Penultima fermata: B
Penultima fermata Baaria
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Stazione di Santo Stefano di Camastra (Me)
“Ancora una fermata, ma dove siamo?” chiede uno dei passeggeri del treno locale Messina-Palermo, “a Santo Stefano di Camastra” risponde svogliatamente il suo compagno di viaggio.Dopo pochi minuti di sosta la corsa riprende, sono le sei e trenta del mattino ed in tanti sono saliti da almeno un'ora.
La tratta che il convoglio ferroviario sta percorrendo si snoda lungo la costa nord della Sicilia. Alla sua sinistra è un continuo susseguirsi di colline frastagliate da alberi di ulivo o da terreni scoscesi e pieni di arbusti, interrotte di tanto in tanto dalle case dei piccoli paesini e dalle loro stazioni deserte ravvivate solo di primo mattino dalla presenza dei pendolari. Alla sua destra s’infrangono sugli scogli, a pochi metri dai vagoni, le onde del mare, il Tirreno, e dal finestrino è possibile scorgere l’orizzonte, la cui linea è spezzata dalla sagoma di una delle sette isole dell’arcipelago delle Eolie, sarà Alicudi o Filicudi? Chissà, da questa parte della Sicilia è difficile distinguerle, ma del resto cosa importa, a quest’ora del mattino una vale l’altra. Ad est sta albeggiando e ad ovest, dove nel tardo pomeriggio si poggia quotidianamente il Sole con i suoi ultimi raggi, sta tramontando la Luna, ha un colore difficile da definire è una specie di rosso tenue quasi arancione, di certo è uno spettacolo straordinario, ma solo chi è mattiniero come i lavoratori pendolari può godere di questo miracolo della natura.
Siamo a metà del percorso eppure le carrozze sono già piene e non si comprende perché non sia stato predisposto da Trenitalia un numero maggiore di vetture, dalla prossima fermata sarà difficile trovare posto a sedere. I vagoni sono in buone condizioni ma sono di seconda mano, di certo già utilizzati in altre tratte, probabilmente nel nord del Paese. Alcuni di questi treni (es. il Minuetto) sono stati progettati con un numero limitato di posti ed erano destinati, inizialmente, per corse brevi ora invece sono utilizzati per percorsi più lunghi. L’affollamento è inevitabile, ma a chi importa dei lavoratori, degli studenti e di chi non può permettersi o non ha voglia di viaggiare in auto o in pullman?
I volti che s’incontrano sono quasi sempre gli stessi, dopo un po’ ci si riconosce, qualcuno accenna un saluto, altri sono solo preoccupati di trovare un posto a sedere. Durante il viaggio sono pochi coloro che hanno voglia di chiacchierare, c’è chi tira fuori un tablet o uno smartpfone ed inizia subito a smanettare sul touchscreen per chattare, lavorare o giocare, di certo si estranea da ciò che lo circonda. Se poi qualcuno risponde al cellulare o fa una chiamata vorresti evitare di ascoltare ma come si fa?
Sono quasi le otto, siamo a Bagheria o Baarìa come il titolo del film diretto nel 2009 da Giuseppe Tornatore ed ambientato nella caotica cittadina siciliana che è famosa per i suoi palazzi settecenteschi e per le sue magnifiche ville, oggi purtroppo quasi tutte chiuse o inaccessibili. E’ la penultima fermata prima di arrivare a Palermo e per i pendolari che scendono la giornata inizia solo adesso, anche se per loro sono già trascorse almeno tre ore dal suono della sveglia. Ed è così per ogni giorno lavorativo, per tutto l’anno.
In questi tempi difficili e nonostante i sacrifici ‘aggiuntivi’ che questi lavoratori devono sostenere essi non hanno il diritto a lamentarsi ma al contrario devono tenersi stretto il posto di lavoro perché, nonostante tutto, gli consente di vivere una vita dignitosa. Ed è per questa ragione che in questo inizio d’anno chi ha un’occupazione precaria o è un lavoratore pendolare non può non pensare a chi sta peggio e per il 2014 non può non fare un in bocca al lupo a chi non ha neanche questo.
Penultima fermata Baaria
“Ancora una fermata, ma dove siamo?” chiede uno dei passeggeri del treno locale Messina-Palermo, “a Santo Stefano di Camastra” risponde svogliatamente il suo compagno di viaggio.Dopo pochi minuti di sosta la corsa riprende, sono le sei e trenta del mattino ed in tanti sono saliti da almeno un'ora.
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Stazione di Santo Stefano di Camastra (Me) |
La tratta che il convoglio ferroviario sta percorrendo si snoda lungo la costa nord della Sicilia. Alla sua sinistra è un continuo susseguirsi di colline frastagliate da alberi di ulivo o da terreni scoscesi e pieni di arbusti, interrotte di tanto in tanto dalle case dei piccoli paesini e dalle loro stazioni deserte ravvivate solo di primo mattino dalla presenza dei pendolari. Alla sua destra s’infrangono sugli scogli, a pochi metri dai vagoni, le onde del mare, il Tirreno, e dal finestrino è possibile scorgere l’orizzonte, la cui linea è spezzata dalla sagoma di una delle sette isole dell’arcipelago delle Eolie, sarà Alicudi o Filicudi? Chissà, da questa parte della Sicilia è difficile distinguerle, ma del resto cosa importa, a quest’ora del mattino una vale l’altra. Ad est sta albeggiando e ad ovest, dove nel tardo pomeriggio si poggia quotidianamente il Sole con i suoi ultimi raggi, sta tramontando la Luna, ha un colore difficile da definire è una specie di rosso tenue quasi arancione, di certo è uno spettacolo straordinario, ma solo chi è mattiniero come i lavoratori pendolari può godere di questo miracolo della natura.
Siamo a metà del percorso eppure le carrozze sono già piene e non si comprende perché non sia stato predisposto da Trenitalia un numero maggiore di vetture, dalla prossima fermata sarà difficile trovare posto a sedere. I vagoni sono in buone condizioni ma sono di seconda mano, di certo già utilizzati in altre tratte, probabilmente nel nord del Paese. Alcuni di questi treni (es. il Minuetto) sono stati progettati con un numero limitato di posti ed erano destinati, inizialmente, per corse brevi ora invece sono utilizzati per percorsi più lunghi. L’affollamento è inevitabile, ma a chi importa dei lavoratori, degli studenti e di chi non può permettersi o non ha voglia di viaggiare in auto o in pullman?
I volti che s’incontrano sono quasi sempre gli stessi, dopo un po’ ci si riconosce, qualcuno accenna un saluto, altri sono solo preoccupati di trovare un posto a sedere. Durante il viaggio sono pochi coloro che hanno voglia di chiacchierare, c’è chi tira fuori un tablet o uno smartpfone ed inizia subito a smanettare sul touchscreen per chattare, lavorare o giocare, di certo si estranea da ciò che lo circonda. Se poi qualcuno risponde al cellulare o fa una chiamata vorresti evitare di ascoltare ma come si fa?
Sono quasi le otto, siamo a Bagheria o Baarìa come il titolo del film diretto nel 2009 da Giuseppe Tornatore ed ambientato nella caotica cittadina siciliana che è famosa per i suoi palazzi settecenteschi e per le sue magnifiche ville, oggi purtroppo quasi tutte chiuse o inaccessibili. E’ la penultima fermata prima di arrivare a Palermo e per i pendolari che scendono la giornata inizia solo adesso, anche se per loro sono già trascorse almeno tre ore dal suono della sveglia. Ed è così per ogni giorno lavorativo, per tutto l’anno.
In questi tempi difficili e nonostante i sacrifici ‘aggiuntivi’ che questi lavoratori devono sostenere essi non hanno il diritto a lamentarsi ma al contrario devono tenersi stretto il posto di lavoro perché, nonostante tutto, gli consente di vivere una vita dignitosa. Ed è per questa ragione che in questo inizio d’anno chi ha un’occupazione precaria o è un lavoratore pendolare non può non pensare a chi sta peggio e per il 2014 non può non fare un in bocca al lupo a chi non ha neanche questo.
sabato 15 luglio 2017
Il borgo più bello d’Italia 2015 è Montalbano Elicona
La trasmissione di Rai Tre ‘Alle falde del Kilimangiaro’ ha proclamato Montalbano Elicona il borgo più bello d’Italia 2015. Il piccolo paesino della provincia di Messina rappresenta una Sicilia che non si rassegna al decadimento morale ed economico
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Nel corso della trasmissione di Rai Tre “Alle falde del Kilimangiaro” i conduttori, Camila Raznovich e Dario Vergassola, hanno proclamato Montalbano Elicona il borgo più bello d’Italia 2015. I Comuni che hanno partecipato alla competizione erano inizialmente quaranta, poi a seguito del televoto sono diventati venti, un Comune per ogni Regione, Montalbano Elicona ha prevalso su Cefalù.
Il borgo più bello d’Italia è un paesino della provincia di Messina con circa 2500 abitanti. Costruito a 920 metri sul livello del mare è caratterizzato dalla presenza di un antico Castello che è stato la residenza estiva di Federico II di Aragona.
Nella campagna attorno al piccolo borgo sono presenti i ‘megaliti’ di Argimosco, Elmo, Losi, Mattinata e Zilla. Si tratta di massi di pietra che per la loro forma ricordano quelli di Stonehenge in Inghilterra. Costituiti da blocchi di granito, tipici dei monti dei Nebrodi, sono adatti alla realizzazione di calendari astronomici utilizzati per determinare i solstizi e gli equinozi. Sulla roccia è scavata la vasca per i riti battesimali e due ‘menhir’ celebrano i culti della Vita e del Sole.
Montalbano Elicona con le sue viuzze, i suoi monumenti e le sue tradizioni non è solo il simbolo di una Sicilia che non si rassegna al decadimento morale ed economico ma è soprattutto un luogo adatto per rivivere il passato ed i riti di una civiltà millenaria.
La trasmissione di Rai Tre ‘Alle falde del Kilimangiaro’ ha proclamato Montalbano Elicona il borgo più bello d’Italia 2015. Il piccolo paesino della provincia di Messina rappresenta una Sicilia che non si rassegna al decadimento morale ed economico
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Il borgo più bello d’Italia è un paesino della provincia di Messina con circa 2500 abitanti. Costruito a 920 metri sul livello del mare è caratterizzato dalla presenza di un antico Castello che è stato la residenza estiva di Federico II di Aragona.
Nella campagna attorno al piccolo borgo sono presenti i ‘megaliti’ di Argimosco, Elmo, Losi, Mattinata e Zilla. Si tratta di massi di pietra che per la loro forma ricordano quelli di Stonehenge in Inghilterra. Costituiti da blocchi di granito, tipici dei monti dei Nebrodi, sono adatti alla realizzazione di calendari astronomici utilizzati per determinare i solstizi e gli equinozi. Sulla roccia è scavata la vasca per i riti battesimali e due ‘menhir’ celebrano i culti della Vita e del Sole.
Montalbano Elicona con le sue viuzze, i suoi monumenti e le sue tradizioni non è solo il simbolo di una Sicilia che non si rassegna al decadimento morale ed economico ma è soprattutto un luogo adatto per rivivere il passato ed i riti di una civiltà millenaria.
giovedì 4 maggio 2017
Il Giro d’Italia torna al Sud
La 100esima edizione del Giro d’Italia torna sulle strade del Sud. Nove tappe delle ventuno previste si svolgeranno nelle regioni meridionali. Di queste, tre si correranno in Sardegna, da dove partirà la corsa, e due in Sicilia
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Il percorso del Giro d'Italia 2017 - (da gazzetta.it)
Il Giro d’Italia in tutta la sua storia solo tre volte ha percorso le strade della Sardegna, l’ultima nel 2007, cioè dieci anni fa, in occasione, peraltro, del bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi. In Sicilia le presenze della Corsa Rosa sono state in tutto tredici, l’ultima nel 2011, cioè sei anni fa. Nelle ultime edizioni le tappe previste nelle regioni del Sud sono state numericamente limitate e poco interessanti dal punto di vista sportivo.
Il Giro d’Italia ed il Tour de France, oltre ad essere le più importanti corse ciclistiche a tappe del mondo, sono uno strumento straordinario di marketing. E non è un caso se negli ultimi anni il Giro sia ‘traslocato’ all’estero escludendo, nello stesso tempo, quasi del tutto le città meridionali. Queste decisioni hanno confermato la mancanza di peso politico ed economico del Sud rispetto ad altre aree del Paese.

Cefalù, in una foto degli anni Cinquanta
(da wikipedia.org)
In questa edizione gli appassionati di ciclismo potranno ammirare le bellezze paesaggistiche ed architettoniche delle località meridionali, in particolare quelle delle due isole. Tra queste la quarta tappa è particolarmente suggestiva. La partenza avverrà nel centro storico di Cefalù e si arrampicherà sulle strade dell’Etna dopo aver percorso una parte del litorale tirrenico da dove sarà possibile ammirare la costa siciliana e quelle delle isole Eolie, visibili lungo tutta la prima parte della corsa. Quella successiva attraverserà la Sicilia orientale per concludersi nella città dello Stretto che ha dato i natali a Vincenzo Nibali. Poi il Giro risalirà tutto lo stivale ed attraverserà quasi tutte le regioni italiane. Insomma, dopo tanti anni potremo affermare che la Corsa Rosa è la corsa d’Italia e non solo di una parte di essa.
La 100esima edizione del Giro d’Italia torna sulle strade del Sud. Nove tappe delle ventuno previste si svolgeranno nelle regioni meridionali. Di queste, tre si correranno in Sardegna, da dove partirà la corsa, e due in Sicilia
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Il percorso del Giro d'Italia 2017 - (da gazzetta.it) |
Il Giro d’Italia in tutta la sua storia solo tre volte ha percorso le strade della Sardegna, l’ultima nel 2007, cioè dieci anni fa, in occasione, peraltro, del bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi. In Sicilia le presenze della Corsa Rosa sono state in tutto tredici, l’ultima nel 2011, cioè sei anni fa. Nelle ultime edizioni le tappe previste nelle regioni del Sud sono state numericamente limitate e poco interessanti dal punto di vista sportivo.
Il Giro d’Italia ed il Tour de France, oltre ad essere le più importanti corse ciclistiche a tappe del mondo, sono uno strumento straordinario di marketing. E non è un caso se negli ultimi anni il Giro sia ‘traslocato’ all’estero escludendo, nello stesso tempo, quasi del tutto le città meridionali. Queste decisioni hanno confermato la mancanza di peso politico ed economico del Sud rispetto ad altre aree del Paese.
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Cefalù, in una foto degli anni Cinquanta (da wikipedia.org) |
In questa edizione gli appassionati di ciclismo potranno ammirare le bellezze paesaggistiche ed architettoniche delle località meridionali, in particolare quelle delle due isole. Tra queste la quarta tappa è particolarmente suggestiva. La partenza avverrà nel centro storico di Cefalù e si arrampicherà sulle strade dell’Etna dopo aver percorso una parte del litorale tirrenico da dove sarà possibile ammirare la costa siciliana e quelle delle isole Eolie, visibili lungo tutta la prima parte della corsa. Quella successiva attraverserà la Sicilia orientale per concludersi nella città dello Stretto che ha dato i natali a Vincenzo Nibali. Poi il Giro risalirà tutto lo stivale ed attraverserà quasi tutte le regioni italiane. Insomma, dopo tanti anni potremo affermare che la Corsa Rosa è la corsa d’Italia e non solo di una parte di essa.
venerdì 20 gennaio 2017
I Fasci siciliani dei lavoratori e la strage di Caltavuturo
‘Un bastone tutti lo rompono, ma un fascio di bastoni chi lo rompe?’, così un dirigente dell’associazione spiegò il nome dei Fasci dei lavoratori, il movimento popolare che si è sviluppato in Sicilia tra il 1891 ed il 1894
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Il largo dove avvenne la strage di Caltavuturo
il 20 gennaio 1893 (foto da palermo.anpi.it)
I Fasci siciliani dei lavoratori erano un movimento di massa d’ispirazione ‘socialista’, ma che avevano un chiaro intento ‘secessionista.’ Gli storici affermano che vi presero parte tra i 300 ed i 400 mila siciliani su una popolazione di circa 3 milioni e 300 mila persone. Protagonisti non furono solo contadini ed operai, ma anche artigiani, insegnanti, professionisti. I braccianti, che da sempre erano pagati a giornata con miseri salari, ed i mezzadri, a cui toccava solo una piccola parte dei raccolti, chiedevano paghe più alte e migliori condizioni di lavoro. Allora si lavorava ‘suli a suli’, dal sorgere al calare del sole e spesso i braccianti dovevano fare diversi chilometri di strada per raggiungere i luoghi di lavoro. I partecipanti al movimento chiedevano anche il diritto di voto. Fin dal 1861, con la nascita dello Stato unitario esso era concesso solo all’1,9% della popolazione, su 22 milioni di italiani potevano esercitare tale diritto meno di 400 mila persone, quelle cioè che avevano un certo reddito e un titolo di studio.

Francesco Crispi
(foto da en.wikipedia.org)
I Fasci erano presenti in tutte le grandi città dell’isola ed operavano sul territorio in contrapposizione al potere esercitato dai gruppi mafiosi.Tra gli iscritti c’erano donne e ragazzi. A Modica c’era una sezione di ‘Figli del Fascio. A San Giuseppe Jato c’era un piccolo Fascio di ragazzi da 6 a 12 anni. A Grotte un ragazzo di 12 anni venne arrestato solo perché parlava pubblicamente di socialismo ai suoi coetanei. A Piana su una popolazione di 9.000 abitanti gli iscritti al Fascio erano 2.500 uomini e mille donne, la cui prima attività fu di imparare a leggere e scrivere. Ad una manifestazione una militante portabandiera affrontò i soldati che erano con le armi spianate dicendo: ’Avreste il coraggio di tirare contro di noi?’, i soldati abbassarono le armi. A Milocca (Milena) quando i membri del consiglio direttivo furono imprigionati, 500 donne assaltarono la caserma, s'impadronirono delle armi e liberarono i prigionieri. Il 20 gennaio 1893 a Caltavuturo, in provincia di Palermo, soldati e carabinieri spararono su 500 contadini che, di ritorno da un’occupazione simbolica di alcune terre del demanio, si erano limitati a chiedere un incontro con il Sindaco. ‘Picciotti, chi c’è carnivalata’, grido dalla finestra il segretario del Comune. Ci furono 13 morti e molti feriti. ‘I cadaveri furono lasciati sulla strada fino a notte, in pasto ai cani e non fu permesso di soccorrere i feriti’. Ci fu un’inchiesta per l’eccidio, ma il segretario comunale e gli altri impiegati dapprima sospesi furono successivamente reintegrati nell’incarico.

