I
600 milioni di euro pagati dal Psg per il calciatore Neymar non devono
sorprendere perché rientrano nei meccanismi tipici del sistema capitalistico
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Neymar - (foto da lastampa.it) |
In molti si sono
meravigliati della cifra (600 milioni di euro, 222 vanno al Barcellona, il resto tra ingaggi annuali, bonus e commissioni al calciatore) spesa da Qatar Sports Investment per l’acquisto del campione brasiliano, ma
non è certo una novità, anche in passato ci sono stati passaggi di calciatori da
una squadra all’altra con cifre via via crescenti e ritenute sempre iperboliche. Nel
2001 il giovanissimo Gianluigi Buffon
passò dal Parma calcio alla Juventus per 100 miliardi di lire, cioè 54,2
milioni di euro, mentre il club torinese cedette nella stessa stagione Zinédine Zidane
al Real Madrid per 150 miliardi di lire, cioè 75,5 milioni di euro ed un anno fa
Paul Pogba è passato al Manchester United per 110 milioni di euro. Non deve
meravigliare neanche la proposta, trapelata in questi giorni, del Manchester
City che sembra voglia spendere 300 milioni di euro solo per il cartellino di Lionel
Messi. Questi trasferimenti milionari di calciatori sono sempre avvenuti perché
le società ritengono così di accrescere le possibilità di vittoria e di
conseguenza generare maggiori profitti.
Foto da forum.rojdirecta.es |
I
club ‘vincenti’ sono quasi sempre quelli che spendono di più. Di certo le società con maggiori
disponibilità finanziarie hanno sempre acquistato i cartellini dei calciatori
più bravi dalle squadre cosiddette di ‘provincia’. Insomma, anche nel calcio a dettare legge è il capitale.
Chi è ricco o benestante dispone di risorse finanziarie che utilizza per generare
altra ricchezza. L’accumulazione del capitale si realizza anche quando
l’investimento è finanziato da soggetti terzi, come le banche. L’acquisto di
Neymar, quindi, non è uno sfizio o una follia, ma un investimento fatto per
generare profitti. Il calcio, oltre ad essere uno sport popolare, è una vera e
propria industria ed oggi esso è diventato il simbolo del capitalismo moderno. Il problema è che l'accumulazione del capitale crea disuguaglianze
ed ingiustizie. Quello che meraviglia non è solo il fatto che questo avvenga, è sempre
stato così, ma l’indifferenza con cui si accettano le disparità e le iniquità
che ne derivano. Si afferma cioè come giusto e legittimo il principio secondo
cui esso sia frutto di capacità personali. Ora, ammesso e non concesso che sia
così, chi erediterà milioni o miliardi di euro che meriti ha? La risposta è nessuno,
ma nonostante questo acquisirà privilegi che rimarranno tali per 'sempre' o per
diverse generazioni, diventeranno cioè ingiustizie e disuguaglianze difficili
da estirpare.
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