sabato 28 luglio 2018

Tiro al ‘piccione’ e ‘Salvini, Salvini’

’L’Italia non può assomigliare al far west dove un tale compra un fucile e spara dal balcone colpendo una bambina di un anno rovinandole la vita, la salute ed il futuro’, Sergio Mattarella

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Sergio Mattarella e la bimba rom ferita a Roma
Negli ultimi sei mesi si sono verificati una serie di agguati con una chiara motivazione razzista. Ecco i casi più eclatanti.
Il 3 febbraio scorso Luca Traini, 28 anni di Tolentino, a bordo della sua Alfa 147 nera spara all’impazzata ferendo sei persone. Catturato mentre grida ‘Viva l’Italia’ e facendo il saluto romano si è giustificato sostenendo di aver agito per ‘vendicare Pamela Mastropietro’, la giovane trovata morta in una valigia e del cui omicidio è accusato il nigeriano Innocent Oseghale.
Il 4 marzo a Firenze Roberto Pirrone, pensionato 65enne, ha ucciso a colpi di pistola il senegalese Idy Diene. L’uomo ha dichiarato che la sua intenzione era di suicidarsi, ma non avendo trovato il coraggio ha sparato al primo passante.
Il 2 giugno il sindacalista maliano Soumayla Sacko è stato ucciso a colpi di fucile. Aveva 29 anni ed una figlia di 5. E’ stato assassinato mentre aiutava alcuni connazionali a prendere delle lamiere da una fabbrica in disuso. Lo scopo era quello di costruire un riparo nella baraccopoli di San Ferdinando, una specie di tendopoli dei migranti che lavorano per pochi euro al giorno nelle campagne calabresi.
L’11 giugno due ragazzi del Mali, Daby e Sekou, ospiti di una struttura del comune di Caserta, sono stati colpiti da una raffica di colpi sparati da una pistola ad aria compressa. Daby è stato ferito all’addome. Gli aggressori inneggiavano a Matteo Salvini.
Il 20 giugno a Napoli lo chef Konate Bouyagui, maliano di 22 anni, da quattro anni in Italia con un regolare permesso, mentre tornava a casa è stato colpito alla pancia da un piombino sparato da due ragazzi a bordo di un’auto. Credevo di morire. C'è un clima d’intolleranza contro le persone di colore per colpa della campagna elettorale basata sulla propaganda contro gli immigrati, ha dichiarato ai poliziotti.
Il 2 luglio a Forlì una donna nigeriana è stata ferita ad un piede. ‘Ho sentito un dolore alla gamba, non so cosa sia successo’. La donna terrorizzata, solo alcuni giorni più tardi ha deciso di sporgere denuncia ai carabinieri.
Il 5 luglio sempre a Forlì un ivoriano di 33 anni, mentre si stava spostando in bicicletta è stato affiancato da un auto, dall’interno qualcuno ha sparato con una pistola Soft Air (modelli ad aria compressa) e gli ha bucato la pancia.
L’11 luglio a Latina una serie di colpi sono stati esplosi da un’auto. Le vittime sono due nigeriani di 26 e 19 anni, stavano aspettando l’autobus.
Il 17 luglio a Roma un ex dipendente del Senato di 59 anni per provare l'arma’ ha sparato dal terrazzo del suo appartamento che si trova al settimo piano ed ha ferito una bambina di etnia rom di 13 mesi. La piccola è in condizioni gravissime, rischia di rimanere paralizzata. L’uomo si è giustificato dicendo di non essersi accorto di aver colpito qualcuno.
Il 26 luglio a Cassola, in provincia di Vicenza, un operaio originario dell’isola di Capo Verde, mentre lavorava su una pedana mobile a 7 metri di altezza, è stato colpito alla schiena da un uomo che ha sparato dal suo terrazzo. L’uomo si è giustificato dicendo ai carabinieri che intendeva ‘sparare ad un piccione’.
Il 27 luglio a San Cipriano d’Aversa, in provincia di Caserta, un immigrato della Guinea è stato colpito in pieno volto da una pistola ad aria compressa. Ai carabinieri ha raccontato di essere stato affiancato da un ciclomotore e di aver udito lo sparo.
Il 27 luglio a Partinico, in provincia di Palermo, Djeng Khalifa, un giovane immigrato perfettamente integrato, è andato a fare una passeggiata nel centro del paese. Mentre stava seduto nelle vicinanze di un bar insieme ad un amico è stato apostrofato in malo modo e malmenato. ‘Vattene via sporco negro’. ‘Non ho reagito perché non alzo le mani – ha detto il senegalese – mi potevo difendere, ma gli educatori della comunità mi hanno insegnato che non si alzano le mani’.

