In Europa si trovano ‘in una condizione di rischio povertà e/o di esclusione sociale 95 milioni di persone, il 21,8% della popolazione. In Italia sono 14 milioni 304mila, cioè il 24,4%’
Foto da Oxfam Italia |
‘Chi nasce povero molto probabilmente lo rimarrà anche da adulto’, a sostenerlo è la Caritas nel Rapporto su povertà ed esclusione sociale dal titolo 'L'anello debole'.
In Europa si trovano ‘in una condizione di rischio
povertà e/o di esclusione sociale 95
milioni di persone, il 21,8% della popolazione’. In Italia sono 14 milioni 304mila, cioè il 24,4%. I
poveri assoluti sono cresciuti di 357mila unità, in tutto sono 5 milioni 674mila
persone (9,7%), di questi 1 milione 270mila sono minori (13,4%).
Le famiglie povere sono 2 milioni 187mila. Al Sud e nelle isole sono rispettivamente il 13,3 e l’11,3%.
La povertà
assoluta si concentra in gran parte nei nuclei familiari di soli stranieri. Pur
‘rappresentando 8,7% della popolazione residente costituiscono il 30% dei
poveri assoluti’.
Ad incidere
sono soprattutto l’istruzione e la mancanza di un lavoro stabile e ben retribuito.
Tra il 2021 e il 2022 ‘le condizioni delle famiglie la cui persona di riferimento ha conseguito al massimo la licenza elementare, è passata dall’11,9 al 13%’. Invece, dove il capofamiglia ha un titolo di scuola superiore l’incidenza è più contenuta (4,0%). Solo il 47% dei nuclei in povertà assoluta ha il capofamiglia occupato.
Nel
2022 i centri di ascolto della Caritas hanno supportato 255.957 persone, l’11,7%
delle famiglie in povertà assoluta, cioè l’1% delle famiglie residenti.
La maggior
parte degli ‘utenti’ ha un basso livello d’istruzione (66,5%) e occupazionale. Il 48% vive in una condizione di disoccupazione ed il 22,8% di ‘lavoro povero’.
I problemi
denunciati sono soprattutto quelli economici (78,5%), occupazionali (45,7%) e abitativi
(23,1%).
Il
45% dei sussidi erogati nel 2022 dalla Caritas riguardano i ‘bisogni energetici’.
Il
lavoro non sempre garantisce una vita dignitosa. In genere si tratta di ‘lavoratori
in nero, in grigio, part time forzati, con contratti regolari ma tutti con salari
inadeguati’.
Le
ragioni del cosiddetto ‘lavoro povero’ sono, secondo la Caritas, tre: la
debolezza contrattuale, la trasformazione del mercato del lavoro (precarietà
terziarizzazione, ect..) e comportamenti dei datori di lavoro.
Fonte
caritas.it
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