sabato 11 aprile 2020

MES o non MES? È solo opportunismo politico

A presentare il Disegno di legge per la ratifica del MES è stato il governo Berlusconi, mentre l'approvazione definitiva in Parlamento è arrivata durante il successivo governo di Mario Monti

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Governo Berlusconi IV, in carica fino al 16 novembre 2011
 (foto da it.wikipedia.org)
Il 3 agosto del 2011 il Consiglio dei ministri del Governo di Centrodestra, il quarto presieduto da Silvio Berlusconi, approvò il ‘Ddl per la ratifica della decisione del Consiglio Europeo 2011/199/Ue, che modifica l’articolo 136 del Trattato sul funzionamento della Ue relativamente a un meccanismo di stabilità (Esm – European Stability Mechanism) nei Paesi in cui la moneta è l’euro. Obiettivo della decisione è far sì che tutti gli Stati dell’Eurozona possano istituire, se necessario, un meccanismo che renderà possibile affrontare situazioni di rischio per la stabilità finanziaria dell’intera area Euro’.
Quel Disegno di legge fu poi ratificato in via definitiva dal Parlamento il 19 luglio 2012 con il sostegno di tutte le forze politiche, compresi Pdl (Centrodestra) e Pd, unico gruppo ad opporsi fu quello della Lega.
Quando l’accordo di modifica del trattato europeo fu firmato dal governo di Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni era ministro della Gioventù e l’Esecutivo era sostenuto dal Pdl e dalla Lega, mentre la successiva approvazione del Parlamento è avvenuta quando al Governo c’era Mario Monti, che aveva la fiducia del Pdl, del Pd e di quasi tutte le forze politiche con la sola opposizione della Lega.
Per capirci, nel 2011 i leghisti erano d’accordo con l’istituzione del MES, ma poi, nel 2012, usciti dal Governo, non lo votarono, mentre Giorgia Meloni approvò il Ddl in Consiglio dei Ministri, ma era assente quando fu ratificato dal Parlamento. La leader di FdI sostenne e partecipò anche all’approvazione della legge Fornero, che oggi invece combatte con fervore.
L’incongruenza dei due esponenti sovranisti è evidente. L’opportunismo politico contraddistingue il loro percorso politico. Per i due leader la coerenza e il senso delle istituzioni sono secondari rispetto agli interessi di partito, ma anche questa non è una novità.



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