lunedì 23 luglio 2018

Il deputato assenteista del M5S

A chi non piacerebbe fare il deputato per quattro giorni al mese, guadagnare 15.000 euro e passare il resto del tempo in barca a vela? 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Andrea Mura - (foto dal profilo facebook)
Il 4 marzo scorso molti italiani hanno dato il loro consenso al M5S nella convinzione che i nuovi parlamentari avrebbero intrapreso una strenua lotta alla povertà ed ai privilegi di deputati, senatori, portaborse e boiardi di Stato. Ad oggi l’unico provvedimento di rilievo è stato il taglio dei vitalizi a 1.338 deputati, altri 67 non saranno ricalcolati (in tutto sono 1.445). E’ bene precisare che queste rendite erano state abolite dal precedente governo e che l’atto approvato pochi giorni fa per volontà del presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico, ha solo ridotto l’indennità a chi già percepisce questo assegno e la cui decurtazione è condizionata all’esito dei ricorsi.
Per il resto siamo ancora alle buone intenzioni. Anzi in qualche caso stiamo assistendo alle stesse ‘malefatte’ dei governi precedenti. Pochi giorni fa Assia Montanino 26 anni, grillina di lungo corso e corregionale del leader del Movimento è stata assunta al ministero da Luigi Di Maio. Percepirà 70.000 euro l’anno. 'Illazioni inaccettabili, ho diritto a due stipendi. Mi sono guadagnata stima lavorando sodo', ha dichiarato la neoassunta. Alla faccia di chi perde tempo nello studio e si prodiga a fare concorsi pubblici anziché iscriversi ad un partito o ad un movimento politico come si chiamano ora.
‘Io assenteista? No deputato-testimonial. Non devo scaldare i banchi, io do visibilità alle battaglie ecologiche, alla Camera quattro giorni al mese e poi la vela’. Non è uno scherzo è quanto ha dichiarato a La Nuova Sardegna il neo deputato del M5S, Andrea Mura. Lo Stato italiano gli paga 15.000 euro al mese, ma invece di lavorare va in barca e lo rivendica senza vergognarsi. In Parlamento ha il record di assenze, oltre il 96% dall’inizio della legislatura. Il dato si riferisce alle votazioni elettroniche precisa OpenParlamento, cioè 8 volte su 220 votazioni.
Il deputato grillino, velista dal 2011, ha aggiunto: ‘Io l’ho detto fin dall’inizio, anche in campagna elettorale, che il mio ruolo, più che quello di parlamentare, sarebbe stato quello di testimonial a difesa degli oceani. D’altronde ci sono un sacco di parlamentari che vanno alla Camera e passano il loro tempo a farsi i selfie in aula. Io no, ho altro da fare".
Non sorprende che ci siano parlamentari ‘particolarmente’ assenteisti. Niccolò Ghedini, senatore ed avvocato di Silvio Berlusconi, nella passata legislatura praticamente non è mai andato in Parlamento (0,85% di presenze a Palazzo Madama). Quello che meraviglia di questa notizia è che ad essere dichiaratamente assenteista è un grillino e che il Movimento paladino della lotta ai privilegi era a conoscenza di questa situazione, ma nonostante ciò ha consentito la sua elezione. Insomma, siamo alle solite, altro che 'governo del cambiamento'. 

Fonti: lanuovasardegna.it, OpenParlamento

venerdì 20 luglio 2018

‘Albert de Giussan’ e l’ostentazione dei leader leghisti

L’obiettivo di un Lombardo - Veneto indipendente pur rimanendo ‘celato’ per ragioni elettorali è sempre presente nelle menti e nei cuori dei leghisti doc

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Matteo Salvini - (Foto da ilsalottodelleparole.it)
‘La Lombardia e il Nord l'Euro se lo possono permettere. Io a Milano lo voglio, perché qui siamo in Europa. Il Sud invece è come la Grecia e ha bisogno di un'altra moneta. L'Euro non se lo può permettere’. Questa dichiarazione è stata fatta il 2 ottobre del 2012 a MilanoToday dall'europarlamentare del Carroccio e segretario lombardo della Lega Nord, Matteo Salvini, oggi ministro dell'Interno. Dalle origini autonomiste e secessioniste del movimento fondato da Umberto Bossi al populismo sovranista di Matteo Salvini molto è cambiato nella linea politica e nella semiologia propagandistica della Lega Nord tranne un simbolo che gli esponenti leghisti ostentano con fierezza tutta padana: la figura di Alberto da Giussano. Non si vedono più cravatte e fazzoletti verdi, ma non mancano mai le spillette con l'eroe padano, perchè?
Foto da tpi.it
L’obiettivo di un Lombardo - Veneto indipendente rimane ‘celato’ per ragioni elettorali, ma è sempre presente nelle menti e nei cuori dei leghisti doc. L’intolleranza contro i migranti (non importa la loro provenienza), la flat-tax, l’abolizione della legge Fornero, la reintroduzione dei Voucher, gli investimenti pubblici al Nord ed il superamento dei limiti di bilancio imposti dall’UE sono tutti propositi programmatici (ed ora di governo) che intendono favorire soprattutto gli abitanti delle regioni settentrionali.
Quando fu fondata la Lega Autonomista Lombarda (1984) la figura di 'Albert de Giussan' è diventata un emblema di libertà ed indipendenza. Il riferimento storico è la battaglia di Legnano del 1176. Secondo la leggenda la vittoria della Lega dei comuni lombardi e la conseguente cacciata dall’Italia settentrionale dell’imperatore Federico Barbarossa fu determinata proprio dall’intraprendenza di Alberto da Giussano. In realtà fu una vittoria di popolo, dei milanesi, e non c’è nessuna certezza storica che questo personaggio sia esistito veramente. Ma nonostante ciò il comandante della cosiddetta 'Compagnia della morte' resiste come simbolo di libertà nei cuori e nelle menti autonomiste e secessioniste dei ‘padani.
Tutto legittimo per chi risiede in quelle regioni. Quello che è difficile da comprendere è per quale motivo anche una parte degli elettori del Mezzogiorno ha iniziato a sostenere la Lega. Sindrome tafazziana o tipica furbata meridionale?

