domenica 30 agosto 2015

Migrante ucraino ucciso nel napoletano mentre tenta di sventare una rapina al supermercato

Anatolij Korov, così si chiamava il 38enne ucraino che è stato ucciso nel tentativo di sventare una rapina

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Castello di Cisterna - (foto leggo.it)
Residente a Castello di Cisterna, nel napoletano, Anatolij Korov si era recato al supermercato per fare la spesa con la più piccola dei suoi tre figli.
L’uomo stava uscendo dal supermarket quando ha notato i criminali giunti a bordo di una moto nera ed immediatamente ha lasciato il carrello e la figlia fuori dal punto vendita per tentare di bloccare i malviventi.
L’ucraino si è avventato su uno dei rapinatori che stava minacciando con una pistola la cassiera intimandogli di consegnargli l’incasso. Nella colluttazione i malviventi hanno esploso alcuni colpi di pistola colpendo Korov al petto e ad una gamba.
Inutili sono stati i tentativi di aiutare l’immigrato fatti dal personale e dai clienti del supermercato. Quando i carabinieri sono giunti sul posto era già morto.
La vittima viveva a Castello di Cisterna da diversi anni ed aveva un regolare permesso di soggiorno. Tutti in paese lo ricordano come ‘un gran lavoratore’ anche se non aveva una mansione fissa. 

sabato 29 agosto 2015

@GissiSim: ‘‘Syrian father selling pens in the streets of #Beirut with his sleeping daughter #Lebanon #Dyria’

Con questo tweet e con l’hashtag #BuyPens Giussur Simonarson ha promosso una raccolta fondi per aiutare Abdul, profugo siriano che vende penne mentre tiene in braccio sua figlia 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Abdul e sua figlia 
@GissiSim è il nickname di Giussur Simonarson CN, attivista di Oslo che lo scorso 25 agosto ha lanciato sul suo profilo Twitter questo messaggio: ‘Syrian father selling pens in the streets of #Beirut with his sleeping daughter #Lebanon #Dyria’
La storia di Abdul e dei suoi figli è rimbalzata in tutto il mondo ed è scattata subito la solidarietà. Ottantamila dollari sono stati raccolti in poche ore.
Abdul, trentacinque anni, è scappato dal campo profugo siriano di Yarmuk per raggiungere Beirut. E’ un papà single con due figli da accudire. Le penne che cerca di vendere mentre tiene in braccio la figlia sono, probabilmente, le ultime cose che gli sono rimaste.
Quando Giussur pubblica sul suo profilo la foto, non sa che farà il giro del mondo e che commuoverà decine di migliaia di persone.
La Rete si attiva e subito viene lanciata la campagna #BuyPens per identificare l’uomo e per aiutarlo. La raccolta fondi attivata da Simonarson aveva come obiettivo 5000 dollari, ma esso è stato raggiunto ed abbondantemente superato.
Saputo della notizia Abdul si è commosso ed ha detto ‘adesso posso mandare i  miei figli a scuola e potrò aiutare altri rifugiati’. Nella pagina dedicata ad Abdul si legge: “Grazie a tutti per il supporto. E’ bello vedere persone unirsi e fare la differenza nella vita di un’altra persona”.

venerdì 28 agosto 2015

‘Deportati o esodati’? È questo il dilemma per i docenti precari del Sud

Per decine di migliaia di docenti precari storici del Sud è il tempo delle decisioni ‘irreversibili’: trasferirsi al Nord pur di essere immessi in ruolo o rinunciare è diventare esodati invisibili?

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Flash mob dei docenti della Sardegna
Il piano di assunzioni straordinario previsto dalla riforma della scuola entrata in vigore il sedici luglio scorso è arrivato alla fase B a cui seguirà la fase C.
Tra l’1 ed il 2 settembre il sistema informativo del Miur comunicherà a migliaia di docenti la provincia dove saranno immessi in ruolo. L’incrocio tra le preferenze espresse dagli insegnanti con la domanda inviata online poche settimane fa ed i posti disponibili in tutta Italia sarà elaborata del ‘cervellone’ elettronico del Ministero.
Il sistema individuerà tra 71mila precari coloro a cui verrà assegnata una delle 19mlia cattedre rimaste libere dopo la prima fase di assunzioni. Successivamente, pochi giorni prima dell’inizio dell’anno scolastico, i singoli provveditorati assegneranno la scuola di destinazione a coloro che, entro dieci giorni, avranno accettato la proposta di assunzione. 
Ad essere obbligati al trasferimento saranno solo i docenti del Sud. Tuttavia coloro che otterranno prima dell’inizio dell’anno scolastico una supplenza nella propria provincia potranno evitare per un anno quella che tanti insegnanti considerano una ‘deportazione’, vale a dire un vero e proprio trasferimento ‘forzato’. Anche nella fase C, quella che servirà a creare il cosiddetto ‘organico funzionale’, molti docenti meridionali dovranno accettare il trasferimento al Nord.
Intanto, in quest’ultima settimana di agosto, molti professori precari sono stati riassunti per uno o due giorni, quelli necessari per svolgere gli esami di riparazione dei debiti scolastici e per partecipare agli scrutini.
Poi sarà il tempo dell’attesa e delle decisioni irreversibili. Il dilemma a cui dovranno rispondere migliaia di docenti meridionali sarà: accettare la ‘deportazione’ o rinunciare e rimanere esodati invisibili? Rifiutare la nomina significherà, infatti, restare senza lavoro e senza aver ancora maturato i requisiti per andare in pensione. 
Negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso a partire con la valigia di cartone erano i giovani contadini semianalfabeti, oggi, a distanza di cinquant’anni, ad emigrare, con tanti titoli di studio nel trolley, saranno circa 20mila professori ultracinquantenni. Lo faranno tutti o quasi per coronare l’immissione in ruolo dopo decenni di precariato nelle sedi più disagiate e con gli alunni più problematici della scuola italiana. Saranno costretti a lasciare famiglie ed affetti, ma per i lavoratori del Sud questa non è una novità.

