giovedì 5 settembre 2019

La piattaforma Rousseau non è uno strumento di democrazia diretta

La democrazia diretta è una forma di Democrazia assai complessa, di certo non può essere considerato come tale lo strumento decisionale utilizzato dai grillini sulla loro piattaforma digitale

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)


Foto da gazzettafilosofica.net
Il termine ‘Democrazia’ deriva dal greco antico dèmos e kratòs ossia ‘governo del popolo’, ed è in contrapposizione ad 'Aristocrazia', che ha origine da àristos e kratòs cioè ‘governo di pochi o dei migliori’. Oggi essa è una delle forme di Stato più diffuse al mondo. La sua prima applicazione risale all’antica Grecia, ma la sua affermazione in epoca moderna inizia con la concessione della Magna Carta del 1215 e, successivamente, con la Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America del 1776 e con la Rivoluzione francese del 1789. Il passaggio dallo Stato assoluto a quello costituzionale e poi alle democrazie liberali avviene lentamente. Con la rivoluzione industriale la borghesia diventa la classe sociale di riferimento. I proprietari dei mezzi di produzione non potevano restare a lungo senza acquisire anche il potere politico. La Democrazia come la conosciamo oggi nasce da questa esigenza: l’accesso al potere da parte del ceto sociale che già aveva la supremazia economica e patrimoniale. Il diritto di voto inizialmente era limitato a pochi, solo dopo la Seconda guerra mondiale esso è stato esteso a tutti, cioè senza distinzione di condizioni economiche e di genere. In Italia le donne hanno acquisito questo diritto solo nel 1946.
La forma di Stato prevista dalla nostra Costituzione è quella della democrazia rappresentativa. Con questo sistema gli elettori delegano per un certo periodo di tempo il potere di legiferare e di governare ai loro rappresentanti. Anche il presidente della Repubblica è eletto da un’assembla costituita dai parlamentari e dai delegati delle Regioni. Gli strumenti di democrazia diretta previsti dalla nostra Carta sono pochi. Il referendum abrogativo sancito dall’articolo 75, quello confermativo sulle riforme costituzionali stabilito dall’articolo 138, la petizione popolate regolata dall’articolo 50 e l’iniziativa legislativa prevista dall’articolo 71. In questi casi ad essere chiamati a decidere sono i cittadini che godono del diritto di voto.
La procedura adottata dalla piattaforma Rousseau, invece, non può essere considerata come ‘democrazia diretta’ per il semplice fatto che gli elettori sono oltre 50 milioni (dati 2019), mentre i grillini iscritti al Blog sono circa 100 mila, cioè lo 0,20% degli italiani che hanno il diritto al voto.
La pretesa che a decidere per ‘tutti’ siano poche decine di migliaia di sostenitori del M5s è inaccettabile. Quella posta in essere dal Movimento è, piuttosto, un’oligarchia di elettori. Ed è certo che fino a quando gli strumenti informatici non saranno utilizzati consapevolmente da tutti gli elettori e non saranno sottoposti ad un rigido controllo pubblico, la democrazia diretta proposta dai grillini rimarrà solo uno strumento di propaganda politica.


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