Processo ai capi dei Fasci siciliani, aprile 1894
(foto da wikiwand.com)
Il movimento fu disperso da un duro intervento militare del governo del siciliano Francesco Crispi, ma già nel 1893 Giolitti aveva ordinato una schedatura dei soci dei Fasci, fu la prima dello Stato italiano. I morti furono circa 90. Le condanne che seguirono furono pesantissime. I leader arrestati o mandati al confino. Negli anni successivi in Sicilia ci fu un grande flusso migratorio.In un decennio circa un milione di persone partirono per il continente o all’estero. Le lotte dei contadini e della parte più povera della popolazione siciliana vennero, ancora una volta, soffocate nel sangue. I tentativi di emancipazione, oltre che con i Fasci del 1891, sono stati repressi nel 1860 ad opera delle truppe garibaldine, nel secondo dopoguerra con l’assassinio di numerosi sindacalisti e, il primo maggio del 1947, con l’eccidio di Portella della Ginestra, ed ancora negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso con l’uccisione di magistrati e tutori dell’ordine ed oggi con il racket ed il controllo capillare del territorio da parte delle organizzazioni mafiose. L’obiettivo è sempre lo stesso: mantenere lo ‘status quo’ per assicurare il potere a ‘Cosa nostra’ e agli ‘amici degli amici’. Il tutto nell’indifferenza e, spesso, con la complicità delle istituzioni. Condizione, questa, che ha condannato la Sicilia al sottosviluppo economico e sociale ed i siciliani onesti a subire i soprusi e le angherie delle organizzazioni criminali.
‘Un bastone tutti lo rompono, ma un fascio di bastoni chi lo rompe?’, così un dirigente dell’associazione spiegò il nome dei Fasci dei lavoratori, il movimento popolare che si è sviluppato in Sicilia tra il 1891 ed il 1894
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Il largo dove avvenne la strage di Caltavuturo
il 20 gennaio 1893 (foto da palermo.anpi.it)
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I Fasci siciliani dei lavoratori erano un movimento di massa d’ispirazione ‘socialista’, ma che avevano un chiaro intento ‘secessionista.’ Gli storici affermano che vi presero parte tra i 300 ed i 400 mila siciliani su una popolazione di circa 3 milioni e 300 mila persone. Protagonisti non furono solo contadini ed operai, ma anche artigiani, insegnanti, professionisti. I braccianti, che da sempre erano pagati a giornata con miseri salari, ed i mezzadri, a cui toccava solo una piccola parte dei raccolti, chiedevano paghe più alte e migliori condizioni di lavoro. Allora si lavorava ‘suli a suli’, dal sorgere al calare del sole e spesso i braccianti dovevano fare diversi chilometri di strada per raggiungere i luoghi di lavoro. I partecipanti al movimento chiedevano anche il diritto di voto. Fin dal 1861, con la nascita dello Stato unitario esso era concesso solo all’1,9% della popolazione, su 22 milioni di italiani potevano esercitare tale diritto meno di 400 mila persone, quelle cioè che avevano un certo reddito e un titolo di studio.
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Francesco Crispi (foto da en.wikipedia.org) |
I Fasci erano presenti in tutte le grandi città dell’isola ed operavano sul territorio in contrapposizione al potere esercitato dai gruppi mafiosi.Tra gli iscritti c’erano donne e ragazzi. A Modica c’era una sezione di ‘Figli del Fascio. A San Giuseppe Jato c’era un piccolo Fascio di ragazzi da 6 a 12 anni. A Grotte un ragazzo di 12 anni venne arrestato solo perché parlava pubblicamente di socialismo ai suoi coetanei. A Piana su una popolazione di 9.000 abitanti gli iscritti al Fascio erano 2.500 uomini e mille donne, la cui prima attività fu di imparare a leggere e scrivere. Ad una manifestazione una militante portabandiera affrontò i soldati che erano con le armi spianate dicendo: ’Avreste il coraggio di tirare contro di noi?’, i soldati abbassarono le armi. A Milocca (Milena) quando i membri del consiglio direttivo furono imprigionati, 500 donne assaltarono la caserma, s'impadronirono delle armi e liberarono i prigionieri. Il 20 gennaio 1893 a Caltavuturo, in provincia di Palermo, soldati e carabinieri spararono su 500 contadini che, di ritorno da un’occupazione simbolica di alcune terre del demanio, si erano limitati a chiedere un incontro con il Sindaco. ‘Picciotti, chi c’è carnivalata’, grido dalla finestra il segretario del Comune. Ci furono 13 morti e molti feriti. ‘I cadaveri furono lasciati sulla strada fino a notte, in pasto ai cani e non fu permesso di soccorrere i feriti’. Ci fu un’inchiesta per l’eccidio, ma il segretario comunale e gli altri impiegati dapprima sospesi furono successivamente reintegrati nell’incarico.
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Processo ai capi dei Fasci siciliani, aprile 1894
(foto da wikiwand.com)
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Il movimento fu disperso da un duro intervento militare del governo del siciliano Francesco Crispi, ma già nel 1893 Giolitti aveva ordinato una schedatura dei soci dei Fasci, fu la prima dello Stato italiano. I morti furono circa 90. Le condanne che seguirono furono pesantissime. I leader arrestati o mandati al confino. Negli anni successivi in Sicilia ci fu un grande flusso migratorio.In un decennio circa un milione di persone partirono per il continente o all’estero. Le lotte dei contadini e della parte più povera della popolazione siciliana vennero, ancora una volta, soffocate nel sangue. I tentativi di emancipazione, oltre che con i Fasci del 1891, sono stati repressi nel 1860 ad opera delle truppe garibaldine, nel secondo dopoguerra con l’assassinio di numerosi sindacalisti e, il primo maggio del 1947, con l’eccidio di Portella della Ginestra, ed ancora negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso con l’uccisione di magistrati e tutori dell’ordine ed oggi con il racket ed il controllo capillare del territorio da parte delle organizzazioni mafiose. L’obiettivo è sempre lo stesso: mantenere lo ‘status quo’ per assicurare il potere a ‘Cosa nostra’ e agli ‘amici degli amici’. Il tutto nell’indifferenza e, spesso, con la complicità delle istituzioni. Condizione, questa, che ha condannato la Sicilia al sottosviluppo economico e sociale ed i siciliani onesti a subire i soprusi e le angherie delle organizzazioni criminali.
mercoledì 19 ottobre 2016
I lavoratori di Almaviva occupano il call center di Palermo
La protesta è iniziata quando la trattativa al ministero dello Sviluppo economico tra i rappresentanti dei lavoratori ed i vertici dell’azienda è stata sospesa con un nulla di fatto
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Foto da gazzettadelsud.it |
La dismissione della commessa Enel in scadenza a dicembre ha costretto Almaviva Contact ad elaborare una riorganizzazione delle attività del call center di Palermo. Il piano prevede il trasferimento, dal 24 ottobre, di 150 operatori dalla Sicilia a Rende, in Calabria.
Finora il confronto tra le parti, che si è tenuto al ministero dello Sviluppo economico, è stato infruttuoso. I sindacati, in attesa della ripresa della trattativa, hanno proclamato due giornate di sciopero.
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Foto da drfreenews.com |
Stamane i lavoratori di Almaviva Contact hanno occupato il call center di via Marcellini a Palermo, dove si trova una delle sedi della società.
L’azienda, dopo l’iniziativa dei lavoratori, ha diffuso una nota in cui giudica come inammissibili le forme di protesta al di fuori della legalità. La società assumerà tutte le iniziative necessarie per tutelare la legalità, la continuità e la sicurezza delle persone che lavorano nelle sedi di Palermo.
sabato 18 giugno 2016
Roghi Sicilia, Crocetta: ‘Siamo di fronte a un attacco mafioso’
Ieri la denuncia della natura dolosa degli incendi divampati in molti comuni della Sicilia era stata fatta da Giuseppe Antoci, oggi è stata ribadita dal presidente della regione Sicilia, Rosario Crocetta
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Rosario Crocetta (foto da palermomania.it)
‘C'è un attacco politico mafioso dietro questi incendi, l'obiettivo non sono solo i boschi e la speculazione edilizia’. Questo è quanto ha dichiarato in una conferenza stampa tenuta oggi a Palermo il Presidente della regione Sicilia, Rosario Crocetta.
Insomma i roghi che ieri hanno devastato il territorio dei Nebrodi e delle Madonie non sarebbero dovuti al forte scirocco, ma ad una strategia delle Agromafie che da sempre operano nell’isola. Secondo il Governatore: ‘C'è stata un'aggressione sul territorio con 800 focolai contemporaneamente’. Ed ha aggiunto:’E' un disegno preciso politico, affaristico, criminale della mafia ma anche un attacco a un governo, che combatte la mafia. Siamo di fronte a un attacco mafioso spaventoso’.
Ieri la denuncia della natura dolosa degli incendi divampati in molti comuni della Sicilia era stata fatta da Giuseppe Antoci, oggi è stata ribadita dal presidente della regione Sicilia, Rosario Crocetta
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Rosario Crocetta (foto da palermomania.it) |
Insomma i roghi che ieri hanno devastato il territorio dei Nebrodi e delle Madonie non sarebbero dovuti al forte scirocco, ma ad una strategia delle Agromafie che da sempre operano nell’isola. Secondo il Governatore: ‘C'è stata un'aggressione sul territorio con 800 focolai contemporaneamente’. Ed ha aggiunto:’E' un disegno preciso politico, affaristico, criminale della mafia ma anche un attacco a un governo, che combatte la mafia. Siamo di fronte a un attacco mafioso spaventoso’.
venerdì 17 giugno 2016
Giuseppe Antoci: ‘L’autocombustione è un favoletta’
Per il presidente del Parco dei Nebrodi gli incendi sviluppatisi ieri su gran parte del territorio dei Nebrodi sono dolosi
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
"All'autocombustione credono solo i bambini. E' una favoletta. Soprattutto se si considera che ci sono state decine di incendi contemporaneamente. Non è possibile che tutta l'Isola prenda fuoco per caso nello stesso momento". Questo è quanto ha dichiarato all’Ansa il Presidente del parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci.
Ed ha aggiunto: "Il territorio è stato massacrato. Io sono certo che ci sia dolo e so anche che sarà difficilissimo provarlo, perché usano mille tecniche diverse, alcune impossibili da smascherare come dare fuoco agli animali che, scappando, poi diffondono le fiamme".

Giuseppe Antoci
Ieri numerosi incendi hanno bruciato il territorio nei comuni di Capo d'Orlando, S. Agata Militello, Naso, Torrenova, Militello Rosmarino, Tusa, Mistretta, Motta d’Affermo, S. Stefano di Camastra. Per tutto il giorno, i vigili del fuoco, i carabinieri ed il Corpo di vigilanza del Parco sono stati impegnati nelle operazioni di spegnimento.
A causa dei roghi l’autostrada A20 è stata chiusa nel tratto tra Rocca di Caprileone e S. Stefano di Camastra, la corrente elettrica e le linee telefoniche hanno subito diverse interruzioni, per tutto il giorno l’aria è stata irrespirabile sia per il forte vento di scirocco che per l’odore acre provocato dagli incendi, numerose pietre ed i resti degli alberi bruciati sono caduti sulla strada statale, l’unica via percorribile dagli automobilisti.
Per il presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, vittima poche settimane fa di un attentato mafioso, non ci sono dubbi gli incendi sono stati opera della agromafie che da tempo operano nell’area: "Noi, qui al parco faremo la guerra ai piromani. Metteremo telecamere, controlleremo ogni centimetro e se se ne prenderà qualcuno, ci costituiremo parte civile. Non daremo tregua a chi incendia le nostre terre, sarà guerra spietata fin quando non verranno assicurati alla giustizia".
Per il presidente del Parco dei Nebrodi gli incendi sviluppatisi ieri su gran parte del territorio dei Nebrodi sono dolosi
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
"All'autocombustione credono solo i bambini. E' una favoletta. Soprattutto se si considera che ci sono state decine di incendi contemporaneamente. Non è possibile che tutta l'Isola prenda fuoco per caso nello stesso momento". Questo è quanto ha dichiarato all’Ansa il Presidente del parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci.
Ed ha aggiunto: "Il territorio è stato massacrato. Io sono certo che ci sia dolo e so anche che sarà difficilissimo provarlo, perché usano mille tecniche diverse, alcune impossibili da smascherare come dare fuoco agli animali che, scappando, poi diffondono le fiamme".
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Giuseppe Antoci |
Ieri numerosi incendi hanno bruciato il territorio nei comuni di Capo d'Orlando, S. Agata Militello, Naso, Torrenova, Militello Rosmarino, Tusa, Mistretta, Motta d’Affermo, S. Stefano di Camastra. Per tutto il giorno, i vigili del fuoco, i carabinieri ed il Corpo di vigilanza del Parco sono stati impegnati nelle operazioni di spegnimento.
A causa dei roghi l’autostrada A20 è stata chiusa nel tratto tra Rocca di Caprileone e S. Stefano di Camastra, la corrente elettrica e le linee telefoniche hanno subito diverse interruzioni, per tutto il giorno l’aria è stata irrespirabile sia per il forte vento di scirocco che per l’odore acre provocato dagli incendi, numerose pietre ed i resti degli alberi bruciati sono caduti sulla strada statale, l’unica via percorribile dagli automobilisti.
Per il presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, vittima poche settimane fa di un attentato mafioso, non ci sono dubbi gli incendi sono stati opera della agromafie che da tempo operano nell’area: "Noi, qui al parco faremo la guerra ai piromani. Metteremo telecamere, controlleremo ogni centimetro e se se ne prenderà qualcuno, ci costituiremo parte civile. Non daremo tregua a chi incendia le nostre terre, sarà guerra spietata fin quando non verranno assicurati alla giustizia".
giovedì 19 maggio 2016
Giuseppe Antoci: ‘E’ la mafia che deve avere paura’
Il presidente del Parco dei Nebrodi non si fa intimidire dalla mafia, anzi va all’attacco e dichiara: ‘li colpiremo con legnate ancora più forti’
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Da quando nel 2013 è stato nominato da Rosario Crocetta presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci ha subito diversi avvertimenti dalle famiglie mafiose che agiscono tra le province di Messina, Enna e Catania. Tra questi una lettera di minacce di morte: ‘Finirai Scannatu tu e Crocetta’. Era il dicembre del 2014. Ora l’agguato sulle strade dell’entroterra messinese, tra Cesarò e San Fratello.
Ma Giuseppe Antoci non si lascia intimidire e va all’attacco: ‘Da oggi – ha dichiarato - parte la fase due: è la mafia che deve avere paura, li colpiremo con legnate ancora più forti. Io non mi fermo, continuerò a fare soltanto il mio lavoro e il mio dovere. Ho riposato e dopo la fase uno, parte la fase due: andare avanti senza fermarsi con maggiore determinazione’.
‘Quello che emerge – ha detto il procuratore di Messina Guido Lo Forte - è che la mafia sta rialzando la testa, la terza mafia della provincia di Messina quella dei Nebrodi, una delle organizzazioni criminali tra le più antiche e pericolose. Dopo che i clan di Barcellona Pozzo di Gotto e di Messina sono stati colpiti in maniera forte anche dalle operazioni antimafia, iBatanesi e i Tortoriciani stanno cercando di recuperare terreno e spazi’.
‘Con l’agguato ad Antoci la mafia ha alzato il tiro, lo Stato deve reagire in modo adeguato. Propongo – ha dichiarato in una conferenza stampa il presidente della regione Sicilia, Rosario Crocetta - l’invio dell’esercito nei comuni del Parco dei Nebrodi e perquisizioni a tappeto nelle campagne come ai tempi del sequestro Moro e dei Vespri siciliani’. Ed ancora: ‘Senza un’adeguata reazione da parte dello Stato passerebbe il messaggio di un via libera alla nuova stagione stragista’. ‘Non basta – conclude Crocetta – rafforzare la scorta ad Antoci e ai sindaci più esposti nell’area dei Nebrodi perché quello che è accaduto è un atto di guerra di altissimo livello, che non si registrava più da anni in Sicilia. Bisogna agire subito. Lo Stato deve intervenire con perquisizioni a tappeto che non diano tregua alle famiglie mafiose’.
Il presidente del Parco dei Nebrodi non si fa intimidire dalla mafia, anzi va all’attacco e dichiara: ‘li colpiremo con legnate ancora più forti’
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)


‘Quello che emerge – ha detto il procuratore di Messina Guido Lo Forte - è che la mafia sta rialzando la testa, la terza mafia della provincia di Messina quella dei Nebrodi, una delle organizzazioni criminali tra le più antiche e pericolose. Dopo che i clan di Barcellona Pozzo di Gotto e di Messina sono stati colpiti in maniera forte anche dalle operazioni antimafia, iBatanesi e i Tortoriciani stanno cercando di recuperare terreno e spazi’.
‘Con l’agguato ad Antoci la mafia ha alzato il tiro, lo Stato deve reagire in modo adeguato. Propongo – ha dichiarato in una conferenza stampa il presidente della regione Sicilia, Rosario Crocetta - l’invio dell’esercito nei comuni del Parco dei Nebrodi e perquisizioni a tappeto nelle campagne come ai tempi del sequestro Moro e dei Vespri siciliani’. Ed ancora: ‘Senza un’adeguata reazione da parte dello Stato passerebbe il messaggio di un via libera alla nuova stagione stragista’. ‘Non basta – conclude Crocetta – rafforzare la scorta ad Antoci e ai sindaci più esposti nell’area dei Nebrodi perché quello che è accaduto è un atto di guerra di altissimo livello, che non si registrava più da anni in Sicilia. Bisogna agire subito. Lo Stato deve intervenire con perquisizioni a tappeto che non diano tregua alle famiglie mafiose’.
sabato 14 maggio 2016
Palermo – Verona e la bufala dei 40 milioni di euro
I conteggi fatti nei giorni scorsi dal Corriere dello Sport sulla presunta ‘norma ad squadram per salvare Zamparini’ non sono esatti.L’insinuazione di una possibile ‘combine’ è senza fondamento. Il regolamento approvato dalla Lega il 26 febbraio scorso ha incrementato a 60 milioni di euro l’importo da assegnare alle squadre che retrocedono in Serie B. Le ipotesi possibili, a poche ore dall’ultimo turno di campionato, sono due. Il Verona in caso di sconfitta a Palermo percepirà 25 milioni di euro e ne incasserà altri 15 solo nel caso in cui, al termine del prossimo campionato, non dovesse risalire immediatamente in Serie A. Se invece vince o pareggia a Palermo ed il Carpi pareggia o vince ad Udine farà retrocedere la squadra siciliana percependo in tal caso sempre 25 milioni di euro, ma soltanto dieci se, il prossimo anno, non dovesse risalire subito in Serie A.
La differenza tra la retrocessione o meno del Palermo è, per il Verona, di cinque milioni di euro e non di quaranta. Inoltre se i Rosanero retrocederanno percepiranno 15 milioni di euro. Il vero salvataggio per Maurizio Zamparini sarebbe questo e non la salvezza. Insomma il Corriere dello Sport, in compagnia di altri mezzi di comunicazione, pur di ipotizzare la malafede della Lega, del Palermo e del Verona si è inventato una bufala colossale.
L’articolo pubblicato dal Corriere dello Sport è un attacco a Maurizio Zamparini? O contro il Palermo ed i tifosi siciliani? Ma forse è solo ‘cattivo’ giornalismo
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)