lunedì 16 luglio 2018

La Francia campione del mondo è un esempio d'integrazione

‘Non sono cittadino di nessun posto, non ho bisogno di documenti e non ho mai provato un senso di patriottismo per alcun paese, ma sono un patriota dell'umanità nel suo complesso. Io sono un cittadino del mondo’, Charlie Chaplin 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)


La Francia campione del mondo di calcio 2018 

Degli undici titolari della nazionale campione del mondo di calcio 2018 solo tre sono chiaramente di origine francese: Lloris, Pavard e Giroud. Gli altri sono di etnia africana o comunque di colore, cioè sono immigrati di seconda o terza generazione: Varane, Umtiti, Pogba, Kantè, Matuidi, Mbappè. Oppure hanno cognomi non propriamente di etnia transalpina: Hernandez e Griezmann. L’unico che di certo è francese è il selezionatore, già vincitore del trofeo mondiale come calciatore nel 1998, Didier Deschamps.
L’esultanza del presidente della Republique Emmanuel Macron è comprensibile, ma i calciatori della nazionale francese con il sangue ‘blue’ sono veramente pochi. Atleti figli d’immigrati ce ne sono ormai in tutte le squadre di calcio delle nazionali europee o dei singoli club ed in tutti i campionati: Lukaku, Balotelli, Ozil, Shaqiri, sono solo alcuni esempi, l’elenco è lungo.
Questa tendenza, nonostante i respingimenti, la costruzione di muri ed il crescente odio razziale, continua ad ampliarsi a tutte le squadre e a tutti gli sport. Maria Benedicta Chigbolu, Ayomide Folorunso, Raphaela Lukudo e Libania Grenot sono le quattro ragazze di colore italiane che hanno vinto la medaglia d'oro nella staffetta 4x400 ai Giochi del Mediterraneo. 
I mondiali di calcio non li ha vinti la Francia, ma una multinazionale d'immigrati di seconda o terza generazione, un esempio d'integrazione e tolleranza etnica, altroché i porti chiusi del ministro Matteo Salvini e del governo 'pentaleghista'.

Fonte: wikipedia.org

giovedì 12 luglio 2018

La Juventus pagherà a Cristiano Ronaldo 84.931,51 euro al giorno

L’Usb dello stabilimento Fca di Melfi ha indetto uno sciopero per esprimere la sua disapprovazione per l’acquisto di Cristiano Ronaldo che costerà alla Juventus oltre 350 milioni di euro

