Il rapporto pubblicato dal Boston Consulting
Group sulla ricchezza finanziaria conferma la crescita delle disuguaglianze e
del divario economico tra le classi sociali
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Silvio Berlusconi e Flavio Briatore (foto da notizie.virgilio.it) |
Il numero di famiglie milionarie è cresciuto del 7%, a sostenerlo è la società
di consulenza finanziaria BCG che ha pubblicato la 17esima edizione del report ‘Global
Wealth 2017: Transforming the Client Experience’. Secondo il rapporto sono 18 milioni i nuclei familiari,
cioè l’1% del totale, che posseggono il 45% della ricchezza globale. In Italia sono 307mila le famiglie che hanno investimenti in titoli di Stato,
azioni, depositi e altri strumenti finanziari superiori ad un milione di
dollari. L’1,2% delle famiglie possiede il 20,9% della ricchezza
finanziaria, cioè 4.500 miliardi di dollari. Questa somma è destinata ad aumentare nei prossimi anni, nel 2021 il numero delle famiglie dovrebbe crescere
fino a 433mila unità, con un percentuale che salirà all’1,6 e che possiederà
una ricchezza del 23,9%, vale a dire quasi un quarto del totale.
Foto da fanpage.it |
Insomma, cresce la concentrazione della ricchezza
ed aumentano le disuguaglianze economiche e sociali. Nel mondo ci sono
persone e famiglie che utilizzano per i loro bisogni solo una piccolissima
parte della loro ricchezza ed altre che invece non posseggono nulla e che
vivono con meno di un dollaro al giorno o addirittura muoiono di fame. Basterebbe
impiegare il ‘superfluo’ della risorse finanziarie a disposizione dei super
ricchi per consentire una vita dignitosa a miliardi di persone, invece si
perpetuano le ingiustizie e le disuguaglianze.
In Italia sarebbe sufficiente un prelievo una tantum sui grandi patrimoni
per risolvere i problemi di finanza pubblica che, negli ultimi anni, i vari governi di Centrosinistra
si sono affannati a tenere sotto controllo, senza peraltro riuscirvi. Il debito
pubblico continua a crescere ed oggi è di circa 2.200 miliardi di euro. Sarebbe
sufficiente una piccola parte del ‘troppo’ che i nostri Peperoni posseggono per
risanare il bilancio pubblico e consentire allo Stato politiche di investimenti
che diano lavoro e dignità a chi oggi è disoccupato, precario o è un pensionato
al minimo.
L’ingiustizia è anche nelle opportunità. Le possibilità di ascesa sociale non sono
uguali per tutti, anzi oggi sono quasi del tutto inesistenti per i ceti meno abbienti.
E’ assai probabile, infatti, che il figlio di un operaio diventi egli stesso un
operaio o che il figlio di un disoccupato non riesca a trovare lavoro o diventi
un precario, mentre il figlio di un magnate non si pone neanche il problema, l’unica
sua preoccupazione è quella di spendere 'a piene mani' il patrimonio famigliare,
ma per quanto possa sperperare sarà sempre una piccola parte del totale.
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