L’affermazione del giornale sportivo è ridicola anche per un altro aspetto. La norma stabilita dalla Lega è sacrosanta. Le squadre di calcio incassano ogni anno per i diritti televisivi oltre un miliardo di euro. Il fatto di utilizzarne sessanta per salvaguardare i bilanci delle squadre che retrocedono in Serie B è necessario ed indispensabile se si vogliono evitare i fallimenti dei club. Inoltre la norma è stata votata da tutte le squadre di Serie A, ma con l’opposizione del Palermo e del Chievo, particolare che il quotidiano romano non precisa.
Se domani il Verona, già retrocesso, vince a Palermo ed il Carpi pareggia o vince ad Udine, già salvo, cosa scriveranno i giornalisti del Corriere dello Sport?
Ubicazione: Sicilia, Italia
martedì 19 aprile 2016
L’anno horribilis del Palermo, ma per Zamparini ‘c’è il paracadute’
Dopo la sconfitta di Torino e le contemporanee vittorie del Frosinone e del Carpi per il Palermo la retrocessione in Serie B è diventata un’eventualità assai probabile, ma per il presidente, Maurizio Zamparini, ‘non è la fine del mondo’
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Il ritorno di Davide Ballardini è l’ultimo colpo di scena di una stagione horribilis. Il presidente si è giustificato sostenendo che ‘Il Palermo è inguardabile. Non è facile, voglio bene a Novellino perché mi ha portato in Serie A 25 anni fa. Ma è un attempato. Dicono che sono impazzito ma non è vero. Ho esonerato solo Iachini, ma allontanandone uno ne ho cambiati cinque. Sono una vittima di certe situazioni. Tre allenatori vanno via e non per colpa mia. Non li ho mandati via io’.
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Maurizio Zamparini e Davide Ballardini |
Nessuna autocritica, la responsabilità è sempre di qualcun altro, e comunque se il Palermo va in Serie B per la società ci sono un mucchio di soldi.
‘Non abbiamo la mentalità per salvarci – ha detto Zamparini - sono retrocesso anche con Dybala e Ilicic. Non siamo abituati a combattere come Carpi e Frosinone. Andare in Serie B comunque non è la fine del mondo. L’altra volta ci ho rimesso 30 milioni, ora c’è un paracadute importante’.
Per chi retrocede dalla Serie A è prevista infatti un’indennità, derivante dai diritti televisivi, di 60 milioni di euro. Il ‘paracadute’ è così distribuito: 25 milioni di euro alle squadre che sono da 3 anni in Serie A, 15 milioni a quelle che sono nella massima divisione da 2 anni e 10 milioni a quelle che sono in Serie A da un solo anno. Eventuali residui saranno assegnati alle squadre retrocesse che non saranno riuscite a risalire subito in Serie A. Quest'ultima indennità sarà data solo ai club che hanno almeno 3 anni di ‘anzianità’ nella massima divisione.
Se il Palermo retrocederà per i tifosi sarà l’ennesima delusione, ma per il presidente, Maurizio Zamparini, non sarà un dramma e, considerato il 'paracadute' finanziario garantito dalla Lega calcio, si capisce anche il perché.
sabato 19 marzo 2016
Don Pino si voltò, sorrise ai suoi assassini e disse: ‘Me l’aspettavo’
La XXI edizione della
Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie quest'anno si svolgerà a Messina sul tema ‘Punti di
memoria, luoghi di impegno’
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

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Giuseppe Di Matteo in una foto scatta durante la prigionia (ansa.it) |
Tra le tante vittime
innocenti c’è Giuseppe Di Matteo, ucciso per ‘tappare’
la bocca al padre Santino che aveva fatto i nomi degli autori della strage di Capaci.
Il piccolo Giuseppe fu rapito il 23 novembre del 1993 mentre si trovava al
maneggio di Altofonte. Secondo le deposizioni fatte da Gaspare Spatuzza, che prese parte al rapimento, i
sequestratori travestiti da carabinieri convinsero il piccolo Giuseppe a
seguirli con la promessa che avrebbe rivisto il padre che, per la sua
collaborazione, era sotto protezione. ‘Agli
occhi del bambino – ha dichiarato il pentito - siamo apparsi degli angeli, ma
in realtà eravamo dei lupi’.
Il rapimento, durato 779 giorni, era
finalizzato a spingere Santino Di Matteo a ritrattare le sue dichiarazioni
sulla strage di Capaci e sull’uccisione di Ignazio Salvo. Il pentito non si
piegò al ricatto e continuò la sua collaborazione con le autorità giudiziarie. L’11 gennaio del 1996, su ordine di
Giovanni Brusca, il piccolo Di Matteo,
che allora aveva appena 15 anni, fu ucciso e poi sciolto nell’acido.
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Don Pino Puglisi |
Il 15 settembre del 1993, giorno del suo
56° compleanno, don Pino Puglisi intorno
alle 22,45 era appena sceso dalla sua Fiat Uno bianca e si stava avvicinando al
portone di casa quando qualcuno lo chiamò, lui
si voltò, sorrise ai suoi assassini e disse: ‘Me l’aspettavo’, subito dopo
Salvatore Grigoli, killer della mafia gli sparò un colpo alla nuca.
Un uomo di fede se ne
andato così, senza nessun timore verso chi, accecato dall’odio, ha sparato senza
esitazione. Don Pino era un uomo
mite, ed è morto per la sua
testardaggine a credere che un’altra Sicilia sia possibile e che l’amore e la
giustizia prima o poi trionferanno. Un ‘Santo’ che forse i siciliani non
meritano di avere.
sabato 12 marzo 2016
Istat: crollo delle esportazioni in Sicilia
Secondo
l’Istat le esportazioni sono cresciute nel 2015 del 3,8% con un incremento
diffuso su tutto il territorio nazionale ad eccezione delle isole che hanno
fatto registrare un calo del 7,3%
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

La
regione che ha contribuito maggiormente all’espansione del commercio con l'estero è la Basilicata (+145,7%), seguita dal Lazio
(+9,2%), dal Piemonte (+7,0%), dal Veneto (+5,3%), dall’Emilia-Romagna (+4,4%)
e dalla Lombardia (+1,5%). All’ultimo
posto della classifica c’è la Sicilia che ha fatto registrare un calo del -12,4%, seguita dalla Liguria con -4,2% e dalle Marche con -2,3%.

Le
province che hanno
sostenuto maggiormente le vendite sono state Torino, Potenza, Latina, Vicenza,
Firenze e Bologna, mentre hanno fatto registrare un calo Siracusa, Pavia,
Genova e Livorno.
Il
trend è migliorato nell’ultimo trimestre dello scorso anno con una crescita del
2,1% nelle regioni meridionali ed insulari, del 2,0% in quelle del Nord-Est,
dell’1,0% nel Nord-Ovest e del 0,9% al Centro.
sabato 5 marzo 2016
L’Ars approva la finanziaria, ma è un'altra occasione persa
La
manovra finanziaria prevede tagli di spesa per 400 milioni di euro e ne congela altri
500 milioni che saranno svincolati solo a conclusione della trattativa con lo
Stato in materia di entrate fiscali
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Rimane,
quindi, irrisolta la questione del rapporto tra Stato e Regione in materia finanziaria
e tributaria. La
soluzione di questo contenzioso è dirimente per porre in essere le strategie necessarie
per mettere la Regione al sicuro dal rischio del default.
La finanziaria
approvata dall’Ars con 49 voti a favore, 21 contrari e 3 astenuti non realizza gli obiettivi prefissati. Il problema principale del bilancio della regione Sicilia
è che l’84% della risorse, che complessivamente ammontano a 22 miliardi di euro,
sono destinate alla spesa corrente. Mancano invece finanziamenti adeguati ed una
strategia coerente per favorire la ripresa economica. Essi potevano essere
attivati con la riorganizzazione della macchina amministrativa regionale e con
i tagli alla spesa improduttiva. Ma così non è stato. La legge di Stabilità deliberata dall’Assemblea regionale siciliana è, nella sostanza, un’altra
occasione persa.
Tra le novità positive, oltre all’abolizione della famigerata tabella H che prevedeva i contributi a pioggia
per enti ed associazioni, l’assunzione nella
pubblica amministrazione di nove testimoni di giustizia e lo stanziamento di 80
milioni di euro che saranno utilizzati per i Cantieri di lavoro nei Comuni ed Enti
di culto. I fondi potranno essere utilizzati per avviare al lavoro disoccupati anche
nel settore della raccolta differenziata porta a porta.
Per finanziare politiche di sviluppo ai siciliani non resta che sperare nel buon
utilizzo dei fondi strutturali europei, nel fondo di sviluppo e coesione
nazionale e nei PAC 2014-2020.
giovedì 3 marzo 2016
Renzi: ‘Il Ponte sullo Stretto si farà’
Il
presidente Consiglio, Matteo Renzi, promette, come fece Silvio Berlusconi nel
2001, la costruzione del Ponte sullo Stretto, ma sarà #lavoltabuona?
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Silvio Berlusconi |
‘Sicuramente
il Ponte sullo Stretto verrà fatto prima o poi. L’importante è che portiamo a casa
i risultati di opere incompiute perché qui ci sono solo quelli che pensano di
arrivare e portare a casa progetti faraonici’, a dirlo ad Isoradio è il presidente
del Consiglio, Matteo Renzi, ed ancora: ‘bisognerà capire costi e tempi’, ma ‘prima
devono finire i lavori sulle strade in Sicilia e Calabria’.
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Lo Stretto di Messina |
Il
presidente del Consiglio promette,
quindi, il completamento delle opere incompiute e, in futuro non troppo lontano,
la costruzione del Ponte. Sono gli stessi impegni che prese nel 2001 l’allora premier
Silvio Berlusconi, ma, ora, sarà #lavoltabuna?
‘In Sicilia vanno
rimesse a posto strade e ferrovie. Se non uniamo Palermo, Catania e Messina di
che parliamo?’ sottolinea Renzi ed aggiunge: ‘In alcuni momenti è stata
impercorribile al suo interno ed è indecente per una regione così bella. In
prospettiva personalmente non ho niente contro il Ponte, anzi lo ritengo utile,
l’importante è capire tempistica, costi, collegamento e quando ci sarà dovrà
essere per i treni. Dovrà essere un
pezzo della struttura di Alta velocità del Paese. Perché abbiamo la struttura
ad Alta velocità migliore al mondo’ e, conclude il Premier, ‘ora bisogna andare da
Napoli a Bari e da Napoli a Reggio Calabria e, in prospettiva, anche a Palermo’.
domenica 28 febbraio 2016
Nobel per la Pace agli abitanti di Lampedusa e Lesbo
Cresce
il sostegno alla proposta di assegnare a Lampedusa il Nobel per la Pace
fatta nei
giorni scorsi da Gianfranco Rosi regista del film sui rifugiati
‘Fuocoammare’, girato nell’isola siciliana e vincitore a Berlino
dell’Orso d’oro
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Lampedusa - Porto vecchio 1950 |
‘Loro - ha aggiunto il regista - sono un popolo di pescatori e per questo accolgono tutto quel che viene dal
mare. Dobbiamo assorbire anche noi l’anima dei
pescatori. Non ho mai sentito nessuno a Lampedusa, a Palermo o a Catania
parlare di barriere, le stesse che alcuni stati d’Europa innalzano,
vergognosamente, oggi’.
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Mistero buffo - 1976 |
’Certo, - conclude Fo - sono scelte politiche delle nazioni che decidono i destini di questi migranti,
ma che il loro primo approccio in Europa sia un contatto umano, un’attenzione,
sia cioè nel segno della solidarietà non nel segno della “real politik” mi fa sentire orgoglioso di scoprire dei
miei connazionali degni di rappresentarci anche se spesso non lo meritiamo’.
domenica 14 febbraio 2016
Gela come Termini Imerese?
Continua
da oltre ventitre giorni la protesta della popolazione di Gela a difesa del
petrolchimico dell’Eni, ma la vicenda sembra una ripetizione di quanto già
avvenuto a Termine Imerese
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Gela (foto wikipedia.org) |
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Il pertrolchimico Eni di Gela |
Insomma, Gela
come Termini Imerese,
ma con l’aggravante che la piccola città della provincia di Caltanissetta pur
di garantire i posti di lavoro ai propri concittadini ha rinunciato al mare pulito,
ai boschi verdi e all’aria respirabile. I gelesi, per oltre cinquant’anni hanno
accettato di tutto pur di avere e mantenere la fabbrica. Ora, i ritardi nella realizzazione
dell’accordo stanno preoccupando i lavoratori e l’intera popolazione.
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Lo stabilimento Fiat di Termine Imerese |
Ai lavoratori non resta che sperare nel rispetto dell’intesa,
ma questa storia assomiglia sempre più a quella di Termini Imerese ed a
quella di tante altre realtà del Mezzogiorno che più di
ogni altra area geografica del paese stanno pagando gli effetti della
crisi e
decenni di ritardi e di politiche economiche sbagliate decise sulla
'pelle' dei meridionali.
martedì 2 febbraio 2016
La mafia è ‘qualcosa da combattere, da disprezzare o evitare con attenzione’
Presentati nell’aula
magna del liceo classico ‘Giovanni Meli’ di Palermo i risultati dell’indagine svolta
tra gli studenti siciliani dal Centro studi Pio La Torre sul tema ‘Giovani cittadini consapevoli, attivi e
responsabili’
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Secondo
Laura Borino,
membro del gruppo di lavoro del progetto, “quasi tutti i ragazzi sanno chi sono
i giudici Falcone e Borsellino, padre Puglisi, Pio La Torre o, sul fronte
opposto, Totò Riina. Più della metà, però, prima dell’avvio del progetto, ha
ammesso di non conoscere figure come Antonino Caponnetto, Emanuela Loi, Placido
Rizzotto e quasi la metà ignorava chi fosse Rocco Chinnici”.

Alla presentazione
dei risultati del progetto ha partecipato l’assessore
regionale all’Istruzione, Bruno Marziano, che ha dichiarato: ‘Per La mia
generazione Pio La Torre è stato un maestro di vita. Egli aveva il rigore di
chi credeva in una missione, come la lotta alla mafia. La scuola è il primo presidio di legalità ed è il luogo dove si forma la
classe dirigente. Investire nella qualità dell’istruzione è fondamentale’. Ed
ha annunciato l’avvio in Sicilia di progetti di ‘alternanza scuola – lavoro
anche nei licei, si tratta – ha concluso l’assessore – di una vera rivoluzione
nel mondo dell’istruzione’.
sabato 23 gennaio 2016
Il Mezzogiorno ha perso 575mila posti di lavoro
‘Il
problema dell’occupazione è tutto a carico del Sud’, a sostenerlo, nel
corso di un convegno organizzato dal Centro Studi Pio La Torre, è il
direttore di Svimez,
Riccardo Padovani
di Giovanni Pulvino (@Pulvino Giovanni)
“Dal 2008 al 2014 il Pil della
Sicilia ha perso oltre 13 punti percentuali, contro il Centro-Nord che nello stesso periodo ne ha
persi 7,4. Se poi si considera il periodo più ampio che va dal 2001 al 2014, il
Mezzogiorno ha subito un calo del 9,4, con la Sicilia in testa alla classifica
che ha perso ben 9 punti, mentre il Pil del Centro-Nord è cresciuto dell’1,5%”.
A dirlo, durante il convegno su ‘Le leggi di stabilità per il Sud e la Sicilia’
organizzato dall’associazione Pio La Torre, è il direttore di Svimez, Riccardo
Padovani, che ha aggiunto: ”Il problema
dell’occupazione, poi, è tutto a carico del Sud, perché su oltre 811mila
posti di lavoro persi in Italia dal 2008 al 2014, il Meridione ha registrato
575mila occupati in meno, mentre il Centro-Nord si è fermato a 80mila posti in
meno, con un impatto negativo sette volte maggiore nel Meridione, e questo richiede una politica strategica. Nel 2015
il tasso di disoccupazione al Centro- Nord è stato dell’8,9%, mentre nel
Mezzogiorno è più del doppio, supera, cioè, il 20%. Inoltre, il Pil nazionale
nel 2015 è cresciuto dello 0,8% al Centro-Nord, mentre al Sud si è fermato allo
0,1%. Se guardiamo agli investimenti fissi lordi, nel Mezzogiorno sono
addirittura diminuiti dell’1%, mentre nel resto d’Italia sono aumentati dell’1,5%”.
di Giovanni Pulvino (@Pulvino Giovanni)

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Pio La Torre |
“Serve una strategia complessiva – conclude Padovani - le piccole misure non possono bastare. Un elemento fondamentale è aver ottenuto dall’Unione
europea la possibilità di sforamento della clausola di salvaguardia del 3 per
cento, che sblocca 5 miliardi di cofinanziamento che, sommati ai fondi
strutturali, fanno 11 miliardi in più da spendere, di cui 7 al Sud, a patto che
lo si faccia entro il 2016”.
Alla
conferenza ha partecipato anche il segretario della Uil,
Carmelo Barbagallo che, in riferimento al petrolchimico di Gela, ha detto: ”Se
non si rispettano gli accordi, dopo i sacrifici dei lavoratori e le
ristrutturazioni, i disagi sociali rischiano di diventare problemi. Bisogna
reinvestire a Gela, la chimica verde è una speranza del futuro. Dobbiamo coniugare
occupazione con sicurezza e ambiente. Adesso ci tocca anche portare avanti una
battaglia in Europa che considera aiuti di Stato gli interventi per risanare i
siti”.
martedì 19 gennaio 2016
Inps: aumentano i contratti fissi, record di voucher in Sicilia
Nei
primi undici mesi del 2015 si registrano oltre 2,1 milioni di assunzioni a
tempo indeterminato, mentre le cessazioni sono state 1,525 milioni, boom di
voucher in Sicilia
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

A
livello territoriale
i cambiamenti più rilevanti sono avvenuti nelle regioni del Nord, in
particolare in Friuli Venezia Giulia, Veneto e Lombardia.

L’esonero
contributivo ha
inciso sul totale dei nuovi rapporti di lavoro a tempo interminato. Sulle nuove
assunzioni, che sono state 1.640.630 e le trasformazioni 388.454, esso è stato
richiesto per 1.159mila rapporti di lavoro, di cui 889mila sono nuove assunzioni
e 269mila sono trasformazioni.
L’Osservatorio
ha rilevato anche il notevole incremento dei cosiddetti ‘voucher’. Si tratta di strumenti che
consentono ai datori di lavoro di regolarizzare il lavoro di tipo accessorio,
cioè il lavoro occasionale. I ‘buoni
lavoro’ venduti nei primi undici mesi del 2015 sono stati 102.421.084. Rispetto
allo stesso periodo del 2014, l’incremento medio nazionale è stato del 67,5%
(61.129.111), la regione che ha fatto registrare l’aumento maggiore è stata la
Sicilia con il 97,4%, seguita dalla Liguria (+85,6%), dall’Abruzzo (+83,1%) e dalla
Puglia (+83%).
giovedì 14 gennaio 2016
Petrolchimico di Gela: Eni sotto processo per ‘inquinamento ambientale’
A
chiedere la condanna dell’azienda sono le famiglie di una trentina di bambini
nati malformati, che ritengono sia l’Ente di Stato ad essere responsabile delle
patologie dei loro figli
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Il petrolchimico di Gela |
L’Eni
è stato citato in giudizio per
‘l’inquinamento ambientale prodotto, in oltre 50 anni di attività, dal suo petrolchimico,
con conseguenze pesanti sull’ecosistema e sulle persone’. Delle responsabilità
dell’Ente è certa anche l’amministrazione comunale di Gela che si è costituita
parte civile ed ha chiesto la creazione di un fondo risarcitorio di 80 milioni
di euro.
I
periti nominati dal tribunale
hanno accertato il legame tra l’inquinamento industriale della raffineria e le malformazioni
riscontrate nei bambini gelesi. Inoltre hanno parlato di ‘disastro ambientale
permanente’ che avrebbe effetti nocivi sull’uomo.

I
legali dell’Eni
respingono ogni accusa e dichiarano che l’azienda ha rispettato 110 prescrizioni
sulle 112 imposte dal ministero per l’ambiente. Inoltre minacciano ‘di far
saltare il protocollo d’intesa firmato con il Governo e la Regione per il salvataggio
della raffineria di Gela’.
mercoledì 13 gennaio 2016
Crolla l’occupazione nelle costruzioni e nell’industria, mentre cresce nei servizi, ma ad essere penalizzato è sempre il Sud
Diminuita
negli ultimi sette anni l’occupazione nel settore delle costruzioni e dell’industria,
aumentata invece quella nei servizi, ma si è allargato, ancora di più, il
divario tra il Sud ed il Nord del paese
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

A
livello regionale
solo in Liguria il numero di addetti del settore è oltre i livelli fatti registrare
prima della crisi (+0,94%%), mentre sono diminuiti sensibilmente soprattutto
nelle regioni meridionali, in Molise del 46,67%, in Calabria del 39,09% ed in
Sicilia del 38,73%.