mercoledì 26 agosto 2015

Il 41% del territorio del Sud è a rischio desertificazione

Secondo Mauro Centritto, ricercatore del Cnr, è a rischio desertificazione un quinto del territorio nazionale, gran parte del quale si trova nel Sud 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

“Gli ultimi rapporti ci dicono che è a rischio desertificazione il 21% del territorio nazionale, il 41% del quale si trova nel Sud. Sono numeri impressionanti che raccontano di un problema drammatico di cui si parla pochissimo. In Sicilia le aree che potrebbero essere interessate da desertificazione sono addirittura il 70%, in Puglia il 57%, nel Molise il 58%, in Basilicata il 55%, mentre in Sardegna, Marche, Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania sono comprese tra il 30 e il 50%”. A dirlo è Mauro Centritto, direttore dell’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Consiglio nazionale delle ricerche.
“Entro la fine di questo secolo le previsioni parlano, per il bacino del Mediterraneo, di aumenti delle temperature tra 4 e 6 gradi e di una significativa riduzione delle precipitazioni, soprattutto estive, l’unione di questi due fattori genererà forte aridità.” Inoltre, secondo il ricercatore del Cnr, per arrestare la desertificazione non è sufficiente “cambiare in tempo la nostra politica energetica” perché “il fenomeno è legato anche alla cattiva gestione del territorio”.
Una delle conseguenze della desertificazione sarà quella di accrescere le ondate migratorie, a sottolinearlo è lo stesso Centritto: ”Ad essere colpiti dalla siccità sono infatti i paesi del Mediterraneo, tra i più fragili dal punto di vista ambientale e antropico. Molte persone che arrivano da noi non fuggono dalla guerra, ma da aree rese invivibili dalla desertificazione, sono rifugiati ambientali. E il loro numero è destinato a crescere esponenzialmente nel prossimo futuro. Occorre un approccio sistemico al problema, capace di riportare in equilibrio ecologico i territori a rischio”.

martedì 25 agosto 2015

Migranti: è un esodo biblico

Sono migliaia i migranti che giornalmente raggiungono le coste della Sicilia e delle isole greche, ormai è un esodo di massa verso l'Europa 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Finora i migranti che fuggivano dalla guerra e dalla fame erano etiopi, somali, libici, adesso a farlo sono anche siriani, afghani ed iracheni, ormai è un esodo di massa verso l’Europa. Ai barconi stipati di disperati che tentano di attraversare il Mediterraneo, ora si aggiungono quelli che dalla Turchia giungono nelle isole greche.
Secondo l’Unhcr nei prossimi mesi la Macedonia deve attendersi l’arrivo di oltre 3 mila migranti al giorno. La loro meta finale sono i Paesi del Nord Europa.
I profughi che fino ad oggi hanno attraversato la Serbia sono circa 100 mila, mentre quelli che hanno chiesto asilo sono appena 4 mila, a dirlo è il ministro del lavoro e affari sociali serbo Aleksandar Vulin.
Intanto la Bulgaria invia i blindati alla frontiera. “Si tratta di una misura preventiva diretta a rafforzare il presidio lungo il confine macedone per affiancare le pattuglie di guardie di frontiera”, ha detto il portavoce del ministero della difesa ungherese.
“La costruzione di recinti, i gas lacrimogeni e altre forme di violenza contro i migranti, nonché l’impiego di un linguaggio minaccioso non li dissuaderà dal cercare di venire in Europa”. Ad affermarlo è stato Francois Crépeau, relatore speciale dell’Onu in un comunicato pubblicato a Ginevra. Ed ha aggiunto: “L’emigrazione è qui per restare, l’Ue deve elaborare una politica basata sui diritti umani, globale e coerente”.

lunedì 24 agosto 2015

Lunedì nero per tutte le Borse mondiali

‘Panic selling’ su tutte le Borse mondiali, il crollo delle contrattazioni di quella cinese ha gettato nel panico gli investitori, non succedeva dal 2009

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

E’ stato un lunedì nero per le Borse di tutto il mondo. Il Ftse Mib ha chiuso a -5,96%, ma nel corso delle contrattazioni ha toccato un -7%. A metà seduta il Dow Jones fa segnare un -2,95%, in apertura aveva fatto registrare un -6,3% e il Nasdaq -9,56%.
La bufera ha avuto origine con il crollo della borsa cinese che ha chiuso le contrattazioni con un calo dell'8,49%, il risultato peggiore dal 1996. L’indice CSI 300 di Shanghai-Shenhen è tornato sui livelli di dicembre, cancellando così i guadagni di oltre il +50% registrati da inizio anno. Ora la Banca centrale di Pechino è pronta ad intervenire aumentando la liquidità delle banche di circa 100 miliardi di dollari.
Nelle ultime sedute le altre Borse avevano reagito alle difficoltà di quella cinese senza particolari conseguenze. Stamane invece sono crollate a cominciare da quelle asiatiche. Hong Kong ha ceduto il 5,3%, Tokio il 4,6%, Seul il 3% e Mumbay il 4%.
Venerdì sera Wall Street aveva chiuso la seduta con un calo del 3%, che ha portato la performance negativa della settimana a -6%.
Con questi presupposti l’inizio delle contrattazioni delle borse europee non poteva che essere negativo, ma nel corso della seduta la situazione è peggiorata e si è diffuso il ‘panic selling’. In questi casi è difficilissimo capire quando le vendite si fermeranno e gli investitori torneranno a comprare.
Nei prossimi giorni capiremo se lo strappo di oggi sarà ricucito rapidamente o se si è trattato dello scoppio dell’ennesima bolla speculativa e se avremo un periodo di forti turbolenze sui mercati e di conseguenza nell’economia reale così com’è avvenuto nel 2008 con il fallimento di Lheman Brothers.


