giovedì 26 gennaio 2023

‘Ad Auschwitz tante persone, ma un solo grande silenzio …’

Carnefici e vigliacchi coloro che ordinavano, coloro che scortavano, coloro che sprangavano le porte delle docce e coloro che azionavano il gas. Carnefici e vigliacchi coloro che ancora oggi si richiamano a quei dogmi volgari ed insulsi

di Giovanni Pulvino

Le parole sono importanti. Il luogo, il tempo, il tono con cui le abbiamo pronunciate ne cambiano il senso. Quello che volevamo dire è sempre diverso da quello che abbiamo pensato, che è diverso da quello che abbiamo pronunciato, che è diverso da quello che gli altri hanno compreso. Incomunicabilità? Fraintendimenti? Che importa. Sono solo pensieri che diventano parole o semplicemente rimangono tali, inutili ed effimeri come tutto, come tutti. Di certo destinati all’oblio, al nulla.

A volte utilizziamo termini di cui non conosciamo il significato. Ogni 27 gennaio ricordiamo con la mente e con il cuore la tragedia della Shoah. Pronunciamo questa parola con dolore, ma ne comprendiamo il senso?

Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: considerate se questo è un uomo. Che lavora nel fango, che non conosce pace, che lotta per mezzo pane, che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome, senza più forza di ricordare, vuoti gli occhi e freddo il grembo, come una rana d’inverno. Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore, stando in casa andando per via, coricandovi alzandovi, ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi’.

I tormenti di Primo Levi in ‘Se questo è un uomo’ dicono tutto, ma come arrivano nei nostri cuori e nelle nostre menti? Noi non c’eravamo, non sappiamo nulla di quella sofferenza, come possiamo comprenderla?

Non tutti sanno che la parola Shoah in ebraico vuol dire annientamento. Per i nazisti ed i fascisti non c’erano tentennamenti o piani B, l’obiettivo era l’eliminazione di tutti gli ebrei e non solo.

Uomini, donne, bambini e vecchi dovevano morire.

Nei campi di sterminio c’era anche chi rinunciò a lottare perché comprese l’inutilità dei gesti, delle parole, della famelica ricerca del cibo, dell’aggrapparsi ad una vita destinata a non essere più ed ha deciso di non aspettare, di lasciarsi andare, di 'stabilire' come e quando morire.  

Era sufficiente non ubbidire per non subire le angherie dei carnefici, per essere liberi, per decidere il momento e la sorte a cui si era destinati.

Bastava poco per non essere più, potevano essere gli stenti causati dalla fame e dal freddo, la bastonata di un kapò, l’alta tensione del filo spinato che li imprigionava, oppure fucilati per il gusto e la cattiveria di un nazista qualunque o peggio ancora ammassati nelle camere a gas.

Ecco questa è stata la Shoah, l’annientamento dell’uomo, della sua dignità, della sua vita.

Carnefici e vigliacchi coloro che ordinavano, coloro che scortavano, coloro che sprangavano le porte delle docce, coloro che azionavano il gas.

Carnefici e vigliacchi coloro che ancora oggi si richiamano a quei dogmi volgari ed insulsi. Carnefici e vigliacchi coloro che non hanno fatto i conti con la storia.

‘Ad Auschwitz tante persone, ma un solo grande silenzio: è strano non riesco ancora a sorridere qui nel vento, a sorridere qui nel vento. Io chiedo come può l'uomo uccidere un suo fratello ...'

Ma com’è stato possibile tutto questo? 

Fonte viafabbri43.net

venerdì 20 gennaio 2023

‘La disuguaglianza non conosce crisi’

Lu saziu nun criri a lu diunu’ dice un proverbio siciliano. Chi vive nel benessere non può capire chi vive in povertà

di Giovanni Pulvino

Foto da oxfamitalia.org
‘Dal 2020 l’1% più ricco si è accaparrato quasi il doppio dell’incremento della ricchezza netta globale rispetto al restante 99% della popolazione mondiale’. A sostenerlo è il nuovo rapporto ‘La disuguaglianza non conosce crisi’ pubblicato da Oxfam in occasione dell’apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos. Durante la pandemia l’1% più ricco ha visto crescere il proprio patrimonio di 26.000 miliardi di dollari, cioè il 63% dell’incremento globale. Il 37% è invece andato al 99% più povero della popolazione.

