sabato 26 novembre 2016

Riforma costituzionale: l’astrusità dell’articolo 70

La modifica dell’articolo 70 della Costituzione è emblematica di come in nostri parlamentari hanno proceduto nella rielaborazione del testo costituzionale 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

(foto da unita.it)
Così come è avvenuto nel 2001 con la modifica dell’articolo 117 della Costituzione anche per le nuove funzioni del Senato la lettura delle disposizioni risulta astrusa e di difficile comprensione. Approvare leggi complicate e di ardua interpretazione è da evitare per quelle ordinarie, ma lo è ancora di più per la legge fondamentale del nostro ordinamento. Il nuovo articolo 70 della riforma costituzionale evidenzia la grande differenza culturale e di competenza istituzionale che c’è tra i politici di ‘una volta’ e quelli di adesso. Per capire basta leggere com’è e come sarà l’articolo 70. In neretto il testo aggiunto. Ogni altro commento è superfluo.
Il Capo dello Stato, Enrico De Nicola, firma la
Costituzione italiana. 27 dicembre 1947
(foto da wikipedia.it)
Costituzione testo vigente art.70: ‘La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere’.
Costituzione testo modificato art.70: ‘La funzione legislativa è esercitata col­lettivamente dalle due Camere per le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali, e soltanto per le leggi di attuazione delle dispo­sizioni costituzionali concernenti la tutela delle minoranze linguistiche, i referendum popolari, le altre forme di consultazione di cui all’articolo 71, per le leggi che determinano l’ordinamen­to, la legislazione elettorale, gli organi di governo, le funzioni fondamentali dei Comuni e delle Città metropolita­ne e le disposizioni di principio sulle forme associative dei Comuni, per la legge che stabilisce le norme generali, le forme e i termini della partecipazio­ne dell’Italia alla formazione e all’at­tuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea, per quella che determina i casi di ineleggibilità e di in­compatibilità con l’ufficio di senatore di cui all’articolo 65, primo comma, e per le leggi di cui agli articoli 57, sesto comma, 80, secondo periodo, 114, terzo comma, 116, terzo comma, 117, quinto e nono comma, 119, sesto comma, 120, secondo comma, 122, primo comma, e 132, secondo comma. Le stesse leggi, ciascuna con oggetto proprio, possono essere abrogate, modificate o derogate solo in forma espressa e da leggi appro­vate a norma del presente comma. Le altre leggi sono approvate dalla Ca­mera dei deputati. Ogni disegno di legge approvato dal­la Camera dei deputati è immedia­tamente trasmesso al Senato della Repubblica che, entro dieci giorni, su richiesta di un terzo dei suoi compo­nenti, può disporre di esaminarlo. Nei trenta giorni successivi il Senato della Repubblica può deliberare proposte di modificazione del testo, sulle quali la Camera dei deputati si pronuncia in via definitiva. Qualora il Senato della Repubblica non disponga di procedere all’esame o sia inutilmente decorso il termine per deliberare, ovvero quando la Camera dei deputati si sia pronun­ciata in via definitiva, la legge può es­sere promulgata. L’esame del Senato della Repubbli­ca per le leggi che danno attuazione all’articolo 117, quarto comma, è di­sposto nel termine di dieci giorni dal­la data di trasmissione. Per i medesimi disegni di legge, la Camera dei deputati può non conformarsi alle modifica­zioni proposte dal Senato della Re­pubblica a maggioranza assoluta dei suoi componenti, solo pronunciandosi nella votazione finale a maggioranza assoluta dei propri componenti. I disegni di legge di cui all’articolo 81, quarto comma, approvati dalla Camera dei deputati, sono esaminati dal Sena­to della Repubblica, che può deliberare proposte di modificazione entro quin­dici giorni dalla data della trasmissione. I Presidenti delle Camere decidono, d’intesa tra loro, le eventuali questio­ni di competenza, sollevate secondo le norme dei rispettivi regolamenti. Il Senato della Repubblica può, secon­do quanto previsto dal proprio rego­lamento, svolgere attività conoscitive, nonché formulare osservazioni su atti o documenti all’esame della Camera dei deputati’. 

