sabato 18 aprile 2020

Stati Uniti d’Europa, se non ora, quando?

La grave crisi sanitaria ed economica causata dal Coronavirus potrebbe sviluppare tra gli europei un nuovo spirito comunitario, ma per tanti gli Stati Uniti d’Europa rimangono un’utopia, per altri una iattura da impedire a tutti i costi

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Foto da change.org
Di solito i grandi eventi storici facilitano i mutamenti sociali e politici. Il dramma sanitario che stiamo vivendo ci costringerà a cambiare stile di vita. Dovremo adattarci ad una nuova organizzazione del lavoro, ad un diverso utilizzo dei trasporti e del tempo libero. Ci saranno mutamenti significativi nei rapporti tra governati e governanti e nelle relazioni internazionali, in particolare tra i Paesi membri dell’Unione europea. Uno di questi cambiamenti potrebbe riguardare la struttura e l’organizzazione politica dell’Ue. Sul suo ruolo e sulla sua struttura istituzionale esistono due visioni contrapposte. Ma le vicende delle ultime settimane potrebbero rendere inevitabile un passo in avanti verso l’unione federale. L’alternativa è l’immobilismo. Restare cioè una confederazione di Stati, dove ognuno continuerà ad agire nel solo interesse nazionale.  
La disputa sul Mes e sugli Eurobond è emblematica. Da un lato ci sono Stati che da sempre ricorrono all’indebitamento per coprire i disavanzi di bilancio e vogliono continuare a farlo anche come membri dell’Unione europea. Dall’altro lato ci sono Paesi più ‘parsimoniosi’ che usufruiscono dei vantaggi del mercato comune europeo senza però volerne condividere i problemi finanziari. Inoltre, alcuni di essi, essendo dei veri e propri paradisi fiscali (Olanda, Lussemburgo, Irlanda), non hanno nessuna intenzione di equiparare i sistemi tributari. A tale proposito, è bene ricordare che molte grandi e piccole aziende italiane, come Fca e Mediaset, hanno la loro sede fiscale in questi Paesi. 
L’Unione europea è, di fatto, una ‘istituzione incompiuta’. Abbiamo una moneta unica, una Banca centrale europea e tante norme che regolano la vita sociale ed economica dei cittadini, ma, nello stesso tempo, abbiamo bilanci nazionali e sistemi fiscali non omogenei e spesso contrastanti. In questo modo è inevitabile che il sistema economico e finanziario dell’Ue sia soggetto periodicamente alle turbolenze dei mercati e degli speculatori. 
Ora è tempo di decidere se istituire un’entità politica comune oppure se è meglio tornare agli Stati nazionali. Per alcuni l’integrazione federale sarebbe un’utopia, mentre per altri sarebbe un dramma politico e sociale da impedire a tutti i costi. Da soli si perde, questo è certo e l’epidemia del Coronavirus lo dimostra. La fiducia e la solidarietà tra i popoli sono fondamentali, senza non ci può essere condivisione e non ci può essere un’Europa unita e prospera.

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