Il
sistema capitalistico favorisce lo sviluppo economico, ma comporta anche privilegi
ed iniquità, ne sono due esempi i vitalizi e le pensioni d’oro
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Ex parlamentari che percepiscono il vitalizio (foto da espresso.repubblica.it) |
Le
disuguaglianze tra le categorie sociali stanno crescendo per la
diseguale distribuzione del reddito, ma anche per le modalità di erogazione e calcolo
delle indennità previdenziali. La
mancata approvazione da parte del Parlamento della legge che intendeva limitare
l’ammontare dei vitalizi degli ex parlamentari è un esempio di come il
sistema non sappia autoregolarsi per correggere le iniquità. Ci sono ex deputati ed ex senatori che
godono da decenni di indennità per oltre 5 mila euro netti al mese, mentre ci
sono persone che sono costrette a vivere con pensioni di circa 500 euro al mese.
Per non parlare dei futuri pensionati che andranno in quiescenza a quasi 70
anni e con indennità irrisorie. Inoltre, migliaia di ex dipendenti pubblici o ex manager di aziende private incassano ogni mese
pensioni d’oro di oltre 10 mila euro. Il record spetta all’ex dirigente della
Telecom, Mauro Sentinelli, che percepisce 91.337 euro al mese.
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Mauro Sentinelli, ex manager Telecom, percepisce una pensione d'oro di 91.337 euro al mese - (foto da ilsole24ore.com) |
Eppure, per rendere il sistema più ‘giusto’, basterebbero poche e semplici regole. Innanzitutto mettere un limite alle indennità
previdenziali. Inoltre, se un soggetto continua a lavorare ed ha un
reddito adeguato perché deve percepire anche la pensione? Ci sono tanti
lavoratori delle istituzioni, della politica, della televisione, dei giornali,
etc... che continuano a svolgere la loro attività anche se sono in età avanzata
e che, nonostante non abbiano bisogno di un sostegno economico, percepiscono, oltre
alle indennità da lavoro, una o più pensioni. E’ una grande ingiustizia se
confrontiamo queste situazioni con quelle di chi vive in condizioni di povertà
assoluta, in Italia essi sono, secondo l’Istat, oltre quattro
milioni e 598 mila individui. Non si
tratterebbe di impedire, a chi vuole, di continuare a lavorare, ma di evitare che
la pensione o le pensioni percepite diventino uno strumento di arricchimento,
mentre quelle stesse risorse pubbliche potrebbero essere utilizzate per garantire una vita
dignitosa a chi non lavora più o non può lavorare. La redistribuzione della ricchezza non è solo un atto ‘etico’, ma
anche una necessità del sistema economico. Se si vogliono evitare le crisi
economiche occorre ridurre le disuguaglianze e le ingiustizie, ma questo ai nostri
politici ed alla nostra classe dirigente interessa poco.
Fonti: espresso.repubblica.it e
ilsole24ore.com
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