lunedì 28 agosto 2023

Roberto Mancini: ‘Ora è arrivato il tempo di fare la storia con l’Arabia’

Roberto Mancini, un altro super ricco che abbandona il Paese da cui ha avuto tutto: soldi, potere, fama

di Giovanni Pulvino

Roberto Mancini - (foto da open.it

I dissidi sullo staff, il rapporto personale logorato, le incomprensioni con la Federazione. Non era vero niente. Era solo una questione di soldi. Un altro super ricco che abbandona il Paese da cui ha avuto tutto: soldi, potere, fama. È lo fa per arricchirsi ancora di più. Non c’è limite all’ingordigia.

Roberto Mancini, ex calciatore ed ex Commissario tecnico ha firmato un contratto triennale da 25 milioni di euro netti a stagione per guidare la nazionale di calcio dell’Arabia Saudita. In quella italiana ne prendeva 4,5 milioni all’anno. Ora è il tecnico di una nazionale più pagato al mondo.

Poteva dare le dimissioni perché quella araba era un'occasione irrinunciabile, invece no, mentre  aveva già deciso di lasciare gli azzurri ha recitato la parte della vittima. 

Con la pantomima che ha messo in scena ha mancato di rispetto alla Federazione che, nonostante la mancata qualificazione ai mondiali del Qatar 2022, gli aveva rinnovato il contratto. Si sente una prima donna che può fare e disfare tutto a piacimento. Durante la pandemia attaccò il Governo PD/M5S perché tenevano gli stadi chiusi.

Ora, dove sono finiti il suo attaccamento ed il suo patriottismo?

Dopo aver vinto gli Europei ed aver mancato i mondiali del Qatar lascia la Nazionale a pochi giorni da due importanti partite per le qualificazioni agli Europei del 2024.

Chi risarcirà la Federazione?

Le società di club ricevono milioni di euro per rinunciare ai loro calciatori ingaggiati dai club sauditi, ma chi pagherà la Nazionale italiana? La Federazione agisca, tuteli i suoi interessi e lo faccia in ogni sede.

E Roberto Mancini prima di volare in Arabia Saudita saldi il debito di riconoscenza verso il calcio italiano e non straparli dicendo ‘ho fatto la storia in Europa, adesso è il momento di farla qui’.

sabato 26 agosto 2023

I super ricchi sono anche i più grandi inquinatori

Più si è ricchi, più si inquina e quindi più si deve pagare di tasse per combattere i cambiamenti climatici

di Giovanni Pulvino


Neymar (foto da it.eseuro.com)
Secondo i dati della World Inequality Lab, entità gestita dall'E'cole d'économie di Parigi e dall'università di Berkeley, in California, le differenze nelle emissioni di CO2 delle fasce più facoltose e quelle più povere sono enormi.

L’1% dei super ricchi inquina 20 volte di più del resto della popolazione. Il 10% più benestante ha un impatto del 50% sul totale delle sostanze inquinanti emesse nell’ambiente.

Auto di grossa cilindrata, frequenti viaggi in aereo, abitazioni grandi, elevato consumo di beni e servizi, risparmi investiti in attività che emettono CO2 sarebbero le principali motivazioni.

Per il trasferimento in Arabia Saudita del calciatore Neymar la società l’Al-Hilal Saudi Football Club ha inviato un Boeing 747 ed ha sostenuto un costo di 23.000 euro l’ora. Il viaggio è durato sei ore. Un jet privato avrebbe emesso 12.000 Kg di CO2, ma con un Boeing l’inquinamento è stato 20 volte tanto.

Non solo, c’è anche un importante conseguenza di carattere sociale da considerare. A pagare gli effetti dei cambiamenti climatici sono soprattutto i ceti meno abbienti. Più le persone sono povere, maggiore è l’impatto dei costi energetici sul loro reddito.

Ridurre le diseguaglianze prendendosi cura dell’ambiente non è una banalità.

È necessario un cambio di paradigma. Da un’economia lineare è necessario passare ad un’economia circolare ed ecocompatibile. Aiuto umanitario e sviluppo sostenibile devono essere i principi base delle nuove politiche economiche.