Nel
settore industriale i livelli occupazionali sono ben lontani da quelli
pre-crisi in tutte le regioni,
ma i cali più consistenti sono avvenuti nel Mezzogiorno. In Sardegna c’è
stata una diminuzione del 23,45%, in Calabria del 20,37% ed in Puglia
del 20,34%.
E’
cresciuta invece dell'1,74% l’occupazione nei servizi. Dei 267mila nuovi posti di lavoro ben 233mila sono
stati creati negli ultimi due anni. A trainare la ripresa dell’occupazione è stato
quindi il settore terziario. A livello regionale gli addetti del comparto rispetto
al 2008 sono cresciuti nel Lazio del 9,55%, nel Trentino Alto Adige dell’8,54%,
in Toscana del 5,43% e nell’Umbria del 4,78%. Cali consistenti, invece, in
Abruzzo (-11,46%), Calabria (-9,31%) e Sicilia (-4,40%).
lunedì 28 dicembre 2015
Nel Mezzogiorno i posti di lavoro sono aumentati di 89mila unità
Negli
ultimi sette anni gli occupati sono diminuiti di oltre 656mila unità, ma
i dati dei primi nove mesi del 2015 confermano l’inversione
di tendenza, in particolare nel Mezzogiorno
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Ad
aver subito maggiormente la crisi è stata la Calabria, dove l’occupazione è diminuita del
12,92%, seguita dal Molise (-9,52%) e dalla Sicilia (-9,27%), mentre quelle che
hanno sofferto di meno sono le regioni del Nord, in particolare il Friuli Venezia Giulia che
ha fatto registrare il -4,32%, il Veneto il -4,06%, la Liguria il -3,86% e la
Lombardia lo -0,66%.

Tuttavia,
qualcosa sta cambiando.
Secondo lo studio di ImpresaLavoro il trend positivo iniziato nel 2014 è
stato confermato dai dati del terzo trimestre del 2015. Su base annua l’incremento
è stato di 154mila occupati. Ad
avvantaggiarsi della nuova situazione sono state le regioni del Mezzogiorno. Nell’ultimo
anno sono stati creati nel Sud e nelle Isole 89mila nuovi posti di lavoro, cioè
il 57,9% del totale, mentre al Nord sono stati 34mila ed al Centro 31mila. L’aumento
più significato è stato rilevato in Puglia con un incremento di 23mila200 unità, in Sicilia
con +19mila600 ed in Sardegna con +18mila200. In termini percentuali i
migliori risultati li ha fatti registrare la Basilicata (+3,5%), seguita dalla
Puglia (+3,39%), dalla Sardegna (+3,33%) e dall’Umbria (+2,34%).
Invece,
continua a perdere posti di lavoro la Calabria. Nei primi nove mesi del 2015 ha
fatto registrare un ulteriore calo di 13mila400 unità, rimanendo così l’unica
regione che non sta approfittando del cambiamento della congiuntura economica.
giovedì 24 dicembre 2015
A Militello Rosmarino 'a vigghiata' per il Presepe Vivente
La
rappresentazione del Presepe Vivente che si svolgerà nei prossimi giorni a Militello
Rosmarino, piccolo borgo a pochi chilometri da Sant’Agata di Militello in
provincia di Messina, è diventato uno degli eventi più attesi dei Nebrodi
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Nel
medioevale centro storico di Militello Rosmarino, dalle ore 20:30 fino alle 23:00, saranno
allestite scene di vita tipiche del periodo che va dalla fine dell’Ottocento
all’inizio del Novecento. Nelle ambientazioni domestiche ed in quelle
artigianali saranno rappresentate le antiche usanze ed i mestieri ormai
scomparsi.
I
visitatori potranno rivivere 'a vigghiata’, la tipica veglia attorno al braciere che era utilizzato
in Sicilia nella prima metà del secolo scorso per riscaldare le case. Il combustibile
adoperato era a ‘nuzzulina’ che derivava dalla lavorazione per la produzione
dell’olio di sansa oppure la carbonella ridotta a piccoli granelli ed ottenuta
con la legna che era stata usata per cuocere il pane nei tipici forni ad arco.
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Militello Rosmarino (Me) |
I
partecipanti potranno vedere anche come si svolgeva il lavoro dei calzolai, dei
fabbri, degli intrecciatori di giunchi, dei calderai, delle ricamatrici e di tutti
gli altri mestieri, inoltre saranno rappresentati i momenti di vita che
quotidianamente scandivano l’esistenza dei siciliani all’inizio del Novecento.
Non
mancherà la degustazione dei prodotti tipici come il pane casereccio, l’olio, i formaggi, i legumi
e di altre pietanze gastronomie tradizionali dei Nebrodi. Con
questa manifestazione Militello Rosmarino, come altri borghi siciliani, vuole ‘ripartire’
per ridare vitalità
ad una Sicilia che non vuole arrendersi al decadimento ed al degrado. La
rappresentazione del Presepe Vivente è, anche e soprattutto, un occasione per
conoscere una quotidianità che non c’è più, ma che continua a vivere nella
memoria di tanti siciliani.
sabato 12 dicembre 2015
Gela: centinaia di lavoratori dell’indotto del petrolchimico rischiano il licenziamento
Nonostante
gli impegni presi dall’Eni nel 2014 nulla è stato fatto e centinaia di
lavoratori dell’indotto del petrolchimico di Gela ora rischiano il
licenziamento
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

I
cancelli della fabbrica,
ferma da due anni, sono stati bloccati dal personale della raffineria per
protestare contro i nuovi licenziamenti e per il mancato rispetto degli accordi
sottoscritti nel protocollo d’intesa firmato nel novembre del 2014. In quell’occasione
l’Eni si era impegnata ad investire 2,2 miliardi di euro per la riconversione, entro
il 2017, dello stabilimento in ‘green refinery’ e per effettuare la ricerca di
nuovi giacimenti di gas e petroli in Sicilia.
Ad
oggi nulla è stato fatto,
anzi l’apertura di dieci cantieri di lavoro prevista dall’accordo stipulato tra
l’azienda, il Governo ed i rappresentanti dei lavoratori, non è ancora avvenuta.
Intanto, a fine dicembre per centinaia di lavoratori dell’indotto scadrà la
cassa integrazione in deroga garantita dal Governo regionale e per molti di
essi si profila il licenziamento se non riprenderanno le attività lavorative
della raffineria.
Il
sindaco di Gela,
Domenico Messinese, impegnato in tutti i tavoli di trattativa, ha avanzato il sospetto che l’Eni non voglia rispettare gli
impegni presi ed ha lanciato, su facebook, un accorato appello all’azienda ed al
Governo: ‘Nessuno deve rimanere indietro!! Gela si merita un futuro migliore,
prospero e dignitoso per tutti i cittadini. Non vi lasciamo soli!!’.
venerdì 4 dicembre 2015
Roberto Vecchioni e la sua ‘provocazione d’amore’ verso la Sicilia
La
frase pronunciata dal cantautore milanese, ‘Sicilia isola di merda’, ha
provocato sui social network indignazione, ma anche qualche consenso
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Ed ancora: “La filosofia e la
poesia antiche hanno insegnato cos’è la bellezza e la verità, la non paura
degli altri, in Sicilia questo non c’è, c’è tutto il contrario. E mi sono
chiesto, prima di arrivare qui, se dovevo dirle queste cose a voi ragazzi. Non amo la Sicilia che rovina la sua
intelligenza e la sua cultura, le sue coste, quando vado a vedere Selinunte, Segesta e altri posti di questo tipo
non c’è nessuno. Non amo questa
Sicilia che si butta via, che non si difende”.
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Roberto Vecchioni |
Secondo quanto
riportato dall’edizione online dell’Ansa di ieri, l’autore ed interprete di ‘Luci
a San Siro’, in un incontro a Palermo con gli studenti di Ingegneria su ‘Mercanti
di luce. Narrare la bellezza tra padri e figli’, ha detto: “I siciliani sono la razza più intelligente
che esiste al mondo, perché si buttano via così, mi dà un fastidio immenso che
l’isola non sia all’altezza di se stessa. Credete
che sia qua soltanto per sviolinare? No, assolutamente. Arrivo dall’aeroporto,
entro in città e praticamente ci sono 200 persone su 400 senza casco e in tutti
i posti ci sono tre file di macchine in mezzo alla strada e si passa con fatica.
Questo significa che tu non hai capito cos’è il senso dell’esistenza con gli
altri. Non lo sai, non lo conosci. E’
inutile che ti mascheri dietro al fatto che hai il mare più bello del mondo. Non
basta, sei un’isola di merda. La mia è una provocazione d’amore”.
Le
reazioni sono state immediate.
“Non c’è niente di peggio delle banalizzazioni e delle generalizzazioni, quelle
in cui, purtroppo, è caduto Vecchioni. Da un cantautore tanto apprezzato, e
vincitore anche al Festival di Sanremo, ci saremmo attesi valutazioni più
profonde e meno stereotipate”, ha dichiarato Renato Schifani, presidente dei
senatori di Area popolare Ncd-Udc. Ma c’è chi come la giornalista Sandra
Figliulo che invece difende il cantautore: “La verità è che se è il
siciliano a dirti che qui non funziona nulla, che bisogna scappare, che non c’è
speranza, va tutto bene. Se glielo dice chi viene da fuori, ecco che il
siciliano si veste d’orgoglio, sostiene di vivere nel migliore dei mondi
possibili e guai a chi gli tocca la sua terra”.
Le
parole di Roberto Vecchioni sono dure ma sincere, e il suo è, di certo, un atto d’amore
verso la Sicilia. Tuttavia nelle sue ‘invettive’, in gran parte condivisibili,
non c’è nulla di costruttivo se non il tentativo di stimolare i siciliani ed i
meridionali a darsi da fare, ad agire, a non aspettare, ma questo i siciliani
lo hanno capito da tempo e, purtroppo, non è sufficiente per realizzare quel necessario
mutamento socio-culturale auspicato dal cantautore milanese.
lunedì 23 novembre 2015
Istat: nel Mezzogiorno bassi livelli di reddito e maggiore disuguaglianza
Il
28,3% degli italiani residenti soffre ‘una grave deprivazione materiale e bassa
intensità di lavoro’
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Le persone che vivono
in famiglie ‘gravemente deprivate’ sono l’11,6%, mentre quelle appartenenti ai nuclei
familiari con ‘bassa intensità lavorativa’ sono il 12,1%. Grave la condizione delle famiglie con almeno tre minori e quella dei
genitori soli. Nel Mezzogiorno la 'bassa intensità lavorativa' è passata dal
18,9% al 20,9%.