È un record storico.

Le ricchezze di un miliardario ‘sono aumentate di 2,7 miliardi di dollari al giorno nell’ultimo triennio’. Tutto questo nonostante la crisi dei mercati finanziari.

Nel 2022 le ‘95 aziende, big dell’energia e le multinazionali del cibo, hanno raddoppiato i loro profitti’. Nello stesso tempo circa 1,7 miliardi di lavoratori vivono in Paesi dove l’inflazione è maggiore dell’incremento dei salari.

‘820 milioni di persone , cioè 1 su 10 , soffrono la fame’.

Per la prima volta in 25 anni aumentano contemporaneamente estrema ricchezza ed estrema povertà. Crisi dopo crisi i molteplici divari si sono acuiti, rafforzando le iniquità generazionali, ampliando le disparità di genere e gli squilibri territoriali’, ha dichiarato Gabriela Bucher, direttrice esecutiva di Oxfam International. Ed ancora: ‘Un sistema fiscale più equo, a partire da un maggiore prelievo sugli individui più facoltosi, è uno degli strumenti di contrasto alle disuguaglianze. Un’imposta del 5% sui grandi patrimoni potrebbe generare per i Paesi riscossori risorse da riallocare per obiettivi di lotta alla povertà a livello globale affrancando dalla povertà fino a 2 miliardi di persone’.

Secondo la Banca Mondiale ‘stiamo assistendo al più grande aumento di disuguaglianza e povertà globale dal secondo dopoguerra. Interi Paesi rischiano la bancarotta e quelli più poveri spendono oggi quattro volte di più per rimborsare i debiti rispetto a quanto destinano per la spesa pubblica in sanità.

Lu saziu nun criri a lu diunu’ dice un proverbio siciliano. Chi vive nel benessere non può capire chi vive in povertà

Non possiamo fare finta di niente, ogni giorno dobbiamo decidere se essere solidali o indifferenti.

E come diceva Don Lorenzo Milani: Non c'è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali’.

Fonte oxfamitalia.org

domenica 15 gennaio 2023

Salgono le accise, scende lo spread

La decisone del governo sulle accise non è stata ideologica, ma è stata determinata dall’esigenza di contenere il deficit di bilancio, per Giorgia Meloni non è più tempo di essere coerente

di Giovanni Pulvino

L'andamento del debito pubblico dal 1865 al 2021

Il governo di Giorgia Meloni ha deciso di non prorogare lo sconto sulle accise introdotto dall’esecutivo di Mario Draghi. Un provvedimento in netto contrasto con quanto affermato dalla stessa leader di FdI qualche mese fa quando era all’opposizione. Nel programma elettorale c’era scritto: ’Sterilizzazione delle entrate dello Stato da imposte su energia e carburanti e automatica riduzione di Iva e accise’.

I tentativi di smentita degli esponenti della Destra su questa palese incongruenza sono stati puerili. Ma perché il nuovo presidente del Consiglio ha rinnegato quanto aveva affermato?

L’Esecutivo guidato da FdI è sotto 'osservazione'. La decisone del Governo non è stata ideologica, ma è stata determinata dall’esigenza di contenere il deficit di bilancio

La cautela nell’allargare i cordoni della borsa è giustificata. Il nostro Paese è fortemente indebitato. Il rialzo dei tassi d’interesse per frenare l’inflazione ha allargato lo spread con in Bund tedeschi ed ha portato i tassi sui Btp a sfiorare il 5%.

Una manna per i rendimenti dei risparmi dei privati, ma è molto pericoloso per la tenuta del debito pubblico. È prioritario raffreddare le tensioni sui titoli di Stato. Ridurre il deficit di bilancio e il debito pubblico sono problematiche finanziarie che qualunque governo dovrebbe affrontare.

Ed è per questo che la Destra, forte dei consensi elettorali ottenuti nelle ultime elezioni, si sta limitando a seguire la politica economica indicata dal precedente governo di Mario Draghi. 

Prima la pandemia, poi la guerra tra Russia e Ucraina, ora l’inflazione al 10%, per chiunque non sarebbe facile, ma FdI deve stare attenta ad un altro elemento: il sovranismo. Dopo quello leghista e grillino, ora dovremo subire anche quello di estrema Destra. 

