lunedì 2 dicembre 2019

MES, i debiti vanno comunque onorati

La polemica politica sul MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità, non tiene conto del motivo per cui esso è nato: fornire assistenza alle banche e agli Stati dell’area Euro che si trovano in difficoltà finanziaria

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)


Foto da @anpa100
Il MES è attivo dal 2012 ed è l’evoluzione di altri meccanismi: il Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria ed il Meccanismo Europeo di Stabilità Finanziaria. Il suo scopo è fornire assistenza finanziaria ai Paesi dell’area Euro che dovessero avere gravi problemi di finanziamento. Esso è sovvenzionato dai singoli Stati membri. La Germania contribuisce con il 27,1%, seguita dalla Francia (20,3%) e dall’Italia (17,9%). Il finanziamento diretto è di 80 miliardi di euro (27 Germania, 20 Francia e 14,3 Italia), ma possono essere raccolti sui mercati finanziari altri 620 miliardi con l’emissione di bond. Le modifiche del MES di cui si sta discutendo sono sostanzialmente tre. Se la riforma sarà approvata dai Parlamenti dei singoli Stati la richiesta di una linea di credito al Fondo di risoluzione potrà essere fatta con una lettera d’intenti. Questa procedura semplificata potrà essere adottata solo da quei Paesi che rispettano i parametri di Maastricht. L’Italia non è tra questi, in quanto il rapporto tra il debito ed il Pil supera abbondantemente il 60%.
Per contro, gli Stati più indebitati hanno ottenuto il cosiddetto ‘backstop’. Con esso il MES potrà finanziare il Fondo di risoluzione fino a 55 miliardi di euro. In questo modo le banche dell’area Euro che si trovano in difficoltà avranno una doppia protezione. Infatti, il Fondo di risoluzione sarà finanziato oltreché dalle banche europee anche dal MES. 
Infine, la riforma rende più facile ‘ristrutturare’ il debito pubblico di un Paese che ricorre al Fondo di salvataggio. Il nuovo meccanismo prevede, per gli Stati che hanno chiesto l’intervento, l’obbligo di emettere titoli con una clausola che permetterà la ‘ristrutturazione’ del debito tramite il solo voto dei creditori. Questa modifica potrebbe provocare, per i Paesi più indebitati, un aumento del tassi di interesse sui loro debiti sovrani, perché, per loro, più alto è il rischio di insolvenza.
La questione di fondo, quindi, è sempre la stessa: lo Stato italiano è in grado di sostenere il suo enorme debito pubblico? Inoltre, le variazioni del tasso di interesse sui nostri titoli dipendono dalla nostra credibilità internazionale e non dalla semplificazione di un meccanismo che già esiste e che è stato creato per salvaguardare l’Euro e le banche dell’Unione Europea
Quella 'gridata' in questi giorni da Giorgia Meloni e da Matteo Salvini è, pertanto, solo l'ennesima polemica pretestuosa e propagandistica di chi non ha nessun senso delle istituzioni e, di certo, non fa gli interessi degli italiani, almeno di quelli seri ed onesti.

Fonte ilsole24ore.com

1 commento:

  1. Le banche vanno in sofferenza per la cattiva gestione del credito, concesso a personaggi la cui affidabilità relativa è sostenuta dale amicizie che contano, oltre alla cattiva gestione della finanza speculativa. Avere un fondo salva banche nn aumenta il rischio di ulteriori attività speculative a danno degli interessi collettivi? Chi pagherà l' ulteriore debito?

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