sabato 21 novembre 2015
Gela: 'baratto amministrativo' per chi non può pagare le tasse
L’amministrazione
comunale di Gela ha deciso di dare la possibilità a chi non ha un lavoro di
adempiere agli obblighi tributari con prestazioni lavorative di pubblica
utilità
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Il sindaco di Gela, Domenico Messinese |
Il
sindaco del M5s di Gela, Domenico Messinese, e la sua giunta hanno deliberato un provvedimento,
denominato ‘baratto amministrativo’, che consente ai cittadini che non hanno un
lavoro e che quindi non sono in grado di pagare le bollette dell’acqua, della
luce e del gas o dei tributi locali, di adempiere ai loro obblighi svolgendo
prestazioni lavorative volontarie di pubblica utilità.
E’
una fattispecie prevista dalla legge ‘sblocca Italia’ del 2014, il cui scopo è quello di offrire
la possibilità a chi non ha disponibilità economiche di saldare i debiti
contratti con la pubblica amministrazione con prestazioni lavorative come la
manutenzione di immobili e la cura del verde pubblico.
L’obiettivo
è quello di “migliorare la vita dei nostri cittadini e di agevolare, quanti, liberamente
ed autonomamente, sceglieranno di prestare la loro opera al servizio della
comunità” ha dichiarato il sindaco Domenico Messinese ed ha aggiunto: “Metteremo in bilancio una determinata somma che sarà
divisa per il numero dei partecipanti aventi diritto grazie alla quale questi cittadini
in difficoltà potranno coprire anche parzialmente il debito tributario verso il
Comune, che altrimenti non avrebbero mai pagato”.
L’amministrazione
comunale ha già
predisposto una bozza di regolamento che tiene conto di quanto stabilito dalla
legge n. 164 del 2014. In particolare esso dovrà stabilire i criteri per redigere
la graduatoria dei richiedenti che, ovviamente, terrà conto delle condizioni
reddituali e della composizione del singolo nucleo familiare. Inoltre, l’amministrazione
dovrà stabilire l’importo del salario che sarà corrisposto e che sarà
compensato per l’adempimento degli obblighi tributari e tariffari non pagati
all’Ente.
martedì 17 novembre 2015
Avviato all’Assemblea regionale siciliana l’iter parlamentare del ddl sulla povertà
Il
comitato ‘No Povertà’ ha presentato all’Ars il disegno di legge di iniziativa
popolare sul contrasto alla povertà, ora l’Assemblea potrà discuterlo e
approvarlo
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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I promotori di 'No Povertà' depositano il ddl di iniziativa popolare |
L’iter
è stato avviato
dopo la convalida da parte della Commissione Referendum della Regione delle
oltre quindicimila firme raccolte nei mesi scorsi sul ddl proposto dal comitato
‘No Povertà’ composto dal Centro Studi Pio La Torre, Anci Sicilia, Cgil, Uil,
Libera, Confindustria Sicilia, Caritas, Comunità di S. Egidio, Erripa, Comitato
lotta per la casa ’12 luglio’ e Forum Terzo settore Sicilia.
“Finalmente
il ddl è a disposizione dell’Ars
che può calendarizzarlo, discuterlo e trasformarlo in legge della Regione”, ha
dichiarato Vito Lo Monaco presidente
del Centro Pio La Torre ed ha aggiunto: ”Rimane grave il problema della
povertà e del disagio sociale soprattutto in Sicilia dove i timidi segnali di
ripresa economica del Paese non riversano ancora alcun effetto come
convalidato dall’Istat, dalla Banca d’Italia e dal recente rapporto Svimez
sulle condizioni del Meridione. Non a caso un’altra regione meridionale come
la Puglia, attenta alla questione sociale, ha deliberato un intervento parziale
contro la povertà”.
Il
disegno di legge prevede
che ai beneficiari sia rilasciata una carta acquisti per comprare beni di prima
necessità. L’intervento riguarderà le famiglie in condizioni di povertà
assoluta che secondo l’Istat sono 250mila, cioè il 12,3% delle 1.963.577
famiglie siciliane.
“Il
ddl di iniziativa popolare indica uno sforzo di lotta alla povertà” sottolinea
Lo Monaco ed
ancora: “e per l’inclusione sociale nell’ambito di una ricrescita della Sicilia
e del Meridione. Infatti senza questa l’Italia non crescerà”.
martedì 10 novembre 2015
‘Mucca pazza’: deceduta ex infermiera di Acquedolci
Dopo un’estenuante battaglia contro la malattia è deceduta la 48enne di Acquedolci, Benedetta Carroccio
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Benedetta Carroccio
L’ex infermiera dell’ospedale di Sant’Agata Militello ha lottato contro il ‘morbo della mucca pazza’ per 18 mesi. La malattia si era palesata nel maggio del 2014. Benedetta Carroccio, le cui condizioni si erano aggravate rapidamente, aveva bisogno di assistenza continua.
Il marito della donna, di fronte al mancatoriconoscimento dell’indennizzo che il ministero della Salute prevede per i soggetti colpiti da questa patologia, aveva intrapreso contro l’Asp 5 di Messina un’azione legale presso il tribunale di Patti.
Il rifiuto dell’Asp sarebbe stato determinato dalla diagnosi fatta dall’Istituto Superiore della Sanità che ha classificato il caso come malattia di ‘Creutzfeldt – Jakob sporadica probabile’ e non come ‘variante acclarata del morbo della mucca pazza’, non rientrante, quindi, tra quelle suscettibili d’indennizzo. La sindrome, secondo l’Istituto Superiore della Sanità, è rilevabile in modo certo solo con un esame autoptico.
La morte di Benedetta Carroccio ha suscitato dolore e cordoglio in tutta la comunità di Acquedolci e tra i colleghi dell’ospedale di Sant’Agata Militello.
Dopo un’estenuante battaglia contro la malattia è deceduta la 48enne di Acquedolci, Benedetta Carroccio
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Benedetta Carroccio |
L’ex infermiera dell’ospedale di Sant’Agata Militello ha lottato contro il ‘morbo della mucca pazza’ per 18 mesi. La malattia si era palesata nel maggio del 2014. Benedetta Carroccio, le cui condizioni si erano aggravate rapidamente, aveva bisogno di assistenza continua.
Il marito della donna, di fronte al mancatoriconoscimento dell’indennizzo che il ministero della Salute prevede per i soggetti colpiti da questa patologia, aveva intrapreso contro l’Asp 5 di Messina un’azione legale presso il tribunale di Patti.
Il rifiuto dell’Asp sarebbe stato determinato dalla diagnosi fatta dall’Istituto Superiore della Sanità che ha classificato il caso come malattia di ‘Creutzfeldt – Jakob sporadica probabile’ e non come ‘variante acclarata del morbo della mucca pazza’, non rientrante, quindi, tra quelle suscettibili d’indennizzo. La sindrome, secondo l’Istituto Superiore della Sanità, è rilevabile in modo certo solo con un esame autoptico.
La morte di Benedetta Carroccio ha suscitato dolore e cordoglio in tutta la comunità di Acquedolci e tra i colleghi dell’ospedale di Sant’Agata Militello.
sabato 7 novembre 2015
‘Vitti ‘na crozza’ non è una canzone allegra
Sara
Favarò nel suo libro ‘La messa negata, storia di Vitti ‘na crozza’ sostiene che
la popolare canzone siciliana sia legata al mondo delle zolfatare e all’insensibilità
della Chiesa cattolica
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Non c’è siciliano che
non abbia intonato questa strofa almeno una volta ritenendola un canto d’amore, invece non è così. 'Vitti
‘na crozza' non è una canzone allegra, a sostenerlo nel suo libro ‘La
messa negata, storia di Vitti ‘na crozza’ è Sara Favarò. La
più celebre delle canzoni popolari siciliane narrerebbe una storia triste, legata al mondo delle
zolfatare e alla scarsa ‘sensibilità’ mostrata dalla Chiesa cattolica per quanti
perdevano la vita nelle miniere.
Protagonista
della canzone è ‘na crozza’,
ossia un teschio che invoca degna sepoltura senza ottenerla e ‘u cannuni’ su
cui sarebbe poggiato non è un pezzo di artiglieria bensì l’alterazione di
‘cantuni’, ossia l’ingresso della zolfatara.
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Sara Favarò |
“Pochi
sanno che sono strofe drammatiche,
che riportano al mondo delle zolfatare e ai minatori che morendo dentro le
viscere della terra non erano degni di ricevere l’ultima benedizione in Chiesa”,
sostiene la scrittrice siciliana. Fino agli anni Quaranta, la Chiesa cattolica
negava la messa da morto per quanti perdevano la vita nelle miniere.
Tutto
cambiò nel 1944 per
opera di un sacerdote di Lercara Friddi, monsignore Aglialoro, che, a seguito
della morte di undici minatori, decise di interrompere la tradizione e di dire
messa scendendo giù nella cava per dare degna sepoltura a quanti non potevano
essere esumati.
Al di là delle
interpretazioni sul testo 'Vitti ’na
crozza' racconta la ‘sicilianità’ che si manifesta nella rassegnazione di chi sa di non potersi
riscattare e nello stesso tempo sa di essere legato ad una terra che opprime ma
da cui è impossibile staccarsi, un cordone ombelicale che ti affama e ti
inorgoglisce, che insieme è vita e morte come per i minatori sepolti vivi senza
neanche un ‘tocco di campane’.
giovedì 5 novembre 2015
Varato il Crocetta quater, ma sarà l’ultimo?
Con
il via libero del Partito democratico nasce il quarto governo Crocetta, quello
che dovrebbe concludere la legislatura, ma sarà così?
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Questi
gli altri assessori:
Mariella Lo Bello (sindacalista della
Cgil) Vicepresidente e Assessore per le Attività produttive, Antonello Cracolici (Pd) all’Agricoltura,
sviluppo rurale e della pesca mediterranea, Giovanni Pistorio (Udc) alle Infrastrutture e mobilità, Maurizio Croce (Sicilia futura) al Territorio ed ambiente, Baldo
Guicciardini (Pd) alla Salute, Gianluca
Miccichè (Udc) alla Famiglia, politiche sociali e lavoro, Alessandro Baccei (Pd) all’Economia, Carlo Vermiglio (tecnico dell’area Ap)
ai Beni culturali ed identità siciliana, Vania
Contrafatto (Pd) all’Energia ed ai servizi di pubblica utilità, Bruno Marziano (Pd) all’Istruzione e formazione professionale, al Presidente l’interim
per le Autonomie locali e funzione pubblica.
“Ringrazio
i partiti e il segretario Raciti
per il grande lavoro svolto per assicurare alla Sicilia un governo politico”,
ha dichiarato all'Ansa Rosario Crocetta ed ancora: “Non ho mai temuto le elezioni
anticipate. Il nuovo governo politico di
fine legislatura che abbiamo definito con la coalizione mi sembra di livello.
Ora tutti al lavoro”.
sabato 31 ottobre 2015
Legambiente: la città con l’eco-performance peggiore è Messina
Negli
ultimi tre posti della classifica stilata da Legambiente sulla vivibilità
ambientale dei principali capoluoghi italiani ci sono tre città siciliane:
Palermo, Catania e Messina
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Messina |
La
Legambiente ha pubblicato la XXII edizione di Ecosistema Urbano, ricerca realizzata in
collaborazione con l’Istituto di Ricerche Ambiente Italia ed Il Sole 24 Ore
sulla vivibilità ambientale nei capoluoghi di provincia italiani. Per quanto
riguarda la raccolta differenziata e le energie rinnovabili i miglioramenti rilevati dall’indagine sono
scarsi, mentre è peggiorata la situazione per quanto concerne il trasporto
urbano. A
guidare la classifica
sono soprattutto i piccoli capoluoghi, quelli cioè al di sotto degli 80mila
abitanti. Tra questi ci sono Verbania, Belluno, Sondrio, Mantova, Pordenone, Trento
e Bolzano. Tra le grandi città c’è Venezia. Nella maggior parte dei casi si
tratta di capoluoghi del Nord Italia, due soltanto sono del Centro e cioè
Macerata ed Oristano.
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Messina |
Le
performance peggiori sono al Sud.
In particolare in Calabria con Vibo Valentia, Reggio Calabria e Catanzaro ed in tre
capoluoghi di provincia siciliani: Palermo, Agrigento e Messina, che si trovano
negli ultimi posti della classifica. “Per
sperare che le nostre città migliorino c’è una sola strada: fare la scelta strategica, con i
ministeri interessati coordinati da una vera cabina di regia, di fare
dell’innovazione urbana e del miglioramento della vita in città la vera opera
pubblica”, ha dichiarato Vittorio
Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente ed ha aggiunto: “Una
scelta politica che andrebbe nella direzione dell’interesse generale: si crea
lavoro migliorando il benessere e mettendo al sicuro le nostre città”.
sabato 24 ottobre 2015
Dopo il ‘dimissionamento’ di Ignazio Marino sarà la volta di Rosario Crocetta?
La vicenda politica di Rosario Crocetta è per
molti aspetti simile a quella di Ignazio Marino e non è escluso che alle dimissioni del sindaco
di Roma possano seguire anche quelle del governatore siciliano
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Matteo Renzi, Rosario Crocetta e Ignazio Marino |
Le analogie tra il percorso politico del
governatore della Sicilia, Rosario Crocetta e quello del sindaco di Roma,
Ignazio Marino, sono tante. La prima è che entrambi i politici non fanno
parte dell’entourage renziano, sembrano essere cioè corpi estranei rispetto
alla maggioranza del partito a cui appartengono.
In effetti, Marino fin dal suo insediamento è
sembrato un ‘marziano’ rispetto alle logiche politiche della Capitale. Da subito, mettendo in discussione tanti piccoli e grandi interessi, ha agito in contrasto con l’apparato politico-istituzionale della città. Dalla discarica di Malagrotta,
alle municipalizzate, al salario accessorio dei vigili e dei dipendenti
comunali, ai venditori ambulanti cacciati dal Centro, fino alle unioni gay
celebrate in Campidoglio.
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Seduta all'Ars |
Il responsabile del Pd capitolino, Matteo Orfini, ha sostenuto pubblicamente più volte l’operato del suo Sindaco:
“Credo che abbia fatto molte cose buone. Che abbia rotto meccanismi discutibili
e incrostazioni corporative che indebolivano la città”. Tuttavia, di fronte all’apertura
dell’indagine da parte della Procura di Roma sulla vicenda degli ‘scontrini’ e soprattutto
di fronte alle parole severe di Papa Francesco: “Io non
ho invitato il sindaco Marino, chiaro? Ho chiesto agli organizzatori e neanche
loro lo hanno invitato”, il Pd non
poteva non ‘dimissionare’ il suo Sindaco.
Insomma, l’ex chirurgo dell’Ismett se
da un lato ha dato avvio ad una dura battaglia contro le mafie, gli apparati e
le corporazioni della Capitale, dall’altro ha dimostrato una certa ‘leggerezza’
nell’uso dei benefit che gli sono stati attribuiti come Sindaco, in particolare
dall’uso ‘privatistico’ della carta di credito del Comune. Inoltre, ha
dimostrato ‘inadeguatezza’ nelle relazioni politiche,
soprattutto nei rapporti con il Vaticano.
Anche Rosario Crocetta sta conducendo una dura
battaglia contro gli apparati e le corporazioni che sono consolidati nella
struttura amministrativa dell’isola. Basti pensare alla vicenda dei corsi
professionali o alle difficoltà ad
approvare la legge sull’istituzione dei Liberi consorzi.
La vicenda di Matteo Tutino aveva
messo in serie difficoltà il Governatore, ma dopo un primo drammatico momento
in cui le sue dimissioni sembravano imminenti, l’ex sindaco di Gela ha ripreso
il suo percorso politico con più vigore e l'ultimo azzeramento della Giunta per formarne una nuova ne è la conferma.
Rimangono i problemi strutturali della macchina
amministrativa regionale ed in particolare quelli derivanti dal debito di bilancio accumulato negli
ultimi decenni. Le difficoltà della giunta Crocetta a far quadrare i conti
dipendono anche dai limiti imposti dal
Governo nazionale e soprattutto dalla necessità di mantenere coesa la
maggioranza all’Ars.
Insomma, i problemi della Sicilia sono tanti e molto seri, ma attribuirne le responsabilità all'attuale Governatore sarebbe fuorviante ed un suo ‘dimissionamento’ da parte del Pd sarebbe incomprensibile per molti siciliani.
Insomma, i problemi della Sicilia sono tanti e molto seri, ma attribuirne le responsabilità all'attuale Governatore sarebbe fuorviante ed un suo ‘dimissionamento’ da parte del Pd sarebbe incomprensibile per molti siciliani.
martedì 20 ottobre 2015
Expo: vendite record del cioccolato di Modica
Il
cioccolato di Modica è il più venduto ad Expo Milano 2015, a comunicarlo è
stato Eurochocolate gestore del cluster del Cioccolato e del Cacao
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Il cluster del distretto del cioccolato ad Expo Milano 2015 |
Tra il primo maggio
ed il quattordici ottobre, a pochi giorni dalla chiusura di Expo, Eurochocolate, gestore del cluster del Cioccolato e del Cacao, ha
reso noti i numeri e le percentuali di vendita dei tre distretti del
cioccolato: Modica, Perugia e Torino. Il totale venduto è stato di 587.077
euro.
Le
ventidue aziende modicane
presenti ad Expo hanno venduto cioccolato per 271.546 euro che corrisponde ad
una percentuale del 46%, la città di Perugia per 170.862 euro, cioè il 29,10% e
Torino, con la sua ampia varietà di prodotti, per 44.699 euro, che corrisponde al
24,64%. Nell’ultimo week-end il distretto di Modica ha contrattato 10.666 euro
di prodotto.
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Il cioccolato di Modica |
“Sono vendite assai
interessanti, che gratificano non solo la città e il suo prodotto più
riconosciuto, ma le aziende che lo producono che rafforzano un brand ormai
inscindibile e sinonimo della città”. Così ha commentato i dati comunicati da
Eurochocolate il sindaco di Modica, Ignazio Abbate, ed ha aggiunto: “Questo
dimostra serenamente che le risorse finanziarie ed umane che abbiamo impiegato
a Expo Milano 2015 hanno prodotto un investimento in termini immagine e di
valore prodotto consolidati. ChocoModica 2015, ormai alle porte, avrà una ricaduta
sicuramente benefica dagli effetti dall’esposizione universale”.
martedì 13 ottobre 2015
L’occupazione cresce, ma a due velocità: Sicilia, Calabria e Puglia fanno meno della media nazionale
Pochi
giorni fa l’Eurostat ha attestato che la Sicilia è la regione europea con il
più basso tasso di occupazione, ieri l’Osservatorio sul precariato dell’Inps ha
comunicato che è aumentata l’occupazione stabile, ma al Sud le percentuali di
crescita sono più basse della media nazionale
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Le
variazioni rilevate dall’osservatorio dell’Inps evidenziano notevoli differenze
tra le varie aree geografiche del Paese. L’incremento delle assunzioni a tempo indeterminato è
superiore alla media nazionale del 34,6% in tutte le regioni del Centro-Nord e solo
in parte in quelle meridionali. In Friuli-Venezia Giulia è stato dell’84,5%, in
Umbria del 61,6%, nelle Marche del 53,1%, in Piemonte del 52.7%, in Trentino-Alto
Adige del 50,5%, in Emilia-Romagna del 49,4%, in Liguria del 47,7%, in Veneto
del 46,3%, in Basilicata del 40,9%, nel Lazio del 40,8%, in Lombardia del
39,3%, in Toscana del 36,4% ed in Sardegna del 36,2%.
I
risultati peggiori sono stati rilevati nelle regioni del Sud. In particolare in Calabria dove è
stato registrato un aumento del 17,3%, in Puglia del 16,3% e in Sicilia dell’11%.
Inoltre, le assunzioni a tempo indeterminato instaurate con l’esonero
contributivo risultano concentrati nel Mezzogiorno, dove i contratti con la
decontribuzione sono stati 160.112.
sabato 10 ottobre 2015
In Sicilia il tasso di occupazione è al 42,4%, mentre a Bolzano è al 76,1%
La
Sicilia è la regione dell’Unione europea con il più basso tasso di occupazione,
a certificarlo è l’Eurostat Regional Yearbook 2015
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
L’annuario
regionale, pubblicato ogni anno da Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea, fornisce
una panoramica delle statistiche regionali europee che coprono una vasta gamma
di settori. E’ quindi uno strumento utile per comprendere la diversità
regionale esistente all’interno dell’UE e spesso dimostra come il dato
nazionale non rivela sempre il quadro completo e talvolta complesso di quanto
sta accadendo in tutta l’UE. Secondo
l’Eurostat Regional Yearbook 2015 ci sono in
Europa sei regioni dove il tasso di occupazione tra i 20 ed i 64 anni è inferiore
al 50%. Quattro sono nel nostro Paese, la Puglia con il 45,7%, la Campania
con il 42,7%, la Calabria con il 42,6% e la Sicilia con il 42,4%, una è in
Spagna, Ceuta e l’altra in Grecia, Dytiki Ellada.

mercoledì 7 ottobre 2015
Giro ‘d’Italia’, ancora una volta escluse dal percorso Sicilia e Sardegna
La
99esima edizione del Giro ‘d’Italia’ si svolgerà dal sei al ventinove maggio
del 2016. Il via sarà dato ad Apeldoom nei Paesi Bassi e l’arrivo a Torino, ma
anche quest’anno gli organizzatori non hanno previsto tappe nelle due isole
maggiori
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Il percorso del Giro d'Italia 2016 - (da gazzetta.it) |
Ancora
una volta il Giro ‘d’Italia’ esclude dal suo percorso la Sicilia e la Sardegna e
gran parte delle regioni del Sud Italia. Gli organizzatori della seconda corsa ciclistica a
tappe più importante al mondo hanno deciso di far partire la competizione dall’Olanda,
dove si svolgeranno tre tappe, e di ridurre al minimo la presenza nelle strade
delle città meridionali. Delle ventuno
tappe previste solo la quarta, quella da Catanzaro a Praia a Mare, la quinta
con arrivo a Benevento e la sesta con partenza dal Comune di Ponte ed arrivo a
Roccaraso in Abruzzo, percorreranno le strade del Sud. Dieci si svolgeranno
nelle regioni del Nord e le rimanenti cinque nell’Italia centrale. L’arrivo è previsto
a Torino il 29 di maggio. Nulla nelle
due isole maggiori.
Il
Giro in tutta la sua storia
solo tre volte ha percorso le strade della Sardegna, l’ultima nel 2007 in
occasione del bicentenario della nascita di Garibaldi e tredici quelle della
Sicilia, l’ultima nel 2011. La presenza di due campioni come Fabio Aru, sardo,
e Vincenzo Nibali, siciliano, non è sufficiente per convincere gli
organizzatori ad includere nell’itinerario della Corsa ‘rosa’ le strade delle
due isole.
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Vincenzo Nibali e Fabio Aru |
Non solo, prevedere l’arrivo nelle strade delle
regioni del Mezzogiorno di una o due tappe, per altro poco
significative dal punto di vista agonistico, è un modo per ‘lavarsi’ la cattiva coscienza,
è un concedere le briciole, è come fare
l‘elemosina, ma il Meridione ha bisogno di ben altro ed ora è giunto il tempo,
anche per gli organizzatori del Giro, di ‘cambiare verso’.
mercoledì 30 settembre 2015
Ponte sullo Stretto: tanto rumore per nulla
La
Camera dei deputati ha approvato una mozione presentata dal Ncd che impegna il Governo a valutare l’opportunità
di riconsiderare la costruzione del Ponte sullo Stretto, ma è subito polemica
tra le forze politiche
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

‘Oggi
alla Camera sì da
maggioranza e Governo a nostra mozione sul Ponte sullo Stretto. Il #Mezzogiorno
riparte #unaltrosuccesso #Sud’. Con questo tweet il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, commenta la mozione
votata ieri alla Camera con la quale s’ipotizza di riprendere in considerazione
la costruzione del Ponte sullo Stretto. Ed ancora: “Si riparte con il progetto,
è un grande successo per il Meridione”. Ma il ministro delle Infrastrutture e
dei Trasporti, Graziano Delrio,
frena gli entusiasmi del leader politico siciliano: “Sì solo a una valutazione, il
dossier non è sul tavolo”.

Disappunto
ha invece espresso
il presidente Pd della Commissione Bilancio, Francesco Boccia, che
definisce il progetto “un’opera inutile, non strategica” e che
comporterebbe “un ulteriore spreco di soldi pubblici”.
Nichi Vendola, leader di Sel, ha
accusato il governo di “continuare a gingillarsi con un’opera inutile, dannosa
e delirante”. Mentre il Capogruppo in Commissione Trasporti della Camera, Andrea
Cioffi, del M5s ha dichiarato che la maggioranza di governo è “in balia dei
deliri al cemento del Ncd di Alfano”.
Insomma, torna la polemica politica sulla costruzione del Ponte sullo Stretto, ma anche questa volta sembra essere solo una foglia di fico per non affrontare i tanti, troppi, problemi economici
e sociali che i siciliani ed i meridionali devono affrontare e sopportare giornalmente.
Il paradiso fiscale è a Burgio
Esiste
in Italia un paese dove non si pagano le tasse comunali. L’amministrazione di
Vito Ferrantelli, sindaco di Burgio piccolo centro in provincia di Agrigento,
ha abolito o ridotto al minimo tutte le imposte locali
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Il manifesto fatto affiggere dal sindaco Vito Ferrantelli |
Il
presidente del Consiglio,
Matteo Renzi, ha promesso per il 2016 l’abolizione della Tasi e dell’Imu
sulla
prima casa. Eppure in Sicilia esiste un Comune dove queste imposte già
oggi non
si pagano. Inoltre, l’Imu sulle seconde case e la tariffa sull’acqua
pubblica sono state ridotte al minimo e l’addizionale comunale Irpef non
è prevista.
Burgio è un piccolo paesino in provincia
di Agrigento. I suoi 2.740 abitanti godono di una riduzione delle imposte locali
che non ha eguali in tutta Italia.
Il
sindaco, Vito Ferrantelli, ha fatto affiggere un manifesto dove c’è scritto: ‘In quale paese della Sicilia i
cittadini non pagano la Tasi? Non pagano l’addizionale Irpef? Non pagano l’Imu
sui terreni e i fabbricati agricoli? E dove le tariffe dell’acqua sono le più
basse d’Italia? E quelle dell’Imu sulla seconda casa sono al minimo? Nel comune
di Burgio!’.
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Burgio (Ag) |
Eletto
sette anni fa nella
lista civica ‘Amare Burgio’, il Sindaco e la sua amministrazione hanno di
fatto abolito le tasse sulla casa. Non si pagano la Tasi e l’Imu sulla prima abitazione
e quella sulle seconde è stata ridotta al minimo. Non è prevista l’addizionale comunale
Irpef e la tariffa sul servizio idrico è ridottissima ed è la più bassa
d’Italia. Gli abitanti di Burgio pagano per ‘l’acqua pubblica’ circa 100 euro l’anno.
“Far
risparmiare i cittadini è possibile”,
ha detto Vito Ferrantelli ed ha aggiunto: ”Ogni anno abbiamo fatto lavorare
periodicamente circa 250 giovani locali con il servizio civico e le borse
lavoro. Abbiamo impegnato 300 giovani con corsi di ceramica e sport”.
Insomma,
gestire la 'cosa pubblica' con parsimonia e con efficienza è possibile, basta utilizzare tutte le risorse
disponibili e soprattutto affidarsi ad amministratori capaci ed onesti.
sabato 19 settembre 2015
Sicilia regina delle opere incompiute
Il
Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha pubblicato l’elenco delle
opere non ultimate o non fruibili, in Sicilia sono 215
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Palermo, la diga di Blufi i cui lavori sono fermi dal 1995 |
In
Italia le opere pubbliche d'interesse nazionale incompiute
rilevate dal monitoraggio del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sono 868, in aumento rispetto all’anno
prima quando erano 692. Novantatre sono da terminare in Calabria e ottantuno in
Puglia, mentre la Campania è tra le regioni più virtuose con dodici opere
incompiute.
In
Sicilia ci sono duecentoquindici opere non ultimate o non fruibili,
un quarto di quelle italiane. Il loro valore è di 420 milioni di euro. L’anno
prima erano ‘solo’ sessantasette. Inoltre ce ne sono quaranta con uno stato di avanzamento
dei lavori del 20%, mentre altre otto sono state completate, ma non sono ancora
fruibili come il Centro sociale a Casalvecchio Siculo in provincia di Messina o
la casa di riposo a Casteltermini in provincia di Agrigento.
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Gela, superstrada inutilizzata |
L’Anagrafe
è stata istituita nel 2011,
ma è divenuta operativa nel 2013 ed è, quindi, al terzo anno di rilevamento. Per
ogni opera il sistema segnala nei tabulati la stazione appaltante, le risorse,
la percentuale di lavori compiuti e le cause rilevanti dell’interruzione e se
questa è temporanea o se è dovuta a cause ostative come contenziosi
o fallimenti, oppure se il collaudo non è stato eseguito per mancanza di
requisiti o di risorse.
giovedì 10 settembre 2015
Inps: crescono le assunzioni, ma anche il divario tra il Centro-Nord ed il Sud del Paese
Nei primi sette mesi
del 2015 i contratti di lavoro a tempo indeterminato sono cresciuti di 286mila
unità, ma il divario tra le Regioni del Centro-Nord e quelle del Sud è aumentato
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

La
variazione netta
tra attivazioni e cessazioni dei contratti di lavoro a tempo indeterminato è di
140mila unità, se a questi si aggiungono le variazioni di rapporti a termine e
apprendisti in tempi indeterminati, la variazione netta sale a 527mila unità.
Il
presidente del Consiglio,
Matteo Renzi, ha commentato la notizia con un tweet: ‘Il #JobsAct ha prodotto
286mila stabilizzazioni dall’inizio del 2015. Più diritti e meno precariato,
come promesso #italiariparte’.