martedì 22 novembre 2016

SPID necessario anche per il bonus dei docenti, ecco come funziona

Per usufruire del bonus di 500 euro i docenti dovranno accedere all’applicazione web cartadeldocente.istruzione.it, ma prima dovranno ottenere l’identità digitale SPID

di Giovanni Pulvino (PulvinoGiovanni)

Foto da bloglavoro.com
Lo scorso anno oltre 740.000 docenti di ruolo hanno usufruito per l’aggiornamento professionale del bonus di 500 euro. L’importo è stato accreditato direttamente nello stipendio. L’incentivo è stato rinnovato anche per quest’anno, ma è cambiato il sistema di erogazione.
Per spendere l’incentivo i docenti dovranno accedere all’applicazione web cartadeldocente.istruzione.it che sarà disponibile entro il 30 novembre. I buoni spesa generati daranno il diritto ad ottenere il bene o il servizio presso gli esercenti autorizzati.
Foto da blastingnews.com
I docenti potranno acquistare riviste e pubblicazioni per l’aggiornamento professionale, hardware e software da utilizzare per la formazione, iscriversi a corsi di laurea o di specializzazione, acquistare biglietti per rappresentazioni teatrali, cinematografiche, per visitare musei e mostre, per partecipare ad eventi culturali e spettacoli, nonché usufruire delle attività individuate dal piano triennale dell’offerta formativa  della scuola o del Piano nazionale di formazione.
Presupposto indispensabile per accedere all’applicazione è ottenere lo SPID. La procedura è uguale a quella prevista per il bonus cultura di 500 euro dei giovani nati nel 1998. Per ottenere la carta di identità digitale è necessario registrarsi ad uno dei provider (Poste italiane, Tim, Sielte o Infocert) indicati sul sito: http://www.spid.gov.it/richiedi-spid. Con le credenziali ottenute ci si potrà registrare su http://www.cartadeldocente.istruzione.it/ ed iniziare con gli acquisti. Il nuovo sistema ha lo scopo di alleggerire le procedure di rendicontazione e, nello stesso tempo, è uno strumento elettronico per tenere sotto controllo tutti i pagamenti effettuati con il bonus.
I docenti che hanno iniziato a spendere il bonus all’inizio dell’anno scolastico (1° settembre) saranno rimborsati. Gli insegnanti che per qualunque motivo non hanno utilizzato l’incentivo 2015/2016 potranno spenderlo entro il 31 agosto 2017, in questo caso la rendicontazione dovrà avvenire secondo le ‘vecchie modalità’.
Inoltre, lo SPID è un codice unico che consente, oltre ad usufruire del bonus, di accedere con un’unica username e un’unica password a tutti i servizi della Pubblica Amministrazione (http://www.spid.gov.it/servizi).

venerdì 18 novembre 2016

La decontribuzione per le imprese del Sud non creerà nuovi posti di lavoro

Il presidente del Consiglio ha annunciato la decontribuzione di 8.060 euro per le imprese meridionali, ma per creare nuovi posti di lavoro le agevolazioni non bastano, occorrono gli investimenti

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Matteo Renzi - (foto da lettera43.it)
La decontribuzione fiscale di 8.060 euro per le imprese del Sud annunciata dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, non sarà sufficiente ad aumentare in modo significativo l’occupazione nelle regione meridionali.
Le agevolazioni fiscali favoriscono l’emersione del ‘sommerso’, ma incidono in modo limitato sulla creazione di nuovi posti di lavoro. L’occupazione aumenta solo con gli investimenti pubblici o privati. Il problema della ‘crescita’ del Pil è determinato innanzitutto da questa ‘scarsità economico - finanziaria’. Lo Stato, non potendo fare politiche di deficit spending, può accrescere gli investimenti pubblici solo con la redistribuzione del reddito, ma questo non sta avvenendo. Nello stesso tempo, le imprese private delocalizzano o non dispongono delle risorse finanziarie necessarie per investire o ristrutturare le loro aziende.
L’iniziativa del Governo di Matteo Renzi, quindi, non è sufficiente a cambiare il trend di sottosviluppo del MeridioneAnzi, le politiche economiche adottate negli ultimi decenni hanno accresciuto le ingiustizie e le disuguaglianze territoriali e sociali tra le diverse aree del Paese.