sabato 22 agosto 2015

Cgia: tasse locali aumentate del 48,4%

Tra il 2000 ed il 2013 gli enti locali hanno aumentato i tributi di 32,6 miliardi, un importo nettamente superiore ai tagli subiti dallo Stato   

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Secondo l’Ufficio studi della Cgia di Mestre tra il 2000 ed il 2013 le tasse locali sono aumentate di 32,6 miliardi di euro. Nello stesso periodo i tagli ai trasferimenti effettuati dallo Stato sono stati di 18 miliardi di euro. Regioni e Comuni hanno ricevuto meno risorse ma con l’introduzione delle nuove imposte locali e con l’incremento di quelle già esistenti hanno aumentato le disponibilità finanziarie di 14,6 miliardi di euro.
Questo significa che i tagli operati dai Governi nazionali per risanare i conti pubblici non hanno determinato una riduzione degli sprechi della macchina amministrativa di Regioni e Comuni, ma hanno provocato un aumento del prelievo fiscale locale per il 48,4%, mentre quello statale è cresciuto ‘solo’ del 36,1%.
Le imposte che hanno determinato questo incremento sono soprattutto l’Imu e la Tasi. Con questi tributi gli enti locali incassano 21,1 miliardi di euro l’anno. Si tratta d’imposte che non tengono conto della condizione reddituale del soggetto passivo. Inoltre non è raro, soprattutto nei piccoli centri del Sud Italia, che i cittadini siano obbligati a pagare queste imposte su abitazioni che hanno ereditato o costruito con enormi sacrifici ma che sono sfitte o non utilizzabili. Insomma, negli ultimi quindici anni i consigli regionali e quelli comunali per far fronte ai tagli operati dello Stato anziché ridurre le inefficienze e gli sprechi hanno approfittato del cosiddetto federalismo fiscale per incrementare le entrate tributarie con il solo risultato di aver aumentato notevolmente la pressione fiscale sui loro contribuenti.

Caldo africano in arrivo per fine agosto

Un anticiclone africano si espanderà sul Mediterraneo a partire da lunedì e porterà tempo stabile e temperature in aumento oltre i trenta gradi

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Tempo instabile nel Nord del Paese fino a martedì prossimo, poi tornerà il caldo africano.
Sabato soleggiato tranne qualche sporadica pioggia sulle Alpi e sullo Stretto di Messina. Domenica un fronte instabile giungerà nel Nord Italia e provocherà temporali e piogge soprattutto in Piemonte e Toscana. Il maltempo sulle regioni settentrionali continuerà anche nella giornata successiva. Martedì la perturbazione si sposterà verso Est e questo determinerà un miglioramento delle condizioni climatiche anche nel Nord del Paese.
Al Sud invece a partire da lunedì la pressione atmosferica tornerà ad aumenterà. Un promontorio anticiclonico di origine africana si espanderà sul Mediterraneo portando una nuova ondata di caldo. Il tempo si manterrà stabile e le temperature oltrepasseranno i trenta gradi.
Insomma se il mese di luglio è stato il più caldo dal 1880, anche l’ultima settimana di agosto sarà particolarmente mite.

giovedì 20 agosto 2015

Cgia: ‘Rifiuti pagati a peso d’oro’

Secondo il Centro studi della Cgia di Mestre la produzione di rifiuti è diminuita, ma nonostante ciò il costo della raccolta e dello smaltimento sono notevolmente aumentati

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni) 

“Nonostante abbiamo prodotto meno rifiuti, la raccolta e lo smaltimento degli stessi ci sono costati di più”, a dirlo è Paolo Zabeo della Cgia di Mestre. Se nel 2007 la quantità di rifiuti prodotta da ogni cittadino è stata di 557 kg, nel 2013 essa è scesa a 491 Kg, ma malgrado ciò dal 2010 ad oggi il costo per la raccolta e lo smaltimento è aumentato mediamente del 25,5%.
Gli incrementi maggiori hanno riguardato le attività economiche nonostante il calo del giro di affari che esse hanno dovuto sopportare a causa della crisi economica. Secondo i dati dell’indagine svolta dal Centro studi della Cgia di Mestre a subire i maggiori aumenti sono stati i ristoranti, le pizzerie ed i pub con un incremento medio del 47,4%, i negozi di ortofrutta con un aumento del 42% ed i bar con il 35,2%.
Negli ultimi anni il Parlamento per regolare la gestione dei rifiuti ha approvato diversi provvedimenti legislativi. Dalla Tarsu (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) e dalla Tia (Tariffa d’igiene ambientale) siamo passati nel 2013 alla Tares (Tassa sui rifiuti e servizi) e nel 2014 alla Tari (Tassa sui rifiuti). Quest’ultima è stata introdotta in base al seguente principio comunitario: ’chi inquina paga’, cioè la tassa deve essere commisurata alla quantità di rifiuti prodotta. Inoltre è stato sancito che il costo del servizio ricada interamente sugli utenti.
Il problema sta proprio qui sottolinea Paolo Zabeo: “Queste aziende, di fatto, operano in condizioni di monopolio, con dei costi spesso fuori mercato che famiglie e imprese, nonostante la produzione dei rifiuti sia diminuita e la qualità del servizio offerto non sia migliorata, sono chiamate a coprire con importi che in molti casi sono del tutto ingiustificati. Proprio per evitare che il costo delle inefficienze gestionali vengano scaricate sui cittadini, la legge di Stabilità del 2014 ha ancorato, dal 2016, la determinazione delle tariffe ai fabbisogni standard”.

mercoledì 19 agosto 2015

Petrolieri e accise frenano il calo del prezzo della benzina

Il prezzo del petrolio continua a scendere ma quello della benzina non si abbassa allo stesso modo, perché?