L’Inps conferma anche
l’aumento del divario tra il Centro-Nord ed il Sud del Paese. L’incremento delle assunzioni a tempo indeterminato nel 2015 rispetto
al 2014 risulta superiore alla media nazionale del +35,4% in tutte le Regioni
del Centro e del Nord Italia, mentre è nettamente più bassa nel Mezzogiorno.
L’aumento in Friuli-Venezia Giulia è stato dell’85%, in Umbria del 66,5%, nelle
Marche del 55,4%, in Trentino-Alto –Adige del 53,3%, in Piemonte del 53,1%, in
Emilia Romagna del 51,1%, in Liguria del 48,3%, in Veneto del 47,4%, nel Lazio
del 41,9%, in Lombardia del 40,6%, in Toscana del 37,4% e in Sardegna del 36,4%.
I
risultati peggiori sono stati al Sud:
in Calabria l’incremento è stato del 18,6%, in Puglia del 17,3% ed in Sicilia
dell’11,2%.
Insomma, ad avvantaggiarsi con i nuovi
contratti sono soprattutto i datori di lavoro delle Regioni del Centro e del
Nord Italia, mentre nel Mezzogiorno la situazione economica continua ad essere di
sottosviluppo, ma questa non è una novità.
mercoledì 9 settembre 2015
Caltavuturo: chiusa per maltempo la trazzera grillina
La trazzera costruita dopo
il cedimento del viadotto Himera sull’A19 con i soldi dei deputati grillini è
stata chiusa per ventiquattro ore da un’ordinanza del sindaco di Caltavuturo
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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L'inaugurazione della bretella 'grillina' |
Il
sindaco di Caltavuturo,
Mimmo Giannopolo, ha emesso un’ordinanza di divieto di transito della bretella
sulla A19 costruita con i soldi dei deputati siciliani del M5s. La strada, che in
origine era una Regia Trazzera di epoca borbonica, è stata chiusa al transito per
allerta meteo dalle sette di mercoledì fino alla stessa ora di giovedì, con
l’invito ad usare prudenza anche nei giorni in cui è prevista l’alternanza di
pioggia con le schiarite.
La
‘via dell’onestà’,
com’è stata battezzata dai suoi
finanziatori, doveva rappresentare un esempio di capacità amministrativa e,
nello stesso tempo, mettere in evidenza l’inefficienza della Regione e dell’Anas.
Con
le prime piogge
stanno emergendo invece tutti i problemi di utilizzo del nuovo raccordo
stradale, che, è bene ricordarlo, è stato asfaltato solo per metà ed è
percorribile solo dalle automobili con un limite di velocità di venti
chilometri orari.
“Non
è una chiusura vera e propria,
ma un’interruzione al transito per 24 ore in via precauzionale. Tutto qui”. Ha
detto Giancarlo Cancelleri del M5s. Ed ancora: “Da quando
la trazzera è stata
costruita non si è mai verificata una bomba d’acqua o una pioggia
torrenziale e, visto che in un tratto il fiume è prospiciente, è meglio
non correre rischi".
L’assessore
alle Infrastrutture della Regione Sicilia, Giovanni Pizzo, ha dichiarato: “La chiusura della
trazzera del M5s in vista dell’allerta meteo conferma quanto sostengo da tempo:
quella strada è inutile e pericolosa. E se dovesse piovere per venti giorni consecutivi,
sarà chiusa per venti giorni? Il geometra Giancarlo Cancelleri mi conferma che
se piove la trazzera è pericolosa, quindi inutile. Si fanno le strade solo per il periodo estivo?”.
Intanto,
i lavori per realizzare la nuova bretella sono iniziati. Secondo l’Anas saranno necessari tre
mesi per costruire il raccordo che si percorrerà lungo il primo tratto della
strada provinciale 24 di Caltavuturo e per realizzare la rampa per
accedere all’autostrada.
sabato 5 settembre 2015
Minacciato di morte il giornalista Paolo Borrometi
Il
giornalista ragusano, Paolo Borrometi, continua a subire intimidazioni mafiose
per aver denunciato con i suoi articoli il malaffare a Scicli, il Comune del
commissario Montalbano
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Borrometi
non si lascia intimorire
è decide di pubblicare la prima puntata dell’inchiesta sul boss di Scicli che
chiedeva persino il pizzo di un euro a manifesto per la pubblicità nelle
elezioni comunali. La
reazione dell’organizzazione malavitosa è inquietante, alcuni sconosciuti scrivono su un
muro: ‘Borrometi sei morto’.
Nel
frattempo le autorità giudiziarie
hanno emesso un avviso di garanzia nei confronti del Sindaco di Scicli, deciso l’arresto
del boss e disposto il commissariamento della città di Montalbano.
Trasferitosi
a Roma per motivi
di sicurezza il giovane giornalista siciliano continua a denunciare i fatti di
mafia come quelli che riguardano il mercato ortofrutticolo di Vittoria e per le
quali ha ricevuto altre minacce di morte.
Pochi giorni fa Borrometi,
che ora è anche editorialista de Il Tempo, ha
ricevuto la solidarietà del presidente del Senato, Pietro Grasso, ma
nonostante ciò non ha ancora un’auto blindata ed una scorta 24 ore su 24.
La cosa che più ti fa
gelare il sangue, sottolinea il giornalista, è chi ti dice: “Chi te lo fa fare? Ma sogno un mattino di svegliarmi e dire:
visto che valeva la pena”.
mercoledì 26 agosto 2015
Il 41% del territorio del Sud è a rischio desertificazione
Secondo
Mauro Centritto, ricercatore del Cnr, è a rischio desertificazione un quinto
del territorio nazionale, gran parte del quale si trova nel Sud
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

“Entro
la fine di questo secolo le previsioni parlano, per il bacino del Mediterraneo,
di aumenti delle temperature tra 4 e 6 gradi e di una significativa riduzione
delle precipitazioni, soprattutto estive, l’unione di questi due fattori
genererà forte aridità.” Inoltre, secondo il ricercatore del Cnr, per arrestare la desertificazione non è
sufficiente “cambiare in tempo la nostra politica energetica” perché “il
fenomeno è legato anche alla cattiva gestione del territorio”.
Una
delle conseguenze della desertificazione sarà quella di accrescere le ondate
migratorie, a
sottolinearlo è lo stesso Centritto: ”Ad essere colpiti dalla siccità sono infatti
i paesi del Mediterraneo, tra i più fragili dal punto di vista ambientale e
antropico. Molte persone che arrivano da
noi non fuggono dalla guerra, ma da aree rese invivibili dalla
desertificazione, sono rifugiati
ambientali. E il loro numero è destinato a crescere esponenzialmente nel
prossimo futuro. Occorre un approccio sistemico al problema, capace di
riportare in equilibrio ecologico i territori a rischio”.
domenica 2 agosto 2015
San Vito Lo Capo: Bue Marino è la spiaggia regina dell’estate 2015
Il concorso
‘La più bella sei tu’ organizzato da Legambiente ha eletto come spiaggia regina
del 2015 quella siciliana di Bue Marino
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Bue Marino - San Vito Lo Capo (Tp) |
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Bue Marino - San Vito Lo Capo (Tp) |
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Bue Marino - San Vito Lo Capo (Tp) |
La
spiaggia siciliana di Bue Marino,
a 4 km dal Comune di San Vito Lo Capo in provincia di Trapani, è la regina del
2015.
A
stabilirlo è stato il concorso ‘La più bella sei tu’ organizzato da Legambiente che ogni
anno elegge il lido più bello dell’estate. La spiaggia trapanese ha conquistato
il primo posto in classifica togliendolo al comune di Camerota (Sa) che lo
deteneva da due anni. Tra i tredici lidi in concorso Bue Marino conquista la
vetta della classifica davanti alla Spiaggia del Nastro e a Baia dell’Orte che si
trovano rispettivamente nei Comuni di Maratea ed Otranto.
La
graduatoria è stata
stilata incrociando i voti di una giuria di esperti con quelli degli utenti online
che hanno avuto due mesi di tempo per esprimere il loro parere.
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Bue Marino - San Vito Lo Capo (Tp) |
“Anche
quest’anno abbiamo avuto una importante e significativa adesione al nostro concorso ‘La più bella
sei tu’, segno che gli italiani hanno voglia di far conoscere i loro luoghi
preferiti e del cuore”. Questo è quanto ha dichiarato Angelo Gentili, responsabile nazionale Legambiente Turismo. Ed ha
aggiunto: ”Ci sono tante spiagge incantevoli ed uniche che rappresentano alcune
delle mete più significative e apprezzate di questa stagione e che al tempo
stesso costituiscono una parte importante della bellezza della nostra Penisola.
Alcuni lidi segnalati dal contest sono più selvaggi, altri sono più accessibili
e popolari, ma tutti sono accomunati da paesaggi mozzafiato e una bellezza
unica che meritano di essere valorizzati attraverso un turismo ecosostenibile. Siamo convinti che la bellezza debba andare
di pari passo con la fruizione e la conservazione di questi luoghi, per
questo chiediamo agli amministratori e ai cittadini di impegnarsi e di
collaborare insieme per mantenere il giusto equilibrio e l’armonia tra
fruizione e conservazione di questi lidi italiani”.
sabato 1 agosto 2015
In Sardegna ed in Sicilia i tributi locali sono aumentati del 93,62%
Lo
Stato taglia i trasferimenti ai Comuni che si rifanno aumentando le tasse ai
contribuenti, ma il vero salasso è al Sud
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