mercoledì 16 novembre 2016

Matteo Renzi: ‘Nel 2017 decontribuzione totale per le imprese del Sud’

Il premier, Matteo Renzi, riconoscendo la difficile situazione economica e sociale del Mezzogiorno annuncia incentivi per 730milioni di euro per le imprese del Sud 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Matteo Renzi
‘Tra poco Del Conte dell’Anpal firmerà un atto molto importante da 730milioni di euro, che sono quelli della decontribuzione per il 2017. Gli incentivi del Jobs act solo per il Mezzogiorno saranno confermati integralmente. Le aziende che scelgono di assumere al Sud hanno la decontribuzione totale come il primo anno del Jobs act. E’ un’importantissima scelta che abbiamo fatto per il 2017’. Questo è quanto ha dichiarato il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nel corso della sua visita ad Agrigento.
La decontribuzione sarà totale e riguarderà solo i giovani ed i disoccupati. Lo sgravio sarà di 8.060 euro e durerà dodici mesi. Ad usufruirne saranno gli imprenditori delle regioni meridionali che, nel 2017, assumeranno a tempo indeterminato o in apprendistato giovani tra i 15 ed i 24 anni ed i disoccupati privi di impiego da almeno 6 mesi. 
Di certo questa è buona notizia per i lavoratori e le imprese del Sud. Tuttavia è bene precisare che si tratta solo di un annuncio, nelle prossime settimane vedremo se alle parole seguiranno i fatti.

sabato 12 novembre 2016

Baby-Senatori e stop alle spese pazze delle Regioni, ecco alcune ‘particolarità’ della riforma costituzionale

Un’attenta lettura della riforma costituzionale evidenzia alcuni aspetti che non suscitano l’interesse degli opinionisti, ma che destano dubbi, consensi o perplessità, vediamone alcuni

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Foto da unità.it
Tra le modifiche costituzionali approvate dal Parlamento il 7 aprile scorso c’è l’abolizione dell’articolo 57, quello che stabilisce per i senatori l’età minima per essere candidati (40 anni) e per essere elettori (25 anni). La cancellazione di questa norma potrebbe consentire ai diciottenni consiglieri regionali o sindaci di essere eletti senatori della Repubblica. Il limite di età per essere candidati (25 anni) rimarrà solo per la Camera dei deputati.
Un’altra particolarità è che, ad oggi, non si conoscono le modalità di elezione dei senatori, il sistema sarà definito da una legge ordinaria ancora da scrivere.
Foto da ansa.it
Certamente positivo è il fatto che i nuovi senatori, non percepiranno (oltre a quella di Sindaco o di Consigliere regionale) nessuna indennità. Fanno eccezione a questa regola gli attuali senatori a vita, mentre per coloro che in futuro saranno nominati per alti meriti dal Presidente della repubblica non è previsto alcuno stipendio (questa regola non vale per gli ex Presidenti della repubblica). Essi rimarranno in carica solo per sette anni. Nel complesso i senatori a vita e quelli nominati dal Presidente non potranno essere più di cinque.
I parlamentari continueranno a godere dell’immunità. Pertanto per arrestare, perquisire e intercettare un senatore o un deputato servirà il sì dell’Aula. Questa regola è una delle maggiori obiezioni dei sostenitori del No, ma si tratta di una tutela sancita dai padri costituenti per garantire i legislatori dagli altri poteri dello Stato, in particolare da quello giudiziario.
Saranno vietate le cosiddette ‘spese pazze’ ed i consiglieri regionali e gli assessori non potranno guadagnare più di un sindaco di un comune capoluogo. Questa regola come quella che modifica l’articolo 117 varrà solo per le Regioni a statuto ordinario.
Saranno cancellate le Province, già sostituite dai Liberi consorzi (legge Delrio), mentre continueranno ad esistere le città metropolitane.
Foto da sassuolo2000.it
La riforma sancisce la parità di genere per l’elezione dei parlamentari e dei consiglieri regionali. Ecco cosa dispone all’articolo 122: ‘Le leggi che stabiliscono le modalità di elezione delle Camere promuovono l’equilibrio tra donne e uomini’.
Il presidente della Repubblica potrà sciogliere solo la Camera dei deputati, l’unica che voterà la fiducia al Governo.
L’amnistia e l’indulto saranno votate solo dalla Camera dei deputati con una maggioranza dei due terzi, anche lo stato di guerra sarà votato dalla Camera e basterà la maggioranza assoluta.
I due rami del Parlamento si riuniranno in seduta comune solo per l’elezione, il giuramento o lo stato d’accusa del presidente della Repubblica e per la scelta dei membri ‘laici’ del Csm.
La seconda carica dello Stato sarà quella del presidente della Camera.
L’assenteismo dei parlamentari diventerà incostituzionale, lo stabilisce l’articolo 64: ‘I membri del Parlamento hanno il dovere di partecipare alle sedute dell’assemblea ed ai lavori delle commissioni’. Una norma sacrosanta, ma i deputati ed i senatori la rispetteranno?

