Secondo i dati Istat del 2023 cinque milioni 694mila persone, per un totale di 2 milioni 217mila famiglie vivono in povertà assoluta e 13 milioni rischiano di cadere in povertà
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Andamento della povertà dal 2014 al 2023 - Foto da istat.it |
Si tratta di 5
milioni 694mila persone, per un totale di 2 milioni 217mila famiglie.
Individui che non hanno il minimo necessario per vivere dignitosamente.
I soggetti a rischio povertà sono 13 milioni,
pari al 23,1% della popolazione. Solo Bulgaria, Romania, Grecia, Lettonia e
Lituania registrano livelli più elevati.
La media europea è al 21%.
Le categorie sociali più colpite sono i
residenti nelle aree del Nord, le famiglie di stranieri, i minori e i ‘lavoratori
poveri’.
Il numero è raddoppiato nel settentrione
(quasi un milione), mentre è più contenuta nelle altre aree del Paese. Le
ragioni sono semplici. Nelle regioni del Nord si concentra il 60% della
popolazione immigrata che registra il 35,1% di nuclei in povertà assoluta
contro il 6,3% di quelli italiani.
Un altro elemento è il lavoro povero. L’8%
degli occupati non riesce a raggiungere un livello di vita dignitoso.
Questi dati sono stati confermati dal
rapporto Caritas 2025.
Dal 2012 il numero di persone che si
trova un una condizione ‘di disagio stabile e prolungato’ è raddoppiato.
Riguarda soprattutto gli over 65 e le
persone che pur lavorando rimangono povere. Quindici anni fa erano il 15% oggi sono circa il 30%.
Le criticità sono due: la casa e la
salute. ‘Due dimensioni che rappresentano vere e proprie emergenze sociali’.
Secondo la Caritas è l’effetto
cumulativo delle crisi economico-finanziarie che hanno colpito l’Italia negli
ultimi anni. Nel 2008 il crollo di Lehman Brothers, nel 2011 la crisi debito sovrano,
nel 2020 la pandemia da Covid-19, infine, negli ultimi due anni l’inflazione.
Dato quest’ultimo certificato dall’Istat.
Dal 2019 al 2024 i salari reali in Italia sono diminuiti dell’8,7%, il dato più
elevato tra i Paesi del G20.
In Italia anche chi lavora è povero.
Fonti istat.it e caritas.it
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