Nel M5S il numero degli espulsi cresce di
giorno in giorno, l’ultimo caso è stato quello del sindaco di Gela Domenico
Messinese, le motivazioni addotte sono ‘materiali’, ma anche politiche ed
ideologiche
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo |
Nei giorni
scorsi quattro dei cinque consiglieri del
gruppo pentastellato di Gela e tre assessori esonerati dal sindaco hanno
accusano la Giunta, in carica da poco più di sei mesi, di aver ceduto ai
potentati economici che, affermano, da decenni condizionano la politica della
città.
In una nota emessa
dal M5S siciliano si legge la
motivazione dell’espulsione del primo cittadino: ‘Il sindaco di Gela, Domenico
Messinese, è venuto meno agli obblighi assunti con l’accettazione della
candidatura e si è dimostrato totalmente fuori asse rispetto ai principi di
comportamento degli eletti nel MoVimento 5 Stelle e anche alle politiche ambientali
energetiche e occupazionali più accreditate in ambito europeo. Pertanto si pone
fuori dal movimento, di cui, da oggi, non fa più parte’.
Domenico Messinese |
La vicenda di Gela è simile a quella di altre città amministrate dal M5S, dove alle prime divergenze interne al Movimento sono seguite, spesso, le ‘epurazioni’. Le motivazioni degli allontanamenti sono diverse. Innanzitutto non è ammessa una proposta politica alternativa a quella indicata da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. In sostanza da un lato si vuole applicare in modo
rigido il principio della democrazia diretta e dall’altro, invece, si vuole
impedire ogni forma di dialettica interna. Tra i tanti casi che si sono verificati
negli ultimi mesi c’è quello di Walter Rizzetto che è stato espulso per aver invitato il
gruppo a ‘parlare e fare autocritica’ dopo il deludente risultato delle
regionali in Emilia Romagna e Calabria.
’La politica è l’arte del
compromesso’ scriveva Franz Liszt, ma per i grillini non è ammessa nessuna forma di mediazione. I partiti, oltre a rappresentare gli
interessi e gli ideali delle varie categorie sociali, dovrebbero avere il compito
di colmare la distanza che c’è tra governati e governanti e non limitarsi a
sottolineare i vizi degli avversari.
Un’altra
spiegazione di questi frequenti ‘cortocircuiti’ è la mancanza di una precisa
identità ideologica. ‘Non esistono più
una Destra e una Sinistra’, ripetono continuamente leader e sostenitore dei
M5S. Per mantenere l’unità del Movimento si nega il fatto che esso ha sostenitori,
aderenti, e soprattutto elettori che hanno una provenienza ideologia composita,
cioè progressista, moderata e conservatrice.
La compattezza del M5S è fondata sull'antipolitica, ma essa rimane solida solo fino a quando il partito è all'opposizione, mentre tende a sgretolarsi nel momento in cui deve governare. Quando si devono prendere decisioni che incidono nella sfera economica
delle diverse categorie sociali torna ad emergere la ‘vecchia’ distinzione tra politiche
di Sinistra e di Destra. La disgregazione è, quindi, inevitabile ed è
questo quello che è avvenuto a Livorno, a Parma ed a Gela.
Pietro Nenni |
Poi ci sono
motivazioni per così dire ‘materiali’. Tra queste la
mancata restituzione di una parte dello 'stipendio', come nel caso di Serenella
Fucksia. A tale proposito basta citare quanto sosteneva già negli anni
Sessanta, l’allora segretario del Partito Socialista Italiano, Pietro Nenni: ‘In politica ci sono sempre due categorie
di persone: quelli che la fanno e quelli che ne approfittano’. Ancora oggi
è così. Si rassegnino, quindi, i sostenitori grillini, perché non bastano le
buone intenzioni per impedire che ci siano parlamentari, governatori, sindaci o
semplici consiglieri comunali, anche tra i pentastellati, che adoperino la
politica per fare i propri interessi anziché quelli dei cittadini.
Nessun commento:
Posta un commento