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)


Un anno fa il prezzo del petrolio era di 103,95 dollari al barile, oggi è di 48,42 dollari al barile, è tornato cioè ai livelli del 2009. La sua di diminuzione è stata di oltre il 53%. Dall’inizio dell’anno il prezzo del greggio è calato del 15%, mentre quello della benzina è salito del 4%.
Quando il prezzo del petrolio sale i produttori immediatamente aumentano il costo del carburante, quando invece esso scende il prezzo al distributore non diminuisce alla stessa velocità e nella stessa misura. Perché?
I motivi sono due. Da un lato c’è l’ingordigia dei petrolieri che si difendono sostenendo che sono cresciuti i costi di ‘raffinazione’. Dall’altro lato c’è il continuo aumentare di balzelli ed accise inseriti dallo Stato nel prezzo della benzina e del gasolio.
I continui incrementi delle tasse hanno fatto crescere il loro peso sul prezzo dei carburanti per oltre un euro a litro. Lo Stato incassa, infatti, su ogni litro di ‘verde’, tra Iva e accise, 1,012 euro, circa il 60% del prezzo. Con il decreto Salva Italia del 2011 e le clausole di salvaguardia le accise sono passate da 0,564 a 0,728 euro al litro mentre l’Iva è salita al 22%. In sei anni le imposizioni fiscali sono aumentate del 33%, vanificando così sia il calo del prezzo del petrolio che quello del cambio tra Euro e Dollaro.
Inoltre, nell’ultimo anno, con le accise ferme ad aumentare è stato solo il costo industriale della benzina. In altre parole i petrolieri di fronte alla riduzione dei margini di profitto determinate dal crollo del prezzo del petrolio si sono rifatti sui consumatori mantenendo alto il prezzo al distributore.
Infine, è bene ricordare che si tratta di imposte indirette, di tasse cioè che colpiscono i consumi e che pertanto non tengono conto del reddito percepito da chi effettuata l’acquisto.
 

martedì 18 agosto 2015

Mons. Galatino: politica harem di cooptati e furbi

La politica non è un harem di cooptati, ma ben altro basta guardare ad esempi come quello degasperiano. A dirlo è mons. Galatino nella sua Lectio degasperiana

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Mons. Galatino
Mons. Galatino non ha partecipato all’evento pubblico su De Gasperi organizzato a Pieve Tesino in provincia di Trento. La decisone è stata “soppesata con cura al fine di evitare, con la mia presenza, di contribuire a rafforzare le polemiche”. Ma ha lasciato alla Fondazione il testo della Lectio degasperiana che aveva preparato, in cui si legge: “La politica non è quella che siamo stati abituati a vedere oggi, un puzzle di ambizioni personali all’interno di un piccolo harem di cooptati e di furbi. La politica è ben altro, ma per comprenderlo è inutile prodursi in analisi sociologiche o in lamentazioni, quando è possibile guardare ad esempi come quello degasperiano”. Ed ancora: “I veri politici segnano la storia ed è con la storia che vanno giudicati, perché solo da quella prospettiva che non è mai comoda, si possono percepire grandezze e miserie dell’umanità”.

lunedì 17 agosto 2015

L’Expo si è fermato ad Eboli

Nella realizzazione di grandi opere o di eventi di rilievo internazionale il Sud non è mai preso in considerazione, ormai nell’opinione comune si è radicato il concetto che investire nel Meridione è uno speco di soldi 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Una scena del film 'Cristo si è fermato ad Eboli'
“Cristo è sceso nell’inferno sotterraneo del moralismo ebraico per romperne le porte nel tempo e sigillarle nell’eternità. Ma in questa terra oscura, senza peccato e senza redenzione, dove il male non è morale, ma è dolore terreste, che sta per sempre nelle cose. Cristo non è disceso. Cristo si è fermato ad Eboli”. Così scrive Carlo Levi nel suo libro ‘Cristo si è fermato ad Eboli’. Lo scrittore per le sue idee antifasciste fu condannato al confino in Lucania e nell’opera, pubblicata nel 1945, racconta quell’esperienza.
La copertina del libro di Carlo Levi
Parafrasando il titolo del libro oggi potremmo scrivere: ‘l’Expo si è fermato ad Eboli’. L’Esposizione universale che si sta svolgendo nel capoluogo lombardo sta registrando un discreto afflusso di visitatori. Le opere architettoniche e di supporto viario che sono state realizzate sono costate allo Stato italiano circa 15 miliardi di euro e, alla sua conclusione è assai probabile che saranno necessari altri finanziamenti per convertirle in strutture utilizzabili per altre attività. La corruzione ed i ritardi nella realizzazione dell’evento hanno costretto il Governo ad intervenire nominando un nuovo amministratore e un commissario anticorruzione.
Le grandi opere e gli eventi di rilievo internazionale si realizzano, da sempre, nelle città del Centro-Nord, l’Expo è solo l’ultima in ordine di tempo. ‘Cristo si è fermato ad Eboli’ ed anche le opere pubbliche e nessuno ha da ridire o da contestare, ormai nell’opinione comune si è radicato il concetto che al Sud ‘si mangiano i soldi’ e che investire nel Mezzogiorno è solo uno spreco di denaro. La Tav, il Mose, Malpensa, l’Alta velocità, la fibra ottica ed internet veloce, le Olimpiadi invernali ed una miriade di altre piccole e grandi opere si sono fermate ad Eboli. I malanni endemici del Sud nessuno può negarli, ma essi sono diventati anche una ‘giustificazione’ addotta dai rappresentanti delle istituzioni per continuare a dirottare gli investimenti pubblici nelle regioni ricche del Paese.
La locandina del film 'Cristo si è fermato ad Eboli'
“Così finì, in un momento interminabile, l’anno 1935, quest’anno fastidioso, pieno di noia legittima, e cominciò il 1936, identico al precedente, e a tutti quelli che sono venuti prima, e che verranno poi nel loro indifferente corso disumano. Cominciò con un segno funesto, una eclisse di sole”.
Il riferimento della frase con cui l’autore conclude l’opera è agli anni più bui del fascismo e della guerra, ma per il Sud quell’eclisse è continuata anche nei decenni successivi e, probabilmente, continuerà in quelli a venire, fino a quando cioè i meridionali non si adopereranno per emanciparsi da una condizione di sudditanza morale e culturale in cui vivono da sempre. 