“Per
conservare l’equilibrio finanziario
in risposta alle severe misure correttive dei governi” i Comuni anziché operare con più efficienza hanno scaricato sui
cittadini i mancati trasferimenti aumentando notevolmente le imposte locali.
Insomma a pagare le
inefficienze e gli sprechi della Pubblica amministrazione ed i presunti tagli
agli Enti locali operati negli ultimi anni dai Governi nazionali sono stati i contribuenti.
Si legge nella
relazione: “Il concorso degli Enti
locali agli obiettivi di finanza pubblica pesa, in ultima istanza, sul contribuente
in termini di aumento della pressione fiscale”. Ed ancora: ”Il cronico
ritardo nella ricomposizione delle fonti di finanziamento della spesa,
necessaria per garantire servizi pubblici efficienti ed economici, aggrava e
rende permanente l’inefficienza delle gestioni nonostante l’incremento consistente delle entrate proprie (+15,63% rispetto al 2013)
che fa crescere l’autonomia finanziaria
oltre la soglia del 65% ed assorbe
la diminuzione progressiva e costante dei trasferimenti (-27,29%).
La pressione fiscale
è passata dai 505,5 euro del 2011 ai 618,4 euro pro capite del 2014. A pagare
di più sono i cittadini dei Comuni con meno di duemila abitanti e quelli più
grandi con oltre 250 mila abitanti.
La Corte dei Conti rileva, inoltre, che tra il 2012 ed il 2014 gli incassi
da tributi hanno fatto registrare notevoli incrementi, con punte particolarmente
elevate nelle Isole, dove il livello raggiunto nel 2014 risulta quasi doppio
rispetto al 2011, con un aumento del 93,62%”. Le isole ed il Sud sono anche
le aree dove maggiore è stata la riduzione dei trasferimenti, rispettivamente con
un -49,5% e un -34,6%.
venerdì 31 luglio 2015
Inaugurata la bretella di Caltavuturo finanziata dal M5s e subito ribattezzata ‘via dell’Onestà’
Il raccordo stradale 'a 5 Stelle' che consentirà di aggirare l’interruzione sulla A19 è stato inaugurato stamane
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Caltavuturo, inaugurazione delle bretella finanziata dal M5s
Il nuovo raccordo stradale, inaugurato stamane e subito ribattezzato 'via dell’Onestà', consentirà a decine di migliaia di automobilisti di bypassare con facilità il blocco della A19 determinato dal cedimento del ponte Himera nei pressi dello svincolo di Scillato. I lavori iniziati circa un mese fa sono stati finanziati con i soldi che mensilmente i deputati siciliani del M5s restituiscono alla regione Sicilia.
Il tratto stradale è lungo circa trecento metri e mette in comunicazione la Ss 643 con Sp 24, che a loro volta immettono agli svincoli di Tremonzelli e Scillato. La sistemazione della ‘regia trazzera Prestanfuso’ era iniziata subito dopo il crollo del ponte ad opera di due imprese locali. Il costo complessivo è stato di circa 300 mila euro. La strada sarà aperta al traffico domani e permetterà agli automobilisti di risparmiare almeno trenta minuti per raggiungere Tremonzelli. All’inaugurazione hanno preso parte centinaia di cittadini, i deputati e gli attivisti del M5s ed il sindaco di Caltavuturo, Domenico Giannopolo.
Grande soddisfazione ha espresso l’ex capogruppo all’Ars del Movimentocinque stelle, Giancarlo Cancelleri: “Questa strada è il segno tangibile dei tempi, abbiamo voluto dimostrare che siamo una forza politica che vuole conquistarsi la credibilità della gente. Ogni volta quello che abbiamo detto lo abbiamo fatto. Se qualcuno vorrà definirle promesse elettorali lo faccia, però oggi con quella che qualcuno definisce promessa elettorale la gente potrà andare al mare e al lavoro, anche se in emergenza, avrà una opportunità in più”.
Il raccordo stradale 'a 5 Stelle' che consentirà di aggirare l’interruzione sulla A19 è stato inaugurato stamane
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Caltavuturo, inaugurazione delle bretella finanziata dal M5s |
Il nuovo raccordo stradale, inaugurato stamane e subito ribattezzato 'via dell’Onestà', consentirà a decine di migliaia di automobilisti di bypassare con facilità il blocco della A19 determinato dal cedimento del ponte Himera nei pressi dello svincolo di Scillato. I lavori iniziati circa un mese fa sono stati finanziati con i soldi che mensilmente i deputati siciliani del M5s restituiscono alla regione Sicilia.
Il tratto stradale è lungo circa trecento metri e mette in comunicazione la Ss 643 con Sp 24, che a loro volta immettono agli svincoli di Tremonzelli e Scillato. La sistemazione della ‘regia trazzera Prestanfuso’ era iniziata subito dopo il crollo del ponte ad opera di due imprese locali. Il costo complessivo è stato di circa 300 mila euro. La strada sarà aperta al traffico domani e permetterà agli automobilisti di risparmiare almeno trenta minuti per raggiungere Tremonzelli. All’inaugurazione hanno preso parte centinaia di cittadini, i deputati e gli attivisti del M5s ed il sindaco di Caltavuturo, Domenico Giannopolo.
Grande soddisfazione ha espresso l’ex capogruppo all’Ars del Movimentocinque stelle, Giancarlo Cancelleri: “Questa strada è il segno tangibile dei tempi, abbiamo voluto dimostrare che siamo una forza politica che vuole conquistarsi la credibilità della gente. Ogni volta quello che abbiamo detto lo abbiamo fatto. Se qualcuno vorrà definirle promesse elettorali lo faccia, però oggi con quella che qualcuno definisce promessa elettorale la gente potrà andare al mare e al lavoro, anche se in emergenza, avrà una opportunità in più”.
giovedì 30 luglio 2015
Svimez: il Sud fa peggio della Grecia
Tra il 2001 e il 2014 il Pil del Mezzogiorno è cresciuto la metà di quello della Grecia ed è concreto il rischio che al Sud la crisi ciclica si trasformi in sottoviluppo permanente
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Negli ultimi tredici anni il nostro Paese è stato quello che è cresciuto di meno tra quelli dell’area Euro a 18. Questo è quanto emerge dalle anticipazioni del rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno 2015 presentato oggi a Roma.
Tra il 2001 ed il 2014 l’Italia è cresciuta del 20,6% rispetto ad una media degli altri paesi del 37,3%. Abbiamo fatto meno della Grecia che è cresciuta nello stesso periodo del 24%, ovviamente ciò è avvenuto per effetto dello sviluppo registrato negli anni precedenti alla crisi.
Nel Mezzogiorno il Pil è aumentato solo del 13% cioè metà di quello della Grecia ed oltre 40 punti in meno della media delle regioni dell’Europa a 28 (+53,6%).
Dall’inizio della crisi i consumi nel Meridione sono crollati del 13,2%, cioè il doppio che nel resto del Paese e gli investimenti del 38%, in particolare quelli industriali sono crollati del 59%.
Nel 2014 il divario del Pil pro capite tra Centro – Nord e Sud è tornato ai livelli dello secolo scorso, con una diminuzione del 63,9% rispetto al valore nazionale.
Il crollo degli investimenti e dei consumi sia pubblici che privati, oltre ad essere stati determinati della crisi economica e dai problemi derivanti dalla globalizzazione, sono la diretta conseguenza delle politiche economiche e dei tagli alla spesa pubblica, in particolare quella in conto capitale, decise negli ultimi 20 anni dai governi nazionali. Sono cioè anche il risultato delle cosiddette politiche federaliste che hanno impoverito le regioni del Sud e che, negli ultimi sette anni, hanno limitato le conseguenze della crisi nel Settentrione.
Non sorprende quindi se, secondo il rapporto Svimez, il Sud “è ormai a forte rischio di desertificazione industriale, con la conseguenza che l’assenza di risorse umane, imprenditoriali e finanziarie potrebbe impedire all’area meridionale di agganciare la possibile ripresa e trasformare la crisi ciclica in sottosviluppo permanente”.
Tra il 2001 e il 2014 il Pil del Mezzogiorno è cresciuto la metà di quello della Grecia ed è concreto il rischio che al Sud la crisi ciclica si trasformi in sottoviluppo permanente
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Negli ultimi tredici anni il nostro Paese è stato quello che è cresciuto di meno tra quelli dell’area Euro a 18. Questo è quanto emerge dalle anticipazioni del rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno 2015 presentato oggi a Roma.
Tra il 2001 ed il 2014 l’Italia è cresciuta del 20,6% rispetto ad una media degli altri paesi del 37,3%. Abbiamo fatto meno della Grecia che è cresciuta nello stesso periodo del 24%, ovviamente ciò è avvenuto per effetto dello sviluppo registrato negli anni precedenti alla crisi.
Nel Mezzogiorno il Pil è aumentato solo del 13% cioè metà di quello della Grecia ed oltre 40 punti in meno della media delle regioni dell’Europa a 28 (+53,6%).
Dall’inizio della crisi i consumi nel Meridione sono crollati del 13,2%, cioè il doppio che nel resto del Paese e gli investimenti del 38%, in particolare quelli industriali sono crollati del 59%.
Nel 2014 il divario del Pil pro capite tra Centro – Nord e Sud è tornato ai livelli dello secolo scorso, con una diminuzione del 63,9% rispetto al valore nazionale.
Il crollo degli investimenti e dei consumi sia pubblici che privati, oltre ad essere stati determinati della crisi economica e dai problemi derivanti dalla globalizzazione, sono la diretta conseguenza delle politiche economiche e dei tagli alla spesa pubblica, in particolare quella in conto capitale, decise negli ultimi 20 anni dai governi nazionali. Sono cioè anche il risultato delle cosiddette politiche federaliste che hanno impoverito le regioni del Sud e che, negli ultimi sette anni, hanno limitato le conseguenze della crisi nel Settentrione.
Non sorprende quindi se, secondo il rapporto Svimez, il Sud “è ormai a forte rischio di desertificazione industriale, con la conseguenza che l’assenza di risorse umane, imprenditoriali e finanziarie potrebbe impedire all’area meridionale di agganciare la possibile ripresa e trasformare la crisi ciclica in sottosviluppo permanente”.
lunedì 27 luglio 2015
Caso Crocetta, indagati i giornalisti dell’Espresso
Piero Messina e Maurizio Zoppi, cronisti dell’Espresso, sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla procura di Palermo con l’accusa di pubblicazione di notizie false in relazione alla vicenda della telefonata tra Crocetta e Tutino
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Palazzo di Giustizia di Palermo
Piero Messina e Maurizio Zoppi, autori dell’articolo sulla presunta telefonata tra Rosario Crocetta e Matteo Tutino con la frase shock su Lucia Borsellino ‘va fatta fuori come il padre’, sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla Procura di Palermo. Piero Messina è accusato di calunnia e di pubblicazione di notizie false, mentre Maurizio Zoppi soltanto per questo secondo reato. Entrambi, sentiti dai magistrati, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
Il direttore dell’Espresso, Luigi Vicinanza, ha sempre confermato l’esistenza della registrazione della telefonata, attestando così la correttezza dell’operato dei sui giornalisti anche quando le procura di Palermo, Caltanissetta e Messina hanno dichiarato di non esserne in possesso. Ora i due cronisti sono accusati per diffusione di notizie false.
Piero Messina, che è stato licenziato dall’ufficio stampa della Regione proprio da Crocetta, deve rispondere anche di calunnia perché avrebbe indicato come fonte un investigatore che avrebbe invece negato di avergliela riferita.
Se l’ipotesi del falso fosse confermata ci troveremmo di fronte ad un fatto molto grave sia perché vede coinvolto un settimanale che ha una lunga tradizione sul giornalismo d’inchiesta, ma soprattutto perché sarebbe stata screditata l’onorabilità di un uomo che oggi è il simbolo della lotta alla mafia. Accusando il governatore Rosario Crocetta di ‘stragismo’ è come se si fosse infangato tutto il popolo siciliano. Ed il difficile cammino di legalità iniziato tanti anni fa da Placido Rizzotto e proseguito da Pio La Torre, Sergio Mattarella e da magistrati come Terranova, Chinnici, Falcone, Borsellino e da tanti uomini delle istituzioni che hanno dato la loro vita per liberare la Sicilia dalla mafia e dal malaffare rischierebbe così di arrestarsi.
La stagione dei veleni 2015 continua e le sue conseguenze sono imprevedibili.Giovanni Falcone diceva: “Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno”.
Piero Messina e Maurizio Zoppi, cronisti dell’Espresso, sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla procura di Palermo con l’accusa di pubblicazione di notizie false in relazione alla vicenda della telefonata tra Crocetta e Tutino
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Palazzo di Giustizia di Palermo |
Piero Messina e Maurizio Zoppi, autori dell’articolo sulla presunta telefonata tra Rosario Crocetta e Matteo Tutino con la frase shock su Lucia Borsellino ‘va fatta fuori come il padre’, sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla Procura di Palermo. Piero Messina è accusato di calunnia e di pubblicazione di notizie false, mentre Maurizio Zoppi soltanto per questo secondo reato. Entrambi, sentiti dai magistrati, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
Il direttore dell’Espresso, Luigi Vicinanza, ha sempre confermato l’esistenza della registrazione della telefonata, attestando così la correttezza dell’operato dei sui giornalisti anche quando le procura di Palermo, Caltanissetta e Messina hanno dichiarato di non esserne in possesso. Ora i due cronisti sono accusati per diffusione di notizie false.
Piero Messina, che è stato licenziato dall’ufficio stampa della Regione proprio da Crocetta, deve rispondere anche di calunnia perché avrebbe indicato come fonte un investigatore che avrebbe invece negato di avergliela riferita.
Se l’ipotesi del falso fosse confermata ci troveremmo di fronte ad un fatto molto grave sia perché vede coinvolto un settimanale che ha una lunga tradizione sul giornalismo d’inchiesta, ma soprattutto perché sarebbe stata screditata l’onorabilità di un uomo che oggi è il simbolo della lotta alla mafia. Accusando il governatore Rosario Crocetta di ‘stragismo’ è come se si fosse infangato tutto il popolo siciliano. Ed il difficile cammino di legalità iniziato tanti anni fa da Placido Rizzotto e proseguito da Pio La Torre, Sergio Mattarella e da magistrati come Terranova, Chinnici, Falcone, Borsellino e da tanti uomini delle istituzioni che hanno dato la loro vita per liberare la Sicilia dalla mafia e dal malaffare rischierebbe così di arrestarsi.
La stagione dei veleni 2015 continua e le sue conseguenze sono imprevedibili.Giovanni Falcone diceva: “Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno”.
domenica 26 luglio 2015
Sicilia: attivati 22 mila tirocini con il programma ‘Garanzia Giovani’
La regione Sicilia dopo il flop del Piano Giovani si colloca al primo posto in Italia per numero di contratti attivati con il programma ‘Garanzia Giovani’
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
La regione Sicilia ha attivato 22 mila tirocini a favore dei cosiddetti Neet, cioè giovani tra i 15 ed i 29 anni che non studiano e non lavorano. Nel comunicare i risultati del programma l’assessore al Lavoro, Sebastiano Bruno Caruso, ha detto: “Da un lato il dato dimostra che in Sicilia c’è bisogno di lavoro e dall’altro che siamo stati pronti a dare risposte concrete a tanti giovani”. Ed ha aggiunto: “Abbiamo aumentato la dotazione aggiungendo quasi 40 milioni di euro già dentro Garanzia Giovani, ma destinati ad altre misure tra cui interventi di formazione professionale. Siamo in linea con le indicazioni dell’Unione europee”.
Con il progetto vengono rimborsati da 300 a 600 euro al mese ad ogni tirocinante ma solo per 6 mesi, dopo i datori di lavoro li possono assumere usufruendo del bonus occupazionale e di uno sgravio sui contributi.
Per oltre la metà dei tirocinanti si tratta della prima esperienza lavorativa.Le adesioni a Garanzia Giovani sono state in totale 110.148. Tra loro oltre trenta mila non hanno dichiarato il titolo di studio, il 35% ha invece un diploma che non permette l’accesso all’Università. I laureati sono 9627 ed i diplomati 7828.
A causa dell’elevata percentuale di Neet, la regione Sicilia ha una dotazione finanziaria di 178.821.388 euro. Di questi 56 milioni sono destinati alla formazione, 42 milioni all’accoglienza, circa 21 milioni all’auto-impiego per i giovani che intendono avviare un’attività imprenditoriale, 16 milioni per l’accompagnamento al lavoro, 15 milioni ai progetti di apprendistato, 10 milioni per il servizio civile nazionale ed altrettanti per il bonus occupazionale, 4 milioni per la mobilità professionale transazionale e territoriale e quasi 5 milioni di euro per il tirocinio extra curriculare.
La regione Sicilia dopo il flop del Piano Giovani si colloca al primo posto in Italia per numero di contratti attivati con il programma ‘Garanzia Giovani’
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Con il progetto vengono rimborsati da 300 a 600 euro al mese ad ogni tirocinante ma solo per 6 mesi, dopo i datori di lavoro li possono assumere usufruendo del bonus occupazionale e di uno sgravio sui contributi.
Per oltre la metà dei tirocinanti si tratta della prima esperienza lavorativa.Le adesioni a Garanzia Giovani sono state in totale 110.148. Tra loro oltre trenta mila non hanno dichiarato il titolo di studio, il 35% ha invece un diploma che non permette l’accesso all’Università. I laureati sono 9627 ed i diplomati 7828.
A causa dell’elevata percentuale di Neet, la regione Sicilia ha una dotazione finanziaria di 178.821.388 euro. Di questi 56 milioni sono destinati alla formazione, 42 milioni all’accoglienza, circa 21 milioni all’auto-impiego per i giovani che intendono avviare un’attività imprenditoriale, 16 milioni per l’accompagnamento al lavoro, 15 milioni ai progetti di apprendistato, 10 milioni per il servizio civile nazionale ed altrettanti per il bonus occupazionale, 4 milioni per la mobilità professionale transazionale e territoriale e quasi 5 milioni di euro per il tirocinio extra curriculare.
giovedì 23 luglio 2015
Rosario Crocetta: ‘La richiesta di andare al voto è irricevibile’
Crocetta interviene all’Assemblea regionale siciliana per riferire sulla situazione politica e sulla presunta telefonata con Matteo Tutino
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Il presidente della Sicilia, Rosario Crocetta, parlando all’Assemblea regionale sulla situazione politica e sulla vicenda della telefonata con Matteo Tutino ha detto: “Ho vissuto in questi giorni i momenti più terribili della mia vita. E’ come se avessi rivisto un film diverse volte proiettato attraverso il quale l’attacco al presidente della Regione diventa l’attacco alle istituzioni democraticamente elette e a un intero popolo siciliano”. Ed ancora: “La richiesta di andare al voto per me è irricevibile perché strumentale ed interessata. I falsi scoop non possono decidere le sorti dei governi. I poteri occulti minacciano la democrazia, c’è una parte della politica che non difende uomini delle istituzioni da fatti smentiti dalle Procure siciliane. Non sono un irresponsabile. Perché non voglio lasciare decine di migliaia di lavoratori senza lavoro e senza salario”.
Inoltre ha invitato i deputati “a completare le riforme” e poi “voi e solo voi, senza diktat romani o di forze parallele, deciderete se mettere fine alla legislatura”.
A proposito di Matteo Tutino ha affermato:”Lo frequentavo ogni quindici giorni e nel suo studio medico. La scorta rimaneva sempre con me. Nessuna vita può essere più chiara della mia vita, vivo con la scorta ogni momento e ogni secondo della mia vita è documentato e controllabile”.
Crocetta interviene all’Assemblea regionale siciliana per riferire sulla situazione politica e sulla presunta telefonata con Matteo Tutino
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Inoltre ha invitato i deputati “a completare le riforme” e poi “voi e solo voi, senza diktat romani o di forze parallele, deciderete se mettere fine alla legislatura”.
A proposito di Matteo Tutino ha affermato:”Lo frequentavo ogni quindici giorni e nel suo studio medico. La scorta rimaneva sempre con me. Nessuna vita può essere più chiara della mia vita, vivo con la scorta ogni momento e ogni secondo della mia vita è documentato e controllabile”.
martedì 21 luglio 2015
A Palermo ritorna la stagione dei veleni
Dopo quella del 1989 anche l’estate del 2015 sarà una stagione di veleni. Tra conferme, smentite, accuse e complotti è assai probabile che, come avvenne con le missive del ’corvo’, non sapremo mai la verità sulla telefonata di Tutino
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
La prima volta che si parlò del ‘corvo’ fu il luglio del 1989, un mese prima, il 20 di giugno, c’era stato il fallito attentato sul litorale dell’Addaura che aveva come obiettivo il giudice Giovanni Falcone.
In quella torrida estate cinque missive anonime furono inviate alle più alte cariche dello Stato con lo scopo di denunciare irregolarità nell’attività del pool antimafia. Il ’corvo’ accusò il giudice Giovanni Falcone ed i suoi colleghi di aver mandato in ‘missione’ a Palermo il pentito Salvatore Contorno.

Luigi Vicinanza
Ad essere sospettato fu il magistrato Alberto Di Pisa ma,come spesso succede in Italia,dopo aver subito due processi fu assolto ‘per non aver commesso il fatto’ e reintegrato. Ad incastrare il presunto autore delle lettere furono le impronte digitali ‘rubate’ dall’allora commissario antimafia Domenico Sica, ma subito dopo esse andarono perse. L’avvocato di Alberto Di Pisa, Gioacchino Sbacchi, accusò i servizi di avere manipolato le prove e di aver trovato nel suo assistito un capro espiatorio.
Sono trascorsi 26 anni e la stagione dei veleni ritorna con connotati ancora più drammatici di quelli del 1989.
La vicenda della telefonata tra Rosario Crocetta e il suo medico personale, Matteo Tutino, è ormai un giallo. La procura smentisce, ma il settimanale l’Espresso conferma. Crocetta parla apertamente di complotto: “Se l’Espresso ha il materiale, lo consegni ai magistrati. Il governo nomini subito una commissione d’inchiesta per accertare quali servizi e quali poteri oscuri abbiano tentato di farmi fuori”. Ed ancora: “Non mi dimetto, sono un combattente e un combattente muore sul campo. Se lo facessi, la darei vinta ai poteri forti. Il Pd vuole le mie dimissioni? Mai, mi sfiducino, così si renderanno complici dei golpisti e passeranno alla storia come coloro che hanno ammazzato il primo governo antimafia della Sicilia”.
La telefonata trascritta dal giornalista Piero Messina, capo redattore alla Regione Sicilia che Crocetta licenziò appena eletto governatore, risale al 2013, come conferma il direttore dell’Espresso Luigi Vicinanza. Se è così, come mai il suo contenuto è stato divulgato solo adesso? In secondo luogo, un giornale così autorevole non dovrebbe pretendere dalla sua fonte una copia della registrazione prima di procedere con la pubblicazione di fatti così gravi? Il presidente della regione Sicilia è un simbolo dell’antimafia e dal 2003 vive sotto scorta per le ripetute minacce di morte da parte della Mafia. Adesso lo si sospetta addirittura di ‘stragismo’. La cautela è sempre un obbligo deontologico per un giornale ma in questo caso essa deve essere doppia o tripla. Siamo in Sicilia e parliamo di Mafia e di ‘servizi’ e ‘poteri oscuri’. Il giornale non può limitarsi a dire che la registrazione esiste e ‘affidarsi’ alla veridicità della trascrizione fatta dai suoi giornalisti.
“Faremo un’azione civile risarcitoria chiedendo a l’Espresso 10 milioni di danni”. Lo ha annunciato oggi in conferenza stampa a Palermo il legale del Presidente della regione Sicilia. L’avvocato Vincenzo Lo Re che dice: ”Non voglio credere alla malafede ma all’errore professionale”, ha annunciato poi querele per Il Fatto quotidiano e per il giornalista Pietrangelo Buttafuoco, oltre ad una denuncia per diffamazione nei confronti di Maurizio Gasparri.
Questa estate sarà particolarmente ‘calda’ nei palazzi della politica siciliana, sarà una #stagionedeivelenibis, simile cioè a quella del 1989 e,come avvenne allora con le missive del ‘corvo’, è assai probabile che non sapremo mai la verità sul contenuto della telefonata di Tutino, sempreché essa esista veramente.
Dopo quella del 1989 anche l’estate del 2015 sarà una stagione di veleni. Tra conferme, smentite, accuse e complotti è assai probabile che, come avvenne con le missive del ’corvo’, non sapremo mai la verità sulla telefonata di Tutino
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
La prima volta che si parlò del ‘corvo’ fu il luglio del 1989, un mese prima, il 20 di giugno, c’era stato il fallito attentato sul litorale dell’Addaura che aveva come obiettivo il giudice Giovanni Falcone.
In quella torrida estate cinque missive anonime furono inviate alle più alte cariche dello Stato con lo scopo di denunciare irregolarità nell’attività del pool antimafia. Il ’corvo’ accusò il giudice Giovanni Falcone ed i suoi colleghi di aver mandato in ‘missione’ a Palermo il pentito Salvatore Contorno.
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Luigi Vicinanza |
Ad essere sospettato fu il magistrato Alberto Di Pisa ma,come spesso succede in Italia,dopo aver subito due processi fu assolto ‘per non aver commesso il fatto’ e reintegrato. Ad incastrare il presunto autore delle lettere furono le impronte digitali ‘rubate’ dall’allora commissario antimafia Domenico Sica, ma subito dopo esse andarono perse. L’avvocato di Alberto Di Pisa, Gioacchino Sbacchi, accusò i servizi di avere manipolato le prove e di aver trovato nel suo assistito un capro espiatorio.
Sono trascorsi 26 anni e la stagione dei veleni ritorna con connotati ancora più drammatici di quelli del 1989.
La vicenda della telefonata tra Rosario Crocetta e il suo medico personale, Matteo Tutino, è ormai un giallo. La procura smentisce, ma il settimanale l’Espresso conferma. Crocetta parla apertamente di complotto: “Se l’Espresso ha il materiale, lo consegni ai magistrati. Il governo nomini subito una commissione d’inchiesta per accertare quali servizi e quali poteri oscuri abbiano tentato di farmi fuori”. Ed ancora: “Non mi dimetto, sono un combattente e un combattente muore sul campo. Se lo facessi, la darei vinta ai poteri forti. Il Pd vuole le mie dimissioni? Mai, mi sfiducino, così si renderanno complici dei golpisti e passeranno alla storia come coloro che hanno ammazzato il primo governo antimafia della Sicilia”.
La telefonata trascritta dal giornalista Piero Messina, capo redattore alla Regione Sicilia che Crocetta licenziò appena eletto governatore, risale al 2013, come conferma il direttore dell’Espresso Luigi Vicinanza. Se è così, come mai il suo contenuto è stato divulgato solo adesso? In secondo luogo, un giornale così autorevole non dovrebbe pretendere dalla sua fonte una copia della registrazione prima di procedere con la pubblicazione di fatti così gravi? Il presidente della regione Sicilia è un simbolo dell’antimafia e dal 2003 vive sotto scorta per le ripetute minacce di morte da parte della Mafia. Adesso lo si sospetta addirittura di ‘stragismo’. La cautela è sempre un obbligo deontologico per un giornale ma in questo caso essa deve essere doppia o tripla. Siamo in Sicilia e parliamo di Mafia e di ‘servizi’ e ‘poteri oscuri’. Il giornale non può limitarsi a dire che la registrazione esiste e ‘affidarsi’ alla veridicità della trascrizione fatta dai suoi giornalisti.
“Faremo un’azione civile risarcitoria chiedendo a l’Espresso 10 milioni di danni”. Lo ha annunciato oggi in conferenza stampa a Palermo il legale del Presidente della regione Sicilia. L’avvocato Vincenzo Lo Re che dice: ”Non voglio credere alla malafede ma all’errore professionale”, ha annunciato poi querele per Il Fatto quotidiano e per il giornalista Pietrangelo Buttafuoco, oltre ad una denuncia per diffamazione nei confronti di Maurizio Gasparri.
Questa estate sarà particolarmente ‘calda’ nei palazzi della politica siciliana, sarà una #stagionedeivelenibis, simile cioè a quella del 1989 e,come avvenne allora con le missive del ‘corvo’, è assai probabile che non sapremo mai la verità sul contenuto della telefonata di Tutino, sempreché essa esista veramente.
Questa estate sarà particolarmente ‘calda’ nei palazzi della politica siciliana, sarà una #stagionedeivelenibis, simile cioè a quella del 1989 e,come avvenne allora con le missive del ‘corvo’, è assai probabile che non sapremo mai la verità sul contenuto della telefonata di Tutino, sempreché essa esista veramente.
sabato 18 luglio 2015
Tesori di Sicilia: l’itinerario arabo normanno entra nella Word Heritage List
Dieci meraviglie architettoniche della Sicilia sono entrate nella Word Heritage List. Per Palermo ed i siciliani questo riconoscimento offre un’importante occasione di sviluppo economico
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Il percorso arabo normanno di Palermo, Cefalù e Monreale è diventato patrimonio dell’Umanità. La decisione è stata presa nei giorni scorsi dal Comitato del Patrimonio Mondiale dell’Unesco riunito a Bonn.
L’itinerario comprende il Palazzo Reale, la Cappella Palatina, la chiesa di San Giovanni degli Eremiti, la chiesa della Martorana, la chiesa di San Cataldo, il palazzo della Zisa, il ponte dell'Ammiraglio, la cattedrale di Palermo, il duomo di Cefalù e quello di Monreale.
Tonino Russo, ex deputato del Partito democratico, che nel 2009 depositò la candidatura alla commissione cultura della Camera, ha dichiarato: “Sono felice ed orgoglioso di essere stato al servizio di un grande lavoro corale che dovrebbe essere da modello per questa nostra martoriata terra. Un ringraziamento a chi ha creduto nel progetto e si è speso con grande passione”.
Grande soddisfazione ha espresso anche il presidente della Fondazione Unesco Sicilia Aurelio Angelini: “Una gratificazione che arriva dopo anni di lavoro condiviso con studiosi e rappresentanti delle istituzioni. Adesso per Palermo inizia la sfida: misurarsi con le opportunità che questo riconoscimento ci offre”.
Dieci meraviglie architettoniche della Sicilia sono entrate nella Word Heritage List. Per Palermo ed i siciliani questo riconoscimento offre un’importante occasione di sviluppo economico
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Il percorso arabo normanno di Palermo, Cefalù e Monreale è diventato patrimonio dell’Umanità. La decisione è stata presa nei giorni scorsi dal Comitato del Patrimonio Mondiale dell’Unesco riunito a Bonn.
L’itinerario comprende il Palazzo Reale, la Cappella Palatina, la chiesa di San Giovanni degli Eremiti, la chiesa della Martorana, la chiesa di San Cataldo, il palazzo della Zisa, il ponte dell'Ammiraglio, la cattedrale di Palermo, il duomo di Cefalù e quello di Monreale.
Tonino Russo, ex deputato del Partito democratico, che nel 2009 depositò la candidatura alla commissione cultura della Camera, ha dichiarato: “Sono felice ed orgoglioso di essere stato al servizio di un grande lavoro corale che dovrebbe essere da modello per questa nostra martoriata terra. Un ringraziamento a chi ha creduto nel progetto e si è speso con grande passione”.
Grande soddisfazione ha espresso anche il presidente della Fondazione Unesco Sicilia Aurelio Angelini: “Una gratificazione che arriva dopo anni di lavoro condiviso con studiosi e rappresentanti delle istituzioni. Adesso per Palermo inizia la sfida: misurarsi con le opportunità che questo riconoscimento ci offre”.
giovedì 16 luglio 2015
Crocetta: la frase di Tutino per i Pm non è agli atti, ma l’Espresso conferma
Il procuratore di Palermo Lo Voi ha detto: ‘in atti non c’è frase su Lucia Borsellino’, ma l’Espresso conferma l’esistenza della registrazione
Il procuratore di Palermo Lo Voi ha precisato che agli atti dell’inchiesta sul primario dell’ospedale Villa Sofia di Palermo, Matteo Tutino, non c’è la frase: “La Borsellino va fermata, va fatta fuori come suo padre”, detta al governatore della Sicilia Rosario Crocetta. Il procuratore ha detto di aver fatto ricontrollare tutte le registrazioni dell’inchiesta ed ha aggiunto: “I carabinieri del Nas hanno escluso che conversazioni simili siano contenute tra quelle registrate nelle intercettazioni nei confronti del medico indagato. Il governatore della Sicilia Crocetta, dopo aver appreso che alla procura di Palermo non risultano intercettazioni con la frase detta su Lucia Borsellino dice in lacrime all’Ansa: “E’ vero che la procura smentisce? Oggi mi hanno ammazzato. Quanto è potente questa mafia che vuole farmi fuori?” ed ancora: “Perché…perché? oggi avrei potuto farla finita”. Anche il legale di Matteo Tutino smentiscel’intercettazione: “Il mio assistito nega nel modo più assoluto di aver mai pronunciato quella frase su Lucia Borsellino” e comunque “il dottor Tutino mi ha giurato piangendo di non aver mai detto questa frase”. Intanto il giornale l’Espresso conferma l’esistenza della registrazione. Il settimanale in una nota ribadisce: “La conversazione intercettata tra il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta e il primario Matteo Tutino risale al 2013 e fa parte dei fascicoli secretati di uno dei tre filoni di indagine in corso sull’ospedale Villa Sofia di Palermo”.
giovedì 16 luglio 2015
Crocetta: ‘Mi auto-sospendo immediatamente da presidente della Regione’
Il presidente della regione Sicilia non reagisce di fronte alla gravissima affermazione fattagli da Matteo Tutino sulla sua ex assessore Lucia Borsellino
Lucia Borsellino “va fermata, fatta fuori. Come suo padre”. Come il giudice Paolo ucciso dalla mafia il 19 luglio di 23 anni fa. Sono queste le parole pesantissime che avrebbe detto Matteo Tutino, primario dell’ospedale di Palermo Villa Sofia, al governatore Rosario Crocetta. All’altro capo del telefono, il presidente della Regione non replica, non s’indigna e non difende la sua, oggi ex, assessore alla Sanità. L’intercettazione risale a qualche mese fa e sarà pubblicata domani dall’Espresso che oggi ne riporta uno stralcio in un’anticipazione sul suo sito online. Matteo Tutino è agli arresti domiciliari con l’accusa di truffa, peculato, abuso d’ufficio e falso. Secondo gli inquirenti il medico personale di Rosario Crocetta avrebbe effettuato interventi di chirurgia plastica nella struttura ospedaliera pubblica in cui non potevano essere fatti ed in più a carico del Servizio sanitario nazionale. Questa vicenda giudiziaria è uno dei motivi per cui Lucia Borsellino ha dato le dimissioni dalla carica di assessore che ricopriva da tre anni, cioè da quando si è insediata la giunta Crocetta. Interpellato dall’agenzia Adnkronos, il presidente della Regione si difende dicendo:”Io non ho mai sentito quella frase che si sente nelle intercettazioni del dottor Tutino, altrimenti la mia reazione sarebbe stata tremenda. Tanto è vero che dalle presenti intercettazioni non si evince un mio commento, proprio perché non ho sentito quella frase”. Ed ancora:”Questo non significa che non l’ha detta, ma se l’avessi sentita avrei avuto una reazione assurda. Sono sbigottito di questa frase. Mi auto-sospendo immediatamente da presidente della Regione”.
Rosario Crocetta e Ignazio Marino sono ‘troppo onesti per governare’
Le sorti politiche del governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, e quella del sindaco di Roma, Ignazio Marino, sono accomunate dallo stesso assioma: ‘sono troppo onesti per governare’
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Ignazio Marino appena eletto sindaco di Roma ha denunciato il malaffare che da anni compromette dirigenti e politici della capitale. Inoltre ha dovuto affrontare una situazione finanziaria disastrosa ed ha dovuto fare i conti con un apparato amministrativo inefficiente e corporativo. Eppure, oggi, è accusato di essere un sindaco ‘debole’. Evidentemente, per i suoi detrattori, la sua integrità morale e la sua serietà non sono virtù sufficienti per consentigli di amministrare la città più importante del Paese.

