter tornare.

Le parole pronunciate da Primo Levi nel 1974 delineano in modo chiaro un periodo della storia che non vorremmo vivere più, eppure ancora oggi c un'Italia che non si rassegna alla cultura della democrazia e della tolleranza.

Ogni tempo ha il suo fascismo: se ne notano i segni premonitori dovunque la concentrazione di potere nega al cittadino la possibilità e la capacità di esprimere ed attuare la sua volontà. A questo si arriva in molti modi, non necessariamente col terrore dell’intimidazione poliziesca, ma anche negando o distorcendo l’informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo in molti modi sottili la nostalgia per un mondo in cui regnava sovrano l’ordine, ed in cui la sicurezza dei pochi privilegiati riposava sul lavoro forzato e sul silenzio forzato dei molti’, Primo Levi, 1974.


venerdì 23 febbraio 2024

La vita è breve e le parole non servono

Lasciano mogli, figli, genitori, parenti, amici o semplici conoscenti. A chi rimane non resta che lo sgomento per una scomparsa ingiusta ed inaspettata, per un lavoro che non ha dato la vita, ma morte e dolore

di Giovanni Pulvino

Lavorava, ma non aveva il permesso di soggiorno. Era questa la posizione giuridica di uno degli operai che ha trovato la morte nel cantiere Esselunga di Firenze. Ecco i loro nomi.

Mohamed Toukabri, 54 anni tunisino. Taoufik Haidar 43 anni, moglie e 2 figli, Mohamed el Farhane, 24 anni e Bouzekry Rahimi di 56 anni marocchini. Tra le vittime anche un operaio italiano, Luigi Coclite, 60 anni di Teramo, residente in provincia di Livorno.

Ieri un altro lavoratore di 52 anni è morto nello stabilimento Stellantis di Pratola Serra (Avellino). Domenico Fatigati, dipendente di una ditta esterna, è rimasto schiacciato da un macchinario.

Nel 2024 le vittime sono già 148. Il numero cresce continuamente. È una ‘mattanza’ che nessuna legge riesce a fermare. Le regole ci sono e sono stringenti, ma spesso vengono violate, perché? Di certo nessun datore di lavoro vuole vedere la morte di un suo operaio; eppure, questo avviene ogni giorno. Allora perché? La motivazione è soltanto una: per tante imprese la priorità è il profitto anche a scapito dell’incolumità dei lavoratori. È la logica del  guadagno a tutti i costi. È il principio fondamentale del capitalismo. 

Vincere una gara pubblica o aggiudicarsene una da un privato per poi dare i lavori in subappalto è una prassi comune a molte imprese di grandi dimensioni, spesso multinazionali.

Il guadagno non è determinato dalla realizzazione dell'opera ma dall’aggiudicazione dell’appalto. I lavori vengono delegati ad imprese di piccole dimensioni che spesso sono costrette a ridurre i costi sulle materie prime, sulla manodopera e sulla sicurezza. I primi incassano i profitti, i secondi finiscono davanti ai giudici ed i dipendenti ci rimettono il lavoro e spesso la vita.

È un’emergenza nazionale, dicono, ma tra qualche giorno tutto tornerà nella ‘normalità’, almeno fino alla prossima strage. Le morti quotidiane, si sa, non fanno notizia. Come l’operaio cinquantenne morto ieri a Campofelice di Roccella in provincia di Palermo, travolto dal muro di una casa in costruzione.

La vita è breve e le parole non servono. Lasciano mogli, figli, genitori, parenti, amici o semplici conoscenti. A chi rimane non resta che lo sgomento per una scomparsa ingiusta ed inaspettata, per un lavoro che non ha dato una vita dignitosa, ma morte e dolore. 

Domani, quando un altro lavoratore o lavoratrice non tornerà a casa ripeteremo le stesse parole e scriveremo le stesse frasi. No, non è accettabile, ma quando finirà tutto questo?

sabato 17 febbraio 2024

Aria di regime

‘Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione…’, articolo 21 della Costituzione

di Giovanni Pulvino

Ghali Foh, Sanremo 2024.

A Gaza è in corso una carneficina. I morti sono quasi 30mila, il 70% dei quali sono donne e bambini. Hamas l’8 ottobre scorso, assassinando e rapendo centinaia di israeliani, ha commesso un crimine efferato, ma le vittime palestinesi non sono terroristi e non possono essere trattate come tali.

L’ipocrisia dei nostri politici, opinionisti e giornalisti è incomprensibile. La vita è una e nessuno può toglierla, per nessun motivo.

Le censure ai cantanti che si sono esibiti a Sanremo sono un segnale preoccupante sullo stato della libertà di espressione sancita dall’articolo 21 della Costituzione.

L’imbarazzo di Mara Venier nell’ascoltare le parole di Ghali Foh e Dargen D’Amico, il primo sul ‘genocidio’ dei palestinesi ed il secondo sul trattamento dei migranti, sono un segnale preoccupante di quanto sta accadendo in Rai. La successiva lettura e condivisone della stessa presentatrice del comunicato dell’Amministratore Delegato Roberto Sergio, rappresentano un atto di servilismo e sudditanza incomprensibile.

C’è aria di regime.

Denunciare i crimini di guerra, in qualunque parte del mondo essi siano stati perpetrati, e chiedere la pace non possono essere oggetto di censura, mai.

Non solo.