venerdì 14 agosto 2015

ImpresaLavoro: ‘Paese fortemente diviso tra Centro Nord e Centro Sud’

Il Centro Studi ImpresaLavoro ha elaborato la graduatoria che emerge dell’Indice delle Opportunità Regionali che misura la qualità della vita nelle singole regioni italiane

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Secondo il Centro Studi ImpresaLavoro la regione italiana dove si vive meglio è il Trentino Alto Adige, seguita dal Veneto, dall’Emilia Romagna e dalla Lombardia. Quelle che offrono meno opportunità sono la Puglia, la Calabria, la Campania e la Sicilia.
La graduatoria emerge dall’Indice delle Opportunità Regionali che misura la qualità della vita nelle singole regioni. L’inchiesta ha preso in considerazione quattro aspetti: il mercato del lavoro, il reddito, il livello d’istruzione e quello di partecipazione alla vita pubblica.
I risultati dell’indagine hanno evidenziato da un lato un Nord Italia con indici simili a quelli delle regioni delle grandi economie europee e dall’altro un Sud che si impoverisce e non mostra nessun segnale di ripresa.
Il Trentino Alto Adige primeggia in tema di lavoro con un tasso di disoccupazione dell’1,92%, ma anche per il livello del reddito ed equità nella sua distribuzione. 
L’Emilia Romagna, l’Umbria e la Lombardia prevalgono per il livello di partecipazione alla vita pubblica che è stato calcolato analizzando il tasso di affluenza alle elezioni nazionali. Negli ultimi posti ci sono la Sicilia, la Calabria, la Sardegna, la Campania e la Puglia.
In fondo alla classifica sulle opportunità di lavoro c’è la Sicilia che ha un tasso di disoccupazione del 22,17% ed è preceduta dalla Calabria con il 23,42% e dalla Campania con il 21,74%. Ancora più drammatici sono i dati sui Neet, i giovani siciliani che non studiano e non lavorano sono il 40,28%, i calabresi il 37,99% ed i campani il 36,35%. Nelle regioni settentrionali i tassi sulla disoccupazione sono dimezzati rispetto al Sud.
Il reddito di chi vive in Lombardia o in Trentino Alto Adige è mediamente superiore del 65% rispetto ad una famiglia siciliana. Non solo ma nelle regioni più povere la distribuzione del reddito è meno equa rispetto a quelle più ricche. In questa classifica la Sicilia, la Campania, la Basilicata, il Molise e la Calabria sono negli ultimi posti.
Per quanto riguarda i livelli d’istruzione le differenze sono più limitate, in testa c’è il Lazio mentre nel penultimo posto della classifica c’è il Veneto davanti alla Puglia, ma dietro a Sicilia e Sardegna.
“Questi dati confermano l’idea di un Paese drammaticamente spaccato in due, con le regioni del Centro Nord che offrono opportunità molto più elevate delle altre”. Questo è quanto ha dichiarato l’imprenditore Massimo Blasoni, presidente di ImpresaLavoro ed ancora: “D’altra parte l’Italia si colloca in Europa al primo posto per disparità territoriali in tema di lavoro e reddito e quindi di opportunità offerte alle famiglie: una condizione che stenta a migliorare e che colpisce soprattutto i giovani che rimanendo a lungo fuori dal mondo del lavoro e da percorsi di formazione rischiano di vedersi ipotecata ogni speranza di un futuro migliore.”

giovedì 13 agosto 2015

‘Summer Storm’ porterà tempo autunnale

A Ferragosto arriverà una nuova perturbazione atlantica che sconvolgerà il tempo in diverse regioni con grandine, trombe d’aria e alluvioni lampo

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Mappa da ilmeteo,it
Ancora due giorni di bel tempo e caldo estivo, poi sarà ‘Summer Storm’, la nuova perturbazione atlantica che causerà un repentino cambio di tempo con precipitazioni molto intense, grandine e alluvioni lampo in diverse regioni.
Sarà un assaggio dell’autunno. Fino a sabato la pressione atmosferica continuerà ad aumentare su tutto il Paese, riportando le temperature oltre i 30° e caldo afoso, ma nella serata la circolazione atmosferica cambierà. I primi temporali arriveranno nel Nordovest poi, nella giornata di domenica, la perturbazione si sposterà su molte regioni italiane, in particolare in Toscana, Lazio, Sicilia e Campania.
Le temperature caleranno di almeno dieci gradi ed i valori massimi saranno autunnali perché non supereranno i 21/23° su molte regioni.
L’instabilità si manterrà almeno fino al 20/22 agosto quando la pressione atmosferica tornerà ad aumentare, ma il caldo di questi giorni sarà comunque un ricordo dell’estate 2015.

