‘Se
mala segnoria, che sempre accorra li popoli suggetti, non avesse mosso Palermo
a gridar: ‘Mora, mora!’, Dante Alighieri, da la Divina Commedia, canto VIII del
Paradiso
Drouet trafitto dalla spada viene ucciso, da I Vespri Siciliani di Francesco Hayez - (foto da wikipedia.org) |
Nella chiesa di Santo
Spirito erano soliti recarsi gli abitanti di Palermo. Erano uomini, donne, famiglie
che volevano dimenticare le sofferenze e le angherie subite dall’occupante
francese. Ma era proprio in queste occasioni che gli agenti della riscossione braccavano
i debitori delle tasse, ammanettandoli e gridando. ‘Pagate, paterini, pagate’. Il
30 marzo del 1282 all’ora dei vespri un
gruppo di fedeli a seguito dell’ennesima provocazione degli oppressori reagì dando
avvio alla rivolta che ben presto si propagò in tutta l’isola. Furono i giorni dei Vespri siciliani.
Quel lunedì di
Pasqua, all’imbrunire, un gruppo di angioini si mescolò ai credenti, ma, come accadeva
spesso, essi iniziarono ad usare un comportamento poco licenzioso nei confronti
delle donne. Alla reazione dei padri, fratelli e mariti, i francesi non solo
insistettero, ma cominciarono a perquisire e percuotere i malcapitati. Uno di loro, un certo Drouet all’arrivo di una giovane sposa si avvicinò per vedere
se aveva armi, iniziò a toccarla ed a frugare nei suoi vestiti, ma la
poveretta per la vergogna cadde svenuta in braccio al marito, questi, indignato
ed offeso, gridò: ’Ah, muoiano questi
francesi’ ed impadronitisi della spada dello stesso Drouet lo trafisse con
un solo colpo.
La tirscele diverrà il vessillo della Sicilia, formata dal giallo di Corleone e dal rosso di Palermo - 3 aprile 1282 (foto da slideplayer.it) |
Fu
la scintilla che fece scoppiare la rabbia e l’odio represso dei siciliani nei
confronti degli occupanti. In
poco tempo dalla rissa si passo al linciaggio, spuntarono bastoni, coltelli e
spade. Gli angioini furono sopraffatti e dopo una breve lotta caddero
sanguinanti a terra. La sommossa si propagò in tutta la città guidata da un certo Ruggero
Mastrangelo. Gli occupanti, impauriti tentarono la fuga, quelli che vennero
catturati implorarono, inutilmente, pietà. Fu una vera e propria caccia all’uomo, i
rivoltosi frugarono nelle caserme, nelle case, nei magazzini. ‘Non furono
sicuri nemmeno i ricoveri religiosi come i templi e i conventi dei Minori e dei
Predicatori’.
La Pace di Cartabellotta assegnò la Sicilia agli Aragonesi e il
Meridione agli Angioini fino al 1442. I due regni si riunificarono
nel 1816 nel Regno delle due Sicilie.- (foto da slideplayer.it)
|
Si
narra che quando i ribelli incontravano uno sconosciuto gli imponevano di
pronunciare in dialetto siciliano la parola ‘ciciri’ (in italiano ceci), i malcapitati che la
storpiavano in ‘sciscirì’, usando
cioè la pronuncia francese, venivano riconosciuti e passati per le armi. Gli atti di violenza furono così
atroci che ‘alle madri furono strappati
e uccisi i lattanti generati dai francesi e alle siciliane ingravidate - scrive lo storico Amari - gli aprivano il corpo facendo scempio del
frutto di quel mescolamento di sangue tra oppressori e oppressi’. La strage
continuò tutta la notte, sino a quando in città non vi fu più alcun francese.
Si calcola che quel giorno caddero tra i duemila e i quattromila angioini, i
cui corpi furono sepolti in fosse comuni. A Palermo ancora oggi una colonna
sormontata da una croce ricorda il luogo di una di quelle sepolture. All’alba
del giorno dopo il popolo siciliano dichiarò Palermo
libera dalla dominazione angioina
e stabilì di federarsi insieme agli altri comuni e di mettersi sotto la
protezione della Chiesa. Ma Papa Martino IV, eletto con il sostegno dei
francesi, si rifiutò di patrocinare l’indipendenza dell’isola. Intanto,
Carlo d’Angio nel tentativo di sedare la rivolta promise numerose riforme, ma, successivamente, decise di
intervenire militarmente. I nobili siciliani allora offrirono la corona agli
Aragona. Ci furono vent’anni di guerre. Il primo accordo fu raggiunto tra Carlo
II d’Angio e Federino II d’Aragona il 31 agosto del 1302, con la pace di Cartabellotta che assegnò la Sicilia agli Aragonesi ed il resto del Meridione agli Angioini.
I
Vespri, oltre ad
aver dato inizio al lungo legame tra l’isola e gli Aragona, hanno rappresentato
uno degli episodi più significativi nella storia della Sicilia. ‘Amara
terra mia e bella’ cantava Domenico Modugno, ed ancora oggi è così. I
siciliani, perennemente sotto il domino straniero e, dopo l’Unità d’Italia,
sotto il giogo mafioso, hanno tentato più volte nel corso della storia di emanciparsi senza riuscire mai a concretizzare ‘quel fresco profumo di libertà’
auspicato da Paolo Borsellino e, di conseguenza, non hanno mai beneficiato di una
vera autonomia politica, economica e sociale.
Fonte: wikipedia.org
Nessun commento:
Posta un commento