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Maradona e Cristiano Ronaldo
117 milioni di euro è il costo che la società di calcio torinese dovrà sostenere per acquistare il ‘cartellino’ di Cristiano Ronaldo. 100 milioni di euro andranno al Real Madrid, 5 milioni di euro serviranno per pagare il contributo di solidarietà previsto dalla Fifa ed i restanti 12 milioni di euro saranno utilizzati per la commissione al procuratore Jorge Mendes.
Al calciatore andranno 124 milioni di euro netti per quattro anni. Per essere più chiari, a Cristiano Ronaldo sarà corrisposta un’indennità netta di 84.931,51 euro al giorno. Da questo importo sono esclusi tutti i guadagni che il campione portoghese percepirà sfruttando la sua immagine. La società bianconera dovrà sostenere anche oneri e tasse relativi all’ingaggio, pertanto la cifra complessiva dell’operazione finanziaria sarà quasi il doppio dell’indennità netta percepita dal calciatore (circa 248 milioni di euro).
L’acquisto di CR7 è di certo un capolavoro dal punto di vista mediatico e sportivo, ma è una scommessa da quello finanziario. La Juventus vuole vincere la Champions League e l’ex merengue è l’attaccante più prolifico che c’è al mondo in questo momento. Ma questo basta a giustificare l'esborso di ingenti risorse finanziare da parte di Fca?
Lo scorso anno la società bianconera ha acquistato Higuain per 100 milioni di euro e, negli anni Ottanta, acquisti simili sono stati fatti dal Napoli per Maradona e dall’Udinese per Zico. Tutte transazioni finanziare eccezionali che rivelano le enormi disuguaglianze generate dal ‘giocattolo del pallone’, che altro non è che la sublimazione del sistema economico capitalista.
Per questo motivo l’acquisto del campione portoghese è ’inaccettabile, mentre ai lavoratori di Fca e Cnh l’azienda continua a chiedere da anni enormi sacrifici a livello economico’. Con questa motivazione l’Unione sindacale di base (Usb) dello stabilimento Fca di Melfi, ha indetto uno sciopero. L’astensione dal lavoro, si legge nel comunicato, avverrà dalle 22 di domenica 15 luglio fino alle 6 di martedì 17.  
L’adesione sarà alta? Di certo non vi parteciperanno i tifosi della Juventus, almeno quelli più convinti, ma non importa, quello che conta è che c’è ancora qualcuno che s’indigna di fronte ad una palese ingiustizia e continua la lotta per ridurre il divario economico tra le classi sociali.

Fonte: Reuters e gazzetta.it

martedì 3 luglio 2018

Migranti, è una strage senza fine

Con la politica dei porti chiusi attuata dal governo 'pentaleghista' sembra di essere tornati indietro nel tempo, quando i barconi pieni zeppi di migranti naufragavano davanti alle coste di Lampedusa facendo stragi che, con un po’ di buona volontà, si sarebbero potute evitare

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Foto da libera.it
Dall’inizio del 2018 i morti in mare sono oltre mille e circa diecimila sono i migranti salvati dalla Guardia costiera libica. Negli ultimi quattro giorni si sono verificati tre naufragi. Il 29 giugno centotre migranti sono annegati perché la barca su cui erano stipati si è rovesciata. Tra i morti, i corpi di tre bambini di pochi mesi. Domenica davanti alle coste di Zuara in Libia, a seguito di un naufragio, sessantatre persone risultano disperse. Mentre quarantuno sono state salvate dalla Guardia costiera libica. Ieri 276 rifugiati sono stati fatti sbarcare a Tripoli, tra loro sedici sopravvissuti di un’imbarcazione su cui erano stipati 130 migranti, gli altri 114 sono considerati dispersi in mare.
E’ una strage senza fine. Persone che fuggono da guerre, carestie, persecuzioni o semplicemente perché vogliono vivere in modo dignitoso, ma per molti di loro il viaggio della speranza si trasforma in una tragedia. Lasciati esanimi o senza vita lungo le strade roventi del deserto del Sahara, oppure muoiono per fame o per le torture subite nelle carceri libiche e, se riesco a salire su un gommone, rischiano di annegare nelle acque del Mediterraneo.
A nulla valgono gli appelli umanitari del Papa, delle organizzazioni internazionali e di quanti denunciano il cinismo dei governi europei. Tra loro Il Presidente dell’associazione Libera, Don Ciotti, che, per il 7 di luglio, ha lanciato l’iniziativa una #magliettarossa. L’intento è di sensibilizzare le autorità affinchè si adoperino per un’accoglienza capace di coniugare sicurezza e solidarietà’.
‘Rosso – scrive su libera.it Don Ciotti - è il colore che ci invita a sostare. Ma c’è un altro rosso, oggi, che ancor più perentoriamente ci chiede di fermarci, di riflettere, e poi d’impegnarci e darci da fare. È quello dei vestiti e delle magliette dei bambini che muoiono in mare e che a volte il mare riversa sulle spiagge del Mediterraneo. Di rosso era vestito il piccolo Alan, tre anni, la cui foto nel settembre 2015 suscitò la commozione e l’indignazione di mezzo mondo. Di rosso erano vestiti i tre bambini annegati l’altro giorno davanti alle coste libiche. Di rosso ne verranno vestiti altri dalle madri, nella speranza che, in caso di naufragio, quel colore richiami l’attenzione dei soccorritori’.
Ed ancora: ‘L’Europa moderna è libertà, uguaglianza, fraternità. Fermiamoci allora un giorno, sabato 7 luglio, e indossiamo tutti una maglietta, un indumento rosso, come quei bambini. Perché mettersi nei panni degli altri – cominciando da quelli dei bambini, che sono patrimonio dell’umanità – è il primo passo per costruire un mondo più giusto, dove riconoscersi diversi come persone e uguali come cittadini’.

Fonte: libera.it