Nei primi sei mesi del 2015 il debito pubblico italiano è aumentato di 68,7 miliardi di euro

La Banca d’Italia ha comunicato che il debito pubblico nel mese di giugno è diminuito di 14,6 miliardi ma dall’inizio dell’anno è aumentato di 68,7 miliardi
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni) 
La Banca d'Italia
Il debito pubblico italiano è diminuito nel mese di giugno di 14,6 miliardi di euro. A comunicarlo è la Banca d’Italia. Dopo il record toccato nel mese di maggio è calato a 2203,6 miliardi.
Secondo l'Istituto centrale la lieve diminuzione ‘è stata sostanzialmente uguale all’avanzo di cassa del mese che è stata pari a 14,5 miliardi di euro’. Ed ancora: ‘La rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione, il lieve apprezzamento dell’euro e gli scarti di emissione hanno diminuito il debito per 0,1 miliardi’.
Le disponibilità liquide del Tesoro sono rimaste invariate a 100,9 miliardi di euro. Il debito delle Amministrazioni locali è diminuito di 2,4 miliardi, quello degli Enti di previdenza è rimasto invariato, è sceso invece di 12,1 miliardi quello delle Amministrazioni centrali.
Le entrate a giugno sono state pari a 41,0 miliardi, in riduzione di 1,7 miliardi rispetto allo stesso mese del 2014.
Dall’inizio dell’anno, il debito pubblico è comunque aumentato di 68,7 miliardi di euro.  

mercoledì 12 agosto 2015

Il 12 agosto del 1944 le SS entrarono a Sant’Anna di Stazzema ed uccisero 560 persone inermi

A 71 anni di distanza i superstiti alla strage di Sant’Anna di Stazzema, intervistati dall’Espresso, ricordano i momenti più drammatici di quelle ore

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

I morti di Sant'Anna di Stazzema
Adele Pardini oggi ha 75 anni ma ne aveva appena quattro quando la mattina del 12 agosto del 1944 la 16/a divisione Reichsführer SS entrò a Sant’Anna di Stazzema ed inizio il massacro di 560 civili inermi. Ecco come ricorda quelle ore nell’intervista rilasciata al settimanale l’Espresso: “Ci presero. Ci misero al muro con altri. Nel cadere sotto i colpi delle mitragliatrici, la mamma aprì una porta. Mi ci infilai dentro e mi salvai. Per fuggire, dopo, dovetti camminare sul suo corpo. Si salvò anche mio cugino, Ilio Pardini, che da quel giorno divenne cieco per lo spavento”.
I bambini di Sant'Anna di Stazzema pochi giorni prima della strage
Tra i superstiti c’è Enio Mancini che all’epoca aveva solo sei anni e deve la vita ad un ‘nazista buono’. Rastrellato insieme ad altri dal borgo di Sennari fu messo in una colonna affidata ad un giovanissimo militare tedesco. Il soldato, rimasto solo con i prigionieri, ordinò di fare silenzio e di fuggire mentre diede una scarica di mitragliatrice in aria. “E’ importante trovare qualcuno che ha resistito al male quel giorno perché la scelta è sempre individuale. Gli ordini non valgono in assoluto. Non è obbligato un soldato a obbedire agli ordini illegittimi”, dichiara Mancini all'Espresso ed ancora: “Tre anni fa mi ha telefonato un certo Frederch Holzer dalla Germania, parlava italiano. Mi ha spiegato che suo nonno Heinrich era quello che mi salvò. Nell’elenco dei soldati di Sant’Anna, questo nome effettivamente c’era. Era nato il 10 novembre del 1926, pertanto nell’agosto del ’44 non aveva ancora 18 anni. Era morto il 10 marzo del 2012. Gli chiesi perché il nonno non si fosse fatto vivo, mi spiegò che aveva paura di essere incriminato”.
Monumento ossario di Sant'Anna di Stazzema
I fascicoli su Sant’Anna e sulle altre stragi nazifasciste compiute in Italia sono rimasti ‘nascosti’ fino al 1994 nel cosiddetto ‘armadio della vergogna’. Le rappresaglie di tedeschi e fascisti sui civili italiani fecero tra il 1943 ed il 1945 15mila morti. Molte di quelle stragi sono rimaste impunite ma i sopravvissuti non dimenticano.
Tra loro Enrico Pieri, 81 anni, che ricorda la casa dove fu massacrata la sua famiglia, mentre lui assisteva nascosto in un sottoscala, le orecchie tappate per non sentire le mitragliate, le grida ed i lamenti. Oggi non ha dubbi sulla necessità di non dimenticare: ”Sì la memoria serve. Se abbiamo avuto oltre 70 anni di pace e benessere lo dobbiamo al sacrificio di tutti quelli che sono morti nella seconda guerra mondiale”.


martedì 11 agosto 2015

La rivolta di Bronte e ‘lo scemo del villaggio’

La rivolta dei contadini di Bronte del 2 agosto del 1860, repressa nel sangue da Nino Bixio, luogotenente di Garibaldi, fu causata da secoli di soprusi e dal desiderio di libertà di un popolo che ancora oggi non riesce ad emanciparsi