Con i disastri dovuti al riscaldamento climatico mettere una parte della ricchezza posseduta a disposizione di azioni al servizio del clima non è una proposta da rigettare. L’idea sarebbe quella di introdurre una tassa progressiva sulla CO2. La motivazione è semplice: più si è ricchi, più si inquina e quindi più si deve pagare di tasse. L’imposizione deve colpire i benestanti, ma anche chi inquina.

Questa proposta è stata discussa all’ultimo forum economico mondiale di Davos. Un gruppo di 200 milionari ha chiesto di essere tassato di più ‘per il bene comune’.

E se lo dicono loro ...

domenica 20 agosto 2023

‘Paperoni’ italiani sempre più ricchi

Il quotidiano Milano Finanza redige ogni anno la classifica dei possessori di grandi ricchezze borsistiche, ecco chi sono i più ricchi

di Giovanni Pulvino

Nell’ultimo anno il divario 'borsistico' tra i principali ‘paperoni’ si è ampliato. Nel primo gradino della classifica redatta da Milano Finanza c’è la famiglia di Leonardo Del Vecchio che con 32,5 miliardi di euro ha fatto registrare nell’ultimo anno un incremento del 14,7%. Seguono Miuccia Prada e Patrizio Bertelli con 13,00 miliardi di euro con un aumento del 14% e la famiglia Rocca che con la controllata di infrastrutture petrolifere Tenaris ha fatto registrare quasi 10,5 miliardi di euro ed un incremento dell’11,5%.

Insieme capitalizzano oltre 56 miliardi di euro con un aumento del 14% rispetto ai 49,2 miliardi del 2022.

Un'altra famiglia che ha beneficiato del buon andamento delle azioni è quella degli Agnelli-Elkann-Nasi. Grazie alla performance del 19,6% di Exor, cassaforte di famiglia, ha realizzato un incremento di ricchezza di 10 miliardi di euro.

Con una consistenza borsistica passata dal 1,8 a 2,8 miliardi di euro la famiglia Buzzi ha guadagnato nella classifica undici posti.

L’exploit migliore è stato di Andrea Iervolino che è passato dal 317esimo all’ottavo posto.

Con gli incrementi di valore dei titoli di Mfe, Mondadori e Banca Mediolanum gli eredi di Silvio Berlusconi hanno guadagnato tre posizioni e sono saliti alla diciassettesima piazza con un incremento del 17,3%, per una ricchezza aumentata di oltre 2,8 miliardi di euro.

Pandemia, guerra tra Russia e Ucraina ed inflazione non hanno scalfito i patrimoni dei soliti ‘paperoni’. Anzi le loro ricchezze continuano a crescere e le disuguaglianze ad aumentare.

Mentre il governo di Giorgia Meloni taglia il Reddito di cittadinanza, lascia invariate le accise sui prezzi dei carburanti e non interviene sull’inflazione che continua ad erodere i salari, i ceti medi e bassi si impoveriscono ed i ricchi diventano sempre più ricchi.

Fonte milanofinanza.it

domenica 13 agosto 2023

Daniela Santanchè: ‘Rivendico con orgoglio di essere fascista’

Ecco un elenco di dichiarazioni e comportamenti  tra il serio ed il faceto, ma tutti rigorosamente veri, degli esponenti della Destra

di Giovanni Pulvino

Daniela Santanchè e Giorgia Meloni

12 agosto 2023. Per parlare dei suicidi avvenuti nel carcere di Torino il ministro della Giustizia Carlo Nordio cita Göring: È successo anche a Norimberga, la sorveglianza non basta’.

7 agosto 2023. Anna Maria Bertini, assessore alla Cultura del Comune di Ancona: In queste cose sono molto ebrea’.

2 agosto 2023. Marcello De Angelis ex membro del gruppo eversivo Terza Posizione, condannato a 5 anni di reclusione (è uscito dal carcere nel 1992 dopo aver scontato tre anni), oggi è il responsabile della comunicazione per la regione Lazio. È stato anche senatore, deputato e direttore del Secolo d’Italia. Ecco cosa ha postato sul suo profilo Facebook a proposito della strage di Bologna del 2 agosto 1980: Io so per certo che con la strage di Bologna non c’entrano nulla Fioravanti, Mambro e Ciavardini. Non è un’opinione: io lo so con assoluta certezza. E in realtà lo sanno tutti: giornalisti, magistrati e “cariche istituzionali .. Posso dimostrare a chiunque abbia un’intelligenza media e un minimo di onestà intellettuale che Fioravanti, Mambro e Ciavardini non c’entrano nulla con la strage’.

