di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Il ponte Morandi prima del crollo - (da lavoripubblici.it) |
È paradossale, ma questo fatto non sorprende, il sistema capitalistico funziona così. Il principale compito dei dirigenti dei grandi gruppi è quello di fare utili. Se poi la loro realizzazione comporta la produzione di un bene o la prestazione di un servizio inadeguato non importa, quello che conta è il dividendo e l’aumento del patrimonio della società. Nel 2017 Autostrade per l’Italia e Atlantia hanno realizzato, rispettivamente, utili pari a 998 milioni di euro ed a 1,1 miliardi di euro.
Giovanni Castellucci è uno dei più importanti dirigenti d’azienda del nostro Paese. Nel 2008 è stato inserito tra i primi dieci manager meglio pagati con uno stipendio lordo di 5.853 milioni. Un compenso 325 volte lo stipendio di 1.500 euro percepito da un suo dipendente. La carriera del manager di Senigallia inizia nel 1985 in una piccola azienda di ingegneria, per passare, tre anni dopo, alla Boston Consulting Group, una importante multinazionale americana di consulenza. Il grande salto avviene nel 2000, quando viene nominato amministratore delegato del gruppo Barilla. L’anno dopo la famiglia Benetton lo chiama a ricoprire la carica di direttore generale di Autostrade per l’Italia S.p.a. e dal 2005 quello di amministratore delegato. Nel 2006 assume quel ruolo anche in Atlantia, azienda che detiene il 100% di Autostrade per l’Italia.
Il 17 settembre scorso il cda della società ha accettato le sue dimissioni. Il ‘gesto’ di Castellucci è stato premiato con una buonuscita di 13 milioni di euro. Ad un dipendente, che percepisce 1.500 euro al mese, occorrono circa 722 anni di lavoro per guadagnare la stessa cifra. Un assegno d’oro che gratifica una gestione proficua per i proprietari delle due aziende, ma che con le sue ‘inefficienze’ non ha saputo impedire la tragedia del ponte Morandi.
La concessione della gestione delle autostrade ai privati rende profitti enormi, ma questo non deve avvenire a scapito della sicurezza sulle nostre strade. Un ritorno alla gestione pubblica non è un’ipotesi da scartare, purché il modello non sia quello di Alitalia, ma delle aziende pubbliche efficienti come Fs, Eni, Enel e Poste italiane.
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