Ignazio Marino e Rosario Crocetta
Rosario Crocetta vive da anni sotto scorta per aver denunciato e fatto condannare centinaia di mafiosi.Da governatore ha bloccato il finanziamento dei corsi professionali, dove in passato si era annidato il malaffare e la corruzione. Quando è stato eletto, nel 2012, la Sicilia era sull’orlo del fallimento e secondo i giudici della Corte dei conti la situazione finanziaria è ancora oggi molto difficile, tra i punti critici ci sarebbe quello della sanità la cui spesa è aumentata nel 2014 di 615 milioni di euro. I dipendenti regionali, frutto di decenni di pratiche clientelari, sono quasi 20000 e c’è un dirigente ogni 8,6 impiegati. Tutti i tentativi per ridurre i costi del personale proposti dalla Giunta sono stati vanificati dall’opposizione dei sindacati e dei deputati dell’Ars, compresi anche alcuni della maggioranza.
“Sono disposto ad assumermi tutte le mie responsabilità. Ma io ho ereditato una Regione con sei miliardi di deficit. Se il partito me lo chiede, mi dimetto. Ritengo però irresponsabile andare ora alle elezioni anticipate”. Questo è quanto ha affermato Rosario Crocetta intervenendo alla riunione della direzione regionale del Pd che si è tenuta ieri.
La ‘debolezza’ dei due esponenti del Partito democratico non è solo amministrativa ma è soprattutto di natura politica. Essi oltre a non essere supportati da maggioranze consiliari coese non hanno il pieno sostegno del loro partito. Probabilmente stanno pagando la loro autonomia nella scelta di collaboratori ed assessori. Alcuni di essi adesso li stanno abbandonando. Guido Improta a Roma e Lucia Borsellino a Palermo sono due ‘tecnici’ che sono stati chiamati a svolgere ruoli delicati, ora di fronte alle difficoltà si tirano indietro.
Quando un docente scrive una nota disciplinare sul registro di classe, il Dirigente scolastico dovrebbe intervenire per tutelare il lavoro dell’insegnante ma spesso preferisce soprassedere accusando il docente di essere debole e di non saper tenere la classe. Ecco a Rosario Crocetta ed Ignazio Marino sta succedendo la stessa cosa, la responsabilità non è di coloro che hanno trafficato e fatto i debiti ma di chi è serio e tenta inutilmente di governare.
Le sorti politiche del governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, e quella del sindaco di Roma, Ignazio Marino, sono accomunate dallo stesso assioma: ‘sono troppo onesti per governare’
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Ignazio Marino appena eletto sindaco di Roma ha denunciato il malaffare che da anni compromette dirigenti e politici della capitale. Inoltre ha dovuto affrontare una situazione finanziaria disastrosa ed ha dovuto fare i conti con un apparato amministrativo inefficiente e corporativo. Eppure, oggi, è accusato di essere un sindaco ‘debole’. Evidentemente, per i suoi detrattori, la sua integrità morale e la sua serietà non sono virtù sufficienti per consentigli di amministrare la città più importante del Paese.
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Ignazio Marino e Rosario Crocetta |
Rosario Crocetta vive da anni sotto scorta per aver denunciato e fatto condannare centinaia di mafiosi.Da governatore ha bloccato il finanziamento dei corsi professionali, dove in passato si era annidato il malaffare e la corruzione. Quando è stato eletto, nel 2012, la Sicilia era sull’orlo del fallimento e secondo i giudici della Corte dei conti la situazione finanziaria è ancora oggi molto difficile, tra i punti critici ci sarebbe quello della sanità la cui spesa è aumentata nel 2014 di 615 milioni di euro. I dipendenti regionali, frutto di decenni di pratiche clientelari, sono quasi 20000 e c’è un dirigente ogni 8,6 impiegati. Tutti i tentativi per ridurre i costi del personale proposti dalla Giunta sono stati vanificati dall’opposizione dei sindacati e dei deputati dell’Ars, compresi anche alcuni della maggioranza.
“Sono disposto ad assumermi tutte le mie responsabilità. Ma io ho ereditato una Regione con sei miliardi di deficit. Se il partito me lo chiede, mi dimetto. Ritengo però irresponsabile andare ora alle elezioni anticipate”. Questo è quanto ha affermato Rosario Crocetta intervenendo alla riunione della direzione regionale del Pd che si è tenuta ieri.
La ‘debolezza’ dei due esponenti del Partito democratico non è solo amministrativa ma è soprattutto di natura politica. Essi oltre a non essere supportati da maggioranze consiliari coese non hanno il pieno sostegno del loro partito. Probabilmente stanno pagando la loro autonomia nella scelta di collaboratori ed assessori. Alcuni di essi adesso li stanno abbandonando. Guido Improta a Roma e Lucia Borsellino a Palermo sono due ‘tecnici’ che sono stati chiamati a svolgere ruoli delicati, ora di fronte alle difficoltà si tirano indietro.
Quando un docente scrive una nota disciplinare sul registro di classe, il Dirigente scolastico dovrebbe intervenire per tutelare il lavoro dell’insegnante ma spesso preferisce soprassedere accusando il docente di essere debole e di non saper tenere la classe. Ecco a Rosario Crocetta ed Ignazio Marino sta succedendo la stessa cosa, la responsabilità non è di coloro che hanno trafficato e fatto i debiti ma di chi è serio e tenta inutilmente di governare.
martedì 30 giugno 2015
Retrocessione per il Catania calcio e radiazione per Pulvirenti sono le probabili conseguenze dell’indagine denominata ‘I treni del gol’
Retrocessione in Lega Pro e radiazione per i responsabili sono le probabili conseguenze dell’inchiesta sulle partite comprate dai dirigenti del Catania calcio

Antonino Pulvirenti
“La giustizia sportiva prevede per la responsabilità diretta la radiazione per le persone e la retrocessione per la società”.Questo è quanto ha affermato il Presidente della Lega di Serie B, Andrea Abodi, sulle possibili conseguenze dell’inchiesta sulle partite comprate da alcuni dirigenti del Catania calcio. Come risulta dalle intercettazioni dell’indagine denominata ‘I treni del gol’ gli indagati per comunicare utilizzavano un linguaggio in codice. I ‘treni in arrivo’ erano i calciatori e gli ‘orari di arrivo’ il numero di maglia di quelli che sarebbero scesi in campo. Le partite sarebbero state comprate per evitare la retrocessione del Catania in Lega Pro.
L’era Pulvirenti alla guida della società etnea non poteva finire peggio. La sua storia calcistica ha avuto inizio qualche anno fa quando diventa presidente del Belpasso, squadra di calcio di una piccola cittadina in provincia di Catania che allora militava in interregionale. Nella stagione 1998/1999 l’imprenditore etneo acquista l’Acireale in Serie C1. Dopo una stagione difficile con la retrocessione in Serie C2 inizia la risalita fino agli spareggi play-off per la promozione in Serie B. L’ascesa continua nel 2004 quando, dopo la gestione fallimentare dei Gaucci, acquisisce la proprietà del Catania. Il piano di rilancio è ambizioso e per realizzarlo porta con sé la dirigenza che gli aveva consentito i fasti ad Acireale, tra questi c’è Pietro Lo Monaco che è chiamato a ricoprire la carica di Amministratore delegato. Al termine della stagione 2005/2006 il Catania conquista la Serie A, dove vi rimane fino al campionato 2013-2014.
E’ un periodo pieno di successi e di riconoscimenti. La rivista Capital lo elegge imprenditore dell’anno in Sicilia nel 2006 e il 14 maggio 2013 gli vengono consegnate le chiavi della città di Catania per i traguardi raggiunti in ambito sportivo. E’ sicuramente questo il punto più alto della parabola ascendente di Antonino Pulvirenti. La stagione successiva inizia il declino.
Il campionato di Serie B si rivela un calvario e per evitare la retrocessione in Lega Pro la dirigenza dei rossoazzurri decide di spendere 500 mila euro per ‘comprare’ cinque gare. Adesso è il tempo delle ammissioni e delle recriminazioni.
“Nel calcio i soldi non bastano: è necessario avere passione, altrimenti l’arida realtà dei numeri può vanificare il lavoro di anni.” Questo è quanto affermò Antonino Pulvirenti a La Sicilia il 22 maggio del 2000. Un impegno non mantenuto ed a pagarne le conseguenze, come al solito, saranno i tifosi.
Retrocessione in Lega Pro e radiazione per i responsabili sono le probabili conseguenze dell’inchiesta sulle partite comprate dai dirigenti del Catania calcio
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Antonino Pulvirenti |
“La giustizia sportiva prevede per la responsabilità diretta la radiazione per le persone e la retrocessione per la società”.Questo è quanto ha affermato il Presidente della Lega di Serie B, Andrea Abodi, sulle possibili conseguenze dell’inchiesta sulle partite comprate da alcuni dirigenti del Catania calcio. Come risulta dalle intercettazioni dell’indagine denominata ‘I treni del gol’ gli indagati per comunicare utilizzavano un linguaggio in codice. I ‘treni in arrivo’ erano i calciatori e gli ‘orari di arrivo’ il numero di maglia di quelli che sarebbero scesi in campo. Le partite sarebbero state comprate per evitare la retrocessione del Catania in Lega Pro.
L’era Pulvirenti alla guida della società etnea non poteva finire peggio. La sua storia calcistica ha avuto inizio qualche anno fa quando diventa presidente del Belpasso, squadra di calcio di una piccola cittadina in provincia di Catania che allora militava in interregionale. Nella stagione 1998/1999 l’imprenditore etneo acquista l’Acireale in Serie C1. Dopo una stagione difficile con la retrocessione in Serie C2 inizia la risalita fino agli spareggi play-off per la promozione in Serie B. L’ascesa continua nel 2004 quando, dopo la gestione fallimentare dei Gaucci, acquisisce la proprietà del Catania. Il piano di rilancio è ambizioso e per realizzarlo porta con sé la dirigenza che gli aveva consentito i fasti ad Acireale, tra questi c’è Pietro Lo Monaco che è chiamato a ricoprire la carica di Amministratore delegato. Al termine della stagione 2005/2006 il Catania conquista la Serie A, dove vi rimane fino al campionato 2013-2014.
E’ un periodo pieno di successi e di riconoscimenti. La rivista Capital lo elegge imprenditore dell’anno in Sicilia nel 2006 e il 14 maggio 2013 gli vengono consegnate le chiavi della città di Catania per i traguardi raggiunti in ambito sportivo. E’ sicuramente questo il punto più alto della parabola ascendente di Antonino Pulvirenti. La stagione successiva inizia il declino.
Il campionato di Serie B si rivela un calvario e per evitare la retrocessione in Lega Pro la dirigenza dei rossoazzurri decide di spendere 500 mila euro per ‘comprare’ cinque gare. Adesso è il tempo delle ammissioni e delle recriminazioni.
“Nel calcio i soldi non bastano: è necessario avere passione, altrimenti l’arida realtà dei numeri può vanificare il lavoro di anni.” Questo è quanto affermò Antonino Pulvirenti a La Sicilia il 22 maggio del 2000. Un impegno non mantenuto ed a pagarne le conseguenze, come al solito, saranno i tifosi.
domenica 28 giugno 2015
Non hanno la valigia di cartone ma a dover emigrare sono sempre i giovani del Sud
I nuovi migranti sono giovani laureati o diplomati ma provengono sempre dal Sud dell’Italia
Negli anni Sessanta e Settanta ad emigrare furono soprattutto i contadini ed i giovani del Sud. Per fuggire dalla miseria milioni di meridionali, nella maggior parte dei casi semianalfabeti, si trasferirono dalla campagna nelle città del Nord Italia, nel cosiddetto triangolo industriale: Milano, Torino e Genova. Il boom economico di quegli anni fu opera innanzitutto di quella generazione di lavoratori fatta di povera gente che scappava da una condizione di bisogno e di privazioni. Trattati come ‘terroni’, costretti a vivere in strutture fatiscenti, abituati al sacrificio ed al duro lavoro, seppero adattarsi e con gli anni integrarsi in una realtà sociale completamente diversa da quella da cui erano partiti.
Oggi i nuovi migranti sono giovani laureati o diplomati ma sempre provenienti del Sud dell’Italia. Secondo il Rapporto Giovani 2015 elaborato dall’Istituto Giuseppe Toniolo su un campione di 5000 giovani tra i diciannove ed i trentadue anni si tratta di una vera e propria fuga di ‘cervelli’. L’84% di giovani meridionali intervistati sono disposti a trasferirsi pur di trovare un’occupazione stabile e circa il 50% di essi è pronto ad andare all’estero pur di migliorare la propria condizione di lavoro.
Le motivazioni non sono solo occupazionali, quello che spinge tanti giovani ad emigrare è anche la scarsa fiducia nelle istituzioni e nella classe dirigente meridionale. Solo il 16% di essi non è disponibile a trasferirsi, si tratta dei cosiddetti Neet cioè giovani che non studiano e non lavorano.
Il nuovo flusso migratorio tende quindi ad impoverire il Mezzogiorno non solo nell’aspetto quantitativo ma anche in quello qualitativo. Vanno via i più istruiti e con maggiori ambizioni e rimangono quelli demotivati che, in attesa di un’occupazione, vivono di sussidi o in famiglia con la misera pensione dei genitori o dei nonni. Il tutto nell’indifferenza delle istituzioni ma anche questa non è una novità.
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