di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Foto da partitodemocratico.it |
‘Dopo
un triennio 2015-2017 di (pur debole) ripresa del Mezzogiorno, si riallarga la
forbice con il Centro-Nord. Tengono solo gli investimenti in costruzioni,
crollano quelli in macchinari e attrezzature. Prosegue il declino dei consumi
della P.A. e degli investimenti pubblici. Al Mezzogiorno mancano quasi 3
milioni di posti di lavoro per colmare il gap occupazionale col Centro-Nord. Il
dramma maggiore è l’emigrazione verso il Centro-Nord e l’estero. I diritti di
cittadinanza limitati al Sud. Forte disomogeneità tra le regioni meridionali:
nel 2018 Abruzzo, Puglia e Sardegna registrano il più alto tasso di sviluppo’. Questo
è quanto sostiene lo Svimez nelle anticipazioni al suo Rapporto 2019. ‘Un doppio divario’, se l’Italia cresce meno dell’Ue, il Sud nel 2018 cresce
meno del Centro-Nord. Sul Mezzogiorno ‘grava ora lo spettro della
recessione’.
Nel decennio post-crisi (2008/2018) il livello dei consumi nel Centro-Nord ha superato quello pre-crisi, mentre al Sud siamo ancora al -9%. A pesare è ‘soprattutto
il mancato apporto del settore pubblico’. Secondo la stima Svimez, nel
2018, ‘sono stati investiti in opere pubbliche nel Mezzogiorno 102 euro pro-capite rispetto a 278 del Centro-Nord (nel 1970 erano
rispettivamente 677 euro e 452 euro pro capite)’.
Neanche i migranti vogliono vivere al Sud. I cittadini stranieri iscritti nel
Mezzogiorno sono stati tra il 2015 ed il 2017 204.348, mentre al Centro-Nord
sono stati 387.871. Dal Mezzogiorno sono emigrate oltre 2 milioni di persone
tra il 2002 ed il 2017. Il saldo netto tra arrivi e partenze è negativo per 852
mila unità. Nel solo 2017 ‘sono andati via 132 mila meridionali, con un saldo
negativo di circa 70 mila unità’. I dati dimostrano che l’emigrazione dal
Sud non è compensata dall’arrivo dei migranti. La maggior parte di coloro che sbarcano
sulle coste della Sicilia o della Calabria si trasferiscono in altre regioni o
all’estero. Lo spopolamento riguarda soprattutto ‘i piccoli centri sotto i 5
mila abitanti’.
‘L’indebolimento delle politiche pubbliche nel Sud incide significativamente sulla qualità dei servizi erogati ai cittadini’. In particolare, i servizi sanitari e
l’istruzione pubblica. I posti letto di degenza ospedaliera sono 28,2 ogni 10
mila abitanti al Sud, contro il 33,7 del Centro-Nord. Particolarmente ampio il
divario socio-assistenziale. Al Nord 88 anziani sopra i 65 anni ogni 10 mila
usufruiscono di assistenza domiciliare, al Centro sono 42, al Sud appena 18 ‘di
cui 4 in Basilicata, 8 in Molise, 11 in Sardegna e 15 in Sicilia’.
Nel Meridione per la prima volta nella storia repubblicana tornano ad aumentare gli abbandoni scolastici. Il 50% dei plessi al Nord hanno il certificato di agibilità o di abitabilità, al Sud sono appena
il 28,4%. Il tempo pieno al Nord è al 48,1%, mentre al Sud è al 15,9%.
Questi
dati per lo Svimez dimostrano ‘l’urgenza di un piano straordinario di investimenti sulle infrastrutture sociali del Mezzogiorno: scuole, ospedali, presidi socio-sanitari, asili nido. Occorre mettere in campo, da subito, un
insieme di strumenti incisivi per il rilancio degli investimenti pubblici
in
un’ottica di integrazione e reciproci vantaggi tra le aree del Paese. La sfida è portare il Sud che (r)esiste a competere sulle catene globali del
valore, sfruttando al meglio i suoi vantaggi competitivi, in una strategia
nazionale ed europea’.
Fonte svimez.it
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