di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Foto da twitter.com |
I rendimenti dei debiti sovrani stanno crollando dappertutto. Di certo sta influendo l’acquisto dei titoli di Stato da parte delle banche centrali. In particolare, il Quantitative easing posto in essere dalla Bce di Mario Draghi ha abbassato il rischio di insolvenza dei Paesi con il debito pubblico più elevato. Nello stesso tempo esso ha aumentato la quantità di moneta in circolazione ed ha ridotto le opportunità di profitto dei risparmiatori. Inoltre, l'incremento delle disuguaglianze e la concentrazione della ricchezza prodotta con la globalizzazione sta accentuando il fenomeno. Gli speculatori fanno fatica a trovare nuovi strumenti per far fruttare i loro patrimoni finanziari.
I
titoli di Stato decennali della maggior parte dei paesi dell'Unione europea non rendono nulla o
quasi, anzi in alcuni casi gli investitori ci rimettono. I
tassi sui titoli decennali emessi dalla Germania, dai Paesi Bassi, dalla Slovacchia, dall’Austria,
dalla Finlandia, dalla Francia, dal Belgio, dalla Slovenia, dall’Irlanda (paesi
area Euro), dalla Danimarca e dalla Svezia (paesi Ue) sono tutti negativi. Chi
acquista oggi Bund tedeschi lo fa con una perdita dello 0,68%
del capitale investito. La sicurezza sulla solvibilità della Germania vale di
più del profitto prodotto dai suoi titoli.
L’Italia, insieme a Spagna, Portogallo e Grecia, è, invece, uno dei paesi membri dell’Ue che ancora garantisce un rendimento positivo, quindi appetibile per i risparmiatori. Negli
ultimi mesi la loro discesa è stata rapida ed inaspettata. Da un tasso
del 3,60% (spread sopra i 350 punti) del dicembre scorso allo 0,93% (spread a 162 punti) di ieri. L’andamento
è ai minimi storici, ma garantisce comunque un profitto. Questo spiega perché
molti investitori stanno acquistando i Btp italiani nonostante la stagnazione
economica e le condizioni difficili della nostra finanza pubblica. Il calo dei
tassi dei titoli italiani registrato negli ultimi mesi quindi non è dovuto alle politiche adottate
dal governo, ma da ragioni strettamente finanziarie e speculative. Il punto ora
è, fino a quando godremo di questa inaspettata fiducia?
Fonte borsaitaliana.it
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