28 luglio 2023. Il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin: Non so quanto il cambiamento climatico sia dovuto all’uomo e quanto al cambiamento climatico della Terra’.

26 luglio 2023. Il compagno di Giorgia Meloni, Andrea Giambruno, durante la sua trasmissione su Retequattro richiama il ministro del Turismo tedesco dicendo: ‘se non ti sta bene stai a casa tua...c'è la foresta nera stai lì’.

25 luglio 2023. Matteo Salvini attacca Don Ciotti (prete antimafia sotto scorta da anni): Un signore in tonaca dice parole ignoranti, volgari’.

23 luglio 2023. Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, cambia opinione sul blocco navale per impedire l'ingresso dei migranti: L’Italia e l’Europa hanno bisogno di immigrazione. È doveroso aiutare anche chi scappa dalla fame e da catastrofi naturali’.

21 luglio 2023. Nello Musumeciministro per la Protezione civile e per le Politiche del mare, ha dichiarato: Il reddito minimo è assistenzialismo’.

20 luglio 2023. Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio dei ministri e  ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha detto: ‘Revoca della patente per chi abbandona animali in strada’.

12 luglio 2023. Il ministro per le Pari opportunità e la Famiglia, Eugenia Maria Roccella, ha dichiarato: Un figlio non sia l’alternativa a uno spritz’.

6 luglio 2023. Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, giurato al premio Strega in un'intervista televisiva ha detto: ‘Ho ascoltato le storie che sono espresse in questi libri che sono finalisti questa sera sono tutte storie che ti prendono che ti fanno riflettere ecco proverò a leggerli … si li ho letti perché ho votato però voglio approfondire questi volumi’.

3 luglio 2023. Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio dei ministri e ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale ha dichiarato: un salario minimo fissato per legge danneggia i lavoratori che guadagnano meno’.

28 giugno 2023. Luca Ciriani, senatore di FdI e ministro per i rapporti con il Parlamento ha spiegato: ‘Meloni non fa interviste per evitare l'incalzare inopportuno delle domande dei giornalisti, alle quali non può rispondere in quanto loro sono in sovrannumero’.

27 giugno 2023. Flavio Briatore, in un'intervista televisiva ha detto: ‘Tra 20 anni non ci troveremo più falegnami e muratori perché questi preferiscono mandare i loro figli a scuola e all'università’.

3 giugno 2023. In un manifesto propagandistico di FdI Giorgia Meloni afferma: ‘Non possiamo far innamorare gli altri di noi se non amiamo per primi noi stessi e se non riscopriamo ciò che ci lega e ci rende una comunità di destino.

18 ottobre 2022. La ministra del Turismo, Daniela Santanchè, ha dichiarato in un comizio: ‘Rivendico con orgoglio di essere fascistase fascista vuol dire cacciare a pedate nel sedere i clandestini e gli irregolari’.

giovedì 10 agosto 2023

È un tempo che non ci appartiene

Tentiamo di dare un senso al tempo che trascorre, e lo facciamo sempre, ma è tutto inutile, non possiamo decidere ne come ne cosa, lo subiamo soltanto, senza poter fare nulla

di Giovanni Pulvino

Torremuzza (Sicilia), 4 agosto 2023 (foto di Pippo Russo)

I giorni trascorrono lenti, ma non hanno più lo stesso colore. È un tempo che non ci appartiene. Siamo degli estranei.
Manca la leggerezza. Manca quel fare o quel non fare senza chiederti il perché. Manca il decidere al momento senza programmare, senza pensare.

I luoghi sono gli stessi, ma noi siamo fuori dal tempo, siamo altro.

È solo un accumulo di memoria a perdere.