Meno tasse, meno immigrati, più liberismo, meno diritti, meno Europa, più autonomia differenziata, presidenzialismo, revisionismo, ect… Tutte iniziative che possono incrementare le diseguaglianze e mettere in discussione i valori democratici ed antifascisti dell’Italia repubblicana.  

La Destra deve andarci con cautela ed è quello che sta facendo, ma è solo questione di tempo, quello che è successo negli Stati Uniti d’America dopo l’elezione di Biden ed in Brasile dopo l’elezione di Lula non è casuale.

Salgono le accise, scende lo spread, ma il Governo non rinuncerà alle politiche nazionaliste e sovraniste e solo una questione di tempo.

lunedì 9 gennaio 2023

Bob Dylan - Hurricane


Video da yuotube.com

'Ora tutti i criminali coi loro cappotti e le loro cravatte
Sono liberi di bere Martini e guardare l'alba
Mentre Rubin siede come Budda in una piccola cella
Un innocente in una camera infernale
Questa è la storia di Uragano
Ma non sarà finita finché non gli ridaranno il suo nome
E il tempo perso
Messo in una prigione, ma un tempo lui avrebbe potuto essere
Il campione del mondo'

Hurricane - Bob Dylan

Di Bob Dylan e Jacques Levy
Dall'album: Desire - Columbia Records, 1976

giovedì 5 gennaio 2023

Cristiano Ronaldo guadagnerà 547.945,205 euro al giorno

Nel mondo del calcio non ci sono limiti alla decenza, il contratto faraonico firmato da Cristiano Ronaldo è uno schiaffo morale a quanti vivono in povertà o che devono sudarsi un salario appena sufficiente per una esistenza dignitosa

di Giovanni Pulvino

Cristiano Ronaldo - (foto da wikipedia.org)

Cristiano Ronaldo ha firmato un contratto faraonico con il club saudita l’Al Nassr. Dopo la delusione dei mondiali di calcio del Qatar, dove spesso è rimasto in panchina, il fuoriclasse portoghese si è consolato con l’ingaggio di una squadra che è piena di soldi ma povera di campioni.

200 milioni di euro a stagione fino al 2025. Il calciatore ex Juventus percepirà 16.666.666,70 di euro al mese, 547.945,20 euro al giorno, 45.662,10 euro ogni ora, 761,04 al minuto e 12,68 euro al secondo. Tutto per giocare a pallone. 

Non solo. Altri 500 milioni li guadagnerà per fare da testimonial dell’Arabia Saudita per l'assegnazione dei Mondiali 2030 con Egitto e Grecia. 100 milioni di euro all’anno solo per fare rappresentanza.

Tutto questo senza considerare le sponsorizzazioni ed eventuali consulenze.

Dopo aver letto questa notizia chissà cosa avranno pensato le madri che non sanno come sfamare i loro figli o i padri che devono lavorare tutto il giorno per guadagnare, si fa per dire, pochi euro. E chissà come avranno reagito i braccianti che si spaccano la schiena a raccogliere i pomodori nei campi della Puglia o gli operai che rischiano la salute nelle acciaierie dell’ex Ilva di Taranto. O come avranno imprecato le centinaia di lavoratori di Almaviva che devono continuamente elemosinare la stabilità del loro lavoro e che vivono con l’ansia della cassa integrazione o della disoccupazione. O come avranno inveito contro il sistema i tanti giovani laureati costretti a fare lavori precari e non corrispondenti agli studi fatti e che probabilmente saranno costretti ad emigrare …

È un mondo ingiusto. Dovrebbe farci indignare, invece in tanti ritengono che queste diseguaglianze siano inevitabili. E che la povertà e la precarietà siano colpe individuali e non conseguenze del sistema economico. E che, pertanto, sia giusto che chi sa dare due calci ad un pallone debba vivere come un nababbo e chi invece è nato nel posto sbagliato o non ha capacità 'adeguate' debba vivere in miseria.

Le differenze sociali ci sono sempre state, è vero, ma quel che indigna è la rassegnazione e l’indifferenza dei tanti che potrebbero lottare per ridurle o eliminarle eppure non lo fanno.

Fino a quando accetteranno con indifferenza le regole di un sistema economico iniquo ed ingiusto? Cos’altro dovrà succedere per ribellarsi?