Pierfrancesco Diliberto, detto Pif, e Marco Lillo, venuti a conoscenza delle vicende delle sorelle Pilliu, hanno deciso di raccontare la loro storia in un libro, un capitolo a testa e con l’intento di cambiare il finale
Fonte lafeltrinelli.it |
Ecco alcuni brani del libro.
‘Immaginate di tornare un giorno a casa vostra e di trovare un costruttore legato alla mafia lì davanti. Immaginate che vi dica che quella non è casa vostra, ma sua. E che, qualche anno dopo, ve la danneggi gravemente per costruirci accanto un palazzo più grande.
È immaginate di dover aspettare trent’anni prima che un tribunale italiano vi dia ragione.
Immaginate che, dopo tutto questo tempo, vi riconoscano un compenso per i danni, che però nessuno vi pagherà mai dato che il costruttore che vi ha arrecato il danno, nel frattempo, è stato condannato perché legato alla mafia e lo Stato gli ha sequestrato tutto. Inoltre, la società del costruttore si è fatta pure pignorare il palazzo abusivo dalla banca, che a sua volta ha ceduto tutto a una società finanziaria. E ancora, di quella somma, che non riceverete mai, l’Agenzia delle entrate vi chieda il 3 per cento.
Immaginate, infine, che bussando a un comitato che gestisce un fondo per aiutare le vittime di mafia vi sentiate dire: Mi spiace, ma per noi voi non siete vittime di mafia.
Se vi capitasse tutto questo, come vi sentireste? Questo è quello che, più o meno, è successo a Maria Rosa e Savina Pilliu, e alla loro madre. E diciamo ‘più o meno’, perché in trent’anni, in realtà, è successo questo e molto altro.
Siamo a Palermo e l’appartamento dove vivevano le sorelle Pilliu si trova in una palazzina in piazza Leoni, all’ingresso del parco della Favorita. Accanto c’è un’altra palazzina che appartiene anch’essa alla famiglia della mamma delle due sorelle. Pochi metri più indietro, a sovrastare tutti, oggi svetta un moderno palazzo di nove piani tirato su da un imprenditore, poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, che negli anni Ottanta decide di comprare tutte le palazzine della zona e creare lo spazio che gli serve per poter costruire il suo bell’edificio abusivo.
Ma c’è un problema: le uniche due persone con cui non riesce a trovare un accordo sono proprio Maria Rosa e Savina Pilliu. Le due sorelle non ritengono accettabili le proposte ricevute. E così un bel giorno, stanco di aspettare, il costruttore pensa bene di andare da un notaio, dichiarandosi proprietario di tutta quella zona – comprese le due palazzine di piazza Leoni – e, corrompendo le persone giuste, aprire il cantiere e cominciare a costruire.
Solo dopo trent’anni lo Stato darà ragione alle denunce delle sorelle Pilliu. Nel corso di questo lunghissimo periodo, intorno al palazzo abusivo si aggireranno vari personaggi: mafiosi eccellenti, figli di mafiosi eccellenti, assessori corrotti, killer di mafia latitanti, avvocati illustri diventati poi importanti politici, istituzioni pavide, vittime di lupare bianche, anonimi intimidatori e banchieri generosi’.
‘Io posso è una sorta di mantra a Palermo. Non importa cosa dice la regola, perché tanto Io posso. Le regole valgono solo per gli stupidi. Io posso sottintende sempre: E tu no. Ecco, a noi piace molto questa frase. La gridiamo a gran voce ma con un senso opposto. Io posso e tu no perché io sono lo Stato e tu no’.
Fonte: ‘Io posso - Due sorelle sole contro la mafia’
Nessun commento:
Posta un commento