Un giorno di luglio di tanti anni fa mio padre ci porto a Maccarruni. Nella parte alta della strada statale c’era u stazuni, lì imparammo a fare i tivuli. Quell’attività ci abituò al sacrificio e ci fece capire che potevamo fare tutto o quasi con un po' d’impegno e buona volontà, che a dire il vero non è mai mancata.

Quel mattino, invece, imboccammo un viottolo in terra battuta che portava nella parte bassa. Passammo sotto il ponte della ferrovia e giungemmo in riva al mare. Ovviamente non c’era nessuno. Fu lì che imparammo a nuotare o qualcosa di simile. Riuscivamo a stare a galla muovendo avanti e indietro mani e piedi. Fu l’inizio, poi, nelle settimane successive prendemmo coraggio.

Una volta rischiai di annegare.

Un giorno di luglio mia zia M. ci porto al mare. Anche se si toccava andai sott’acqua, ma non riuscivo più a riemergere. Tentai più volte ma non ci riuscivo. Un po' come succede nei sogni, provi a muoverti, ma non ci riesci. Stavo bevendo acqua salata, fu mia zia a tirarmi fuori. Lei era l’unica delle tre sorelle che ci portava al mare. Le altre due non hanno mai conosciuto il piacere di ‘fare il bagno’.

Che tristezza.

Di solito le nostre mamme andavano in spiaggia nel tardo pomeriggio o di prima mattina quando non c’era nessuno e lo facevano solo per bagnarsi i piedi, ma sempre con i vestiti addosso. Allora era così ed era considerato ‘normale’.

Il pudore ed il rispetto per la propria dignità prevalevano sui desideri.

Donne che hanno vissuto a ‘pochi’ metri dal mare; eppure, non sapevano nuotare e non hanno mai fatto un bagno. Come deve essere stato difficile per loro rinunciare ad uno dei pochi piaceri a cui potevano accedere gratuitamente. Il mare era lì, ma non potevano, non potevano. Non so perché, ma mi sento responsabile di tutte le privazioni che hanno dovuto sopportare per crescere i figli e per tenere unite le loro famiglie.

Nuotare è naturale, ma occorre non aver paura dell’acqua, non bisogna temere di andare a fondo anche se il rispetto del mare non deve venire meno, mai.

Nei mesi estivi scendere in spiaggia e fare subito un tuffo era una prassi quotidiana per noi torremuzzari, un po' meno pi nzusari. Per non sentire il freddo del primo impatto entravamo in acqua quasi di corsa o lo facevamo lentamente facendo un passo dopo l’altro fin dove si toccava e infine ci immergevamo. Ed era allora che entravi in simbiosi con l’acqua, era un leggero ondeggiare senza pensieri, senza timore.

Eri a pochi metri dalla riva, ma da lì potevi osservare tutta la borgata. La spiaggia, la ferrovia, la strada, lo stabilimento di sansa e la campagna oltre le case. A volte passava un treno e pensavi all’invidia che dovevano provare coloro che erano costretti a viaggiare in quelle bellissime giornate di luglio. I rumori e le voci giungevano quasi incomprensibili e non potevi non chiederti se sotto i ponti o là in alto sulla Torre ci fosse qualcuno che sbirciava. Il rintocco cadenzato delle campane ci indicava che era già mezzogiorno e che era ora di uscire dall’acqua, ma dovevi fare attenzione per evitare di perdere l’equilibrio sulle pietre lippose.

E com’era bello prendere il sole stando seduti sul brecciolino a pochi centimetri dall’acqua, quel tanto che bastava per evitare le onde più lunghe oppure tenendo i piedi immersi sulla battigia. Ed è in quei momenti che rimani stordito dall’immensità del mare e dal continuo ed incomprensibile movimento delle onde. L’acqua a volte sembra ritirarsi, altre ti arriva vicino e sei costretto a fare un balzo all’indietro o a bagnarti di nuovo senza volere.

Nelle giornate di maestrale solo i più temerari provavano a fare un tuffo, ma com’era bello farsi avvolgere dal vento e dalle goccioline di acqua salata. E com’era bello rimanere frastornati dal fragore delle onde che inevitabilmente si infrangevano sulla sabbia e sulle pietre emerse momentaneamente per il risucchio e che ti costringevano a tirarti indietro quando un cavallone più alto portava l’acqua a sfiorarti. Oppure ti lasciavi bagnare i piedi dalla schiuma d’acqua e sale che ti veniva incontro minacciosa, ma non avevamo paura sapevamo che era innocua.

