di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Foto da lavocedelquartiere.it |
L’occupazione torna ai livelli del 2008, ma solo al Nord. ‘Nel secondo trimestre 2018 si contano 205 mila occupati in più
rispetto al secondo trimestre 2008. Si è raggiunto e superato il numero degli
occupati del secondo trimestre 2008 e il tasso di occupazione 15-64 anni non
destagionalizzato è tornato allo stesso livello (59,1% in entrambi i periodi). Nel
Centro-nord la ripresa è iniziata prima e ha portato al recupero delle perdite
occupazionali dovute alla crisi già nel secondo trimestre 2016 mentre nel
Mezzogiorno, dove il calo degli occupati ha riguardato complessivamente 700
mila unità fino al 2014, il saldo rispetto al pre-crisi è ancora ampiamente
negativo (-258 mila, -3,9%; il relativo tasso -1,6 punti)’.
Quello descritto dall’Istat è un Paese che si
muove a due velocità. Da un
lato c’è il Nord che torna a crescere e dall’altro il Sud che invece arranca e
si avvia verso la desertificazione economica e sociale. Lo evidenziano anche altri
indicatori come le differenze reddituali (nel
Settentrione il reddito medio pro-capite è stato nel 2016 di 32.889 euro, al
Sud di 17.984 euro) e quelle sul tasso di occupazione (il divario nel 2007 era del 20,1%, nel
2016 è salito a 22,5%). Ed ancora: i flussi migratori (negli ultimi 16
anni 1 milione e 883 mila residenti hanno lasciato il Mezzogiorno) e la perdita di residenti (tra il 2012 ed il 2016 il saldo netto nelle
regioni meridionali è stato negativo per 783 mila unità, di cui 220 mila
laureati).
Il
divario tra il Nord ed il Sud continua a crescere e la Questione meridionale non solo è rimasta irrisolta, ma è il problema fondamentale del nostro Paese. La politica degli incentivi all’occupazione, adottata negli
ultimi tre decenni, non ha ridotto le differenze economiche e sociali. Nelle
regioni del Sud è indispensabile ed urgente una seria politica d’investimenti
pubblici. Una specie di Piano Marshall 2.0 che preveda lo spostamento di
risorse pubbliche dal Nord al Sud del Paese.
Ma, anche se la Questione è nazionale, è forte il dubbio che ad
occuparsi dello sviluppo del Meridione possa essere un leghista doc come Matteo Salvini.
Fonte: istat.it
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