giovedì 3 novembre 2016

Elezioni Usa, la grande paura è Trump presidente

Nonostante l’appoggio di una parte del partito repubblicano la democratica Hillary Clinton potrebbe non farcela a diventare la prima donna presidente degli Usa 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)


Foto da today.uconn.edu
L’ultimo sondaggio pubblicato da ABCNews/Washington Post e riportatato da laspampa.it dà Donald Trump in vantaggio con il 46% contro il 45% di Hillary Clinton. Le intenzioni di voto sono state rilevate tra il 27 ed il 30 dello scorso mese, ossia dopo le ultime rivelazioni sulle mail dell’ex first lady. Il sorpasso si era già verificato il 13 ottobre, quando il magnate americano era avanti di due punti.
Altre ricerche danno ancora in vantaggio Hillary Clinton, anche se negli ultimi giorni la distanza tra i due candidati si è ridotta, la media delle diverse rilevazioni dà la Clinton al 47,5% contro il 45,3% dell’avversario.
Hillary Clinton
(foto da Biography.com)
E’ bene ricordare che il sistema elettorale americano è su base regionale, conta cioè il risultato nei singoli Stati, per cui un candidato potrebbe raggiungere la maggioranza dei voti ma potrebbe non essere eletto. Questa situazione si è già verificata il 7 novembre del 2000, quando George W. Bush prevalse su Al Gore solo grazie al risultato contestato della Florida.
I grandi elettori sono 538, distribuiti in proporzione al numero di abitanti dei 50 Stati che fanno parte della federazione, alcuni di questi sono in bilico e potrebbero essere decisivi nell’elezione del 45esimo presidente degli Usa. La candidata democratica disporrebbe di 263 preferenze (la maggioranza è 270), ma, se consideriamo i sondaggi, avrebbe grandi probabilità di conquistare quelli necessari tra i 111 grandi elettori in bilico. La Clinton potrebbe così arrivare a 304 contro i 234 di Trump.
Donald Trump
(foto da plus.google.com)
L’8 di novembre sapremo se gli Stati Uniti d’America avranno eletto, dopo il primo presidente nero, anche la prima presidente donna. A pochi giorni dalle elezioni quello che stupisce è che, nonostante la figura di Trump si particolarmente ‘discussa’ e la Clinton abbia il sostegno della maggior parte delle elite e della classe dirigente americana (persino una parte del partito repubblicano la sostiene), rimanga ancora tanta incertezza sull’esito del voto. Le democrazie occidentali soffrono di un deficit di rappresentanza e quella americana non fa eccezione.  In fondo i candidati sono due milionari esponenti dell’etablissement politico ed economico, leader dei rispettivi schieramenti ma lontani dai problemi quotidiani di milioni di americani. Probabilmente molti elettori non andranno a votare e tanti lo faranno solo per esprimere dissenso verso l’uno o l’altro candidato nella convinzione che per loro poco o nulla cambierà, sia che prevalga Trump o la Clinton.