mercoledì 13 gennaio 2016

Crolla l’occupazione nelle costruzioni e nell’industria, mentre cresce nei servizi, ma ad essere penalizzato è sempre il Sud

Diminuita negli ultimi sette anni l’occupazione nel settore delle costruzioni e dell’industria, aumentata invece quella nei servizi, ma si è allargato, ancora di più, il divario tra il Sud ed il Nord del paese

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Il settore delle costruzioni ha fatto registrare il calo più elevato di occupati dal 2008 ad oggi. L’emorragia di addetti nel comparto è stata di 464mila unità ed è continuata anche negli ultimi due anni. A differenza di quanto è avvenuto negli altri settori produttivi dal 2013 sono stati persi altri 64mila900 posti di lavoro. A dirlo è un’elaborazione dei dati Istat fatta dal Centro studi di ImpresaLavoro.
A livello regionale solo in Liguria il numero di addetti del settore è oltre i livelli fatti registrare prima della crisi (+0,94%%), mentre sono diminuiti sensibilmente soprattutto nelle regioni meridionali, in Molise del 46,67%, in Calabria del 39,09% ed in Sicilia del 38,73%.
L’agricoltura ha fatto registrare cali più modesti, con otto regioni che, anzi, hanno incrementato l’occupazione rispetto al 2008. Si tratta di Marche ed Abruzzo con aumenti di oltre il 30%, seguite da Toscana (+17,9%), Sardegna (+13,26%), Lazio (+12,43%) e Friuli Venezia Giulia (+10,96%). Record negativo, invece, per il Molise (-40,49%) e la Puglia (-23,54%).
Nel settore industriale i livelli occupazionali sono ben lontani da quelli pre-crisi in tutte le regioni, ma i cali più consistenti sono avvenuti nel Mezzogiorno. In Sardegna c’è stata una diminuzione del 23,45%, in Calabria del 20,37% ed in Puglia del 20,34%.
E’ cresciuta invece dell'1,74% l’occupazione nei servizi. Dei 267mila nuovi posti di lavoro ben 233mila sono stati creati negli ultimi due anni. A trainare la ripresa dell’occupazione è stato quindi il settore terziario. A livello regionale gli addetti del comparto rispetto al 2008 sono cresciuti nel Lazio del 9,55%, nel Trentino Alto Adige dell’8,54%, in Toscana del 5,43% e nell’Umbria del 4,78%. Cali consistenti, invece, in Abruzzo (-11,46%), Calabria (-9,31%) e Sicilia (-4,40%).

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