venerdì 7 novembre 2025

E poi ci convinciamo che è tutto inutile

E' un vano tentativo di dimenticarsiNon tutti se ne convincono, ma non c’è altro

di Giovanni Pulvino

Bambini giocano a Parigi, 1960 - Foto da @alcarbon68 

Ci sono tre categorie di individui: quelli che comprendono subito cosa fare, quelli che invece ci mettono più tempo ad agire, ed altri, infine, che si rifiutano proprio e rimangono lì ad aspettare ma non si sa bene cosa.

Potremmo anche dire che ci sono persone che si arrendono subito, quelli che invece lottano prima di farlo e quelli che non lo fanno mai anche se sanno che è inutile insistere.

Il risultato è sempre lo stesso, ma i tempi di interiorizzazione del concetto sono diversi. 

E' solo una questione di intelligenza o è ostinazione dovuta al bisogno? 

Il ragionamento istintivo è quello di chi non vuole perdersi in ‘chiacchiere’ ed egoisticamente passa ad altro senza indugi. Potremmo dire ‘io sono io e tu non sei nessuno’.

No. È troppo semplice. Non può essere così.

Comprendere subito è la ‘fortuna’ o, in certi casi, la ‘sfortuna’ di chi è in grado di capire all’istante, e lo sa fare per una superiore capacità intellettiva e/o sensibilità umana. 

Non sono persone che non si perdono ‘in chiacchiere’, semplicemente sono ad un livello QI oltre la media.

Chi invece insiste è perché, probabilmente, non si basta ed allora ha bisogno di più tempo per realizzare quello che per altri è ovvio. È vittima delle proprie fragilità. Non è una questione di 'limitatezza' nelle capacità di comprensione, piuttosto è un bisogno diverso di riconoscimento, un non bastarsi potremmo dire. Condizione che non può durare a lungo, anche se per alcuni è immodificabile.

Il risultato finale è lo stesso per tutti. È un inutile tentativo di dimenticarsi.

Non tutti alla fine se ne convincono, ma il senso di tutto è nel non senso.

Non c’è altro.

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