lunedì 28 agosto 2017

Libero Grassi, un siciliano coraggioso che ha detto no alla Mafia

‘Non sono pazzo. Non mi piace pagare. Perché la rinunzia è una rinunzia alla mia dignità di imprenditore’, Libero Grassi  

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Libero Grassi - (foto da urbanpost.it)
I genitori gli diedero il nome di Libero in ricordo di Giacomo Matteotti ucciso a Roma dai fascisti il 10 giugno del 1924. Entrato in seminario durante gli anni della guerra così giustificò quella scelta: ‘Decisione questa presa non per una vocazione maturata nell'avversità della guerra, bensì per il rifiuto di combattere una guerra ingiusta al fianco di fascisti e nazisti’Finiti gli studi presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università di Palermo prosegue l’attività di commerciante del padre e negli anni Cinquanta inizia quella imprenditoriale aprendo uno stabilimento tessile. Nel 1955 insieme alla moglie partecipa alla fondazione del Partito Radicale di Marco Pannella. Nel 1961 inizia l’attività politica nelle file del Partito Repubblicano Italiano. Candidatosi nel 1972 alle elezioni provinciali, non viene eletto. 
Foto da laspia.it
Preso di mira da Cosa Nostra, si rifiuta di pagare il pizzo e decide di denunciare gli estortori. Il 10 gennaio del 1991 il Giornale di Sicilia pubblica una sua lettera: Volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l'acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia. Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere. Se paghiamo i 50 milioni, torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile, saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo. Per questo abbiamo detto no al "Geometra Anzalone" e diremo no a tutti quelli come lui’Il 19 marzo del 1991 denuncia i fratelli Avitabile, ma nonostante le minacce rinuncia alla scorta. La mattina del 29 agosto del 1991, mentre si reca al lavoro viene ucciso con quattro colpi di pistola. Qualche mese dopo viene varato il Decreto con cui è stato istituito il fondo anti-racket di solidarietà per le vittime di estorsione. Nell’ottobre del 1993 vengono arrestati l’autore materiale dell’agguato Salvatore Madonia ed il complice Marco Favaloro. Con la sentenza del 18 aprile del 2008, il killer è condannato al 41-bis insieme a tutti i membri della Cupola di Cosa Nostra.
Nel febbraio del 1992 l’imprenditore siciliano è stato insignito della medaglia d’oro al valore civile, ecco la motivazione: ’Imprenditore siciliano, consapevole del grave rischio cui si esponeva, sfidava la mafia denunciando pubblicamente richieste di estorsioni e collaborando con le competenti Autorità nell'individuazione dei malviventi. Per tale non comune coraggio e per il costante impegno nell'opporsi al criminale ricatto rimaneva vittima di un vile attentato. Splendido esempio di integrità morale e di elette virtù civiche, spinte sino all'estremo sacrificio’.

Fonte wikipedia.org

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