I
docenti assunti con il piano straordinario previsto dalla Buona scuola e con il
concorso non saranno sufficienti a coprire le cattedre disponibili. Eliminare
il precariato è una missione impossibile
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Foto da professionistiscuola.it |
La
riforma voluta dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, non ha risolto i
problemi della scuola italiana.
L’obiettivo principale della Legge
107/2015 era quello di eliminare il precariato. I 48mila insegnanti
(precari storici) immessi in ruolo con il piano di assunzione straordinaria e
quelli assunti con il concorso (previsti
60mila ma saranno molti di meno) che, ancora oggi, non è stato espletato, non
saranno sufficienti a coprire le cattedre disponibili. Le scuole saranno costrette
a nominare, con contratti a tempo determinato, decine di migliaia di docenti dalle
graduatorie ad esaurimento (quelle che si volevano cancellare).
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Foto da linkedin.com |
Aver
ipotizzare una scuola senza docenti precari è stato un errore, perché ci sarà sempre la necessità
di sostituire un insegnante che si ammala, che chiede il part-time o
l’aspettativa, che ottiene l’assegnazione provvisoria o l’utilizzazione, ecc.. Queste
esigenze, tipiche della scuola, diventano un problema solo quando la condizione
di incertezza e precarietà dei docenti supplenti diviene stabile e definitiva.
Negli ultimi due decenni oltre 150mila insegnanti si sono trovati in questa
situazione.
Negli
anni Settanta ed Ottanta
i ‘precari’ che avevano maturato un certo
numero di anni di servizio venivano immessi in ruolo. Era il cosiddetto ‘doppio canale’. A richiamare questa
semplice regola è stata una sentenza della Corte di giustizia europea, ma in
Italia si continuano a creare aspettative che regolarmente vengono disattese.
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