Se manifesti per la pace rischi di essere manganellato dalle forze dell’ordine, se invece marci facendo il saluto fascista sei scortato e tutelato. Per il Giorno del Ricordo la Presidente del Consiglio è intervenuta alla cerimonia con commozione e trasporto. Per celebrare la Liberazione invece ha accampato improcrastinabili impegni.

È un momento buio della nostra storia, specie se la confrontiamo con la tanto vituperata Prima Repubblica, quando Enrico Berlinguer dichiarò: ‘Sono ostile all’antisemitismo come a qualsiasi altra forma di odio razziale: compreso quello di cui appaiono pervasi gli attuali governanti di Israele’. Parole oggi attualissime come quelle del luglio 2006 di Giulio Andreotti che in uno dei suoi interventi sul Medio Oriente e sulle condizioni di vita dei palestinesi disse: ‘Se ognuno di noi fosse nato in un campo di concentramento e da cinquant’anni fosse lì e non avesse alcuna prospettiva da poter dare ai propri figli sarebbe un terrorista’.

Come dargli torto.


venerdì 9 febbraio 2024

Le Foibe e il revisionismo neofascista

Il prof. Alessandro Barbero ci spiega cosa sono state le Foibe e l'uso distorto che ne fa la politica italiana


Alessandro Barbero, 'Storia e memoria' (da yuotube.it)

'Cosa sono le Foibe? Alla fine della guerra sui confini orientali d’Italia l’esercito partigiano jugoslavo comunista avanzando in un territorio che da molti anni era occupato dagli italiani .... fa fuggire davanti a sé la popolazione ... terrorizzata e uccide effettivamente migliaia di italiani civili gettando poi i cadaveri in queste forre del terreno che ci sono da quelle parti, appunto le Foibe. Un eccidio di molte migliaia di civili. 

I partigiani jugoslavi comunisti stavano dalla parte dei vincitori, combattevano dalla parte giusta, quindi per molto tempo di questa cosa no che non se ne parli, ma se ne parla eccome, ma a livello ufficiale. Nessuno si sognerebbe .... che bisognerebbe fare un giorno del Ricordo, perché è uno dei tanti casi in cui i vincitori che stavano dalla parte giusta hanno fatto delle porcate, cosa che succede normalmente nella realtà. 

Bambini internati nel campo di concentramento di Arbe
(Croazia) creato dalla Seconda Armata Italiana
nel luglio del 1942 (it.wikipedia.org)

Non ci sono i buoni e i cattivi come nei film americani. 
La realtà è più complicata di così ed i vincitori che stanno dalla parte giusta fanno un sacco di porcate. Buttano la bomba atomica su Hiroshima e come se non bastasse ne hanno ancora un’altra e buttano anche quella e distruggono un’altra città. ... 

Poi cosa succede che quella parte dell’Italia che per tanto tempo ha vissuto male il 25 aprile, la celebrazione della Resistenza, perché erano famiglie come la mia, dove si era schierati dall’altra parte, sempre più sentono ... che, politicamente, il pendolo si è spostato e chi la pensa così ha sempre più importanza. E ad un certo punto un governo che, non lo può dire, ma è fatto da gente che si sentiva più dalla parte dei fascisti che non dei partigiani, decide che bisogna equilibrare il 25 aprile. C’è questa grande festa che piace a quelli della sinistra e allora facciamo anche un altro giorno per ricordare invece una cosa dall’altra parte e nasce il giorno delle Foibe. 

Allora non ci sono state le Foibe? Certo che ci sono state. E' stata un’atrocità? Certo che è stata un’atrocità. Non bisogna parlarne? Certo che bisogna parlarne. …… Le Foibe sono uno di quei casi che uno deve sapere. Gli storici le hanno sempre studiate dopodiché si tratta di dire: dobbiamo mettere al centro del discorso pubblico quell’episodio lì perché è emblematico? E' da quello che si capisce cos’era davvero quell’epoca e cioè che i partigiani comunisti erano molto cattivi e che gli italiani sono stati ingiustamente perseguitati e sterminati? Oppure ... dobbiamo discutere di quella cosa lì per venderne tutti gli aspetti? 

Se discuti di quella cosa li per vederne tutti gli aspetti scopri, al di là del fatto che è successo quello sterminio, un mondo dove la gente crepava tutti i giorni, continuamente dappertutto, dove le città venivano bombardate, la gente bruciata viva dai bombardamenti, ... moriva nei lager, morivano soldati in combattimento a migliaia tutti i giorni e questo ti rimette un po', come dire, le cose in prospettiva.

Poi scopri che ... i comunisti jugoslavi era così incazzati con gli italiani, perché gli italiani quei territori lì avevano occupati nel 1918 dopo aver vinto la Prima guerra mondiale ed avevano cominciato a bastonare gli abitanti slavi, a proibirgli di parlare la loro lingua, a decidere che quei paesi lì dovevano diventare italiani e dimenticarsi di essere stati slavi e cosi via. Dopo vent'anni di divieti, di bastonate e di abusi la popolazione slava locale odiava gli italiani e a quel punto come succede li odiava tutti. Non è che stava a dire quello li è buono, quello li è cattivo, quello li è fascista, quell’altro no. Odiava gli italiani e questo non vuol dire che chi prendeva le famiglie gli sparava alla nuca e li buttava nei crepacci non debba rispondere alla sua coscienza di quello che ha fatto, però vuol dire che noi sappiamo un po' di più di cosa è successo e del perché è successo. Quella è la Storia. Creare invece un giorno della memoria del Ricordo per controbilanciare l’altro (il 25 aprile) quello è l’uso della Memoria che fa la politica'.