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Foto da bronteinsieme.it
La popolazione di Bronte all’epoca dello sbarco dei Mille era divisa in due fazioni: da un lato c’erano i “Civili’ detti anche Ducali difensori delle prerogative della nobiltà latifondista rappresentata dalla britannica ‘Ducea di Nelson’; dall’altro c’erano i ‘Comunisti’ o Comunali guidati da Nicolò Lombardo schierati a difesa dei popolani ed intenzionati ad applicare il decreto di Garibaldi del 2 giugno del 1860 con cui aveva promesso la divisione delle terre.
Nei giorni che precedettero la rivolta gran parte della popolazione era ‘angosciata dalla mancata applicazione delle direttive dittatoriali garibaldine, rimaste lettera morta … La correzione dei mali sociali che da sempre affliggevano le classi più povere non s’era verificata’, ha scritto in ‘Risorgimento perduto’ lo storico Antonino Radice.
Il suonatore di trombetta
La mattina del 2 agosto iniziarono i tumulti, nessuno poteva uscire o tornare in paese. ‘Dobbiamo dividerci i beni del Comune, gridavasi, questi signori ci hanno succhiato il sangue nostro, ce lo devono restituire’.
I rivoltosi invasero le strade, saccheggiarono, incendiarono gli archivi del Comune, il Teatro, il ’Casino dei civili’, in tutto 46 case furono distrutte. Nelle stesse ore furono trucidati diversi civili, in tutto i morti furono sedici tra cui il notaio, il cassiere comunale, la guardia municipale, un impiegato del catasto, un contabile, un usciere.
Dietro la sollevazione si celavano secoli di soprusi, fame, odi, miseria e il desiderio di libertà risorte con l’arrivo di Garibaldi e con le speranze suscitate dalle sue promesse di dare soddisfazione alle rivendicazioni contadine. Ma non fu così.
La vendetta
Le truppe garibaldine guidate da Nino Bixio furono chiamate a ristabilire l’autorità del governo dittatoriale di Garibaldi. Eseguirono arresti tra la popolazione civile, processi sommari e condanne a morte.
All’alba del 10 agosto i cinque condannati furono portati davanti alla piazzetta del convento di Santo Vito e qui fucilati, ma nessuno ebbe il coraggio di sparare a Nunzio Ciraldo Fraiunco considerato ‘lo scemo del villaggio’ perché incapace d’intendere e di volere. Nell’illusione che fosse stato miracolato dalla Madonna Addolorata, il condannato s’inginocchiò ai piedi di Nino Bixio, ma di fronte alla sua invocazione ad avere pietà fu giustiziato con un colpo di pistola alla testa. La sua unica colpa fu di aver soffiato, nei giorni della rivolta, in una trombetta di latta ed aver cantato per le strade di Bronte: ’Cappeddi guaddattivi, l’ura dù jiudiziu s’avvicina, populu nun mancari all’appellu’.

lunedì 10 agosto 2015

L’Article spinning di Roberto Calderoli

La nuova trovata dell’esponente della Lega Nord è un algoritmo di Google che riproduce automaticamente ed in poco tempo migliaia di copie di un emendamento 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Roberto Calderoli
L’ultima trovata del senatore Roberto Calderoli si chiama ‘Article spinning’. L’ha dichiarato lo stesso esponente leghista al Corriere della sera facendo riferimento ad ”un programma informatico che da un testo base è capace di ricavarne migliaia di varianti”. Lo scopo è di creare milioni di emendamenti da inoltrare alle Camere per impedire o ritardare l’iter legislativo dei disegni di legge presentati dalla maggioranza e dal Governo.
In particolare l’intento del vicepresidente del Senato è quello di produrre sei milioni di proposte di correzione alla riforma costituzionale quando essa approderà in Commissione e che si aggiungeranno alle decine di migliaia già depositate.
‘Article o content spinning’ è un algoritmo creato da Google ed è ben conosciuto in rete. Il sistema serve a dare visibilità nei motori di ricerca a chi crea siti web. Il suo funzionamento è semplice. Si scrive un emendamento ricco di parole ed il programma ne riproduce altri cambiando una o più termini usando sinonimi, o aggiungendo o togliendo un vocabolo. In questo modo si ottiene la produzione di testi lievemente diversi da quello iniziale. Ovviamente la loro qualità non è eccezionale ma si raggiunge lo scopo che è quello di moltiplicare l’elaborato originario in tante altre copie simili ma non uguali.
Ed è così che il Senatore leghista, famoso per essere stato il primo firmatario della legge elettorale che lui stesso ha definito ‘Porcellum’ e per aver bruciato simbolicamente, quand’era Ministro nei governi di Silvio Berlusconi, centinaia di migliaia di leggi inutili, anche se di quella semplificazione nessuno si è accorto, ora si propone di produrre e presentare milioni di emendamenti alla legge di riforma costituzionale.
Con questa ennesima trovata l’esponente politico bergamasco, nonostante non abbia lasciato tracce particolarmente significative della sua opera amministrativa, riesce di nuovo a far parlare di sé anche se i suoi espedienti pittoreschi sono sempre inutili.

domenica 9 agosto 2015

Ferragosto sotto la pioggia?

Il Ferragosto sarà con molta probabilità compromesso dal maltempo e dall’instabilità atmosferica

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Tempo molto nuvoloso al Centro-Nord con precipitazioni diffuse a carattere temporalesco, variabile con possibili rovesci pomeridiani al Sud. Temperature in calo. E’ questa la previsione per la vigilia ed il giorno di Ferragosto fatta dall’Aeronautica militare. 
Secondo il Servizio Analisi e Previsioni del CNMCA (Centro Nazionale di Meteorologia e Climatologia Aeronautica) la prossima settimana sarà caratterizzata dall’attenuazione della pressione atmosferica che determinerà una situazione d’instabilità dell’aria con la conseguente possibilità del verificarsi di piovaschi pomeridiani sui rilievi, in particolare sul settore tirrenico e la Sicilia. Le temperature rimarranno stabili, anzi nel Settentrione si manterranno più alte della media stagionale.
Tra lunedì e mercoledì prossimi assisteremo ad un peggioramento del clima, soprattutto nel Centro-Nord, ma la possibilità di precipitazione riguarderà anche il Sud e la Sicilia orientale.
L’instabilità dei prossimi giorni si protrarrà anche per il fine settimana e per una delle feste più attese dagli italiani, il Ferragosto.