E com’è stato bello quel giorno d’inverno fare una lezione guardando il litorale. Chissà se S. e L. lo ricordano. Il mare era agitato, lo vedevamo bene dalle finestre della nostra classe. La professoressa M. mi stava interrogando, ma si accorse delle mie difficoltà e volle aiutarmi chiedendomi come mi piaceva il mare. Risposi che è bello quando è agitato o quando è completamente piatto, che non mi piacevano le vie di mezzo. L’insegnante apprezzò la mia risposta e di certo mi valutò più del dovuto anche per quell’osservazione.

Chissà perché questi pensieri e non altri ricompaiono sempre. È il mare che li fa tornare? Sono le giornate di luglio? Ma che importa, di certo non possiamo tornare indietro e non possiamo cancellare il passato.

Siamo prigionieri.

Tentiamo di dare un senso al tempo che trascorre, e lo facciamo sempre, ma è tutto inutile, non possiamo decidere ne come ne cosa, lo subiamo soltanto, senza poter fare nulla.

E' un tempo che non ci appartiene.

 

domenica 6 agosto 2023

Reddito di ‘giornalanza’

La maggior parte dei giornali propugna il liberismo, ma nessuno di essi rinuncia agli ‘aiuti’ di Stato

di Giovanni Pulvino

La maggior parte dei giornali italiani usufruiscono di agevolazioni e finanziamenti da parte dello Stato, ma non tutti lo sanno. Una specie di reddito di ‘giornalanza’. Senza queste risorse diversi quotidiani fallirebbero.

Il capitalismo, come ci spiegano gli economisti classici, si fonda sulla libera concorrenza e non prevede l’intervento pubblico. Ma così non è, almeno per gran parte della nostra editoria.

Si propugna il liberismo, ma nessuno rinuncia agli ‘aiuti’ di Stato.

In modo diretto o indiretto ne usufruiscono tutti.

La giustificazione è sempre la stessa: il pluralismo nell’informazione è il sale della democrazia. Questo è vero, ma solo quando i giornali fanno bene il loro mestiere.

Invece, spesso essi sono strumenti di propaganda politica o di partito. Una pratica legittima purché non avvenga con i finanziamenti pubblici, che per definizione sono di tutti. Si invoca la libertà di espressione, ma a spese della collettività. Un po' come avviene con l’istruzione privata. L’articolo 33 della Costituzione stabilisce: ‘Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato’. Ma come sappiamo così non è. E non lo è neanche per i giornali.

Sul sito del Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri c’è l’elenco completo dei quotidiani che usufruiscono dei finanziamenti diretti. I contributi assegnati nel 2021 sono stati 30 milioni di euro, di questi 2,5 milioni sono andati a pubblicazione diffuse all’estero. Le testate beneficiarie sono state 180.

6,2 milioni di euro sono andati al Dolomiten, quotidiano di lingua tedesca. Seguono Famiglia cristiana con 6 milioni di euro e Avvenire con 5,6 milioni di euro, 4 milioni a testa sono stati erogati a Italia oggi e alla Gazzetta del Sud. A Libero quasi 3,9 milioni e 3,3 al Manifesto. Il Foglio quasi 1,9 milioni di euro.  E così via.

18 milioni di euro su 30 sono andati ai primi tre, chissà perché? Altro che liberismo e libera iniziativa, questi giornali chiuderebbero senza gli aiuti di Stato. E dire che la linea editoriale della maggior parte di essi è antistatalista, ma come si vede è un principio con deroga che avvantaggia gli stessi propugnatori.

Poi ci sono gli aiuti indiretti.

Tutti i quotidiani, anche quelli a maggiore diffusione, usufruisco di agevolazione per l’acquisto della carta per la stampa. In nome del pluralismo lo Stato tiene in piedi decine di giornali anche se vendono poche copie e si limitano alla propaganda politica, perché?

Fonte senato.it