di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
1931, stadio Artemio Franchi di Firenze (foto da patriaindipendente.it) |
Bruno
Neri cadde, ucciso dai nazisti il 10 luglio del 1944 a Marradi sull’Appennino
tosco-emiliano. Vicecomandante del battaglione Ravenna 'fu sorpreso dai
tedeschi mentre stava perlustrando il percorso che il suo gruppo avrebbe dovuto
fare per recuperare un aviolancio sul Monte Lavane’.
Con
il nome di battaglia di Berni, l’ex calciatore di Torino e Fiorentina, mostrò
la sua riprovazione verso il fascismo fin dai suoi esordi calcistici. Famosa è
rimasta la foto in cui è l’unico, tra i calciatori in posa, a non tendere il
braccio per rendere omaggio a gerarchi fascisti. Voluto dal Duce, quel giorno del
1931 si inaugurava a Firenze il nuovo stadio Giovanni Berta (l’attuale Artemio Franchi).
Sulle gradinate d’onore erano presenti comandanti e capi fascisti, eppure Bruno Neri rimase con le mani sui fianchi. Non pensò al tornaconto personale, bensì alla
sua dignità di uomo e di sportivo. Un gesto di protesta coraggioso, di rifiuto dell’ideologia
che imperava in quegli anni.
Il
giovane di Faenza non era solo un buon calciatore, era un antifascista ed un uomo
di cultura, un atleta che ‘leggeva Montale e Pavese e che si dilettava nella pittura
e nella recitazione’. Era un partigiano che sapeva coniugare l’attività agonistica
con quella intellettuale e politica.
L’8 settembre del 1943, dopo l’armistizio di Cassibile, come tanti italiani dovette
decidere se aderire alla Repubblica di Salò o entrare nella Resistenza. Bruno
Neri fece la scelta giusta. Da quel giorno iniziò, insieme a tanti altri
italiani, la lotta armata contro l’occupazione nazifascista. Morì dieci mesi
dopo combattendo per la libertà. Quella
foto in bianco e nero è, ora, un monito per non dimenticare ed un
incoraggiamento per quanti continuano a lottare per la giustizia e la democrazia.
Fonti: wikipedia.org e
minutosettantotto.it
grande Bruno hai pagato con la vita per la libertà e la giustizia onore
RispondiEliminaal tuo coraggio
Proprio così e di altri centomila che hanno dato la loro vita per la libertà e la giustizia, mantenere vivi quei valori è un nostro obbligo morale e civico.
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