martedì 11 luglio 2017

L’1% delle famiglie possiede il 45% della ricchezza globale

Il rapporto pubblicato dal Boston Consulting Group sulla ricchezza finanziaria conferma la crescita delle disuguaglianze e del divario economico tra le classi sociali
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Silvio Berlusconi e Flavio Briatore
(foto da notizie.virgilio.it)
Il numero di famiglie milionarie è cresciuto del 7%, a sostenerlo è la società di consulenza finanziaria BCG che ha pubblicato la 17esima edizione del report ‘Global Wealth 2017: Transforming the Client Experience’. Secondo il rapporto sono 18 milioni i nuclei familiari, cioè l’1% del totale, che posseggono il 45% della ricchezza globale. In Italia sono 307mila le famiglie che hanno investimenti in titoli di Stato, azioni, depositi e altri strumenti finanziari superiori ad un milione di dollari. L’1,2% delle famiglie possiede il 20,9% della ricchezza finanziaria, cioè 4.500 miliardi di dollari. Questa somma è destinata ad aumentare nei prossimi anni, nel 2021 il numero delle famiglie dovrebbe crescere fino a 433mila unità, con un percentuale che salirà all’1,6 e che possiederà una ricchezza del 23,9%, vale a dire quasi un quarto del totale.
Foto da fanpage.it
Insomma, cresce la concentrazione della ricchezza ed aumentano le disuguaglianze economiche e sociali. Nel mondo ci sono persone e famiglie che utilizzano per i loro bisogni solo una piccolissima parte della loro ricchezza ed altre che invece non posseggono nulla e che vivono con meno di un dollaro al giorno o addirittura muoiono di fame. Basterebbe impiegare il ‘superfluo’ della risorse finanziarie a disposizione dei super ricchi per consentire una vita dignitosa a miliardi di persone, invece si perpetuano le ingiustizie e le disuguaglianze.
In Italia sarebbe sufficiente un prelievo una tantum sui grandi patrimoni per risolvere i problemi di finanza pubblica che, negli ultimi anni, i vari governi di Centrosinistra si sono affannati a tenere sotto controllo, senza peraltro riuscirvi. Il debito pubblico continua a crescere ed oggi è di circa 2.200 miliardi di euro. Sarebbe sufficiente una piccola parte del ‘troppo’ che i nostri Peperoni posseggono per risanare il bilancio pubblico e consentire allo Stato politiche di investimenti che diano lavoro e dignità a chi oggi è disoccupato, precario o è un pensionato al minimo.
L’ingiustizia è anche nelle opportunità. Le possibilità di ascesa sociale non sono uguali per tutti, anzi oggi sono quasi del tutto inesistenti per i ceti meno abbienti. E’ assai probabile, infatti, che il figlio di un operaio diventi egli stesso un operaio o che il figlio di un disoccupato non riesca a trovare lavoro o diventi un precario, mentre il figlio di un magnate non si pone neanche il problema, l’unica sua preoccupazione è quella di spendere 'a piene mani' il patrimonio famigliare, ma per quanto possa sperperare sarà sempre una piccola parte del totale.

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