In uno dei primi capitoli del libro ‘Io posso - Due sorelle sole contro la mafia’ scritto da Pif e da Marco Lillo, gli autori raccontano come è nata a Palermo l’associazione antiracket ADDIPIZZO. Ecco il brano
Foto da addiopizzo.org |
‘Tutto
nasce nel 2004, quando a Ugo, Raffaele, Francesco, Daniele, Vittorio, Laura e
Andrea viene l’idea di aprire una sorta
di pub/centro culturale, nella Palermo vecchia. Per capire quali spese
dovranno sostenere ogni mese, un loro consulente stila una lista: luce, gas, acqua, tasse e pizzo. Alla parola pizzo tutti e sette fanno un balzo. Pizzo?Dovremo pagare il pizzo? All’improvviso la bella e spassosa città di
Palermo, ideale per vivere da studente (affitti bassi, cibo buono ed economico,
bel clima, ecc.), diventa molto ostica: è il momento in cui si entra nel mondo
degli adulti. È possibile, quindi, che qualcuno si presenti, utilizzando
all’inizio anche modi garbati, e consigli di mettersi a posto.
Cosa fare a quel punto? Qualcuno propone
di invitare all’inaugurazione il fidanzato carabiniere , in modo da scoraggiare
un’eventuale richiesta. Ma come strategia forse è in po' debolina. Dopo lunghe
riflessioni, i ragazzi decidono di fare un gesto che è perfino un po'
infantile: tappezzare un quartiere di Palermo di adesivi con la scritta Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza
dignità. La frase che a Vittorio è venuta in mente una notte. Se
davvero noi non siamo nessuno, non abbiamo la possibilità di farci sentire, non
ci rimane che l’attacchinaggio notturno. L’idea era di proseguire in altri
quartieri nelle notti successive, ma il progetto non andrà mai in porto a causa
di quello che i ragazzi scoprono la mattina seguente, accendendo la tv. Il
comitato dell’ordine e sicurezza di Palermo (vale a dire questore, prefetto,
comandante della finanza e dei carabinieri) si era riunito per discutere di un
problema di pubblica sicurezza: la comparsa in alcuni quartieri di adesivi che
parlano di pizzo. Una semplice verità aveva messo in crisi la città. Visto che i commercianti
non avrebbero mai osato parlare di pizzo così pubblicamente, e men che meno di
mafia, chi poteva aver osato tanto? Nessuno pensò a dei ragazzi che non
riuscivano ad accettare quello che si era sempre accettato. Qualche giorno dopo
ha luogo un incontro fra le istituzioni e questo impaurito gruppo di intraprendenti
provocatori. È così viene l’dea di creare un’associazione antiracket che aiuti
chi non ha il coraggio di denunciare perché magari si sente solo. Nasce Addiopizzo,
la più significativa associazione antiracket di Palermo, che dal giorno della sua
fondazione ha visto costantemente aumentare i propri iscritti. Con il passare
del tempo la ricetta si rivela incredibilmente azzeccata. Lo conferma l’intercettazione
di un mafioso che, qualche anno dopo la nascita dell’associazione, avverte al
telefono un altro mafioso di non andare a chiedere il pizzo in quel determinato
negozio, perché aderisce ad Addiopizzo’.
Tra
i primi commercianti ad aderire all’associazione ci sono le sorelle Pilliu, protagoniste del libro 'Io posso - Due donne sole contro la mafia'.
‘Stavolta,
oltre a intervistare i ragazzi di Addiopizzo, voglio incontrare anche
qualche commerciante che ha aderito all’associazione. È così, un pomeriggio
entro in un negozio di prodotti sardi in via del Bersagliere, gestito dalle
sorelle Maria Rosa e Savina Pilliu. Dietro il bancone c’è l’anziana madre. A
rilasciare l’intervista è Savina: Non sarei mai disposta a dividere
quello che io guadagno con altri…. Da allora con le sorelle
Pilliu abbiamo continuato a sentirci e, ogni volta che sono sceso a Palermo, sono passato a trovarle.
L’argomento principale delle nostre conversazioni ruotava intorno alla storia del palazzo e delle due case diroccate ….
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