In questi giorni si stanno per concludere, per decine di migliaia di docenti ed alunni i colloqui degli esami di Stato, ma hanno ancora un senso?
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Foto da istruzione.it
E’ una calda ed afosa
giornata di giugno e decine di migliaia di
professori, candidati e collaboratori della scuola stanno svolgendo la loro
mansione con particolare attenzione, quella tipica di chi sa che sta eseguendo
un compito delicato, che inciderà per sempre nella vita e nella memoria di
esaminatori ed esaminati. Chi non ricorda i professori degli esami di Stato,
l’elaborazione delle prove, il voto finale e le presunte o reali ingiustizie
fatte dagli esaminatori?
Di questi giorni, oltre al voto finale rimarranno le titubanze e le gaffe
fatte dai ragazzi e le facili ed inopportune ironie di chi, ormai adulto, non
rammenta o fa finta di non rammentare gli errori commessi quando si è trovato
nella medesima situazione.
Una volta c’erano le discussioni sulle valutazioni tra docenti
‘interni’, i professori cioè che hanno seguito i ragazzi per tutto
l’anno ed in alcuni casi per tutto il percorso formativo della scuola
superiore, e quelli ‘esterni’, che invece giudicavano solo le prove
dell’esame. L’opinione dei primi difficilmente coincideva con quella dei
secondi ma una sintesi, anche se a volte era preceduta da estenuanti e spesso
inutili discussioni, si trovava quasi sempre. Quest’anno questi contrasti non
si ripeteranno e potrebbero non ripetersi mai più.
C’è chi ritiene, tra i docenti, che l’esame di Stato sia un inutile tour de force, un ‘rituale’ a cui si devono sottoporre alunni ed insegnanti delle scuole medie e di quelle superiori. Per altri invece è un importante passaggio verso il mondo degli adulti, verso la maturità.
I cambiamenti legislativi sulle sue modalità di svolgimento della prova lo
hanno reso ancora più semplice. Qualcuno ritiene sia giunto il tempo di
eliminare le prove scritte e di mantenere le commissioni composte
esclusivamente da docenti interni. Niente più errori di ortografia o di
grammatica, ne strafalcioni negli elaborati, resterebbe solo un’interrogazione
con tutti i professori, nient’altro. Vedremo.
Intanto, migliaia di giovani stanno per conseguire il diploma di scuola superiore, quello che una volta era considerato un importante ‘pezzo di carta’, ma prima dovranno rispondere all’ultima fatidica domanda: cosa farai dopo aver conseguito il diploma? Questo quesito è posto per soddisfare la curiosità dei professori, ma non è un 'obbligo' imposto dal ministero ed i docenti, in questi tempi difficili in cui proseguire negli studi costa troppo e trovare un lavoro è quasi un terno al lotto, farebbero bene a porlo sottovoce e senza insistere troppo di fronte alle eventuali titubanze dei ragazzi.
Fonte REDNEWS
Nessun commento:
Posta un commento