sabato 8 agosto 2015

Nel Mezzogiorno torna a crescere il numero di alberghi, bar e ristoranti

Secondo i dati pubblicati dall’Osservatorio della Confesercenti nel secondo trimestre del 2015 sono tornate ad aumentare le imprese che operano nel settore turistico

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Nel secondo trimestre del 2015 è aumentato il numero d’imprese che operano nel settore alberghiero e della somministrazione. L’incremento rispetto allo stesso periodo del 2014 è stato di 8684 alberghi, bar e ristoranti. A guidare la crescita è stato il Sud con un aumento del 2,5%, mentre al Centro-Nord è stato dell’1,8%. Esso ha riguardato soprattutto le grandi città. Questi dati sono stati rilevati dall’Osservatorio della Confesercenti sulla nascita e sulla cessazione delle imprese della ricettività e del turismo registrate tra l’inizio di aprile e la fine di giugno di quest’anno.
Il settore che è cresciuto di più è stato quello della ristorazione, ma in questo caso a trainare di più è stato il Centro-Nord con un aumento del 3,2%, mentre al Sud e nelle Isole è stato registrato un aumento del 2,8%.
La Regione che ha mostrato maggiore dinamismo nel settore della ricettività turistica è stata la Puglia, dove il numero d’imprese è cresciuto del 9,8%, seguita dal Lazio con un +6,7% e dalla Sicilia con un +5,8%. L’aumento di alberghi ed hotel è stato maggiore nel Mezzogiorno e nelle Isole con un incremento del 3,9%, mentre al Centro-Nord è stato del 2,3%.
Nel Sud e nelle Isole è cresciuto anche il numero di bar con un aumento dell’1,9%, mentre è sostanzialmente stabile nel Centro-Nord, dove è stato registrato un +0,2%. L’incremento maggiore è stato in Campania con un +2,8%, seguita dalla Puglia con un +1,9% e dal Lazio e dalla Valle d’Aosta con un +1,8%.
Soddisfazione ha espresso la presidente di Fiepet, l’associazione di categoria dei pubblici esercizi, Esmeralda Giampaoli che ha dichiarato: “Dopo le contrazioni registrate negli anni scorsi, finalmente la ricettività e la somministrazione provano a ripartire”, ed ancora: “Alberghi, ristoranti e bar sono da sempre, per tradizione, cultura, capacità attrattiva, un pilastro fondamentale della nostra economia e del turismo. Purtroppo la crisi ha inciso gravemente sulla ricettività e, in particolare, sulla somministrazione: dal 2010 ad oggi i consumi sono diminuiti dell’8,5% nei bar e del 7,9% nei ristoranti. Il volume d’affari è sceso a 15,1 miliardi di euro l’anno, con un calo del 18%. L’attuale inversione di tendenza è comunque un segnale positivo, anche se le difficoltà rimangono intatte”.

venerdì 7 agosto 2015

100 miliardi di fondi dell’Ue possono essere utilizzati per affrontare l’emergenza nel Sud, ma come spenderli e quando?

Nel corso della direzione nazionale del Pd, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha proposto di realizzare entro la metà di settembre un ‘masterplan’ che affronti l’emergenza sociale nel Mezzogiorno

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Direzione nazionale del Partito democratico
Nel corso della direzione nazionale del Pd, convocata oggi per affrontare l’emergenza sociale ed economica nel Mezzogiorno, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha detto: “Intorno al 15-16 settembre, alla ripresa dell’azione parlamentare ma prima della stabilità, vorrei che il Pd uscisse con un vero e proprio ‘masterplan’ per il Sud, con una serie di proposte concrete. Il problema oggi non è la mancanza dei soldi. E’ la mancanza della politica”. Ed ancora: ”La retorica sul Sud abbandonato è autoassolutoria per una parte dei dirigenti del Mezzogiorno ed è un elemento che concorre alla crisi del Sud”. 
Matteo Renzi
Il primo obiettivo sarà di sbloccare cento miliardi di finanziamenti. Si tratta di risorse dei fondi europei contenute in programmi vecchi e nuovi. Circa dieci miliardi derivano da progetti da rendicontare entro la fine dell’anno, altri 50 miliardi di nuovi fondi Ue rientrano nella programmazione fino al 2020 ed altri 54 miliardi dal Fsc, il Fondo sviluppo e coesione, di questi 43 sono destinati al Meridione, cioè circa l’80%. In tutto sono 100 miliardi, ma come spenderli e quando?
I dati Istat e Svimez degli ultimi mesi indicano per il Sud una situazione di forte degrado economico e sociale. Il tasso di disoccupazione è del 20,5% ed è doppio rispetto a quello del Centro-Nord che è al 9,5%. Drammatica è, poi, la situazione dei giovani con un tasso di disoccupazione che ha raggiunto, tra gli under 24, la percentuale del 56%.
Lo scopo principale dell’intervento sarà quello di aumentare il numero di occupati e per realizzarlo occorrerà promuovere, con il finanziamento di piccole e grandi opere pubbliche, lo sviluppo dell’industria, del turismo, della cultura, della scuola e dell’ambiente. 
Tra gli strumenti da utilizzare s’ipotizza la decontribuzione ‘selettiva’ che favorisca cioè l’occupazione aggiuntiva nel Meridione puntando agli under 29, agli over 55 ed alle donne.
Inoltre, il decreto Delrio del 2014 prevede che l’Agenzia per la coesione possa subentrare alle Regioni che non superano il 20% della spesa programmata. La condizione che sarà posta sarà quella del bonus-malus, cioè più soldi a chi spende e meno o nulla a chi non opera e non realizza i progetti.